Depressione: Parliamone. Le risposte degli specialisti a 39 domande sulla depressione.
Psicologia, Psichiatria • 7 aprile 2017 • Commenti:
Oggi - Venerdì 7 Aprile - è la Giornata Mondiale della Salute, dedicata quest’anno al tema della depressione per esplicita scelta dell’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità.
La depressione è oggi il disturbo psichiatrico più comune e si stima che a partire dal 2020 potrebbe diventare la seconda patologia più prevalente, subito dopo le patologie di natura cardiovascolare. Inoltre, il 7,5% dei casi di invalidità su scala mondiale è riconducibile alla depressione, che rappresenta così una delle principali cause di disabilità a livello globale (dati del 2015).
Infine, la depressione è una delle principali cause del suicidio: delle circa 800.000 morti per suicidio nel mondo ogni anno, molte sono connesse a questo disturbo.
È quindi più che condivisibile la decisione dell’OMS di dedicare l’odierna Giornata Mondiale della Salute a questo patologia, spesso ancora oggi non trattata in modo adeguato e sottovalutata.
La nostra iniziativa a supporto della campagna “Depression: Let’s Talk!” dell’OMS ha visto la pubblicazione di diverse infografiche:
- Depressione: Parliamone,
- Depressione: Let's Talk!,
- Vivete con una persona depressa?,
- Preoccupato che tuo figlio sia depresso?,
- Preoccupato per il futuro? Prevenire la depressione durante l'adolescenza e l'età adulta precoce,
- Mantenere un atteggiamento positivo e prevenire la depressione durante l'invecchiamento.
Concludiamo oggi pubblicando le risposte di medici e specialisti alle domande inviate dai pazienti di MioDottore.it attraverso il modulo apposito.
Ringraziamo sentitamente tutti coloro che hanno inviato le loro domande e tutti i professionisti che si sono resi disponibili per rispondere, con la speranza che questo articolo possa fornire informazioni e consigli utili e al tempo stesso stimolare a non aver paura di affrontare questo tema.
La depressione si può sconfiggere e il primo passo per affrontarla è documentarsi e parlarne liberamente.
Dott.ssa Adriana Tugnoli
psicologo
Perché quando si è depressi si fanno di continuo pensieri negativi? È dovuto all’ansia?
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L’ansia non è considerata un sintomo fondamentale nel quadro della sintomatologia depressiva, anche se è frequente nelle persone depresse. Tuttavia non va attribuita ad essa l’origine dei pensieri negativi. Questi fanno invece parte di una categoria di sintomi specifici del disturbo, ovvero quella cognitiva (le altre tre sono costituite dalle categorie relative a: c. dei sintomi somatici e fisiologici, c. dei sintomi emotivi, c. sintomi legati al comportamento). Lo stato depressivo conduce ad una peculiare tendenza ad avere una visione del tutto pessimistica della realtà e i pensieri negativi sono riferiti a temi connessi alla perdita, al fallimento, all’inutilità, al rifiuto, nonché ad una visione negativa della persona, del suo mondo e del suo futuro. Incapacità e mancanza di speranza, in particolare nella forma grave (depressione clinica o maggiore vi sono anche pensieri ricorrenti di morte e di suicidio). Proprio il pensiero negativo è esso stesso causa della depressione e ne rappresenta un fattore di mantenimento, tale negatività condiziona la vita della persona e le sue relazioni. La depressione infatti comporta delle distorsioni cognitive ovvero degli schemi di valutazione della realtà, di se stessi e del futuro che sono tipici del disturbo e che vanno corretti attraverso la terapia. Quando nel percorso del trattamento (t. cognitiva-comportamentale) il paziente fornisce un feedback negativo basato su pensieri negativi irrealistici ed eccessivi, si utilizza tale situazione per aiutarlo ad identificare e correggere le sue distorsioni cognitive. Ma, chiaramente, se il suo feedback negativo è realistico, si cerca di di trasformare la situazione in un’opportunità per affrontare e risolvere insieme il problema.
Oltre agli antidepressivi e alla terapia individuale ci sono altre cure per la depressione?
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Nella depressione grave il trattamento farmacologico risulta utile e va concordato con il medico o lo psichiatra. La psicoterapia cognitivo-comportamentale non solo è efficace nell’integrare l’approccio farmacologico ma, in molti casi, può anche sostituirlo completamente, proprio perché la depressione è caratterizzata da pensieri negativi, convinzioni negative relative all’oggi e al futuro e comportamenti che la mantengono. Essa mette in relazione pensieri, emozioni e comportamenti allo scopo di individuare quei meccanismi di mantenimento che perpetuano la sofferenza dell’individuo. Riconoscendo e modificando pensieri e credenze la persona può cambiare. Le strategie comportamentali modificano i comportamenti che mantengono o peggiorano la depressione. Vi sono poi trattamenti riservati a condizioni cliniche particolari spesso resistenti a trattamenti di prima scelta, come la la fototerapia (per la depressione maggiore ad andamento stagionale), la stimolazione magnetica transcranica o TEC, come trattamento a breve termine della sintomatologia e cura del disturbo disforico premestruale. Le cure della depressione, che utilizzano trattamenti basati su approcci scientifici (oltre alla medicina) e che si fondano sull’evidenza, quale unico approccio allo studio, alla diagnosi e alla modifica del comportamento umano, inclusa la psicoterapia cognitivo-comportamentale, fanno riferimento a evidenze fondate sul principio della verificabilità dei risultati. I dati scaturiscono da studi clinici controllati e linee-guida di pratica clinica, ottenuti mediante una valutazione critica degli studi che riguardano tale disturbo. Cionondimeno al di fuori di tale approccio (evidence-based) vi sono certamente cure diverse (da quelle naturali, fino ad arrivare ad approcci alternativi). Di questi come indicato, non è possibile verificarne l’efficacia.
Appena assunto un antidepressivo può capitare di sentirsi diversi? In un certo senso “drogati”, meno creativi, meno energici?
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Può accadere di sentirsi strani, diversi, con una modificazione dello stato di coscienza ordinario. Gli antidepressivi risultano utili nelle fasi acute della depressione e l’effetto terapeutico - e la riduzione dei sintomi - si avverte nell’arco di 4-6 settimane. La terapia farmacologica va assunta per un periodo di 8-10 mesi e all’inizio si avvertono gli effetti collaterali del farmaco. Vi sono diverse classi di antidepressivi: gli IMAO (inibitori delle monoamino-ossidasi) e i triciclici (deputati al blocco della ricaptazione della noradrenalina e della serotonina) sono ancora utilizzati, sebbene oggi si assista a un più vasto utilizzo di farmaci di nuova generazione con meno effetti collaterali. Si tratta delle molecole antidepressive appartenenti alla classe degli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) e degli inibitori della serotonina o noradreanlina (SNRI). Tuttavia, nei confronti delle depressione maggiore i vecchi farmaci risultano maggiormente efficaci. Ciò che lei definisce come “sentirsi “drogati”, meno creativi, meno energici”, può essere ricondotto a effetti collaterali provocati soprattutto dagli SRRI e dai triciclici, ovvero: disturbi dell’accomodazione, disturbi cognitivi, sedazione, confusione, delirio, fissazioni, difficoltà nel pensiero, forte agitazione, reazioni maniacali. Tuttavia anche i farmaci di nuova generazione comportano effetti collaterali: perdita dell’appetito, nausea, insonnia. In particolare, quasi tutti gli SSRI producono effetti negativi sulla capacità orgasmica, compromettendo il piacere sessuale.
Vivo con una persona depressa, attualmente in cura con terapia individuale e trattamento farmacologico (ansiolitici e antidepressivi). Pensate che potrebbe aiutarmi andare anche io dallo psicologo, in modo da trovare il modo migliore di relazionarmi con lei?
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Chi soffre di depressione ha difficoltà ad essere capito dalle persone che gli stanno intorno, anche dai più stretti familiari. Di solito le persone vicine ricorrono ad espressioni come “tirati su”, “reagisci”, “mettici un poco di volontà e vai avanti!”. Dato che è lei in prima persona a chiedere aiuto, ciò mi lascia supporre che da un lato si sente vicino a questa persona e, dall’altro lato, forse a sua volta avverte un sentimento d’impotenza e cerca un modo consono per aiutarla. Credo che se è lei per prima ad avvertire questo bisogno certamente l’aiuto di uno psicologo può esserle utile. Quando si vive a stretto contatto con persone che soffrono di depressione, ci si imbatte in diverse difficoltà: ci si sente impotenti, inermi e si soffre quanto la persona malata. Sono molti i familiari che chiedendo aiuto dichiarano tale bisogno. Ovvero avere un supporto a quanto stanno vivendo.
Dr. Alfonso Mastropietro
neurologo, psichiatra
La depressione può causare anche disturbi visivi (es. piccole luci nel buio) e senso di colpa?
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Il senso di colpa è una caratteristica abbastanza frequente nelle sindromi depressive. I disturbi visivi come somatizzazione sono più rari e sono costituiti per lo più da affaticamento della vista.
Gent. le Dr., da circa un anno ho iniziato un trattamento a base di ansiolitici e antidepressivi, da 2 mesi ho interrotto il trattamento. Adesso, mi capita certi giorni di avere lievi perdite di memoria, occasionalmente mi è capitato anche di non ricordare nemmeno che giorno fosse. È dovuto al trattamento?
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No. Probabilmente si tratta di sintomi iniziali di una recidiva.
Da molti anni mi sottopongo a trattamento della mia depressione, sono andato innumerevoli volte a sedute di terapia individuale. Da qualche anno mi sono stati prescritti anche ansiolitici e antidepressivi.. È possibile diventare dipendenti da questi farmaci?
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La domanda è mal posta: il problema non è la dipendenza da farmaci ma il perdurare dei sintomi di sofferenza e di dolore psichico. Un diabetico è dipendente dall’insulina? O un infartuato dall’aspirina? O un iperteso dagli anti-ipertensivi?
Ho letto su alcuni articoli che la depressione può raggiungere anche una "fase psicotica". È un fatto comune? Succede spesso?
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Succede. Dipende dalla gravità dei sintomi.
Dott. Andrea Vaglica
psicoterapeuta, sessuologo, psicologo
Mia moglie è da molti giorni molto turbata e ansiosa, ha subito circa 2 mesi fa un intervento che è andato bene.. Magari mi preoccupo troppo, ma pensate che dopo un intervento sia facile diventare depressi?
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Affrontare un’operazione, di qualsiasi entità, può essere una situazione nella quale ci si ritrova all'improvviso ad interrogarci su noi stessi e sulla nostra esistenza. Ci ricorda che siamo mortali e questo, qualche volta, può turbare in modo intenso la persona che si ritrova a dover affrontare un malessere fisico e di conseguenza un disagio dell'animo. Tenere testa a questi due aspetti in contemporanea non è facile, ma è possibile. In alcuni casi potrebbe verificarsi uno stato depressivo reattivo - ovviamente ben diverso da una diagnosi di depressione, che consiste in uno stato psichico depressivo transitorio e quindi reversibile - dovuto ad un evento che la nostra psiche considera come perdita di integrità psichica o fisica o di stima di sé.
Soffro di depressione e mi sto sottoponendo a trattamento.. Come mi devo comportare con il mio ragazzo? Ho 21 anni e stiamo insieme da poco più di 2 mesi, non so se dirglielo o no, non voglio che abbia paura e scappi via.. Ma se non glielo dico i miei sbalzi d’umore potrebbero farlo stancare presto.. Cosa pensate che sia giusto fare?
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Mettere al corrente della tua patologia chi ti sta vicino e' una scelta personale. Esternare questo tuo aspetto certo provocherà in lui una reazione, positiva o negativa. Ciò nonostante, essere sinceri e trasparenti ci mette sempre nella posizione di aver fatto chiarezza sin da subito. Se ti senti pronta e se senti che valga la pena, parla con lui e racconta con serenità cosa stai affrontando. Va anche a tuo merito il fatto che ti stai curando e avere cura di sé ci dà sempre quella marcia in più che il tuo ragazzo, se innamorato, non potrà che apprezzare.
Mi trascino dietro da un po' di tempo un senso di tristezza.. Sono nervoso, mi arrabbio facilmente.. Inoltre ho difficoltà a concentrarmi e restare attento. Può essere un principio di depressione?
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Con la parola depressione vengono espressi diversi stati d'animo. Diventa difficile fare una valutazione diagnostica non conoscendola di persona. Quello che mi descrive mi fa pensare a uno stato di insoddisfazione personale che comunque esprime un disagio che merita di essere affrontato. È fondamentale ricordare che si può lavorare su noi stessi, affinché si possa comprendere cosa ci rende infelici e affrontarlo. Comprendere le nostre necessità e assecondarle per il nostro benessere, nel rispetto di noi stessi e di chi ci è vicino.
Sono ansioso e ho una leggera depressione, oltre che "stress moderato" (così mi è stato detto dallo psicologo). Una condizione del genere può diventare psicosi? Non mi sono mai drogato e non ho nessun precedente di depressione o psicosi in famiglia.
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Una "leggera depressione e uno stress moderato", come le è stato indicato, non possono tramutarsi in psicosi, piuttosto esprimono un conflitto interno che ha bisogno di essere affrontato. Per Freud la depressione consiste in una svalutazione di sé ed è il risultato di una rabbia intensa e inconscia rivolta verso sé stesso. Il depresso si sente in colpa ed è severo e punitivo verso di sé come se si incolpasse di non aderire ad un “Sé” idealizzato. Per questo il mondo del depresso diventa negativo e "dipinto di nero". Jung considera la depressione come un imprigionamento della Libido (energia psichica) che generando un processo inespresso impedisce l'evoluzione personale. Ma tutto questo non potrà mai diventare psicotico. La depressione psicotica prevede manifestazioni deliranti e disturbi dell'affettività dovuti anche ad aspetti biologici e genetici che evidentemente lei non ha. Se decidesse comunque di iniziare un percorso psicoterapeutico le consiglio un approccio psicoanalitico che prevede un ascolto empatico e profondo non solo della depressione, ma soprattutto della persona che soffre. La sofferenza psichica non è un evento casuale, ma un veicolo di un messaggio interno che la coscienza non deve lasciar cadere.
Dott. Emanuele Lucchetti
psicologo, psicoterapeuta
Il mio compagno è ansioso e io sospetto che abbia pure una leggera depressione.. Non so come aiutarlo, lui mette sempre in discussione la nostra relazione.. Non so se tutti i suoi dubbi e il suo essere nervoso siano causa di questa fase che sta passando, o semplicemente se vuole far finire la nostra relazione e non riesce a trovare le parole.. Come posso capirlo?
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La depressione e l’ansia possono effettivamente portare una persona ad una minore motivazione anche in ambito sentimentale. Cerchi di coinvolgere il suo compagno ad affrontare un percorso personale o di coppia per trovare risposta alla propria ansia e per affrontare le conseguenze insieme. È difficile coinvolgere una persona in un percorso psicologico se non ne sente la necessità ma questa domanda sembra essere la prova di come anche lei stia soffrendo. Credo che sia importante per entrambi affrontare queste difficoltà.
A volte mi sento solo e triste e non ho voglia di dedicarmi a nessuna cosa.. Mi sembra di avere un vuoto dentro, anche se ho tanti buoni amici e una famiglia speciale. Non mi capita spesso ad essere sincero, però vorrei evitare che degenerasse. Devo preoccuparmi o magari mi faccio troppi problemi?
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Mi sembra che questo momento per lei sia difficile e che non riesca a trovare soddisfazioni. Questo sembra essere un campanello di allarme e lei ha reagito correttamente chiedendo consiglio e cercando di intervenire. Le consiglio di contattare una persona di fiducia che possa aiutarla ad affrontare questo momento grigio per tornare ad affrontare le sfide della vita con maggiore energia. Ritengo che sia più efficace intervenire il prima possibile su una difficoltà.
Quanto tempo bisogna aspettare e sopportare gli effetti collaterali di un antidepressivo, per sapere se è il farmaco giusto oppure no?
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Come psicologo/psicoterapeuta non posso dare una risposta precisa ad una domanda farmacologica. Quello che posso dirle è che ogni farmaco ha i propri tempi di reazione e, solitamente, impiegano alcuni giorni/settimane per avere effetto. Mi sento di consigliare di contattare al più presto uno psichiatra e di affiancare alla terapia farmacologica un percorso psicologico. Il farmaco può essere molto utile ma non è una cura.
Quali conseguenze può portare aver avuto ansia persistente e depressione dall'infanzia fino al periodo dell'adolescenza? (circa 7 anni).
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Non c’è una corrispondenza diretta tra una depressione infantile e le successive fasi del ciclo di vita. Anzi se dovesse incorrere in un momento difficile che le ricorderà le sensazioni che provava nell’infanzia, avrà la possibilità di accorgersene in tempo e intervenire di conseguenza. Inoltre ha già dimostrato, a se stesso, di poter superare un momento difficile e persistente e ciò la rende più capace di affrontarlo nuovamente.
Dott.ssa Francesca Pulcinelli
psicologo, psicoterapeuta
Cosa si può fare nel caso in cui una persona non risponda positivamente al trattamento dello psicologo e dello psichiatra per una depressione grave?
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Purtroppo le depressioni gravi sono molto difficili da trattare, soprattutto se il paziente si trova in questa patologia da molto tempo. In questi casi bisogna accompagnare il paziente agli incontri con gli specialisti anche se quest’ultimo è poco motivato, assicurandosi che la cura farmacologica o naturale di sostegno venga presa con regolarità. Si può inoltre proporre l’inserimento in incontri di terapia di gruppo ed incontri di terapia occupazionale (molte associazioni e cooperative sociali offrono servizi di questo tipo, ad esempio arteterapia, musicoterapia o danzaterapia)
Un disturbo come la bulimia può causare ulteriori problemi se si soffre di depressione? Gli antidepressivi possono diventare meno efficaci in questo caso?
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Tutti i farmaci per avere una totale rispondenza devono essere presi con regolarità. In particolare gli psicofarmaci antidepressivi per svolgere la loro funzione hanno bisogno inizialmente di tre settimane per dimostrare la loro efficacia, dopo di che vanno presi con precisione e regolarità almeno fino al cambiamento del comportamento che ha portato allo stato depressivo. Ovviamente, se negli episodi bulimici sono presenti abbuffate con vomito questo può vanificare l’effetto del farmaco. Solitamente chi soffre di un disturbo alimentare come la bulimia ha tratti depressivi legati in modo particolare a una scarsa autostima, che rimane il tema principale su cui lavorare. Quindi la depressione in sé è nella maggior parte dei casi un sintomo secondario derivato dalla sofferenza della patologia stessa. Se è già presente una depressione, e insorge questo disturbo, ovviamente i tratti depressivi possono acutizzarsi e peggiorare lo stato psicologico generale del paziente.
Sono disoccupato da 2 anni e mezzo, ho 2 bambini. Mi sento spesso stanco, con l'umore giù... Specialmente quando sono con i bambini, da un po' di tempo mi sento incapace di saper gestire i loro capricci... Uno psicologo potrebbe aiutarmi a gestire nel modo giusto la situazione?
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Nelle situazioni di crisi e quindi di forte stress, si può perdere la capacità di mantenere il focus sulla situazione contingente. Spesso non si riesce ad analizzare il problema che si ha di fronte ponendo in atto le possibili soluzioni da adottare con calma. Sicuramente una terapia di sostegno psicologico la potrebbe aiutare a trovare un nuovo equilibrio interiore, che le permetterà di aiutare i suoi figli ascoltando le loro reali richieste (i capricci quasi sempre sono una richiesta di attenzione). Una terapia inoltre le potrebbe dare l’opportunità di scoprire le sue risorse per mettersi in gioco ricercando nuove opportunità di lavoro. Anche nei momenti più difficili infatti si può scoprire qualche cosa di buono da sfruttare a proprio vantaggio per la propria crescita evolutiva.
Gli antidepressivi possono avere come effetto collaterale un senso di stanchezza e svogliatezza?
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Solitamente l’antidepressivo ha una funzione di attivazione e non di sedazione. Questi va ad agire sulle cellule cerebrali stimolandone l’attività. In termini molto semplici: agisce come eccitante del Sistema Nervoso. Bisogna comunque prendere in considerazione il fatto che ogni individuo, essendo unico, ha una risposta soggettiva alle sostanze chimiche dell’antidepressivo. Potrebbe succedere quindi che questa sovrastimolazione all’attività possa essere avvertita come stanchezza o svogliatezza a lungo andare se il soggetto è di indole flemmatica. Per questo motivo prima di trovare il farmaco giusto bisogna consultarsi con il proprio psichiatra o neurologo o neuropsichiatra per riuscire insieme a trovare il farmaco che il nostro organismo riesce a tollerare meglio.
Dr. Giovanni Placidi
psichiatra, psicoterapeuta, sessuologo
Da tempo quando esco di casa ho un po' di ansia, insicurezza e paura. Vorrei tanto dedicarmi nuovamente con la massima energia allo studio, al lavoro, vorrei seguire corsi etc.. ma a volte non riesco bene a causa dell'ansia. Come posso affrontare il tutto senza ingigantire il problema? Non voglio cadere in depressione.
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Spesso l'aumentare dei livelli di ansia è il sintomo di una insicurezza costituzionale che fino ad un certo punto della vita può essere stata compensata e non avvertita per ragioni ambientali o comportamenti compensatori come il controllo. Ma le situazioni cambiano e può succedere che I comportamenti che abbiano funzionato fino ad allora vadano modificati. Una psicoterapia cognitiva, unitamente ad una leggera terapia farmacologica può sicuramente restituire il benessere ed I livelli di funzionamento.
Vivo con una persona depressa, il mio compagno. È in terapia da ormai quasi un anno e ancora non noto miglioramenti evidenti dell'umore.. voglio continuare a stargli vicino ma a volte è difficile. Come devo comportarmi?
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Si tratta di una delle situazioni più difficili, nella quale ci si sente spesso impotenti di fronte ad un evento patologico incomprensibile. D'altra parte assecondare la persona depressa non funziona e non paga certamente la voglia di poter aiutare chi ci sta accanto. Data la durata della depressione in questione mi sentirei di consigliare una terapia diversa, anche farmacologica qualora non ne avesse ancora assunta, senza averne timore, dato che nel 2017 esistono cure senza alcun effetto collaterale, e un cambiamento delle abitudini di vita della persona in questione, qualora e quanto possibile, al fine di modificare l'assetto cognitivo, da troppo tempo sofferente e con una visione negativa di sé e del mondo.
Porto a termine ogni giorno tutte le incombenze quotidiane ma mi sento come se dentro di me vi fosse un grande vuoto: sono triste, melanconica e sono incapace di godermi qualunque cosa della mia vita… spesso mi sento una morta vivente. Come posso tornare a essere quella di prima?
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La depressione può essere un disturbo insidioso, che ci affligge nonostante si abbiano ancora le forze di mantenere un apparente funzionamento. Può essere dovuta ad una predisposizione biologica sulla quale vanno a sommarsi eventi negativi e decisioni sbagliate che creano uno stress cronico. Proprio queste problematiche croniche, essendo continue e non acute e molto evidenti, spesso creano una situazione di distimia, che, pur non potendo essere classificata come depressione clinica, possono creare un livello di sofferenza molto intenso ed estenuante. Sia una psicoterapia che una terapia farmacologica possono risolvere i sintomi che lei ha descritto.
Da circa 6 mesi mi sento come se la mia vita non avesse senso, vedo che tutte le persone intorno a me stanno progredendo, portano a termine progetti, avanzano.. Meno che me. Non riesco a mostrare i miei sentimenti, né per la mia famiglia né per i miei amici.. Sembro la persona più allegra del mondo ma quando rimango da sola non smetto di pensare e divento triste. Uno psicologo può davvero aiutarmi?
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Confrontarsi con gli altri non porta a pensieri positivi, dovremmo cercare di dimensionare quello che vogliamo e possiamo fare sulle nostre forze e secondo le nostre attitudini. Dobbiamo cercare la ragione del nostro stallo, anche riflettendo insieme ad uno specialista che, in modo disinteressato, possa aiutarci a capire la strada migliore da intraprendere, nello studio e nel lavoro, in un ambito che ci possa far sentire realizzati e felici.
Dott. ssa Maddalena Biondi
psicologo, psicoterapeuta, sessuologo
Ho 27 anni e 3 anni fa sono stata in trattamento per la depressione per 6 mesi circa. Sono stata bene fino a 2 mesi fa, poi ho di nuovo ripreso il trattamento con gli antidepressivi. Da piccola sono stata oggetto di bullismo, pensate ci sia una qualche possibilità di liberarmi di questo problema una volta per tutte?
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La cura con i farmaci è un ottimo modo per gestire i sintomi della depressione, soprattutto quando i sintomi diventano invalidanti e non permettono una normale conduzione della vita di tutti i giorni. Non però servono a capire il motivo che ha scatenato la depressione stessa. L’ideale sarebbe stato accompagnare la cura farmacologica con un percorso di psicoterapia per approfondire le motivazioni che l’hanno portata a stare male.
Pensate che l'ipnosi possa essere utile per la depressione in alcuni casi?
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L’ipnosi può essere un trattamento coadiuvante e quindi strumento utile per scoprire materiale rimosso del paziente. Dà anche la possibilità di creare una situazione nella quale il soggetto può esprimere sentimenti di collera o aggressivi, altrimenti per lui inaccettabili. Una parte essenziale del trattamento ipnotico per la depressione riguarda la trasformazione mentale del paziente. Quindi un utile strumento soprattutto nei casi di depressione non grave e invalidante.
Quando si esce da poco tempo da una depressione, cosa si può fare per allontanare il rischio di ricascarci di nuovo?
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È fondamentale accorgersi del tipo di pensiero negativo (tipico del depresso) e scacciarlo, porre l’attenzione sulle cose positive anziché solo su ciò che non và. È importante allenarsi a pensare a ciò che precedentemente ha aiutato a superare la depressione e far ricorso a quelle strategie o a quei comportamenti per mantenere un buon equilibrio. Prendersi costantemente cura di sé, fare le cose che più piacciono (hobby, interessi, ecc…) e circondarsi di persone che siano di sostegno in questo processo.
Dott.ssa Michela Vinciguerra
psicologo, psicoterapeuta
Posso sentirmi impotente, svogliato e ansioso anche se presto diventerò padre? Sto passando un periodo di autostima davvero bassa, è normale sentirsi così prima di diventare genitori?
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La genitorialità è un evento che comporta necessariamente un cambiamento della propria vita. È un evento bello, ma che implica l’assunzione di responsabilità e che, come qualsiasi cambiamento, necessita di un’elaborazione e dell’adattamento ad una nuova condizione. Non tutti reagiscono allo stesso modo, ma può essere normale avvertire una sorta di “ansia” e sintomi ad essa correlati, come quelli che sente lei. Un consiglio può essere quello di chiedere un aiuto per comprendere cosa davvero la spaventa, nonché la fondatezza di tali paure, in modo da gestire al meglio la sintomatologia, elaborare l’evento e magari iniziare ad aspettarlo e viverlo nel migliore dei modi. Intanto le faccio i miei migliori auguri!
Un quadro clinico con sintomi cronici di depressione e ipocondria per dolori fisici, può impedire di recuperare dalla depressione a causa del fatto che non si riesce a smettere di preoccuparsi per il dolore?
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Certamente! L’attenzione che resta focalizzata sui propri sintomi fisici, oltre che farli avvertire in maniera più intensa peggiorando il proprio stato di salute fisica e mentale, non permette di modificare i propri pensieri disfunzionali e di impegnarsi in tutta quella serie di attività che aiuterebbero nella ripresa.
Mi sforzo di uscire per fare sport e delle passeggiate ma mi costa una grande fatica.. È normale per una persona depressa avere difficoltà a fare attività fisica?
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La depressione comporta abulia e anedonia, cioè il non riuscire a provare piacere nello svolgimento di nessuna attività; ha come sintomo inoltre la mancanza di energia, il sentirsi spossati. È normale quindi che lei faccia fatica a fare attività fisica. Si sforzi comunque di farla perché lentamente inizierà ad avvertirne i benefici, anche grazie alla produzione di endorfine. Il consiglio può essere magari di praticarla in compagnia.
Quando si cambia un antidepressivo per un altro, bisogna ricominciare la cura da zero?
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Assolutamente no. Il cambiamento solitamente avviene per diversi motivi, ma è un prosieguo della cura. Consiglio sempre di affiancare alla terapia farmacologica anche una psicoterapia.
Dott.ssa Rebecca Silvia Rossi
psicologo, psicoterapeuta
Soffro di ansia e ho sofferto di depressione in passato, mi è capitato di svegliarmi di notte agitata e con leggeri crampi alle braccia.. Cosa può essere?
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Probabilmente c’è qualche cosa nella sua vita che le sta portando una forte dose di stress e/o preoccupazioni. Gli stati ansiosi possono portare a risvegli agitati nel cuore della notte, in quanto il nostro corpo non riesce a rilassarsi nemmeno nelle ore di sonno, così come i crampi alle braccia è facile siano connessi a questo stato di tensione in cui lei si trova. Inoltre, se indica che in passato ha sofferto di depressione, forse ha già ha fatto un collegamento tra il momento attuale e il passato: sente qualche cosa di simile? Pensa che le cause dell’attuale ansia e della passata depressione possano essere le stesse, sfociate in due reazioni diverse? Infatti, spesso ansia e depressione sono tra loro legate, essendo due risvolti della stessa medaglia.
La depressione va trattata necessariamente con antidepressivi?
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Dipende: non tutti i casi di depressione necessitano di un intervento farmacologico, anzi, a volte l’assunzione di antidepressivi senza una previa consultazione e raccolta di informazioni sulla persona può essere controproducente. Infatti, le cause della depressione possono essere personologiche e non biologiche, ossia derivanti da modi di essere e stare nel mondo e non da neurotrasmettitori. Il consiglio è di affidarsi al proprio medico di fiducia o ad un professionista del settore, psicoterapeuta o psichiatra, che saprà indirizzare nel modo migliore il caso specifico.
La depressione può causare mancanza di appetito, nausea se si mangia qualcosa e insonnia?
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La mancanza di appetito, così come la nausea e l’insonnia sono associabili alla depressione come altri sintomi, quali la stanchezza, la sensazione di non avere più interessi, la riduzione dell’autostima… Tuttavia, non sogno segni distintivi, ovvero: si può soffrire di depressione mantenendo l’appetito e non soffrendo d’insonnia, così come si possono avere disturbi dell’appetito e insonnia senza che ci sia depressione. Il fatto che ci siano questi sintomi o segnali non ci porta automaticamente a diagnosticare una depressione. È sempre necessaria una valutazione globale della persona, nella sua soggettività e storia.
Gent. le dottore/dottoressa, scrivo per chiedere se una depressione causata dal divorzio (2 anni fa) può essere curata senza ricorrere a farmaci. Sono molto stanca e voglio tirarmene fuori..
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Gentilissima, si, è possibile. Bisognerà sicuramente valutare se questo periodo doloroso che sta passano sia ”depressione” nel senso clinico del termine o sia una grande e all’apparenza interminabile sofferenza. In entrambi i casi, un supporto di tipo psicologico potrebbe giovarle, per capire assieme come affrontare la situazione. Capisco che dopo due anni si senta stanca ed incoraggio la sua voglia di tirarsene fuori e prendere in mano la situazione: è il primo e fondamentale passo per stare meglio! Contatti uno specialista, saprà supportarla in questo percorso fuori dalla sofferenza.
Dott.ssa Stefania Cicchiello
psicologo, psicoterapeuta
Mi sento molto spesso svogliato e triste. Non mi sento depresso ma pensate sia il caso di dirlo ai miei genitori? Ho 19 anni.
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Gentile utente, le ricerche sulla depressione in adolescenza hanno mostrato che il senso d’inadeguatezza (scarso valore personale, sentirsi impopolari, percepirsi poco attraenti o incompetenti fisicamente ecc. ) accompagnato a scarso sostegno da parte dei pari e dei genitori, portano ad un maggior rischio di depressione rispetto a quelle situazioni in cui i ragazzi, pur avendo comportamenti negativi, si sentono supportati. Inoltre, il vissuto depressivo in adolescenza è caratterizzato non solo da tristezza ma anche da vissuti di rabbia e talvolta di vergogna. Non è detto che lei sia depresso, ma è probabile che stia attraversando un periodo di disagio. Parlare con i suoi genitori potrebbe esserle d’aiuto, quanto meno per chiedere loro di farla supportare da uno professionista nel caso in cui sentisse di non ricevere protezione e consolazione da parte loro per ciò che sta provando in questo periodo.
Mi sento male voglio andare da uno specialista, ma in realtà non so se ne ho realmente bisogno. Sono molto ansioso e di tanto in tanto il mio umore se ne va giù.. che tipo di consulto posso chiedere per togliere i dubbi? Ci sono strutture gratuite cui rivolgersi?
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Gentile utente, la descrizione del suo disagio è molto generica per cui non è facile risponderle. L’ansia può accompagnarsi ad agitazione e rabbia, oppure può accompagnarsi ad insicurezza, disperazione e impotenza (stato depressivo). Il suo potrebbe anche essere uno stato di malessere dovuto ad un evento o un cambiamento di vita. Fissare un appuntamento da uno psicologo-psicoterapeuta potrebbe aiutarla a capire se il suo disagio è transitorio o stabile e duraturo e perciò degno di attenzione clinica.Può tranquillamente rivolgersi alla sua ASL di appartenenza e pagando il ticket ha diritto ad una prestazione psicologica o psichiatrica.
La mia compagna soffre di depressione ed è in cura da uno psicologo già da qualche anno. Io ho paura di quanto la depressione possa influire sulla nostra relazione.. Una persona depressa riesce ad avere relazioni stabili? Scusate la domanda forse stupida, ma ho veramente bisogno di un conforto..
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Gentile utente, la depressione è definita un fenomeno biopsicosociale in quanto non è identificabile una causa singola. Le persone depresse soffrono di disagio in vari ambiti; pertanto anche le relazioni sociali e il rapporto di coppia possono risentirne. Nella coppia si creano vissuti complessi: quasi sempre il comportamento e gli stati d’animo dell’uno hanno ripercussioni e influenze sul comportamento e sullo stato d’animo dell’altro. Il partner non depresso può provare sentimenti contrastanti: rabbia e senso di coercizione nei confronti del partner che sente dipendere da lui e per il quale si sente indispensabile, empatia e tenerezza per la sofferenza dell’altro, senso di colpa e impotenza quando il partner sta male. Solitamente lo psicologo che ha in cura il paziente effettua degli incontri di psicoeducazione ai parenti, per aiutarli a interagire in modo efficace con il proprio caro. Sarebbe comunque utile, effettuare un percorso parallelo di psicoterapia per apprendere a gestire al meglio la situazione, per evitare di compromettere ulteriormente l’equilibrio di coppia e per rimettere in funzione la parte più vitale della coppia e riappropriarsi del proprio benessere.
Quali sono i sintomi più evidenti della depressione? Un mio amico è molto svogliato in questo periodo, è parecchio isolato e non si fa più sentire, sono un po' preoccupato per lui..
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La depressione è un disturbo psicologico invalidante e complesso, caratterizzato da sentimenti di tristezza, di malumore, di scoraggiamento e di vuoto che possono durare per settimane o mesi. La depressione, però, si può definire clinica soltanto quando l’intensità e la durata di questi vissuti diventano importanti: umore depresso per almeno due settimane, perdita di piacere nello svolgere gran parte delle attività, modificazioni del peso corporeo, disturbi del sonno, senso di nullità, senso di colpa, angoscia, difficoltà di concentrazione e incapacità nel prendere decisioni, pensieri di morte o comunque pensieri negativi pervasivi. Talvolta uno stato di tristezza a seguito di una perdita oppure il fallimento di uno scopo possono essere confusi con la depressione. In questi casi è importante parlare con la persona per capire se la tristezza e l’isolamento sono accompagnati da agitazione, rabbia, ansia, senso di disperazione e impotenza. Può consigliare al suo amico anche solo una seduta psicologica per effettuare una diagnosi professionale o comunque per capire il perché di questo suo stato di malessere.