Buongiorno sono il Dott. Sandro Ronchini,
userò il testo della sua mail per inserire delle riflessioni che spero possano esserle utile.
Buongiorno,
sono una ragazza di 20 anni e vorrei chiedere ...Altroun parere della mia situazione.
È da una settimana che non faccio altro che piangere perchè non riesco a vedere un futuro davanti a me, nè trovo un senso alla mia vita, a cominciare dalla facoltà universitaria che ho scelto:
Si trova in un momento buio e si sente molto scoraggiata, dice di non vedere un futuro davanti a lei; la invito a non far precipitare le cose e non farsi "innondare dall'emotività", intanto lei è molto giovane e ha tutto il tempo per trovare la propria strada e costruire la propria vita; ma si deve concedere il tempo e la pazienza per capire cosa vuole veramente.
per anni ho desiderato fare il medico,
Questo era il suo sogno e la sua meta, ma come mai si è scoraggiata e non si è concessa la possibilità di tentare un'altra volta il test d'ingresso?
ma non avendo passato il test ho fatto una professione sanitaria che mi ha spinto a cambiare tutto (la vista di persone malate o che soffrivano era per me insopportabile).
anche questo aspetto è molto importante: lei dice che il suo sogno era fare il medico e però sottolinea che "non sopporta la vista di persone malate che soffrono", come mai vede la sofferenza in modo così negativo e poco integrato alla dimensione umana? la malattia e la sofferenza sono una parte importante della vita e tutti e prima o poi siamo chiamati a confrontarci con essa.
Le suggerisco di farsi aiutare per cercare di integrare questo aspetto della vita senza "demonizzarlo" come se fosse solo un evento negativo.
Adesso ho scelto economia “sanitaria”, tuttavia noto che non ho molto interesse e dopo non so bene cosa voglio fare, a volte penso di riprovare a fare medicina, in particolare per un fortissimo senso di invidia che provo nei confronti di una coppia di medici che ho conosciuto nonchè bravissime persone, vedendo la loro vita come perfetta sotto ogni punto di vista (umano, professionale, sentimentale).
Questo mi sembra il nodo cruciale del suo problema: "vedere la vita Perfetta sotto ogni punto di vista".
Credo che la perfezione sia una dimensione "troppo alta per potersi confrontare e un metro difficile con cui misurarsi", pensi che un docente della scuola di psicoterapia l'ha definita "una forma di crudeltà", nel senso che chiunque voglia cercare di raggiungerla finirà per diventare un "tiranno criticoni se stesso" mai contento di quello che avrà raggiunto; le ricordo che la perfezione non appartiene alla dimensione umana ma a quella degli Dei!
Dunque non so che cosa scegliere tra due strade, non riesco ad agire in nessun modo e sento troppo dolore dentro di me che non riesco più a sopportare perchè sono sola con questa mia invidia. Sola in quanto ho un carattere chiusissimo e non parlo mai se non con i miei, l’unica persona che ho è mia madre che mi ama infinitamente, ma sento che non mi basta più (con mio padre non c’è rapporto, vorrei amicizie ma principalmente un fidanzato). Inoltre l’unico luogo che frequento è l’università dove avendo perso 1 anno praticamente e mezzo i miei compagni sono più piccoli di me per cui mi sento grande e diversa rispetto a loro.
Non so se sono stata chiara ma non vorrei essere prolissa. Che cosa dovrei fare? Soprattutto vorrei capire a che cosa è dovuta questa gigante invidia che provo e come la supero. Io preferirei evitare di andare da un terapeuta e provare a risolvere i miei problemi da sola.
Scusate lo sfogo lungo e vi ringrazio in anticipo per la pazienza.
Lei si trova davanti a due strade e non sa quale imboccare, il primo passo è fermarsi, concedersi il tempo di capire, ascoltare il suo cuore e i suoi pensieri, e soprattutto uscire dalla dimensione " di gara con i suoi coetanei", è importante che riesca a mettersi in contatto con se stessa per cercare i suoi sogni e i suoi desideri, ma anche le sue fragilità e paure di "essere meno degli altri".
il fatto che lei abbia una vita sociale limitata è un elemento importante su cui riflettere, forse questa chiusura racchiude in sé una diffidenza verso il mondo esterno, dove lei "salva" solo sua madre come l'unica persona di cui lei possa fidarsi.
Credo che lei necessiti di un aiuto, uno psicologo potrebbe essere un buon alleato per rimettere un pò di ordine nella sua vita e per aiutarla a capire il suo funzionamento e a identificare le aree disfunzionali per portarle a coscienza e risanarle.
la sua invidia è "il sintomo" che mette in evidenza il suo "senso di inferiorità", in cui si sente bloccata.
se lo desidera mi contatti, sarei contento di accompagnarla in questo viaggio; ricevo in presenza a Brescia ma anche online.
può visitare il mio sito digitando il mio nome e cognome.
Le sono vicino.
saluti. Meno