Che cos’è il disturbo borderline di personalità?

Psicologia • 8 ottobre 2015 • Commenti:

Il termine “borderline” è stato usato per la prima volta da Robert Knight oltre mezzo secolo fa, per descrivere i pazienti che, da una parte, mostravano un deficit di autocontrollo e della capacità di mantenere relazioni e dall’altra a volte riuscivano a vivere come individui funzionali.

Per questo motivo, questi pazienti erano quindi difficili da diagnosticare: sembravano vivere sulla linea di confine (“borderline” in Inglese) tra la follia e la normalità.

Per fortuna la conoscenza sul disturbo di personalità borderline  è stata notevolmente ampliata e ormai sappiamo bene come diagnosticare le persone affette da tale disturbo  e soprattutto come aiutarle.

La personalità “borderline” secondo la “Classificazione internazionale delle malattie e dei problemi correlati ICD-10” è uno dei due sottotipi di personalità “emotivamente instabile” e viene diagnosticata come un grave disturbo di personalità.

L’incidenza di questo disturbo è di circa l’1% o il  2%, di cui il 75% dei casi riguarda le donne.

I sintomi e i segnali del disturbo borderline di personalità

Le persone affette da disturbo borderline di personalità presentano i seguenti sintomi, anche se nella maggior parte dei casi non in contemporanea:

  • sensazione cronica di vuoto (mancanza di un senso nella vita),

  • la cosiddetta “diffusione della personalità”, cioè un’immagine non chiara di sé stessi (del proprio io), dei propri obiettivi, delle proprie preferenze (anche sessuali),  

  • aggressività o comportamenti autodistruttivi (acting-out),

  • instabilità emotiva nelle relazioni interpersonali,

  • debole autocontrollo emotivo,

  • tendenza a stabilire con gli altri relazioni intense ma instabili,

  • paura (spesso ingiustificata) dell’abbandono e tentativi disperati di evitarlo.

Relazioni interpersonali nel disturbo borderline

I soggetti con caratteristiche borderline non sono capaci di creare e mantenere relazioni strette, stabili e soddisfacenti  con altre persone.

Uno dei motivi  il meccanismo di difesa usato dalle personalità borderline, chiamato “scissione”: si caratterizza per una visione degli altri estremamente polarizzata: il soggetto può in un momento “idealizzare” il partner, cioè vederlo come qualcuno veramente perfetto, adorarlo, farlo diventare quasi oggetto di culto – soprattutto all’inizio della relazione.

Dopo un po’ di tempo (ad esempio durante una lite) il partner può essere in un attimo “svalutato”, cioè la persona affetta da disturbo borderline è capace di dimenticarsi tutte le sue caratteristiche positive, cominciare realmente ad odiarlo e non vedere in lui, in quel momento, assolutamente nulla di buono.

L’idealizzazione e la svalutazione nella maggior parte dei casi si presentano alternativamente: prima volta il partner è ritenuto perfetto, un attimo dopo è odiato.

Diffusione dell’identità nel disturbo borderline di personalità

A causa della presenza della cosiddetta “diffusione/sfocatura dell’identità”, i soggetti affetti da disturbo borderline di personalità  spesso non sanno chi sono realmente.

Non sapendo come sono, che cosa piace loro e che cosa no, non riescono a definire i propri bisogni, si sentono quindi persi e disorientati. Per questo motivo possono tendere a comportarsi e vestirsi alla stessa maniera, o persino interessarsi delle stesse cose  delle persone con le quali attualmente passano il tempo. Quando cambiano gli amici, le personalità borderline si adeguano di nuovo.

Comportamenti pericolosi e acting out nelle personalità borderline

Un altro problema delle persone affette da disturbo borderline sono i loro comportamenti autodistruttivi (acting-out), come ad esempio:

  • episodi di autolesionismo,

  • sesso casuale non protetto,

  • guida pericolosa (spesso sotto l’effetto di stupefacenti)

  • pensieri o tentativi suicidi,

  • tendenza ad abusare di alcol e di altre sostanze psicoattive,

  • disturbi dell’alimentazione

I disturbi dell’alimentazione e l’autolesionismo sono caratteristici soprattutto per le donne, invece gli abusi di sostanze psicoattive e le frequenti risse a causa dell’impulsività riguardano più spesso gli uomini. Le persone affette da questo disturbo corrono inoltre un maggior rischio di suicidarsi. A questo si possono aggiungere anche i sintomi della depressione, il che aumenta ulteriormente il rischio. Il rischio di suicidio per i soggetti affetti da personalità borderline si aggira intorno al 10%.

Il disturbo borderline e il cosiddetto “deficit di mentalizzazione”

Secondo alcuni scienziati il tratto comune delle personalità borderline è la presenza di un  deficit della capacità di mentalizzazione.

Questa è una capacità molto importante per la crescita di una persona: da una parte riguarda la capacità di capire sé stessi, la tendenza a riflettere sulle proprie emozioni, sui propri bisogni, sulle proprie convinzioni, in parole povere sul proprio “mondo interiore e sulla capacità di gestirlo.

Dall’altra parte invece, la mentalizzazione si riferisce anche alla giusta interpretazione degli stati d’animo degli altri, delle loro emozioni e bisogni e della giusta comprensione delle loro intenzioni. La mentalizzazione serve soprattutto a capire i comportamenti degli altri e ad agire in maniera appropriata alla situazione. Le persone che non hanno capacità di mentalizzare possono interagire con gli altri in modo caotico ed imprevedibile.

Le cause della formazione di una personalità borderline

Le cause che portano allo sviluppo di tale disturbo non sono ancora state definite fino in fondo, tra esse ricordiamo comunque:

  • fattori neurologici e ormonali: molti adulti borderline hanno avuto nell’infanzia problemi di sviluppo, difficoltà di apprendimento o mostravano anomalie nelle loro onde cerebrali;

  • fattori genetici: sicuramente la patologia ha anche una base ereditaria;

  • fattori ambientali, come ad esempio: trascuratezza del soggetto in età infantile da parte dei familiari, episodi di maltrattamento e/o abusi sessuali.

Gli ultimi due sono i fattori che possono maggiormente influenzare in età adulta la formazione della personalità borderline. Inoltre  lo sviluppo della personalità borderline può essere influenzato dall’abbandono da parte di uno o di entrambi i genitori, o dal fatto di aver vissuto, soprattutto in età infantile, un trauma che ha causato il disturbo da stress post-traumatico.

Disturbo borderline della personalità: esiste una cura?

La cura delle persone affette da disturbo borderline di personalità  non è un compito facile, ma  è certamente possibile, partendo sopratutto da quella che lo psichiatra Otto F. Kernberg ha definito la “teoria delle relazioni oggettuali”, creata per aiutare i soggetti affetti da questo disturbo. Questo trattamento spesso ha effetti significativi nel trattamento e nella cura dei pazienti affetti da disturbo borderline di personalità.

Secondo le conoscenze attuali, però, i risultati  migliori  si possono ottenere unendo una psicoterapia psicodinamica a lungo termine con una giusta cura farmacologica, basata soprattutto sui farmaci antidepressivi e ansiolitici, soprattutto qualora siano contemporaneamente presenti altri disturbi psichiatrici (come depressione maggiore, disturbo bipolare, disturbi d’ansia, disturbi alimentari, disturbo da uso di sostanze) questi devono ricevere il trattamento previsto dalle linee guida cliniche per le varie patologie.

Questo trattamento richiede spesso diversi anni per sortire gli effetti sperati, ma vista la sofferenza e i rischi a cui vanno incontro le persone affette da disturbo borderline, una diagnosi tempestiva e una terapia a lungo termine sono assolutamente vitali e necessarie.

Secondo una ricerca condotta su 500 pazienti nell’arco di oltre vent’anni al Psychiatric Institute della Columbia University di New York, 4 pazienti su 10 sono clinicamente guariti a 10-20 anni dal momento del ricovero.

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