Esperienze
Docente a contratto presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore, conduco laboratori di Psicologia dello sviluppo tipico e atipico.
Autrice di pubblicazioni scientifiche, collaboro con l'Istituto di Ricerca Urologica (URI) dell'IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, dove mi occupo del risvolto psicologico delle problematiche riscontrabili nei disturbi sessuali maschili, nell'ambito dell'infertilità maschile e della patologia tumorale uro-andrologica.
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Primo colloquio
Primo colloquio di coppia
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Psicoterapia di coppia
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Colloquio psicoterapeutico di coppia
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Studio di Psicologia Piola (Ampere) - dr.ssa Alessia d'Arma
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6 recensioni
Punteggio generale
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Giuseppe
La dr.ssa d'Arma é molto brava. Non ero mai stato da uno psicologo e lei é riuscita a lavorare anche con una persona diffidente come me. Da quando ho iniziato il percorso con lei ho risolto alcune problematiche che mi facevano stare male.
Teresa G.
La dr.ssa d'Arma é gentile e disponibile, mi sta aiutando in un momento non facile con grande delicatezza. É molto empatica, consigliatissima
Paziente
Alessia ha la capacità di essere piacevole e anche decisa nel suo percorso e tornare ai punti chiave con delicatezza e apertura totale. Mi aiuta a riflettere su come mi sento di fronte alle sfide personali e rispetta i tempi e gli spazi di cui ho bisogno. La consiglierei se cercate una professionista che vi sfido con grande garbo!
L.P.
Professionale, accogliente, gentile e disponibile.
Tutte caratteristiche che sin da subito mi hanno fatta sentire a mio agio e compresa. Consiglio vivamente.
Risposte ai pazienti
ha risposto a 6 domande da parte di pazienti di MioDottore
Buongiorno,
Sto da 10 anni con il mio ragazzo, in passato ci sono state situazioni in cui mi ha ferita molto ma insieme abbiamo deciso di andare avanti e ho perdonato quello che è successo.
Ci amiamo tanto, siamo stati davvero felici fino a quando negli ultimi mesi però abbiamo litigato spesso per cose banali, creando brutti litigi tra urla e pianti. Ho detto cose che non pensavo. Ho rivangato il passato, non perché non abbia perdonato ma perchè ho paura di ritrovarmi nella stessa situazione che mi ha fatto stare male, cercando in modo magari sbagliato di affrontare queste mie paure con lui.
Io sono triste, non riesco a uscire e a superare questo momento di down tra di noi. Lui mi ha confessato che guardandomi stare male capisce di non essere all’altezza di rendermi felice perché in passato ha sbagliato. Come se in 10 anni non si fosse mai perdonato ció che è successo.
Durante tutta la nostra relazione ha cercato di rendermi felice in tutti i modi, quasi a dovermi dare per forza una relazione perfetta anche se a me di base basta lui. Lo trovo un comportamento che ha a che fare con il suo senso di colpa.
Ho pensato fosse una soluzione la terapia di coppia perché ci amiamo ma è come se in questo periodo non riuscissimo a capirci.
Io sono triste per i brutti litigi, lui mi vede giù e di conseguenza si da le colpe di tutto.
Come posso aiutarlo a perdonarsi, per fare in modo che entrambi torniamo a sorriderci?
Quando lo vedo felice, io sono felice.. in questo momento vederlo così, mi spezza. È come se fosse una ruota, io sono felice se lui è felice e viceversa.
Gentile utente,
le relazioni a volte possono presentare momenti faticosi.
Per comprendere in modo esauriente la situazione che qui porta sarebbe necessario uno spazio di ascolto più ampio: potrebbe aiutarla avere uno spazio che le permetta di "rimettersi al centro" e di capire cosa si stia ponendo come "ostacolo" alla sua serenità. La consulenza con un professionista può certamente essere utile per riprendere in mano le redini della sua vita e di quella di coppia.
La saluto caramente.
Salve, sono un ragazzo di 21 anni e da molto tempo ormai soffro di forte timidezza e ansia, perlopiù causate da atti di bullismo che ho subito quando ero alle medie e dall’ambiente chiuso e opprimente del paesino in cui vivo, dove mi sono sempre sentito osservato, controllato e giudicato. Quando ho finito le superiori, due anni fa, ho impiegato tutte le energie che avevo a disposizione, nonostante l’emarginazione a scuola e la difficoltà a concentrarmi nello studio, con l’obiettivo di svincolarmi dall’ambiente scolastico che mi inibiva. Oggi, seppur l’ansia e lo stress siano diminuiti, continuo a trascinarmi i problemi di cui ho parlato e questo, in aggiunta al fatto che continuo a dipendere dalle persone che frequento da anni rimanendo incapace di farmi nuove conoscenze, mi impedisce di trasferirmi in maniera permanente, nonostante abbia provato invano per un periodo, e studiare frequentando le lezioni dell’università.
Un fattore che è sempre stato determinante per la mia insicurezza e per il mio malessere sono le relazioni con le ragazze. In generale non ho mai avuto molti rapporti con l’altro sesso ed è capitato solo una volta che mi fidanzassi. È successo in un periodo in cui mi sentivo sicuro di me più di quanto fossi mai stato fino ad allora. Volevo farmi conoscere e amare per come ero e in particolare per il mio essere introverso e taciturno. Avevo capito che non poteva andare diversamente in una relazione perché potessi viverla in modo sano. Ero quasi riuscito ad accettarmi per quello che ero e mi ero convinto che prima o poi lo avrebbe fatto anche un’altra persona, ma la fine di quella relazione mi ha distrutto nel giro di poche settimane. Già prima, quando altre ragazze avevano mostrato interesse nei miei confronti, avevo sentito un forte senso di attrazione, come se fossero le uniche persone che avrebbero voluto stare con me.
Quella volta in particolare, quando sono cessati i rapporti, ho cercato disperatamente di capire come avrei potuto fare per trovare un’altra ragazza e rivivere quelle sensazioni. Ho iniziato a controllare in maniera ossessiva i miei pensieri e il mio stato d’animo per potermi ritrovare in quella condizione che mi avrebbe permesso di interagire con successo e essere accettato da un’altra persona. Non riuscivo più a focalizzarmi sul mio benessere e sulla mia accettazione. In quel momento ero completamente confuso, provavo un senso di vuoto e mancanza che mi stava deprimendo e tutto questo era aggravato dal fatto che cercavo di nascondere il mio stato d’animo perché non volevo riconoscere che lei, lasciandomi, mi aveva fatto soffrire, né tantomeno volevo farglielo capire. Mi sentivo umiliato dal fatto che, dopo tutte le attenzioni che gli avevo dato, mi avesse scartato.
Dopo poco tempo sono ritornato in quello stato di chiusura e inibizione che mi ha sempre accompagnato. Come era già avvenuto in seguito ai precedenti rifiuti ho iniziato a sentire una forte vergogna e ansia quando la incontravo. Ancora oggi non riesco a definirne con precisione la causa. Forse perchè non volevo farmi vedere in quello stato di malessere o perchè mi vergognavo del fatto che in realtà fossi diverso da quello che lei si aspettava. Questa mia reazione mi faceva sentire ancora più ridicolo e infantile ai suoi occhi, anche perchè continuava a ripetersi a distanza di molto tempo. Ormai è da molto che non la vedo, ma sono convinto che se dovessi incontrarla di nuovo, avrei ancora la stessa reazione.
Ancora oggi sento, seppur in misura minore rispetto a quel periodo, quell’ossessione per il controllo dei miei pensieri e del mio stato d’animo, in particolare quando mi metto in discussione o penso a come dovrei mettermi in gioco in una situazione stressante. Non si tratta di un’ossessione che metto in atto volontariamente o, almeno, non più, ma di una preoccupazione continua che rimane fissa lì dov’è da quando emerge e che si manifesta come un "disturbo di sottofondo" presente in ogni momento e in ogni cosa che faccio e che mi provoca una tensione continua.
So di aver scritto molto e di aver divagato a lungo, ma penso che fosse necessario per far comprendere al meglio i miei problemi. In passato ho cercato di seguire una terapia, ma non è andata come speravo, soprattutto per la mia incapacità di esprimermi riguardo a questi problemi e la difficoltà a spiegarli. Da parte sua, penso che il terapeuta non mi abbia fornito delle spiegazioni esaustive, limitandosi a darmi dei consigli che considero abbastanza vaghi e scontati. Alla fine è stato lui stesso a propormi di terminare. Non avevo la pretesa di riuscire a superare queste difficoltà da un momento all'altro, semplicemente iniziando una terapia, ma mi sarei aspettato di ricevere delle indicazioni più chiare e di riuscire a comprendere meglio le cause di questi atteggiamenti.
Vorrei che qualcuno potesse dirmi, anche vagamente, quali possono essere i motivi dietro a queste due problematiche, in particolare l’ultima di cui ho parlato, che si è mostrata essere la più invalidante.
Ringrazio per l’attenzione e per un’eventuale risposta. Saluti.
Caro utente,
da ciò che scrive emerge un gran senso di fatica, che spero possa trovare l'accoglienza che si merita e che purtroppo uno spazio così "stringato" come questo non può del tutto soddisfare.
Tuttavia mi sento di dirle che i cambiamenti in generale, soprattutto quelli "esistenziali" necessitano di tempo e di risorse per essere attuati, non si senta da meno per la sua decisione di "restare" nel contesto attuale che sembra essere a volte ostacolante. Un percorso con un professionista cui poter "affidarsi" le permetterebbe di sciogliere alcuni nodi che si frappongono tra lei e la realizzazione di se stesso, qualsiasi sarà la traiettoria su cui vorrà porsi. Le auguro tutto il meglio, un carissimo saluto.
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