MioDottore.it: Cosa consiglieresti a un paziente che si reca in visita da te per la prima volta?
Di cercare di stare sereno, in quanto chiedere aiuto è il primo passo per ricevere accoglienza e beneficiare di uno spazio proprio fisico e mentale, che lo aiuterà a trovare una propria collocazione.
Cosa ti ha spinto a scegliere la tua specializzazione?
La psicoterapia è un mondo complesso, sia per gli addetti ai lavori, che per le persone che spesso non sanno a chi rivolgersi per essere seguiti e chiedere un aiuto. La varietà degli approcci psicoterapeutici è giustificata dal fatto che l'uomo non è univoco. Inoltre l'esistenza di diversi tipi di personalità non rende di certo facile l'individuazione dell'approccio più giusto per se stessi. Qui dovrebbe intervenire l'onestà del terapeuta che se si rende conto di non avere una formazione adatta per il tipo di problematica e/o personalità dell'individuo deve indicare al paziente tutte le possibili alternative, lasciando a lui la libertà di scelta. Personalmente ho scelto un tipo di approccio psicoterapeutico di tipo psicodinamico- psicoanalitico, in cui credo molto, specie per l'effetto che ha su alcuni tipi di problematiche e di personalità di tipo ansioso/depressivo (fobie, attacchi di panico, depressioni, separazioni). Un approccio aperto anche agli aspetti relazionali, che lambe anche la sfera cognitiva. Noi siamo un unità di emozioni-relazioni-aspetti cognitivi/razionali.
Un momento speciale legato al tuo lavoro.
Negli anni le soddisfazioni sono state molte. Soddisfazioni che nascono anche a seguito della difficoltà di entrare in certi sistemi relazionali familiari o di abbattere difese mentali erette come fossero la Muraglia Cinese. Entrambi elementi che non permettono ai pazienti, inizialmente, neanche di vedere i cambiamenti, ma dopo poco tempo riescono a intravedere che una possibilità c'è e si aggrappano ad essa con tutte le forze per lottare e lavorare su se stessi e operare così il vero cambiamento.
Tre cose che ami del tuo lavoro.
La lotta che vedo negli occhi delle persone che chiedono aiuto. Lotta che non li rende deboli (come sempre pensano i pazienti), anzi più forti, porio perché ammetteno di non farcela più da soli e hanno bisogno di qualcuno che li aiuti a trovare il percorcorso più adatto a se stessi.
Se la vita porta il paziente di fronte ad un bivio..... la strada giusta noi terapeuti non sappiamo a prescindere quale sia, ma è solo tramite l'approfondita conoscenza del paziente che possiamo ACCOMPAGNARLO nel percorrere qualsiasi strada voglia imboccare. Aiutandolo e sostenendolo nelle cadute così come nel persorso più lineare.
Un'altro aspetto che amo del mio lavoro è vedere la netta trasformazione della persona che spesso arriva insicura e timorosa e poi riesce a tirare fuori la sua vera personalità.