Classificare il Male: la Gradation of Evil

Esperto Rebecca Silvia RossiPsicoterapia • 24 novembre 2016 • Commenti:

Michal Stone e la classificazione del concetto di Male

Dall’inizio dei tempi il concetto di male ha attirato l’attenzione di tutti: filosofi, religiosi, scienziati, uomini comuni. Michael Stone, psichiatra forense e professore alla Columbia University, ha cercato, con la sua Gradation of Evil (la scala del male) di sistematizzare tale nozione catalogando e classificando atti “malvagi” in una scala composta da 22 punti: dall’omicidio giustificato alla tortura prolungata.

Il libro si concentra sul male come qualcosa di incomprensibile e fuori dall’ordinario, che lascia inorriditi, scioccati, senza fiato o parole. A parere di Stone, per poter parlare di malvagità, è necessario che l’agente abbia coscienza e conoscenza delle conseguenze dei propri atti, del dolore e la sofferenza che arrecano, della probabile morte a cui conducono.

Per la stesura della scala, si è basato principalmente sulle interviste di serial killer che hanno destato scalpore in America, raggruppandoli in sei principali categorie, a loro volta suddivise in 22 livelli.

Essendo stata ideata sulla base di biografie pubblicate, la scala è concepita grazie ai racconti di solo una piccola parte di coloro che hanno commesso omicidi, una frazione alquanto “speciale” per la macabra spettacolarità degli atti.

Ovviamente, il numero di gradations è arbitrario: lo stesso autore ammette che molti dei criminali violenti che ha incontrato non riescono a trovare una giusta collocazione all’interno delle sue categorie. La scala è solo un modo per raggruppare individui con le stesse caratteristiche e che hanno commesso atti simili, con gradi di intensità diversi.

A detta di Stone, l’idea del libro nasce dalla convinzione che, all’interno di un processo, sarebbe utile che i membri della giuria avessero a disposizione una linea immaginaria lungo la quale disporre differenti tipi di omicidi (e di assassini), in modo da poterli catalogare, partendo dai più comprensibili fino ad arrivare ai più orrendi.

L’utilità di tali distinzioni ha anche un’ottica preventiva, dal momento che, spiegando perché certi atti siano stati compiuti, si potrebbe anche fare luce su quali criminali sono a maggior rischio di recidiva rispetto ad altri.

É per questo che Stone spera che la sua proposta possa in futuro essere accettata in tribunale: i criminali presentano vissuti che si assomigliano o differenziano in base al livello della scala nel quale si collocano e, dato che la scala segue un continuum di probabilità (per il quale è molto plausibile che un killer ritorni a uccidere), i giudici dovrebbero avere la possibilità di valutare al meglio il rischio di rilasciare uno psicopatico.

Tra tutti i criminali coi quali ha avuto a che fare Stone, nessuno è accomunabile in una unica categoria (in quanto non c’è un unico motivo che spinge una persona a compiere il male). Non è possibile, in altri termini, sostenere che cattivi si nasce, né, al contrario, che lo si diventa.

Stone mostra che, salendo man mano i gradini della Gradation of Evil, aumentano i tratti egocentrici, narcisisti, senza riguardi per i diritti degli altri. Al picco, si trovano le personalità psicopatiche e sadiche, quelle la cui unica etichetta attribuibile è quella del male.

La scala parte dai ritratti meno severi per giungere ai più gravi, quadri di impulsività, contesti evolutivi, percezione dell’oggetto, natura dei legami e tratti del carattere, riscontrabili nelle valutazioni di psicopatia.

Nello spiegare questi casi, Stone si rifà ai suoi studi sulla trattabilità e non trattabilità dei pazienti, identificando nel narcisismo il punto comune dell’intera gamma di comportamenti socialmente riprovevoli: coloro che oltrepassano ciò che è definito lecito all’interno della comunità, antepongono infatti i loro desideri e bisogni a quelli degli altri, dimostrando antisocialità ma anche autocentrismo e, quindi, narcisismo.

I gradini della Gradation of Evil

Ma vediamo ora quali sono i gradini che compongono la scala del male.

Non malvagi

1.Omicidio giustificato: persone che hanno ucciso per legittima difesa e non presentano caratteristiche psicopatiche.

Assassini impulsivi: questi individui sono persone “normali” che hanno compiuto crimini efferati.

2. Amanti gelosi, non psicopatici. Individui che hanno compiuto crimini passionali sotto la spinta del loro stato emotivo.

3. Compagni irretiti ma consapevoli. Seppur ben lontani dall’essere psicopatici, questi soggetti presentano alcuni tratti di personalità antisociali ed aberranti. Spesso sono guidati dall’impulso.

4. Provocatori di “legittima difesa”. Persone che hanno ucciso per legittima difesa avendo però prima provocato la vittima.

5. Misure disperate. Killer disperati e traumatizzati da un’infanzia di abusi, che tuttavia mancano di tratti psicopatici significativi, e sono capaci di provare rimorso.

6. Teste calde. Killer senza tratti psicopatici che hanno agito in un momento d’impeto.

Assassini senza o con qualche tratto psicopatico.

7. Narcisisti. Persone con narcisismo patologico, non psicopatici, ma con un nucleo psicopatico. Generalmente uccidono persone amate o membri della propria famiglia in un momento di gelosia.

8. Assassini rabbiosi. Persone non psicopatiche che convivono con una rabbia sotto soglia: uccidono quando la rabbia viene infiammata.

Assassini con premeditazione.

9. Amanti gelosi, psicopatici.

10. Killer “sulla via”, non completamente psicopatici. Persone che uccidono testimoni dei loro atti o, semplicemente, le persone che si trovano “sulla via” delle loro malefatte. Questi personaggi sono egocentrici ma non totalmente psicopatici.

11. Psicopatici “sulla via”. Killer che uccidono le persone che si trovano sulla loro via. La premeditazione non è quindi un fattore che si riscontra in questi omicidi.

12. Assetati di potere. Psicopatici che uccidono quando messi con le spalle al muro.

13. Inadeguati e pieni di rabbia. Assassini con varie carenze alle spalle, con impulsi psicopatici a facili alla collera.

14. Cospiratori. Psicopatici brutali ed autocentrati, che non si fermano davanti a niente, e basano la loro vita sulla truffa.

Spree killers o pluriomicidi.

15. Spree killer a sangue freddo. Assassini spesso spinti ad uccidere dalla loro psicopatia e dall’inabilità a rapportarsi con la realtà.

16. Psicopatici perversi. Persone che si sono macchiate di multipli atti efferati, quali omicidio, stupro, mutilazione.

Serial killer, torturatori, sadici.

17. Perversi sessuali. Sono serial killer con alcuni elementi di perversione sessuale nei loro crimini. Lo stupro è solitamente il primo motivo dell’uccisione.

18. Assassini torturatori. Questi soggetti generalmente non prolungano le loro torture in quanto il motivo principale dei loro crimini è l’omicidio, non la tortura.

19. Psicopatici non assassini. Psicopatici che hanno intrapreso altro rispetto all’omicidio, come stupro, terrorismo, intimidazioni, vessazioni.

20. Torturatori assassini. Sono individui psicotici (quindi legalmente infermi di mente) motivati primariamente dal desiderio di torturare la propria vittima.

21. Torturatori puri. Psicopatici interessati a torturare fino allo stremo, senza però uccidere.

22. Torturatori assassini psicopatici. Sono individui la cui motivazione primaria ad agire è l’infliggere torture prolungate e diaboliche.

Nel libro “The Anatomy of Evil” del 2009 di Michael Ston, edito da Prometheus Books si possono leggere esempi di ognuna delle categorie.

Esperto

Rebecca Silvia Rossi psicologo, psicoterapeuta, psicologo clinico Dott.ssa

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