Vorrei poteste spiegarmi ciò. Se finché non ho perso mia madre molti mesi fa, il mio vissuto disfunz

19 risposte
Vorrei poteste spiegarmi ciò. Se finché non ho perso mia madre molti mesi fa, il mio vissuto disfunzionale mi faceva star male con oasi/difese/contenimenti che ogni tanto arginavano il malessere. Dopo il lutto lo stesso vissuto non l ho più arginato e come una valanga è uscito. Prima domanda può un vissuto per quanto disfunzionale diventare ancora più consapevolizzato e procurare un crollo e uno smarrimento così forte? Soprattutto se io mi definisco come scissa tra una parte che vuol essere come dire unita integra presente a sé stessa e serena o lucida o non spaventata, e l altra che ripercorre il passato /vissuto, che emerge sempre più chiaro, che riguarda tutti i rapporti con i famigliari, se stessa, la sua vita o sopravvita, perché mi pare di non avere vai vissuto davvero libera, perché ora non sono più in grado di arginare? Perché sento che se provo ad alimentare o a fare cose con la parte sana, vitale e a non distaccarmi, dividermi come dire, in pochi istanti io torno a contattare la parte negativa spaventata angosciata inquieta che pensa non ce la farà mai ad imparare a vivere bene? E soprattutto perché non riesco a ridurre le scivolate e i contatti con tale parte in favore dell altra? Nei momenti di distrazione riesco a starci poco e invece vado ad ammollarmi nell altra finché mi pare di impazzire, da cui temo di non riuscire più ad emergere. Prima visto che sono giorni di sintomi fisici che aumentano ansia e questa parte che prende sopravvento, parlavo a mia mamma a voce alta e dicevo.. Sei stata ingombrante da viva e non puoi pure da... Non riesco a dire il verbo. Capite come sto? E sono moltissssimi mesi che l ho persa. Mentre dicevo ciò, mi sentivo fuori di testa, e in colpa. Perché la parte che ha sempre taciuto la sua legittima esistenza per placare le paure materne, quasi si rimprovera pure dell'aggettivo ingombrante. Ora sono fuori come un balcone per voi? Se ho sempre avuto tali parti, erano meno distaccate, le riuscivo a ricomporre, mica so cosa il lutto ha creato in me che ora mi fa star così male da non immaginarmi di stare bene. Cosa vuol dire star bene non lo so, non lo conosco. Dico che se non contattassi più la parte spaventata, angosciata mai più, sarebbe ottimo. Cercare di fuggirci non so farlo, toglierlo nemmeno ed evitare di starci in bagno totale neppure. Esiste un modo per scordare il passato? Per levare tale parte mortifera e che mi controlla? Grazie da donna che lotta ma ha paura.
Gentile utente purtoppo non esiste una modalità per scordare il passato, perché, inevitabilmente, questo prima o poi ritorna sotto qualsiasi forma: ricordi, sintomi ansiosi, panico , disturbi psicosomatici e se ne potrebbero fare mille altri di esempi. Credo che sia stata proprio la scomparsa di sua madre ad aver fatto si che il " vaso di pandora" si rompesse. L'unica cosa che può fare ora per stare meglio è cercare di ricomporre questi pezzi facendosi aiutare da uno specialista con il quale provare ad affrontare il passato che tanto le fa male. Ci sono delle volte nella vita che per quanto proviamo a fuggire, purtroppo, prima o poi dobbiamo fare i conti con certe cose. Veda questo momento così buio e difficile (ha ragione a sentirsi così tanto male) come un momento per fermarsi e ricominciare partendo da ciò che è stato e a cui è sottostata perché non aveva scelta.
Un caro saluto
D.ssa Gemma bosco

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Affrontare un lutto importante è un evento molto doloroso e triste ma è un fatto che purtroppo ognuno di noi, presto o tardi, si trova a vivere.
La parola morte è diventata il vero tabù con la conseguenza che le persone che affrontano un lutto non sono supportate, sentendosi così ancora più sole e allo spando.
Si è persa l'empatia e la capacità di accompagnare un proprio caro verso i momenti finali della vita, delegandone la responsabilità a strutture quali l'ospedale o affini.
Le persone, del resto, non sanno come comportarsi dopo la perdita di una persona cara.
Lo psicoterapeuta può accompagnare nel processo del lutto, aiutare ad affrontare quel lavoro emotivo indispensabile per riprendere il corso della vita e non incappare in fenomeni molto negativi quali l'incistamento del lutto, la depressione. Dott. Maria Grazia Antinori
Accettare il dolore di una perdita importante non è facile. La perdita della
madre per una figlia vuol dire fare i conti con tutto ciò che è rimasto irrisolto nella loro relazione. Fisicamente non c'è più ma emotivamente sono ancora presenti i conflitti, l'ambivalenza, l'affetto ecc. nei confronti di una madre interiorizzata.
Affrontare tutto questo da sola è difficile e non si può continuare a mettere tutto a tacere. È giunto il momento di fare un po di ordine dentro se stessa e innanzitutto di elaborare il lutto. Si affidi ad uno psicoterapeuta : evitare di guardare da vicino i problemi li ingigantisce sempre di più.
Salve, sarebbe stato utile che nella sua lunga lettera lei ci scrivesse più notizie su di lei, la sua età ed oltre ai rapporti disturbati che ha avuto con sua madre, come era la sua vita lavorati ed affettiva. Dalla sua domanda trapela che lei non ha ancora elaborato il lutto, le consiglio d'intraprendere una terapia EMDR adatta per poter risolvere il suo problema, la saluto cordialmente, dott. Eugenia Cardilli.
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Buongiorno dalla sua lunga mail oltre a dolore trapela molto la rabbia e la razionalizzazione di questa rabbia. Dai termini che utilizza probabilmente ha già fatto un percorso di psicoterapia antecedente a questo lutto. Ora mi sembra arrivato il momento di iniziarne uno con la consapevolezza di tutto ciò che è venuto fuori da questa perdita. Il dolore è parte integrante per il superamento di un lutto importante come quello di una madre. È come se si fosse rotto un vaso, lei riconosce ogni singolo pezzo e dove avere ma avesse bisogno della colla, appunto il dolore e la rabbia, per incollare i suoi pezzi. Le consiglio un percorso sistemico relazionale perché ha bisogno di dare un significato alla relazione con questa mamma ingombrante anche se non più in vita.
Un saluto
Dottoressa Lorico
Di solito leggo le domande troppo lunghe ma con la sua sono arrivata in fondo. È pane quotidiano per noi terapeuti occuparci delle relazioni primarie. Legga i curriculi di chi fra noi non sia troppo lontano dalla sua abitazione, scelga e chieda un appuntamento. Una psicoterapia è l'unico aiuto concreto e duraturo per affrontare la sua sofferenza. Coraggio!



Gentile Signora, le consiglierei di affrontare un percorso per elaborare il suo vissuto. Non è tanto il lutto che non riesce ad elaborare, quanto il fatto che sua madre, anche da morta, continui ad essere così "ingombrante", come lei la defiisce. Questo ingombro può liberarlo solo lei.
A volte si pensa che, finito un rapporto, quello che è stato svanisca ma, certe dinamiche invece, ce le portiamo dietro.
Sicuramente, come dice la mia collega, con la morte di mamma, il vaso di Pandora si è rotto e adesso molte emozioni diventano travolgenti o forse, quello che la devasta è che pensava che sarebbe andato tutto a posto ed invece non è così.
Affronti un percorso e trovi la sua dimensioni, liberi lo spazio occupato da mamma, almeno in parte e lo usi per se stessa.
Solo così potrà smettere di sentirsi in colpa.
in bocca al lupo

Enrica Tavella
Buongiorno cara utente. Prima di tutto voglio rassicurarla dicendole che sta certamente soffrendo tanto ma non è fuori di testa per niente. Da ciò che descrive mi sembra stia sperimentando un conflitto tra la sé bambina, ferita intrappolata arrabbiata che finora ha preferito tacere e la sé adulta che fino a questo momento ha avuto il controllo della situazione. Perché proprio ora le è sfuggito di mano? sicuramente la perdita di sua madre ha permesso il riaffiorare di vissuti in ricordi, emozioni e sensazioni corporee provenienti dal suo passato. Se è già in terapia e se la sente dia voce a quella bambina...anche lei ha bisogno di dire delle cose!
Un caro saluto
Wanda Donisi
Gentilissima, come lei ha ampiamente spiegato ora sente di aver acquisito maggior consapevolezza rispetto ai vissuti legati alla perdita e al legame con sua madre. È proprio su questo che si insinua la sua rabbia, perché sente ancora molto invischiata la sua relazione con la figura genitoriale.
Solo lei ha il potere di riportare l’equilibrio che cerca, ma per farlo credo sia necessario rivolgersi a qualcuno che sia in grado di offrirle, con un occhio esterno ed esperto, una nuova narrazione accettabile e soprattutto funzionale.
Resto a disposizione per eventuali chiarimenti.
Cordiali saluti,

Dott.ssa Elisa Paterlini
Buongiorno. La sua lettere permette di cogliere che è molto condizionata dal passato e ritengo possa essere utile valutare meglio la condizione con qualche collega di persona.
Buongiorno,
Aggiungo una sola cosa alle risposte dei miei colleghi. Lei dice che se non contattasse più la parte spaventata ed angosciata, starebbe finalmente meglio. Per quanto sia comprensibile che lei pensi questo, e che viva questa parte di sé come un ostacolo, tenga in considerazione due cose: una è che non è possibile cancellare, ma nemmeno ignorare, una parte di noi; l'altra è che questa parte, anche se ora non sembra ed è difficile immaginarlo, ha avuto un ruolo nella sua crescita. Non facciamo nulla 'a caso', se creiamo una parte di noi così spaventata, significa che abbiamo avuto bisogno, nel nostro passato, di separare in qualche modo paura ed angoscia in modo da poter avere 'parti libere' di crescere e fare una vita normale.
Per quanto possa sembrare paradossale, credo che quella parte di lei, che tanto la disturba, vada dapprima ascoltata, e poi calmata. Pensi a quanto chiasso fa un bambino piccolo che non viene ascoltato. Se nessuno gli dà retta, cercherà un modo, pur assurdo, per farsi vedere.
Se già è in terapia, come sembra, ha lo spazio giusto per fare ciò. Se non lo è, come suggeriscono i colleghi, pensi all'opportunità di riprendere il suo percorso,
Carissimi auguri,

Dott.ssa Valentina Cozzutto
Gentile Signora buongiorno!
Trapela molto dolore e confusione dalle sue parole e anche se sarà difficile aggiungere qualcosa di più alle esaustive risposte dei colleghi, volevo ribadire l'importanza di rielaborare le emozioni, i pensieri, le parole non dette che il lutto ha lasciato. Perdere una persona importante nella propria vita non lascia necessariamente vuoto e spazio, ma un groviglio di sensazioni contrastanti, di rimorsi e rimpianti di cui non sembra di poter fare più nulla. Ma non è così: dia voce e una nuova forma a quello che prova con l'aiuto della psicoterapia.
Le faccio i migliori auguri, Dott.ssa E.Berta
Gent.le ,
riconosco che lei possa provare un' ansia da separazione dopo la perdita di una figura così importante quale la madre, ma ciò che mi colpisce di più è il profondo senso di colpa che si nasconde in lei, senso di colpa che si genera nella verità che conosce profondamente: senza sua madre può vivere benissimo ed anche meglio. Il suo rapporto con la figura materna credo sia stato anche asfissiante, controllante e non equilibrato. Adesso che lei è morta proverà sia il dolore per la perdita, ma allo stesso tempo quasi un piccolo respiro di sollievo. Provi a non sentirsi in colpa e a richiedere un aiuto ad una psicoterapeuta donna, capace di sostenerla e di affrontare i sentimenti ambivalenti che prova verso chi ama ( amore/odio).
Cordiali saluti
Dr.ssa Iolanda Lo Bue
il suo 'problema' ha un nome semplice: si chiama lutto. Tutti noi quando perdiamo una persona per noi importante affrontiamo esattamente tutto quello che lei descrive. Come un treno ci fermiamo a tutte le stazioni, sono uguali per tutti. La differenza è scendere e stare in ciascuna di esse o restare sul treno che passa e va, e infatti tutto prima o poi passa.
Un lutto dura circa tre anni, quindi non si meravigli se è ancora all'inizio. Dopo lo shock iniziale cominciano i pensieri che lei descrive. Fa male, fa paura ma è 'normale'. Avere la sensibilità a tanto dolore, alla paura, alla rabbia è indice di buon cuore (si sarebbe detto una volta), insomma anche e con qualche contrasto vi volevate bene e comunque come potrebbe essere rose-e-fiori un lutto?
Tenga conto che è tra le esperienze umane più difficili e dolorose quindi non ci sono quelli bravi a superare il lutto, ci sono solo tentativi più o meno riusciti di andare avanti e fare del dolore qualcosa di buono, di utile e gentile. C'è chi trova un colpevole e lo insegue per punirlo, c'è chi crede che sia colpa sua e si tormenta, c'è chi non sa che fare perché non è abituato a stare da solo e a decidere senza qualcuno con cui consigliarsi e da cui sentirsi protetti. Perciò tutti noi continuiamo a parlare a voce alta con i nostri morti, con le loro foto, i loro oggetti e insomma ce li teniamo vicino per non sentirci soli e disperati.
Di solito un modo per aiutare ad andare avanti è cercare qualcosa di cui prendersi cura: una pianta, un animale, un progetto o una persona o tutte le cose insieme. Il dolore può diventare una paura, come la disperazione e per uscirne un modo è aver qualcosa di importante da fare: prendersi cura di qualcosa o di qualcuno. Prendersi cura amorevolmente di qualcuno che ha bisogno di noi e che senza di noi non saprebbe come cavarsela. Lo so che sembra strano ma io faccio così, il dolore è lo stesso e mi fa impazzire ma ho imparato a starci in compagnia e a parlarci con gentilezza e a prendermi cura di qualcosa o di qualcuno come parte della cura. A me funziona o, comunque, mi tiene impegnato. E piano piano il dolore diventa dolcezza. Le auguro di fare questa esperienza.
Buongiorno, dalla sua descrizione riesco a capire che il lutto è molto recente ma le ferite sono molto antiche e legate alla medesima persona,... è molto importante accogliere e comprendere questo disagio e queste emozioni così pervasive come e perché agiscono su di lei, facendola sentire disgregata e piena di sensi di colpa,.. attraverso un confronto con esperto le permetterà di riportarla al centro del proprio Sè e dare il giusto peso al passato e al presente, verso un futuro anche più carico di energia rispetto ad un presente che l'appesantisce. Si rivolga a qualcuno di sua fiducia che l'aiuterà a trovare maggior serenità. Buon inizio!!
.
Gentile utente,
rispetto a quanto detto dai colleghi non c'è molto da aggiungere. Mi permetto solo di sottolineare l'importanza che le due parti dissociate della personalità (quella angosciata e quella sana) non andrebbero viste in contrapposizione, bensì in relazione. Accolga, quindi, la parte angosciata, perché quella parte di lei ha bisogno di essere accolta come un bambino disperato.
Riguardo all'immagine ingombrante di sua madre, ciò è fisiologico. la mancanza genera il desiderio e questo attiva l'immagine fino ad amplificarla. In neurofisiologia accade qualcosa di analogo dopo un intervento di amputazione (sindrome dell'arto fantasma). d'altronde, quando viene a mancare una persona così importante, con la quale ci si è identificati, si vive il lutto come un'amputazione di una parte importante della propria anima. Ma con un valido aiuto riuscirà a risanare e far 'crescere' quella parte angosciata. Il ricordo che mai scomparirà diverrà meno doloroso.
Un caro saluto
Dott. Marco Franceschini
Buongiorno, dalla sua lungalettera si comprende sia il suo dolore per la perdita , sia la sua confusione emotiva interiore. Ha proprio bisogno di fare ordine , perché il lutto ha aperto un varco su un passato non ancora elaborato e superato . Il passato non si può cancellare , ma gli si può attribuire il giusto senso che ci permette di vivere il futuro. La saluto . Barbara da Torino e Legnano (Mi)!
Buongiorno, il lutto è un evento doloroso è ha bisogno del tempo per poter essere elaborato. Comunque le consiglierei un percorso psicoterapeutico per essere accompagnata nell’elaborazione al lutto ed aiutarla a fare un po’ d’ordine dentro di se. Distinti saluti
Gentilissima utente, le sue parole fanno emergere anta rabbia, sofferenza e confusione... Rivolgersi a un psicoterapeuta è fondamentale per dare un nuovo significato ad un passato che ancora la fa soffrire e per permetterle di unire le diverse parti di sé. Spero che riesca a fare questo passo.
Io sono disponibile. Un caro abbraccio e in bocca al lupo

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