Depressione, fatica, rabbia, sensazione di aver perso il proprio senso.
Spesso questi scomodi ospiti arrivano in momenti particolari della propria vita: un lutto, una separazione, la fine di una fase esistenziale. Per qualcuno emergono senza una causa apparente, altri hanno la percezione che essi siano ci siano sempre stati.
La nostra educazione e le richieste del mondo ci hanno insegnato a “pensare positivo”, “andare avanti nonostante tutto”: se da una parte adattarci a questo paradigma ci ha permesso di essere produttivi e capaci, dall’altra ha portato ad un aumento esponenziale nella popolazione di sindromi ansiose, attacchi di panico e sintomi depressivi.
Il risultato è che il disagio, un segnale naturale, una spia rossa che ci indica che è necessario un ascolto profondo del proprio mondo interiore, viene sempre più ignorato e soppresso, sino a dover ricorrere all’utilizzo di farmaci.
Nella mia esperienza clinica ho riscontrato come gli stati d’animo dolorosi, che tendiamo ad evitare di vivere, hanno dei doni e degli insegnamenti importanti per chi li vive.
Tuttavia questo può avvenire solo se questi vissuti vengono ascoltati amorevolmente, come fa una madre con il proprio bambino.
È dunque necessario lasciare che queste parti ci parlino, permettendoci di giungere ad una maggiore consapevolezza: stando in contatto con la tristezza possiamo accedere alla nostra capacità di amare, accogliendo la paura scopriamo la nostra forza.
Oltre alla struttura psicologica con la quale siamo identificati, esiste un Maestro Interiore che è possibile ascoltare.
Attraverso pratiche di espansione della coscienza, al confine tra la storia personale e la dimensione animica del Sè, può avvenire la trasformazione profonda.
Psicologa clinica, iscritta ad Integral Transpersonal Institute e praticante la metodologia psicoterapeutica Biotransenergetica, studiosa di simboli, archetipi e miti, esperta in tematiche inerenti alla psicoanalisi e alla psicologia junghiana.
Spinta da una domanda di senso rispetto alla sofferenza psichica, inizia la sua esperienza con le pratiche spirituali, scoprendo come in alcune culture il dolore psicologico sia concepito come un passaggio iniziatico, che, una volta attraversato, lascia spazio alla comprensione della propria vera natura e dei propri talenti nascosti.
“Quando scoprirai chi sei, riderai di ciò che credevi di essere”
Gautama Buddha
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