Esperienze
Il mio approccio al lavoro psicoterapeutico parte dalla persona, dai suoi vissuti ed emozioni. Perché lavorare con le emozioni? Tutti noi siamo spesso “travolti” dalle nostre sensazioni oppure tendiamo a tenerle al sicuro, dentro di noi. Se ci poniamo attenzione è possibile notare un nesso corporeo, di espressione visibile agli altri, ma anche qualcosa relativo al nostro “sentire” interno. Le emozioni ci guidano, ci definiscono, ci fanno prendere decisioni. Il nostro viso cambia colore, la nostra postura varia e ci parla di fierezza o paura e sottomissione, il cuore, l’organo emozionale per eccellenza batte a gran velocità. La pancia, le viscere, ci costringono ad ascoltare ed ascoltarci. Ma siamo sempre pronti e disponibili a farlo? Non sempre siamo in armonia con le nostre emozioni, non sempre siamo stati e siamo capaci di accoglierle, il nostro corpo ci parla ed è un po’ come guardarsi ad uno specchio che non sempre ci rimanda cose percepite e vissute come piacevoli. Ed è per questo che capita di ricorrere a trucchi e belletti, che nel linguaggio bioenergetica sono le contratture, i sequestri, gli spostamenti. A volte ci facciamo “sequestrare” da emozioni, che ci tengono imprigionati, le soffochiamo, non le riconosciamo, le trasformavamo in altro. Il lavoro terapeutico di ognuno di noi ha a che fare proprio con un percorso di riconoscimento delle nostre emozioni, non nel senso di un controllo, ma nella direzione di una loro piena e spontanea espressione e per una piena realizzazione personale.
Il cammino terapeutico ad indirizzo Umanista propone al paziente un cammino di questo tipo. Un cammino di riconoscimento delle emozioni, di alfabetizzazione emotiva perché spesso non sappiamo come nominare ciò che ci accade, a volte le persone sono in difficoltà nel rispondere alla domanda “cosa hai provato?”, usiamo sempre gli stessi termini, le stesse parole e diamo colori limitati alla nostra esperienza. Le emozioni quindi vanno prima riconosciute, anche attraverso esercizi semplici, che ci mettono a confronto ad scempio con uno specchio, o con un disegno della nostra sagoma corporea. Gli esercizi proposti hanno a che fare anche con un “sentire” a livello fisico: la propria postura, le proprie contratture, le tensioni che avvertiamo nel corpo, le espressioni abituali. Sentire pienamente il proprio stato emozionale ci rende empatici, ci rende capaci di comprendere appieno il nostro mondo, e noi nel mondo. E per far ciò il cammino psicoterapeutico e a volte lento, bisogna creare le condizioni affinché la persona sia pronta a seguire le emozioni, a lasciarsene attraversare, a non mandarle via. Attraverso esercizi e tecniche di stampo umanista le persone si rendono disponibili e consapevoli a sentire anche dov’è queste emozioni hanno origine, in relazione al proprio corpo, da dove nascono, e per quali distretti corporei fluiscono.
Nelle persone, per fare ciò bisogna risvegliare la curiosità per il riconoscimento del proprio stato emotivo, anche mettendole in situazioni inaspettate e “sorprendenti”. I nostri pazienti, a volte anche esperti “utilizzatori” del proprio corpo quali atleti, ballerini, ginnasti, si stupiscono nello scoprirsi più o meno capaci di eseguire alcuni esercizi bioenergetica, si meravigliano di quanto il loro sentire in relazione al loro corpo non sia così trasparente, sia ancora in parte ignoto.
Per questo il terapeuta umanista predispone in terapia tutta una serie di elementi del settimo che accompagnano e facilitano questo percorso. Costruiscono una situazione di agio e accoglienza peri la azionate, anche in senso fisico, e in relazione all ambiente, a volte si spinge sulla personalizzazione dell’ambiente stesso, a differenza di altri approcci non si è “asettici” o rigidamente riservati, ma accoglienti e pronti a ricostruire una atmosfera contraddistinta sia da professionalità e affidabilità ma anche di gesti quotidiani e caldi. Anche l’offrire nell’attesa una tisana o una bevanda predispone ad un cammino impegnativo, fatto anche di cedimenti e di “resa” nei confronti delle proprie difese e rigidità. Un ambiente confortevole, con spazi adatti, facilità l’esecuzione di alcuni esercizi e procedure. La persona nella stanza spesso sceglie dove sedersi, dove riporre i propri oggetti, e noi facilitiamo questo arredando i nostri spazi di lavoro in modo simmetrico, senza caratterizzazioni eccessive rispetto alle posizioni delle poltrone, delle sedie e dei divani.
Spesso, per non dire sempre, il terapeuta umanista si è lasciato attraversare dalle stesse esperienze che propone ai suoi pazienti. Magari con qualche variazione, ma deve essere esperto conoscitore del proprio corpo e del proprio respiro, proprio per agire in maniera autentica quell’empatia e quella vicinanza necessaria al trattamento.
Per questo gli esercizi che proponiamo in terapia devono essere visti non come un insieme di tecniche riproducibili dopo una lettura superficiale. Sono un supporto che ha alla base una preparazione completa del terapeuta. La tecnica è un terreno, è una scusa, spesso è addirittura un diversivo per arrivare da qualche altra parte.
Da oltre venticinque anni lo Studio Napoli fornisce servizi di supporto psicologico, prevenzione del disagio psichico e promozione del benessere sul territorio nel quale opera.
La storia del nostro studio ha inizio nelle città di Pistoia e Firenze, l’esigenza di raggiungere altre zone del territorio ha stimolato la nostra attività portandoci alla creazione di altri centri clinici, in particolare abbiamo fornito la nostra esperienza in materia di supporto psicologico e lavoro psicoterapeutico nelle città di Massa e Montecatini Terme.
Lo Studio Napoli si occupa di psicoterapia individuale (ansia, attacchi di panico, tossicodipendenze, dipendenza affettiva, compulsività, disturbi alimentari), psicoterapia dell'età evolutiva, terapia di coppia.
Offre inoltre servizi di consulenza psicologica e psicoterapia ONLINE.
Attualmente è Direttore della sede di Pistoia della scuola di specializzazione in Psicoterapia “Psicoumanitas”, di cui è socio co-fondatore.
Oltre all’ attività di didatta e supervisore presso la scuola di specializzazione “Psicoumanitas” è impegnato in attività di relatore in numerosi percorsi formativi rivolti a psicologi e medici.
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S. C.
Appena sono entrata nella stanza del dott. Napoli ho sentito di potermi lasciare andare, senza essere giudicata come invece accade sempre nella mia vita e finalmente non mi sono sentita sola nella mia sofferenza. Un grande grazie
Anonimo
Accoglienza e professionalità, mi sono trovato molto bene con il professionistw che si è occupato di me, anche dal punto di vista economico, il prezzo è accessibile
Risposte ai pazienti
ha risposto a 3 domande da parte di pazienti di MioDottore
Buongiorno, sono la mamma di un bambino di 5 anni che da circa 15 giorni ha dei problemi di tristezza, a tal punto che le maestre dell'asilo ci hanno convocato per capire cosa fosse successo perché improvvisamente se ne stava in disparte, giocando con i suoi amichetti solo per poi riportare qualunque cosa succedesse (es. hanno raccolto delle cose sporche per terra, si puliscono il naso con la mano, sputacchiano), contemporaneamente ha iniziato ad avere alcuni pensieri che lo turbavano, cose banali come pensare alle persone mentre erano al bagno o, appena dopo una doccia, immaginarsi altre persone nude.
Noi non abbiamo dato importanza alla cosa, ridendoci sopra, ma evidentemente lui le riteneva decisamente gravi, tanto da doverle riferire più volte alle maestre. Nonostante le rassicurazioni delle maestre metteva il muso a tal punto da avere crisi di pianto che poi cercava di far promettere alle maestre di non riferirci.
Dopo avere parlato con le insegnanti abbiamo cercato di chiarirci con il bambino e capire cosa pensasse, dicendogli che tutti abbiamo pensieri strani, un po'pazzerelli, ma che non è importante, si ascoltano un attimo e poi si lasciano andare. Inoltre gli abbiamo detto che i bambini a volte sbagliano e che se anche sputacchiano si possono perdonare come noi perdoniamo lei se ricapita.
All'asilo (ora è terminato) la situazione sembrava migliorata un poco, ma a casa è spesso triste e se sbaglia qualcosa ha delle crisi di pianto, mentre continua a mugugnare "scusa, scusa, scusa" nei nostri confronti. Lui fa tutte le sue cose, gioca, mangia, dorme, ma con meno della metà della solita energia e come se avesse un fardello addosso.
Il tutto "potrebbe" essere iniziato un giorno che, non abbiamo capito perchè, sostiene di aver leccato alcuni giochi e, dopo alcune volte, la maestra l'ha sgridato dicendogli di portarli a lavare perché poteva trasportare dei batteri.
Aggiungo un altro paio di note:
- già da un paio di mesi il bambino lamentava mal di pancia la mattina quando andava all'asilo. A volte gli capitava di andare a fare pipì più volte nell'arco di poche ore (dalle analisi fatte dal pediatra non è risultato nulla), quindi forse le cose sono legate. Nei fine settimana invece non aveva niente o quasi
- i pensieri che aveva ora non li ha più o comunque non li manifesta molto, ma l'umore è ancora a terra e le crisi di pianto si verificano alcune volte al giorno. Ci chiede spesso conferma che una cosa vada bene (Es. fa niente se ho sputato un po'sul cuscino?) e fa fatica a prendere decisioni (Es. vuoi una bibita? Credo di si, ma forse no.)
Stiamo cercando di essere veramente pazienti e rassicuranti (ed è difficile quando vedi il tuo cucciolo soffrire), ma siamo anche piuttosto preoccupati perchè non è mai capitata prima una cosa del genere.
Grazie
Salve, sento tutta la preoccupazione e la difficoltà nel sentirsi in grado di poter fare qualcosa per aiutare suo figlio, mi ha colpito nella sua narrazione la parte in cui racconta brevemente lo scambino con il bambino, durante il quale ha cercato di contenere e alleggerire la presenza di questi pensieri che riferisce. Occuparsi del vissuto del bambino grazie al supporto di uno specialista, per chiarirne i possibili motivi scatenanti oltre che il significato specifico che queste immagini potrebbero assumere per lui, potrebbe essere un passaggio utile per sostenere e guidare voi genitori, così da non sentirvi in difficoltà o lasciarvi con la sensazione che non ci sia possibilità di migliorare la situazione e allo stesso tempo sollevare il bambino da questo vissuto di tristezza. Oltre al supporto specialistico, per favorire benessere e la possibilità di trasformare le emozioni, che nonostante il vostro encomiabile lavoro di genitori con il bambino, possono essere anche utili le indicazioni che potete trovare su libri specifici oppure proporre al bambino attività per lui stimolanti e che mirano ad attivarlo e uscire, con i suoi tempi, da questo momento buio. Vi faccio un augurio per un miglioramento della vostra situazione nel più breve tempo possibile.
Salve sono qui per chiedere un consiglio su cosa fare. Ho 21 anni, sono un ragazzo e frequento il 2° anno di università.
Dall'età di 19 anni ho iniziato a soffrire di periodi d'ansia che andavano e venivano tant'è che ho dovuto abbandonare una relazione poichè lei non capiva
Dopo questo mi sentii meglio. Tutto è iniziato di nuovo a dicembre 2020 non so perchè. Sono iniziati periodi d'ansia molto più invalidanti fino ad oggi. Ultimamente vedo che più che ansia ho un senso di tristezza e non so il motivo. Vivo da 2 anni una relazione a distanza e credendo fosse questo il problema mi sono preso una pausa(lei mi ha capito)poichè voglio provare a capire qual è il motivo che mi fa star male. Non so perchè mi sta capitando questo senso di tristezza, se è una conseguenza di questa situazione d'ansia irrisolta o altro. Voglio prendere provvedimento poichè non voglio che sfoci in un disturbo depressivo di cui ho molta paura. Diciamo che ad agosto sono stato 10 giorni in vacanza con amici e ho vissuto a pieno, senza ansia ne niente e pochi giorni dopo essere ritornato a casa mi è ricapitato( non ho problemi in famiglia).
È strano e non mi spiego come è possibile che in quei 10 giorni io sia stato cosi bene. Spero di aver inquadrato bene la situazione e che possiate consigliarmi qualcosa, grazie
Salve, mi arriva molto la sua sofferenza dalle sue parole...Molte volte quando si sperimentano vissuti di ansia, capita di adoperarsi in tutti i modi possibili per cercare di evitarli e silenziarsi, ma spesso quello di cui abbiamo bisogno è provare ad ascoltare quello che la nostra ansia ha da dirci per trovare la chiave che ci permetta di comprendere la nostra stessa confusione e entrare in contatto con le nostre emozioni. Credo che sarebbe molto importante per lei prendersi uno spazio con un professionista, che la possa accompagnare in questo viaggio di scoperta.. Un caro saluto, Dott. Luca Napoli
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