Sto andando da una psicologa da circa 9 mesi (ci sono però state interruzioni per cause esterne). Le
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Sto andando da una psicologa da circa 9 mesi (ci sono però state interruzioni per cause esterne). Lei mi tratta molto bene, ma a parte questo mi sembra che questo percorso non sia risolutivo, è più simile a uno "sfogo" con un'amica una volta alla settimana. Io vorrei cambiare, che cosa mi consigliate? Dopo quanto tempo si può capire se il percorso è utile o meno? Ringrazio tutti quelli che mi vorranno rispondere
Buongiorno, il fatto di sentirsi "trattata bene" non spiega se con questa psicologa si sia instaurato un rapporto di fiducia e ci sia empatia in seduta. Parli con la terapeuta di questi dubbi e della sua perplessità nel proseguire il percorso. Dal confronto possono nascere nuove idee su come affrontare questo disagio e la sofferenza che lei sta vivendo. Auguri
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Gentile utente, penso che quello che lei stia sentendo e provando in questo momento potrebbe essere condiviso con la sua terapeuta così per comprendere insieme di cosa ha bisogno, e riflettere insieme se vale la pensa rivedere gli obbiettivi terapeutici o se la sua terapeuta può accompagnarla nel processo di ricerca di un nuovo percorso. Potrebbe essere un momento importante anche per lei per comprendere cosa si aspetta dalla terapia, di cosa ha bisogno.
Cordialmente dott.ssa Alessia D'angelo
Cordialmente dott.ssa Alessia D'angelo
Salve, le consiglio di condividere le sue più che giuste perplessità con la collega che la sta seguendo al fine di poter trovare le soluzioni migliori.
Cordialmente, dott FDL
Cordialmente, dott FDL
Buonasera, grazie per la condivisione. È normale avere dei dubbi e porsi delle domande quando si affronta un percorso psicologico. Le consiglio di confrontarsi con il suo stesso terapeuta e condividere ogni perplessità. In questo modo potranno eventualmente essere riformulati gli obiettivi terapeutici e si porranno le basi per una buona alleanza terapeutica.
Cordiali saluti
Dott.ssa Alessandra Scidone
Cordiali saluti
Dott.ssa Alessandra Scidone
Gentilissima, ritengo sia molto positivo che lei rifletta sul suo percorso terapeutico; per comprendere meglio le sue perplessità, occorrerebbe avere informazioni sulla domanda che ha posto alla collega. Mi permetto di suggerire l'opportunità di proporre alla stessa collega una riflessione condivisa ripartendo dalla domanda e conseguentemente verificare il contratto terapeutico, la sua psicologa certamente le offrirà la propria disponibilità.
Cordialità.
Dott. Pietro Borraccino
Cordialità.
Dott. Pietro Borraccino
Buonasera,
credo potrebbe essere utile dare alla sua dottoressa un feedback riguardo a come lei si sente in terapia, in modo che possiate insieme ridefinire gli obiettivi e magari condividere le sue aspettative. Naturalmente se lei se la sente.
Un cordiale saluto
credo potrebbe essere utile dare alla sua dottoressa un feedback riguardo a come lei si sente in terapia, in modo che possiate insieme ridefinire gli obiettivi e magari condividere le sue aspettative. Naturalmente se lei se la sente.
Un cordiale saluto
Buonasera,
parlare con la sua terapeuta mi sembra la scelta migliore per comprendere e affrontare i processi emotivi che possono emergere dalla situazione che descrive. Può rappresentare opportunità per esplorare le dinamiche relazionali e rafforzare il processo terapeutico nel lungo termine. Quello della terapia, è uno spazio personale e unico, una cornice che può contenere anche "richieste scomode".
Trovo molto interessante il paragone con l'amicizia. Come nella terapia, anche nelle relazioni amicali, le interruzioni possono avere delle risonanze emotive interessanti: sentimenti di perdita, abbandonici, preoccupazioni per il processo relazionale o, nel caso della terapia, difficoltà nel riprendere il lavoro. Sarebbe interessante chiedersi che impatto queste interruzioni hanno avuto sulla terapia e sulla relazione con la sua terapeuta.
Cordiali Saluti
Dott. Vincenzo Costantino
parlare con la sua terapeuta mi sembra la scelta migliore per comprendere e affrontare i processi emotivi che possono emergere dalla situazione che descrive. Può rappresentare opportunità per esplorare le dinamiche relazionali e rafforzare il processo terapeutico nel lungo termine. Quello della terapia, è uno spazio personale e unico, una cornice che può contenere anche "richieste scomode".
Trovo molto interessante il paragone con l'amicizia. Come nella terapia, anche nelle relazioni amicali, le interruzioni possono avere delle risonanze emotive interessanti: sentimenti di perdita, abbandonici, preoccupazioni per il processo relazionale o, nel caso della terapia, difficoltà nel riprendere il lavoro. Sarebbe interessante chiedersi che impatto queste interruzioni hanno avuto sulla terapia e sulla relazione con la sua terapeuta.
Cordiali Saluti
Dott. Vincenzo Costantino
Buonasera
credo sia importante parlarne con la collega di come si sente e dei dubbi e domande che le possono venire; siete in due in questo percorso e credo che anche la condivisione di dubbi nel qui e ora, possa permettere di vedere certi aspetti del lavoro che sta facendo.
Cordialmente
dott.ssa Nicoletta Balestra
credo sia importante parlarne con la collega di come si sente e dei dubbi e domande che le possono venire; siete in due in questo percorso e credo che anche la condivisione di dubbi nel qui e ora, possa permettere di vedere certi aspetti del lavoro che sta facendo.
Cordialmente
dott.ssa Nicoletta Balestra
Buongiorno. È complicato e inopportuno fare una valutazione di un lavoro in corso, tanto più in un contesto come questo. Potrebbe però forse esserle utile soffermarsi su ciò che intende con “percorso risolutivo”: cosa si aspetta da un lavoro terapeutico rispetto alla problematica che sicuramente avrà sottoposto allo specialista. Accenna anche a “interruzioni esterne”: si tratta di capire in cosa consistano e quale significato abbiano nell’andamento della psicoterapia; così come l’idea che si tratti di un semplice sfogo. Tutti questi aspetti a cui fa riferimento influenzano l’andamento e il tempo di una psicoterapia. Si tratta di questioni di cui può sicuramente parlare col terapeuta: sarà poi lei a valutare se intende proseguire con un lavoro psicoterapeutico, portando avanti questo in corso, oppure rivolgersi ad un altro specialista. SG
Buongiorno, le suggerirei di parlarne con la sua terapeuta. Potrebbe essere una preziosa occasione per verificare insieme come sta procedendo il percorso, chiarire eventuali perplessità e rimettere al fuoco gli obiettivi e il senso del lavoro condiviso che state portando avanti.
Cordiali saluti
Cordiali saluti
Buongiorno, io parlerei con la sua professionista di questo suo stato d'animo e mi confronterei con lei al fine di comprendere se cambiare o meno il terapeuta.
A disposizione
Beatrice Macchi
A disposizione
Beatrice Macchi
Buongiorno. Non ci dice per quale motivo ha iniziato il percorso con la professionista, né il tipo di contratto terapeutico con lei stipulato ovvero l'obiettivo a cui dovevano mirare le sedute, che poteva benissimo essere anche il semplice "sfogo" settimanale.
Certo la collega dovrebbe fare il punto periodicamente con lei per sincerarsi degli sviluppi del vostro percorso, ma se anche questo non accade può sempre proporglielo nel corso del prossimo incontro.
Potrebbe trattarsi di quello che un tempo veniva chiamata "resistenza" alla terapia, ossia un rifiuto del cambiamento che il trattamento sta stimolando da parte della sua parte "nevrotica".
Quello che le posso dire è che, qualora decidesse di cambiare professionista, quest'ultimo di norma desidererebbe indagare i motivi dell'interruzione del precedente trattamento, per evitare di replicarne i fallimenti terapeutici.
Interrompere una terapia, come iniziarla, richiede un'estrema sincerità con sé stessi e col professionista e quindi una disamina accurata delle proprie motivazioni. Non è detto che alla fine non si decida di tentare altri percorsi, ma conviene prima assicurarsi che lo scopo dell'abbandono del primo non sia un tentativo di sabotare la terapia.
Cordialità.
Dott.ssa Emanuela Carosso
psicologa - psicoterapeuta.
Certo la collega dovrebbe fare il punto periodicamente con lei per sincerarsi degli sviluppi del vostro percorso, ma se anche questo non accade può sempre proporglielo nel corso del prossimo incontro.
Potrebbe trattarsi di quello che un tempo veniva chiamata "resistenza" alla terapia, ossia un rifiuto del cambiamento che il trattamento sta stimolando da parte della sua parte "nevrotica".
Quello che le posso dire è che, qualora decidesse di cambiare professionista, quest'ultimo di norma desidererebbe indagare i motivi dell'interruzione del precedente trattamento, per evitare di replicarne i fallimenti terapeutici.
Interrompere una terapia, come iniziarla, richiede un'estrema sincerità con sé stessi e col professionista e quindi una disamina accurata delle proprie motivazioni. Non è detto che alla fine non si decida di tentare altri percorsi, ma conviene prima assicurarsi che lo scopo dell'abbandono del primo non sia un tentativo di sabotare la terapia.
Cordialità.
Dott.ssa Emanuela Carosso
psicologa - psicoterapeuta.
Gentile utente, la invito a condividere con la collega questo suo modo di sentirsi. Un caro saluto, dott.ssa Giada D'Amico
Gentile utente, grazie per aver qui condiviso
Le consiglierei anzitutto di parlarne con la sua terapeuta: sicuramente, questo è il primo passo.
La psicoterapia, in effetti, se diviene un "luogo di sfogo" e basta, è difficile che possa essere d'aiuto...
Non c'è una regola fissa sui "tempi di comprensione" circa l'utilità o meno del percorso: alle volte i percorsi durano mesi prima che possa "sbloccarsi" qualcosa: i 9 mesi di cui parla qui, assimilandoli ad una gravidanza, ci fanno comprendere (in maniera simbolica) la complessità del processo psicoterapeutico...
Un caro in bocca al lupo!
Dr. E. Nola
Le consiglierei anzitutto di parlarne con la sua terapeuta: sicuramente, questo è il primo passo.
La psicoterapia, in effetti, se diviene un "luogo di sfogo" e basta, è difficile che possa essere d'aiuto...
Non c'è una regola fissa sui "tempi di comprensione" circa l'utilità o meno del percorso: alle volte i percorsi durano mesi prima che possa "sbloccarsi" qualcosa: i 9 mesi di cui parla qui, assimilandoli ad una gravidanza, ci fanno comprendere (in maniera simbolica) la complessità del processo psicoterapeutico...
Un caro in bocca al lupo!
Dr. E. Nola
Salve, le consiglio di esprimere alla sua terapeuta le sue perplessità e di tenere presente che la cosa più importante in un percorso psicologico è l'instaurarsi dell'alleanza terapeutica che aiuta ad affrontare i momenti di difficoltà che il trattamento comporta.
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Salve, potrebbe parlarne intanto con la sua terapeuta. L'efficacia della risposta data le potrebbe dare ulteriori conferme nel rigenerare il rapporto di fiducia. Così non fosse allora potrà sentirsi eventualmente libera di cercare altre soluzion. Senza un dialogo aperto ed approfondito non è possibile operare scelte consapevoli. Saluti,dott.ssa SandraPetralli
Buongiorno,
quel che sta percependo si lega alla sua necessità di voler raggiungere particolari obiettivi e forse non li avete ben concordati nello spazio terapuetico.
Occorre quindi chiarisca a se stessa che vuole davvero e darsi un tempo per verificare se questo si raggiunge. Se non è cosi, significa che non è la relazione terapeutica adeguata a lei, in questo momento.
Un cordiale saluto
Dott.ssa Marzia Sellini
quel che sta percependo si lega alla sua necessità di voler raggiungere particolari obiettivi e forse non li avete ben concordati nello spazio terapuetico.
Occorre quindi chiarisca a se stessa che vuole davvero e darsi un tempo per verificare se questo si raggiunge. Se non è cosi, significa che non è la relazione terapeutica adeguata a lei, in questo momento.
Un cordiale saluto
Dott.ssa Marzia Sellini
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