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ha risposto a 8 domande da parte di pazienti di MioDottore
Non ricordo molte cose del passato, scelte o il perche non ho fatto certe scelte. Ho vissuto sicuramente di paure ansie instillate dai miei genitori, di cui ve ne è solo uno in vita anziano. Se mi ritrovo a sentirmi in una maceria enorme e so che non posso restare li perche sto male ma non so ancora come uscirne. Se come un domino qualcosa dal nome angoscia ansia ha spinto in questi mesi dopo quaranta e piu anni di eventi traumatici, a svegliarmi e dire che li tra le macerie non ci posso piu stare, se affiorano ricordi che neppure pensavo di avere, consapevolezze di errori non solo del genitore che non ho piu, ma anche di quelli di chi è in vita e ci vivo assieme ed ora capisco che quegli errori hanno condizionato ad esempio la mia sfera sentimentale e non solo, e nasce dolore e rabbia, ma non posso avere ora cio che serviva un tempo, se la stessa casa di sempre pure se messa in vendita, in 2 giorni , mi pare una gabbia continua, sia quando ci sono che se sono fuori perche poi so che devo tornarci, se mi sento come una che dovrebbe stare ormai al master della vita e delle sue sfumature ed invece devo ancora iniziare l 'asilo o poco piu, se mi sento di detestare e voler fuggire dal mio quartiere , non solo da casa, cioe tutto si estende a macchia d'olio, perche sempre vissuto nello stesso luogo frenata da condizionamenti familiari, se persino la mia stanza che fino a poco tempo fa, era ancora il mio rifugio dall'esterno di casa simbolico e non, fuori c'erano le brutture degli eventi accaduti, morti e malattie, seppur angusto perche stanza piccola, ed ora neppure li respiro sicurezza e salvezza, ma non ho altre case. Se realizzo che non sono piu la stessa persona di pochi giorni fa e non so chi stia diventando, se non riesco piu a mettere a tacere e accatastare cio che non va, e seppure il miglior terapeuta del mondo mi seguisse , so che non esistono miracoli....come si affronta tutto il terremoto di magnitudo massima che ho in testa e dentro?
Sento che se voglio entrare a capire il perche di certi blocchi e bui , vado in angoscia forte, come se fossi in un film del terrore e mi pare di essere folle, se provo a cercare riposi mentali su cose che mi faccian stare solo poco meglio, non riesca lo stesso.
In piu ci sta una parte di me che si dice, che forse sono io che ingigantisco i miei conflitti. Che vedo tanta gente felice, si in crisi minima, forse sono solo piu bravi a tenere chiusi i cassetti dell'anima o non hanno avuto un vissuto come il mio. E mi dico che forse mi creo paranoie che dovrei evitare. Mi sento una scissione tra una parte che ricerca serenita ed una che non l'ha mai avuta. Una parte che non è mai stata contenta della sua vita e di cio che non andava, ma ha tenuto botta, tirava la coperta dove poteva e sopravviveva. Conosco il verbo sopravvivere, vivere non so, ma ne ho una paura enorme. Se sono i lutti che ora consapevolizzo ma non elaboro e mi fanno paura, se si sommano tutte le paure che mi porto dentro, non ci sto capendo nulla. Perche tutto insieme questo non capisco e temo, come di impazzire per quanta roba ci sta in me. Sono io che ho qualcosa di sbagliato o succede anche ad altri. Voi direte perche ti cambia qualcosa? ad es ieri dicevo ad un amico, seppure pure questa sfera , ora consapevolizzo che è limitata. Si ho un amico che se lo chiami ci sta se e come puo. Altri sono di circostanze rare, una cena. Sento la solitudine vera in tutto della mia vita.Ieri pensavo che forse è sbagliato anche qui il mio modo di decodificare, vorrei amici che se chiami e stai male ci sono. Ed io in questo periodo non avevo nessuno da chiamare e dirgli stiamo insieme. Perche hanno tutti i loro impicci, perche non hanno magari i miei problemi, perche non sono amici ma conoscenti e sento un senso di estraneita anche verso loro. Altra mia paranoia che mi spaventa oppure una parte di me mi dice che di fondo prima di cercare un amico fuori , devo cercare me stessa o l'amica in me? Sono tutte riflessioni di una mente dicono alcuni conoscenti amici ma lontani, che è intelligente e ha risorse, ma sono terrorizzata. Vi sembrera una similitudine strana, ma credo che quando si nasca, non si sia consapevoli e qualcuno poi ti insegni a vivere, dovrebbe. Ora io mi sento di star nascendo con una consapevolezza che un neonato non ha, ma nessuno fuori mi può insegnare a vivere ed io non so farlo o ne ho il panico e angoscia. Ditemi perche mentre scrivo questa similitudine, una parte di me, dice che sono esagerata, che sto ingrandendo il problema e che voglio star male e la faccio complicata. Quanti fanno tali considerazioni su qualcosa di ancestrale o cosi atavico ecc?
il mio amico ieri sera quando gli ho detto sto in crisi, sto male, mi escono frammenti di dolore del mio primo lutto di anni fa mai elaborato, il verbo elaborare mi pesa come un macigno,lo guardavo e gli dicevo che forse lui non puo capire perche attacchi di panico non ne ha mai avuti. Infatti dice, per mia fortuna no, non posso capire fino in fondo. Lui ha 60 anni, 13 anni piu di me, ha perso madre da piccolo, poi il padre poco piu grande, e non solo 2 lutti come i miei ( io un fratello e madre) eppure lui non ha i miei problemi. Ha avuto comunque 2 sorelle con cui è unito. Si è sposato, ha perso un figlio appena neonato, il rapporto non ha retto. Poi si è risposato e ha avuto una figlia, un lavoro, non sta mai fermo, in casa non ci sta mai, non ha mai amato la moglie ma avendo avuto la figlia, come dire ha scelto di fermarsi e vivere quella scelta. certo le vuole bene alla moglie ma tra il lavoro e gli hobbies a casa non ci sta mai. Ogni tanto fanno dei viaggi, ha tanti amici, hanno sempre gente a cena ma lui non ha mai avuto ciò che ho io. E chissa quante persone non hanno problemi nonostante vicissitudini brutte, perche io si? Ovvio magari a me mamma mi ha fatto respirare aria di morte ed ansia sempre e a lui no mettiamo, ma allora sono gli eventi a fare la differenza o i vissuti o la capacita di fronteggiare gli eventi? Se io mi legittimo che sto male, non riesco a farlo a tutto tondo, una parte dice "sei tu esagerata, tu ne fai un dramma, tu vuoi stare male", insomma ci sta sofferenza e autogiudizio e molto altro. Seppure facessi terapia per secoli, riuscirei mai a trovare un equilibrio? O sono destinata a logorarmi tutto cosi?
Cara signora,la sua sofferenza arriva tutta ,come una valga di detriti tra eventi passati e presenti.Si sente forte il suo "compiangimento"che a tratti risuona come sottile compiacimento.Forse è arrivato il momento di alleggerire questo cumulo di dolore e di affidarsi a uno psicoterapeuta bravo che la possa aiutare.Le consiglio caldamente una psicoterapia corporea ,che l'aiuti a sentire le sue emozioni e a cogliere quella luce interna che lei sicuramente ha .Il pensiero e le parole spesso rappresentano una gabbia nelle quali ci rinchiudiamo per sopravvivere,alimentando il carattere a discapito della vitalità .Lei è molto cerebrale e usa fiumi di parole per rafforzarle un un idea fissa di lei e del mondo .Abbia più fiducia e se sente veramente il desiderio di cambiare qualcosa nella sua vita una psicoterapia è l'unica strada.
Cordiali saluti
Marzia Vercillo
Buongiorno Signori, avrei una domanda da fare. Dopo 4 anni di psicoterapia, e dopo 4 anni di miglioramenti, sto pensando di abbandonarla perché mi sono accorto che il terapeuta non mi presta la dovuta attenzione. Durante le terapie, ha sempre il cellulare in mano, e almeno metà del tempo della terapia la passa con gli occhi abbassati sullo stesso. Inoltre, alle mie domande/dubbi risponde sempre in modo brevissimo, mentre invece io vorrei che argomentasse di più le risposte.
Di quest'ultima cosa gli ho parlato, ma è stato evasivo e dalla terapia successiva ha ripreso ad essere telegrafico. Riguardo al telefono, non gliel'ho detto ma credo che qualunque persona ragionevole si dedicherebbe ogni terapia al paziente, non solo metà terapia.
Fino a oggi, ho considerato come mie "resistenze" tutte le volte che ho pensato di interrompere, ma ora non posso esimermi dal giudicare il mio terapeuta in base a fatti oggettivi che vedo con i miei occhi.
Cosa mi consigliate di fare? Ringrazio tutti in anticipo e auguro la buona sera.
Buona sera, io non mi soffermerei tanto sul comportamento dello psicoterapeuta ma piuttosto su quello che prova lei. Che emozioni le suscita tale atteggiamento?Che risonanza ha nella sua storia personale questa disattenzione? Forse è arrivato il momento di esprimerla qualche emozione, e dove meglio cominciare se non nella relazione terapeutica? Vedrà che il suo psicoterapeuta che lo ha aiutato per 4 anni sarà in grado di accoglierla. In caso contrario forse è il caso di chiudere e di cercare altrove uno sguardo più attento e disponibile, lei è pronto!
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