Troppo spesso leggo, forse per abitudine o non so quale altro motivo, il consiglio di chiedere aiuto

20 risposte
Troppo spesso leggo, forse per abitudine o non so quale altro motivo, il consiglio di chiedere aiuto ad un professionista, poi nel momento in cui la persona in difficoltà chiede davvero aiuto si scontra faccia a faccia con la realtà, perchè non sa che a fare il lavoro pratico dovrà essere lui/lei.
Ed ecco uno dei principali motivi per cui poi si abbandonano le terapie o non si riesce a proseguire a cause delle cosiddette resistenze del paziente.

La mia domanda è: È giusto illudere chi ha bisogno di aiuto?
Se poi questo aiuto deve imparare a darselo da solo.
Ad esempio giorni fa leggevo l'esperienza di questa persona che lamentava una forte gelosia nei confronti della moglie (sposati da 14 anni), lui diceva di non essere riuscito a risolvere questo problema nemmeno dopo un percorso psicologico e che non sapeva più a chi o cosa chiedere aiuto, così si è ritrovato a chiedere consigli all'interno di un forum. Tra l'altro questa persona era consapevole che la sua gelosia era dannosa per la relazione eppure non riusciva a controllarla.

Questo è solo un esempio, ma se ne potrebbero prendere tantissimi.
Mi chiedo, ma se una persona non ha davvero voglia di cambiare perchè dovrebbe chiedere aiuto?
Salve, la terapia è una scelta di vita, non un obbligo. Nel caso in cui una persona volesse cambiare alcuni aspetti di sé allora può intraprendere un percorso di psicoterapia.
Buona giornata.
Dott. Fiori

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Gentile Utente, solitamente una persona quando sta male chiede aiuto ad un amico o ad un professionista, questo accade quando il suo problema gli crea malessere e inficia sul buon funzionamento globale della sua vita. Pertanto, lei con la sua domanda sembrerebbe dire che questa motivazione che muove una persona a chiedere aiuto non è sufficiente per produrre il cambiamento tale da poterla far star meglio. Posso rispondere che, per la mia esperienza, spesso tale motivazione è sufficiente, e i risultati arrivano, altre volte per una serie di fattori non basta. Sarebbe come dire che chiamare il medico o andare in ospedale quando si ha un problema fisico è inutile perchè alcuni non ce la fanno. La psicoterapia è un lavoro che terapeuta e paziente fanno insieme per realizzare un obiettivo congiunto, per cui è necessario l'impegno di entrambi per realizzare il cambiamento.
Gentile utente la sua domanda è più che legittima, ma credo che quello che legge o le sue esperienze personali non possano essere generalizzate così tanto. La psicoterapia aiuta, non è solo il paziente a lavorare ma anche e soprattutto il terapeuta che si impegna costantemente sia in seduta che fuori nell'importante compito di essere una base sicura per il suo paziente e a costruire con lui il percorso e le strategie più efficaci per farlo stare bene. In conclusione non capita mai che un terapeuta obblighi un suo paziente a stare in terapia può tutt'alpiú aiutarlo a trovare le giuste motivazioni per il 'cambiamento' .
Ma queste credo siano questioni strettamente professionali e "tecniche teoriche" specifiche per i professionisti.
Spero di averle dato nuovi spunti di riflessione.
Saluti
Gentile utente, chi viene in psicoterapia lo fa perchè ha voglia di apportare un cambiamento nella propria vita e chiede aiuto per questo. Ovvio che sen non si ha alcuna voglia di cambiare, difficilmente si chiederà aiuto a qualcuno, aiuto per cosa in fondo. Se voglio che le cose rimangano così non ho bisogno di fare alcun movimento verso.., tantomeno andare da uno psicoterapeuta.
Il lavoro che si fa in psicoterapia è il risultato di un lavoro a due in cui è la relazione tra paziente e terapeuta che ha un potere trasformativo. In nessun rapporto capita di fare tutto da soli..
Un saluto,
Rosella Pettinari
Salve, aggiungo che la psicoterapia illude sempre il paziente, nel senso che crea una realtà inventata che produce effetti concreti, cioè mette in atto le condizioni affinchè il paziente cambi.
Ma se il paziente, sebbene abbia un problema, non lo sente come un problema, sarà ben difficile che la terapia abbia successo.
In altre parole, ...se non è rotto, non aggiustarlo".
Saluti
Salve, la domanda di chiusura del suo script dice tutto. Mi spiego: il terapeuta è come un allenatore e un facilitatore del processo di cambiamento del cliente. Se una persona, a seguito di una richiesta di supporto psicologico, è disposta a collaborare e ad impegnarsi, può adire ad un processo di cambiamento del suo modo di vedere il problema, perchè il cambiamento si produce dalla sinergia dell'impegno di paziente e terapeuta. Buona serata, dr.ssa Daniela Benvenuti
Salve,
La terapia psicologica ha lo scopo di migliorare la qualità della vita delle persone.
Se una persona vuole migliorare la propria vita e richiede un supporto psicologico dovrebbe essere motivata a impegnarsi e seguire le indicazioni del Terapeuta. Tuttavia non sempre si verifica, a causa di diversi fattori. E qui entra in gioco la capacità dello specialista nell'aiutare la persona a sviluppare una motivazione adeguata. A volte si riesce a far ciò in tempi brevi, altre volte è necessario un tempo più lungo. Alcune volte le persone interrompono la terapia, perché non ricevono benefici immediati da essa, senza comprendere che lavoriamo con difficoltà che si sono sviluppate in tempi lunghi e che spesso richiedono tempi più o meno importanti per essere risolte. Altre volte la relazione fra Terapeuta e paziente non ingrana, non si crea una buona alleanza, bisogna ricordare che la terapia avviene fra 2 persone ed è necessario che fra queste due persone si crei una buona relazione.
Quando questo non avviene, e a volte non avviene, non è da attribuire la causa della mancata riuscita terapeutica alla terapia psicologica in generale, ma sarebbe da capire cosa è andato male e questo un professionista dovrebbe farlo, cioè dovrebbe capire per se stesso e per il paziente cosa non ha funzionato.
Cordialmente
Dott. Santo La Monica
Salve, grazie per la domanda. è vero che chi va in psicoterapia deve fare qualcosa in prima persona e deve mettersi in gioco. questo proprio perché anche ciò che far stare male è qualcosa che stiamo facendo attivamente. ad esempio un attacco di panico non è una cosa che arriva dall'esterno: per quanto poco funzionale, è la migliore risposta che quella persona è riuscita a dare in quel momento e in quella specifica situazione. siamo responsabili di come stiamo: responsabilità significa abilità di risposta infatti. se una persona ha voglia di mettersi in gioco e lavorare, potrà insieme al terapeuta lavorare anche sulle resistenze senza abbandonare per forza la terapia. per quanto riguarda darsi aiuto da soli non sono molto d'accordo: lo psicoterapia è un aiuto che porta, dopo un percorso, ad andare con le proprie gambe, mantenendo la capacità di chiedere aiuto quando non ce la si fa più da soli o semplicemente quando si vuole fare meno fatica e si vuole ricevere un sostegno
Salve, sono un Medico specialista in Psicologia clinica, Psicoterapeuta ed Omeopata. Credo che sia più utile che io le racconti come opero personalmente, piuttosto che rispondere genericamente alle sue domande.
Le persone decidono di intraprendere la psicoterapia per un motivo ben preciso: perché percepiscono una sofferenza esistenziale dalla quale vuole uscire per migliorare la propria qualità della vita.
A cosa serve e come funziona la psicoterapia? Esistono molte tipologie di psicoterapie; d'altra parte sono convinto che al di là degli indirizzi teorici dello psicoterapeuta, molto contano le sue caratteristiche umane e relazionali: occorre non solo sapere e saper fare, ma anche saper essere.
La psicoterapia deve, a mio parere, essere praticata come una sorta di laboratorio in cui la persona in difficoltà e il professionista operino con uno spirito di collaborazione e alleanza; una buona relazione psicoterapeuta-paziente è, infatti, il campo e il presupposto fondamentale per cogliere, innanzitutto, il significato, la collocazione e i contorni delle motivazioni e delle cause inconsce del mal-essere.
La psicoterapia che propongo ai miei pazienti si basa sui seguenti concetti fondamentali. Essa attraverso specifiche modalità, tecniche e contesti (setting), restituisce, in primo luogo, alla coscienza della persona in cura gli elementi complessi e inconsci che la penalizzano: le sue paure, le angosce, i traumi, i conflitti, le strategie di sopravvivenza, le tattiche difensive e i dogmi che il soggetto ha pian piano creato in sé senza rendersene conto.
Sono questi, in buona sostanza, i fattori che generano una interazione disfunzionale con la realtà (interiore ed esteriore). Maggiore è l’influsso di questi elementi inconsci sulla nostra vita e maggiore sarà l’alterazione esistenziale; essa darà segno di sé attraverso vissuti, condotte e stili connotati da rigidità, automatismo, disistima, ansia, conflittualità, schematismo, eccessiva tensione, auto ed etero castrazione, conformismo, smarrimento di valori e senso dell’esistenza, tristezza, dogmatismo, senso di colpa, stasi, rinuncia e chiusura autarchica.
Si attua, in sintesi, una coazione a ripetere, in tutte le occasioni significative, di una sorta di copione sempre insoddisfacente. Tutto ciò si concretizza in ultima analisi nello star male, poiché non solo questi complessi inconsci sono estremamente destabilizzanti, ma anche perché allontanano dal e celano all’essere umano il suo stesso nucleo più sano, genuino e fecondo di sé (quello che Edward Bach, medico gallese e fondatore della Floriterapia, denominava Vero Sé); essi, inoltre, bloccano e disattivano l’Inconscio Superiore (cioè quell’insieme di qualità positive e risorse ipotizzate dallo psichiatra Roberto Assagioli, fondatore della Psicosintesi). Questo percorso, pur partendo dalle fonti della sofferenza, punta, nondimeno, con il massimo della determinazione, alla salutogenesi; l’obiettivo è, difatti, illuminare e attivare i talenti, le vocazioni, le risorse, l’autenticità, la flessibilità, l’indipendenza e la creatività della persona.
È, inoltre, estremamente rilevante sottolineare che il prevalere di elementi destabilizzanti apporta un disordine generalizzato e progressivo nel sistema Psico-Neuro-Endocrino-Immunologico e nella struttura ossea, muscolare e articolare. Il sistema tende così ad auto intossicarsi, a essere particolarmente permeabile alle tossine provenienti dall’esterno, a indebolire le sue difese immunitarie, a impoverirsi di elementi nutrizionali, a ossidarsi, ad acidificarsi e a distorcersi da un punto di vista strutturale e posturale.
Occorre perciò tener presente che le direzioni che portano al malessere o viceversa alla salute sono, certamente e in primo luogo psico-somatiche, ma anche somato-psichiche. La Psicoterapia che attuo, sposando queste tesi, può essere definita globale poiché le persone sono da me considerate una irripetibile individualità e una inscindibile globalità emozionale, esistenziale, sociale, strutturale, bioenergetica e biochimica.
A partire dagli assunti metodologici illustrati e avendo, in quando medico, arricchisco e rendo veramente olistica la psicoterapia con la prescrizione, ove necessaria, di rimedi naturali. La Floriterapia di Bach, l’Omeopatia Omotossicologica, la Nutraceutica, la Fitoterapia e la Psicoprobiotica mi permettono di offrire al paziente l’attuazione di una forte sinergia che produce i seguenti reali benefici: il lenimento sintomatico, la rivitalizzazione metabolica, il recupero delle forze e del buon umore e una benefica disintossicazione. Tutto ciò rafforza, velocizza e completa il percorso di consapevolezza che, come abbiamo già visto, è alla base del depotenziamento dei fattori destabilizzanti e dell’attivazione di dinamiche virtuose e benefiche. Infine voglio rispondere a una sua domanda in modo più diretto; lei chiede "È giusto illudere chi ha bisogno di aiuto?", certamente no! La maggior parte degli psicoterapeuti non illude nessuno ma lavora con serietà, impegno enorme e competenza; è "chiedere consigli all'interno di un forum", che, invece, non solo è illusorio ma fonte ulteriore di confusione e sbandamento! Spero di essere stato chiaro e utile. Buona serata.

Salve,
le sue parole esprimono diversi dubbi e timori rispetto al senso di chiedere aiuto ad un professionista in ambito psicologico ed alle paure dell'illusione del cambiamento, del non essere in grado di evolvere, con la difficoltà a mettersi in gioco in modo motivato nella costruzione di una relazione di fiducia e aiuto. A me arrivano anche sensazioni quali fatica, frustrazione, delusione, e mi verrebbe da domandarle che cosa stia vivendo, ovvero che significato assumano su di sè in questo momento le parole cambiamento, voglia di cambiare, motivazione, chiedere aiuto, lavoro pratico.
Spero che la mia risposta possa essere utile rispetto alle sue riflessioni in corso e la ringrazio per aver condiviso ciò che prova
Dott.ssa Helene Vacchero


Gentile utente, le sue perplessità danno modo di esporre alcuni chiarimenti, per cui la ringrazio. La psicoterapia non è una pratica che punti a riempire i pazienti di nuove credenze o buoni consigli che abbiano l’effetto di un farmaco che silenzia il dolore generato dai sintomi. E’ certo che il paziente debba giungere ad aiutarsi da solo prima di tutto abbordando la propria responsabilità e implicazione nei propri sintomi. Lo strumento utilizzato dalla psicoterapia è la parola e l’individuo che sceglie questo percorso deve passare per il proprio discorso che gli viene restituito da un interlocutore preparato ed avvertito del fatto che non deve incarnare il santone, l’assolutore o il giudice. Ad ognuno il proprio ruolo! Il naufragio di un percorso terapeutico può dipendere da diversi fattori: un’errore nell’analisi della domanda da parte del terapeuta, una lettura sbagliata della relazione che si instaura oppure il pensiero del paziente di essere salvato magicamente dal terapeuta che magari non è in grado di rettificare questa idea. Infine, chi non vuole cambiare solitamente non chiede aiuto o se lo fa non esprime un vero interrogativo anzi evita accuratamente di correre il rischio di incontrare stimoli che lo costringano a lavorare. Un saluto. Daniela Bianchi

Buongiorno grazie per la sua domanda. Lei parla di illusioni, perché? La psicoterapia ha come obiettivo quello di aiutare le persone a raggiungere una maggiore consapevolezza, una crescita personale che garantisca loro un miglioramento della propria gestione di vita, della fiducia in sé e nelle proprie capacità personali, relazionali e lavorative. Tutto ciò viene messo in atto dal professionista innanzitutto ma come in tutto ciò che affrontiamo nella vita anche la persona che ha scelto liberamente di chiedere aiuto svolge un ruolo fondamentale. Le faccio un esempio: se un medico cura un problema al ginocchio e invita il paziente a fare regolarmente degli esercizi a casa per una ripresa completa e più rapida, sarà poi nelle mani di questa persona la scelta di come comportarsi. Se non dovesse trovare la forza, la voglia, il tempo e quindi una reale motivazione, il problema perdurerebbe.
Mi rendo conto che possa essere complesso comprendere la differenza tra aiutarsi da solo e partecipare attivamente alla psicoterapia. La buona riuscita di una psicoterapia dipende da diversi fattori:dal terapeuta, dall'indirizzo utilizzato da lui/lei, dalla relazione terapeutica che si instaura, dal momento storico che sta vivendo il paziente ma anche dalla ua motivazione.
Saluti,
Dott ssa Federica Leonardi
Gentile utente di mio dottore,
alla base del cambiamento e della crescita personale per quanto riguarda la psicoterapia è fondamentale l'alleanza terapeutica. Grazie a quest'ultima il paziente con il tempo, accompagnato dallo psicoterapeuta, trova la forza solitamente di metter in gioco le proprie posizioni aggiungendo ad esse nuovi modi di entrare in relazione con la realtà e questo e quello che consente al soggetto di uscire da situazioni di impasse che ilo tengono bloccato e sofferente all'interno di alcune situazioni e dinamiche relazionali. Il compito di una terapia non è quello di cancellare quello che il paziente è, la sua storia , le sue convinzioni e i suoi pregiudizi, ma quello di consentire al paziente di guardare il mondo relazionale da altre angolazioni. La scelta di imbattersi in una di queste strade nuove spetta al paziente e nessuno può arroccarsi il diritto di violare anche la possibilità di voler rimanere all'interno di certe posizioni, sarebbe una violenza. Alcuni percorsi si interrompono proprio nel momento in cui il paziente diviene maggiormente consapevole di certe dinamiche relazionali, in quanto è quello il momento in cui bisognerebbe fare uno sforzo per cominciare a fare qualcosa di diverso. Non è mai semplice intraprendere nuove strade, anche se alcune dinamiche fanno star male il soggetto ne è affezionato al punto da non volervi rinunciare. Questo è uno dei problemi più complessi da fronteggiare in terapia ed è per questo che alcuni percorsi psicoterapici sembrano tramutarsi in qualcosa di interminabile.
Nella speranza di aver orientato nel miglio modo possibile la sua riflessione e la sua domanda....

Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Salve.
Tutto ciò che funziona e ha trovato un equilibrio perché dovrebbe essere cambiato? Se si chiede aiuto è perché probabilmente ad un certo punto della vita l'equilibrio trovato in precedenza non è più funzionale, fa vivere male e non si riesce a trovare un equilibrio che permetta di sopravvivere al meglio.
Se il malessere è tale da spingere al cambiamento, si chiede aiuto, altrimenti si può trovare un equilibrio anche nel malessere sopravvivendo al meglio. Ognuno deve rispettare i suoi bisogni. Le psicoterapie intraprese per consiglio, bisogno e desiderio di altri o per far contenti gli altri, sono destinate al fallimento. La psicoterapia è utile quando la persona che la chiede è motivata e ne sente il bisogno in prima persona.
Distinti saluti
Gentile utente, chi cerca aiuto probabilmente è arrivato alla consapevolezza di stare male, di poter migliorare, ma di non avere gli strumenti per farlo. Per questo esistono figure professionali formate con anni di studi, tirocini, ed esperienze. Io dico sempre ai miei pazienti che lo psicologo è colui che può fornire direzione e strumenti per migliorare, ma che poi sta a loro impegnarsi e applicare tali strumenti. Non si ha il controllo di nessuno all'infuori di se stessi. Non si cambia passivamente (subendo azioni o parole di altri), ma attivamente. Ci sono alcuni pazienti che nonostante il bisogno di aiuto mostrano resistenze. Compito del terapeuta è aiutarli a vedere tali resistenze, analizzarle e aiutarli a superarle, perché se il paziente ha cercato aiuto ed è venuto in seduta vuol dire che la sua parte adulta, matura, sana (come la si vuole chiamare) è consapevole di avere questa necessità, nonostante la paura e l'imbarazzo che può provare. Distinti saluti, dott.ssa FB
Buongiorno, certamente ognuno è libero di intraprendere o no un percorso di terapia ma se decide di farlo non può aspettarsi che lo psicologo risolva i suoi problemi da solo. Il percorso di terapia è un percorso condiviso dove il terapeuta offre al paziente competenze teoriche e pratiche per fornirgli strumenti utili a superare i problemi. Il paziente deve essere motivato al percorso e se ci sono delle resistenze, ma il paziente vuole raggiungere degli obiettivi di cambiamento, lavorare su queste resistenze. Se fossi io a dire al paziente cosa deve e non deve fare non rispetterei la sua individualità e sarebbe plagio, ognuno dentro di sè, anche quando non ci crede, ha delle risorse che magari ha bisogno di imparare a utilizzare o che deve costruire. Cordiali saluti dot.ssa Adriana Casile
Buongiorno, la sua domanda è molto importante, per questo in fase iniziale è fondamentale dedicare del tempo con il paziente sulla motivazione ad intraprendere un percorso.
Saluti. SV
Gentile utente, è possibile che una persona non abbia voglia di cambiare, ma è altrettanto possibile che ne abbia il desiderio, ma magari ancora non lo sa bene a livello cosciente. Avverte che c’è qualcosa che non va e che la fa star male, ma ha paura di ciò che potrebbe comportare un cambiamento, perché non lo conosce, quindi preferisce restare in quella zona sicura che invece conosce bene. Se chiede aiuto a un professionista deve essere disposto a un cambiamento e a lavorare con lui perché ciò possa prodursi. Un cordiale saluto
Gentile utente, il paziente non fa tutto da solo. Lei parla di volontà ma nessuno ha volontà di stare male e se è consapevole di non riuscire a stare meglio, cerca un aiuto. Un professionista per quanto bravo in questo campo, può non essere adatto a quel singolo paziente perché è la coppia medico- paziente che lavora insieme. L'obiettivo è rendere consapevoli di come quei sentimenti tanto irrazionali e non voluti, possano trovare origini nella propria storia. Inoltre all'interno della relazione, il sentirsi compresi accuditi, ascoltati...spesso rimedia alle mancanze di relazioni d'origine che ne sono state carenti.
Spero di essere stata chiara. Rimango a sua disposizione per eventuali informazioni.
Dott.ssa Valeria Randisi
Buona sera, in situazioni di forte disagio nonchè durature nel tempo sarebbe importante rivolgersi ad uno specialista per poter meglio comprendere ed elaborare questa sua problemtica. Preferibilmente le consiglierei di rivolgersi ad uno psicologo psicoterapeuta così che possa intraprendere un percorso di terapia anche in videochiamata WhatsApp. Cordiali saluti, Dott.ssa Beatrice Planas. Psicologa psicoterapeuta per consulenze online

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