Sto effettuando psicoterapia da 2 anni per una depressione reattiva; purtroppo al trauma che mi ha p

17 risposte
Sto effettuando psicoterapia da 2 anni per una depressione reattiva; purtroppo al trauma che mi ha portato a sentirmi (letteralmente in pezzi) se ne sono aggiunti altri, e non posso negare il supporto che ho avuto dal mio terapeuta. Da un po' di tempo però, mi sembra che la psicoterapia si sia arenata. Parlo, parlo, parlo e quello che ottengo sono le solite frasi che ormai potrei scrivermi su bigliettino e leggerle. Sento che non mi sta dando più niente. Io ho agito su di me e cambiato quanto più possibile, rafforzandomi nei miei punti deboli e accettandoli anche.
La situazione esterna, non posso cambiarla. Non posso modificare i comportamenti aggressivi dei miei familiari, né trovare un partner così, semplicemente uscendo di casa, ,o rifarmi un giro di amicizie dopo varie trasferimenti all'età di 40 anni. Volontariato ? Si, grazie, sono socia attiva di 3 attività. I soci o sono già amici fra loro o sono troppo giovani o troppo vecchi, quindi non sono persone con cui riesco a legare (ho 40 anni). Cerco di uscire quando posso ma le difficoltà economiche mi bloccano: il lavoro, non c'è, e vorrei non leggere anche qui le solite banalità: sono attiva ed iscritta a corsi di formazione, sto cercando in tutta Italia e non posso andarmene di casa con 400 euro al mese; per me è difficile vivere così, sono abituata ad essere indipendente dall'età di 16 anni e vivere di nuovo con i miei, con una madre aggressiva (verbalmente e fisicamente) e un fratello che finge di non vedere, tira giù ogni mio progresso. Non ho mai amato il luogo dove vivo, mi sono sempre spostata molto e no, il vicino odioso lo era 20 anni fa e lo resta adesso.
Non so se continuare con la psicoterapia, se è inutile col mio terapeuta o inutile in generale.
Vi chiedo la cortesia di NON consigliarmi di rivolgermi ad uno psichiatra per dei farmaci: non risolverebbero la situazione, oltre al fatto che ho fatto visita da 3 diversi specialisti che si sono rifiutati di prescrivermi alcunché, perché sono i miei familiari a doversi curare in tal senso, non io per procura; non ne trarrei beneficio e mi fido dei professionisti che mi hanno visitata.

E possibile che la psicoterapia arrivi ad un punto morto ? Due anni non sono tanti ? Io ho provato a parlarne con il mio terapeuta ma la risposta è sempre "capitano periodi in cui si rallentano i progressi". A me sembrano fermi, non rallentati.
Buongiorno, avendone già parlato col suo terapeuta e non essendosi sentita ascoltata nuovamente, opterei per un cambio di terapeuta, magari cogliendo l'occasione per tentare con un approccio diverso. La psicoterapia può essere breve o lunga a seconda delle necessità, non c'è uno standard.

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Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente. Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive. Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale. Resto a disposizione, anche online. Cordialmente, dott FDL
Buonasera, i motivi per cui il percorso psicoterapeutico attuale non riesce più a rispondere alle sue esigenze possono essere vari, forse non dipendere nè da lei nè dal suo terapeuta. Il consiglio è di cambiare terapeuta, dicendolo con trasparenza al terapeuta attuale, che ne comprenderà sicuramente la necessità. Che non inficerà minimamente il percorso svolto finora e le darà modo di capire numerose sfumature di esso.
Cordiali saluti, dr.ssa Daniela Benvenuti
Buongiorno, può optare per un colloquio con un altro psicoterapeuta al fine di stabilire insieme degli obiettivi su cui lavorare. Dopo questa consulenza decide come procedere, se con il cambio terapeuta o meno. Le suggerisco di contattare un collega che lavori su obiettivi condisivi, in fase di contatto telefonico lo può domandare. Un caro saluto. Dr.ssa Lorena Ferrero
Gentile utente, credo lei sia stata molto brava a parlarne con il suo terapeuta. Se però non si è sentita in qualche modo accolta o ascoltata, forse potrebbe riportare a te ma questione e spiegare a lui che si sente ferma e non solo rallentata, che sente che ad oggi le consapevolezze che ha non portano ad un cambiamento. Non so che tipo di approccio lei stia seguendo con il suo terapeuta, alle volte abbiamo bisogno di nuovi stimoli, nuove chiavi di lettura che arrivino da un approccio diverso. Cambiare approccio le potrebbe dare un nuovo sguardo sia su cosa c'è già e su cosa ancora non è stato guardato. Cordialmente Dott.ssa Alessia D'Angelo
Buongiorno,
nessun percorso di psicoterapia procede in maniera lineare. È probabile che si sia creata una situazione di stallo, a volte può succedere. La inviterei però a parlarne in seduta con il suo terapista. Opinioni provenienti dall' esterno potrebbero inquinare il setting terapeutico, e questo sarebbe controproducente.
In bocca al lupo per la continuazione del suo percorso.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
Certo, comprendo la tua frustrazione riguardo alla tua esperienza di psicoterapia. Sembra che tu stia affrontando molte sfide nella tua vita e che nonostante i tuoi sforzi per affrontarle, ti senti ancora intrappolato in una situazione che ti sembra senza via d'uscita. È normale sentire che la terapia non stia portando i risultati desiderati, soprattutto dopo due anni. Potrebbe essere utile esplorare altre opzioni terapeutiche o approcci, se ti senti bloccato con il tuo attuale terapeuta. Parlarne apertamente con lui potrebbe portare a una discussione su come migliorare o modificare il percorso terapeutico in modo da soddisfare meglio le tue esigenze e obiettivi. Se hai dubbi o preoccupazioni sulla tua terapia, è importante condividerli apertamente con il tuo terapeuta per trovare la soluzione migliore per te.
Inoltre potresti considerare di discutere con il tuo psicoterapeuta dell'approccio EMDR. È una tecnica terapeutica che potrebbe essere utile nel trattamento dei traumi e potrebbe offrire una prospettiva diversa per affrontare le tue sfide attuali. Esplorare nuove opzioni terapeutiche potrebbe portare a progressi significativi per il superamento dell'empasse in corso.
Cordialmente
Dott. Tiziana Vecchiarini
Buongiorno, sì è vero che la terapia possa avere dei momenti in cui sembra non cambiare nulla. Forse in cuor suo vuole cambiare terapeuta? Può parlarne con chi la segue e cercarne un'altro. Ciò non vuol dire che i progressi che ha fatto vadano persi, ormai sono parte di lei e nessuno può toglierli.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Gentilissima, grazie anzitutto per aver condiviso qui la sua situazione...
Quello che posso dirle, è che sicuramente, qualcosa/qualcuno (ma anche un luogo) che nulla può più offrirci, può prendere due vie:
-stasi/stagnazione (passiva accettazione);
-variazione/cambiamento
In alcune fasi della nostra esistenza, le stasi possono sembrarci più o meno "ingombranti", ma ciò non significa che dei processi di mutamento (fosse anche microscopici), non siano effettivamente in atto.
Io la inviterei a rileggere il suo scritto: a notare come, per ogni circostanza da lei raccontata, c'è da un lato un lamento per la situazione, e dall'altro una riferita impossibilità al cambiamento: mi domando (assieme a lei): e se il cambiamento che lei teme maggiormente, non sia quello di sé stessa?; magari è per questo, che c'è una stagnazione nel suo percorso psicoterapeutico (così, per analogia, come in quello di vita?)
C'è chi decide di partire anche con il fagotto in spalla, un po' all'arrembaggio, e da qualche parte pur arriverà...
La saluterei augurandole un forte in bocca al lupo, con questa frase di A. Jodorowsky:
"Il primo passo non ti porta dove vuoi, ma ti toglie da dove sei".
Cordialmente,
Dr. E. Nola
Grazie per aver sollevato questo interessante argomento dei momenti morti in psicoterapia! A volte sembra che non accada più nulla, tutto è fermo. Le suggerisco di chiedersi se può essere scattata qualche resistenza nel suo percorso o tra lei ed il suo terapeuta e di darsi un periodo di riflessione ed elaborazione della situazione nelle prossime sedute per capire se il percorso è fermo ma con lavori in corso o se la relazione è arrivata ad un capolinea...
Salve, a volte durante una psicoterapia ci sono momenti di arresto. Continui ad esplicitare i suoi vissuti al collega perché è importante la franchezza ovunque. Un caro saluto.
Buonasera.
E' importante che lei possa condividere questa riflessione con il suo terapeuta. Interrogare questo "punto morto" per capire cosa significhi e se rappresenta una resistenza nel percorso della psicoterapia o un effettivo bisogno di rivolgersi ad altro professionista.
Un cordiale saluto
Rispondo alle tue domande
Si è possibile che la psicoterapia arrivi a un punto morto, sei in pieno diritto di sospenderla e interromperla senza necessariamente iniziarne subito un'altra e magari osservare cosa riesci a realizzare tu stessa, potresti investire i soldi della psicoterapia in altre attività per te stessa e per il tuo futuro per poi tornare alla psicoterapia quando lo trovi utile.

Non ci sono criteri condivisi per dire in maniera diffusa che due anni siano tanto o pochi, dipende da diverse considerazioni.
Ad ogni modo la prima risposta resta sempre vera e tantomeno è sostenibile affermare che se interrompi è perché hai delle "resistenze" o altre formulazioni in psicologichese riconducibili al fatto che il problema sei tu.

Una banalità: la psicoterapia è utile per obiettivi sostenibili. La psicoterapia individuale non trova lavoro, partner, amicizie, non cambia gli altri (se gli altri cambiano indirettamente non possiamo plaudire la "psicoterapia"), non rende amabile un luogo odioso. Purtroppo sia lo psico* che chi va dallo psico* sono vittime delle brutture della società. Sono sicuro che anche lǝ colleghǝ alla quale ti sei rivoltǝ ha chiarito questo punto.
Ti auguro ti trovare quanto prima il "movimento" che cerchi.
Salve. Si è possibile che ad un certo unto la psicoterapia si areni, che rallenti e che abbia un andamento meno fluido e veloce. Questo può dipendere da diversi fattori, come ad esempio resistenze che il paziente mette in atto , o anche obiettivi terapeutici non realizzabili (cambiare le persone che ci stanno intorno, ad esempio).
In merito alla durata, è difficile stabilire se due anni sono tanti o sono pochi perchè ogni paziente è a sè e ogni percorso di psicoterapia segue dinamiche inedite.
Quello che credo sia fondamentale è parlarne con il tuo terapeuta esplicitando anche ciò che passa tra le righe in maniera non chiarissima. Lei pensa di voler interrompere la terapia? ne sente il bisogno? O sente il bisogno di continuarla? Che cosa si aspetta, in tal caso? quale obiettivo terapeutico vuole perseguire?

C'è un altro aspetto che secondo me è interessante. Dalle sue parole arriva tanta insoddisfazione e un sentimento di resa, eppure nelle battute iniziali scriveva di essere riuscito/a a fare tanti passi in avanti. Ha mai celebrato i suoi successi?

Dott.ssa Michela Saviano
Salve gentile utente,
Per esperienza posso dirle che capita spesso che il paziente si fermi nei progressi o addirittura regredisca prima di fare un “salto” di livello. Mi sembra abbia tanta consapevolezza rispetto a sé e alle dinamiche intorno a lei, forse adesso ci vuole un po’ di coraggio per andare avanti. Si fidi del suo terapeuta e della terapia..
Dr.ssa Damiano Maria
Buongiorno, comprendo la sua frustrazione e la sensazione di stallo nella psicoterapia. È normale avere periodi di rallentamento nei progressi, ma se si sente bloccata da un po' di tempo potrebbe essere utile riconsiderare l'approccio terapeutico. Le suggerirei di parlare apertamente con il suo terapeuta riguardo a questi sentimenti e di esplorare insieme nuove strategie o approcci terapeutici. Potrebbe essere benefico anche esplorare altre modalità di supporto oltre alla psicoterapia, come gruppi di supporto o attività che favoriscano il benessere emotivo.






Gentile utente, la ringrazio per aver condiviso la sua esperienza. Mi hanno colpita nel suo messaggio i suoi "non posso" e tutte le limitazioni che sente di vivere in questo periodo storico della sua esistenza. Anche la terapia sembra stata contaminata da questi limiti, come se lei sentisse di non poter andare oltre, come se si sentisse bloccata sia nel contesto in cui vive incluse le relazioni, sia nel suo percorso terapeutico, sia nella libertà di scegliere un altro/a terapeuta. La inviterei a lavorare su questi blocchi insieme al suo terapeuta ed in particolare a lavorare sull'emozione della rabbia.
Cordiali saluti.
Dott.ssa Daiana Distante

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