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16 risposte
Sono in psicoterapia da circa due anni, sto molto meglio, sono abbastanza felice, mi sento di aver raggiunto la metà, ma sono ancora molto dipendente dalla psicologa, penso sempre a cosa mi direbbe e se faccio la cosa giusta, gli ho anche detto ciò, lei mi ha detto che non è nulla di che non è preoccupante restare ancora in terapia, io invece ho paura di non poter più continuare da sola. Quanto tempo si dovrebbe stare in terapia? Io sono seguita da una psicologa sistematico relazionale, il mio problema era trauma infantile. Sono preoccupata anche se quando vado mi sento realizzata capita.
Buongiorno. Quanto lei sta sperimentando non costituisce una cosa molto rara. In corso di psicoterapia, direi che in automatico si realizza una forma di dipendenza dal terapeuta, che tuttavia deve essere considerata e trattata in relazione alla specificità del soggetto e anche in relazione alle problematiche per cui ha intrapreso il percorso terapeutico. Credo che meglio della sua psicoterapeuta, nessuno può aiutarla meglio; anzi, qualsiasi giudizio estraneo sarebbe intrusivo e privo di quei dati atti ad una corretta valutazione. Si rapporti con fiducia a lei, visti i buoni risultati che sta perseguendo! Un saluto

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Cara, grazie per aver condiviso con noi i tuoi pensieri e le tue preoccupazioni. È del tutto normale che, nel corso di una terapia, emergano sentimenti di dipendenza dal terapeuta, soprattutto quando il percorso ha portato a cambiamenti significativi nella tua vita. Il fatto che tu ti senta meglio e più felice è un segno positivo del lavoro che hai fatto finora e riconosco la tua preoccupazione riguardo alla possibilità di camminare da sola in futuro.
In una prospettiva sistemico-relazionale, il legame con il terapeuta può diventare un elemento importante nel processo di guarigione, specialmente quando si tratta di traumi infantili. È comune, in questi casi, sviluppare una relazione di attaccamento sicuro che può essere un passo cruciale nel ricostruire la fiducia in se stessi e negli altri. Tuttavia, questo legame, sebbene rassicurante, può anche portare a timori su come affrontare la vita senza il sostegno diretto della tua terapeuta.
Il tempo necessario per una terapia varia notevolmente da persona a persona e dipende da molti fattori, tra cui la natura del problema, la tua storia personale e i tuoi obiettivi. Non esiste una "durata ideale" per la terapia; ciò che conta è il tuo benessere e il sentirti pronta a proseguire il tuo percorso in autonomia. È importante che tu possa affrontare questi sentimenti di dipendenza in terapia, esplorando insieme alla tua psicologa cosa significa per te essere autonoma e come puoi gradualmente sperimentare un senso di sicurezza interiore.
Se senti di essere preoccupata di non poter più continuare da sola, potresti considerare di lavorare su questo tema specifico nella tua terapia attuale. La tua terapeuta, che conosce profondamente la tua storia e il tuo percorso, può aiutarti a sviluppare strumenti e risorse interne per affrontare queste paure. Il tuo vissuto di sentirti realizzata e capita quando sei in terapia è prezioso e il percorso verso l'autonomia emotiva è spesso graduale e richiede tempo.
Nel contesto della terapia EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing), che è una delle modalità efficaci per trattare i traumi, il lavoro sulle risorse personali e sull'autoefficacia è centrale. Potrebbe essere utile allora esplorare con la tua terapeuta come il lavoro sulle risorse personali possa sostenerti anche fuori dalla terapia, aiutandoti a sentire di poter affrontare le sfide in autonomia.
Ti incoraggio a continuare a parlare apertamente con la tua terapeuta di queste preoccupazioni. Questo dialogo è essenziale per il tuo processo di crescita e per il raggiungimento di un senso di indipendenza e autostima che ti permetta di sentirti sicura anche senza un supporto costante.
Resto a disposizione per ulteriori riflessioni o se desideri esplorare più a fondo questi temi.
Un caro saluto, dott.ssa Miroddi


Buonasera cara,
l'orientamento del terapeuta è ciò che fa la differenza per capire come dirigere la cura del paziente, o così direbbe Lacan. Sempre secondo Lacan, al centro della seduta vi è l'inconscio del soggetto/paziente, per cui è da domandarsi come mai si è posta il dubbio sulla durata della terapia e sull'eventuale fine di questa. La invito a tornare in argomento con la Sua psicologa, sottolineando quanto per Lei siano importanti e determinanti gli incontri con lei e quali dubbi Le siano sorti a riguardo.
Rimango disponibile per ulteriori chiarimenti,
Dott.ssa Michela Dicosta
Non c'è un tempo preciso per concludere un percorso terapeutico. Sarebbe opportuno lasciare questo argomento aperto con la sua psicologa ogni volta che ne sente il bisogno, d'altronde se la paura è non poter continuare da sola, sembra quasi che il movimento sia quello di andare via proprio per questo, rimanendo però così senza il supporto di cui lei forse ha ancora bisogno.
Gentilissima, quello che le succede è parte del processo. Sta interiorizzando quello che sta vivendo in terapia. Sta imparando modalità nuove di relazione con il mondo e come in tutti i processi evolutivi questo passa attraverso la relazione con l'altro. E' il passaggio dall'etero appoggio all'autoappoggio. Si confronti con la sua terapeuta e riguardo alla fine della terapia lasci accadere. Non c'è niente di predefinito e lo potete modulare in base alle sue esigenze. La saluto cordialmente, dott.ssa Silvia Ragni
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Salve, dovrebbe prendere in considerazione la possibilità che questa dipendenza sia una fase della terapia. Ci sono state altre relazioni altrettanto personali e intense in cui questo aspetto di sé è potuto emergere e ha potuto riconoscelro? Se non ci sono particolari precedenti questa è proprio un'occasione per poter vivere questa dimensione connotata all'essere umano. Nella nostra crescita infatti la "dipendenza" deve poter trovare un suo spazio come deve potersi risolvere spontaneamente guadagnando maggiori certezze personali. La dipendenza fisiologica nella nostra infanzia (proprio l'infanzia in cui possono esserci traumi) non si risolve certo interrompendo la relazione: condizione che piuttosto porta a mantenerla sopita fino ad una successiva relazione in cui potrà riemergere. Il timore di non sentirsi realmente capita, ovvero che possa essere presente una qualche forma di acquiescenza o condiscendeza, sembra proprio una forma, un'espressione, della dipendenza di cui parla. Le dirò una cosa che probabilmente le avrà detto anche la sua terapeuta: può parlare di questo timore di non sentirti capita, forse di quello dell'acquiescenza, come può parlare di com'è sentire e vivere questa dipendenza. Sicuramente le sue stesse parole, insieme ad un ascolto disponibile, potranno aiutarla a maturare maggiori consapevolezze e fiducia verso se stessa. A quel punto avrà valorizzato la terapia, rispetto al trauma infantile, rispetto alle implicazioni che questo trauma può aver provocato. Una terapia non può avere un termine prefissato, può avere focus progressivi.
Le auguro di trovare e lasciar germogliare tutte le parole utili a dar forma al suo sentire.
Dott. Giorgio Conti
Buonasera,
anch'io sono Psicologa Psicoterapeuta Sistemico Relazionale. Le consiglio di essere trasparente con la sua psicologa, proprio com'è stata qui con la sua testimonianza. Nel tempo paziente e professionista instaurano una relazione terapeutica basata sulla fiducia e sul lavoro di squadra. E' normale la sua paura perché cmq si instaura una routine e un legame. Vedrà che piano piano le cose verranno da sé, e quando sarà pronta ne parlerete insieme e avverrà tutto in modo molto spontaneo e naturale. Sarà un altro obiettivo e traguardo che avrà raggiunto.
In bocca al lupo!
Gentilissima,
uno scopo della terapia è modificare gli schemi relazionali per poi ricondurli nella vita di tutti i giorni nel proprio ambiente.
Se lei sente questa modalità anche nella relazione con il terapeuta, è il momento e il luogo giusto per affrontare il problema con estrema chiarezza e serenità e solo in questo modo potrà trovare il cambiamento
Cordiali saluti
Dott.ssa Aida Faraone
Gentile "paziente", quello che sente, è un buon indice che la sua terapia sta andando Bene, affezionarsi, saper ascoltare il punto di vista di chi la conosce, le può far percepire ciò che ora definisce dipendenza, ma tutti siamo ( sanamente) dipendenti dall'affetto altrui, soprattutto nei bambini è dovuto; quindi lei che sta risolvendo e risanando un trauma infantile deve passare per tali sentimenti, con semplicità poi la sua raggiunta nuova maturità ed autostima, le daranno un tempo interiore, delle forme pensiero e delle sicurezze, che le faranno dimenticare di chiedere consiglio, perché ha già la risposta in lei.
Buon Cammino!

Dott.ssa Simona Maroni
Gentilissima Utente,
penso di poter capire la situazione che sta attraversando, tuttavia non c'è un tempo standard, predeterminato ed univoco per quanto una psicoterapia debba durare, dipende da molti fattori.
Detto questo mi permetto di condividere con lei un ragionamento: quale é, o quale era, l'obbiettivo terapeutico scelto e concordato con la Collega? Se l'obbiettivo che si era prefissata all'inizio del percorso é stato raggiunto, si può avviare la conclusione del trattamento e lavorare eventualmente su preoccupazioni e timori relativi proprio all'idea di interrompere il rapporto.
Le auguro tutto il meglio
Un caro saluto
Mauro Fadda
Buongiorno,
questi sono aspetti di cui dovrebbe parlare con la sua psicoterapeuta. Anche la diminuzione della frequenza delle sedute viene concordata da terapista e paziente insieme, all' interno del setting terapeutico.
Esprima pure tutte le sue paure alla collega, sarà sicuramente uno spunto su cui riflettere e da cui ripartire.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
Buonasera, non conosco la sua storia ma le sottolineo informazioni di carattere generale. Per approdare all'autonomia l'essere umano deve sperimentare un periodo di dipendenza buona. In terapia si affrontano emotivamente le fasi precedenti, compresa l'infanzia e i "traumi". Quando si sarà strutturata di più, vedrà che le verrà naturale distaccarsi. Ne parli con la sua psicoterapeuta e valutate insieme questi aspetti che le causano turbamenti.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Gentile utente, ha ragione la sua terapeuta a rassicurarla, ma non basta. Non è nulla di preoccupante ma bisogna sviscerare per bene questa paura poichè è una parte fondamentale dell'intero intervento psicoterapeutico. Porti ancora questo tema in seduta e vedrà che scoprirà nuove cose su se stessa.
Dott. Paolo Di San Diego
Salve, non ci sono ricette per definire quando una terapia debba avere fine. Io direi che quando si riesce a mettere il terapeuta dentro di sé e a comprendere se stessi anche da soli sia arrivato il momento di diradare le sedute e lentamente avvicinarsi alla fine della terapia. Comunque le consiglio di parlarne con la sua terapeuta perché la fine va concertata insieme dato che è un momento molto importante.Un saluto
Buongiorno, non c'è un tempo "giusto" per una psicoterapia e ha fatto bene a parlare con la sua psicologa dei suoi dubbi in merito. Questo è un indicatore di una buona relazione terapeutica nella quale si può sentire libera di dire tutto. Se la cosa può aiutarla e, se la collega è d'accordo, potreste fare un punto della situazione, verificare i passi fatti e quelli ancora da compiere in modo da avere chiara la motivazione del proseguimento della psicoterapia. Anche se avete già affrontato il discorso, nulla le vieta di parlarne ancora e tutte le volte che ne sentirà il bisogno finchè non avrà chiarito i suoi timori. Un caro saluto. SV
Buongiorno, quello che le sta succedendo può essere normale in un processo di psicoterapia. E' una forma di dipendenza dal terapeuta che necessita di essere considerata e trattata.
Non esiste un tempo giusto per la durata di una psicoterapia. I fattori che ne determinano la sua durata sono molteplici.
Le consiglio di parlarne ancora con la sua terapeuta, riportando tutti i suoi timori e le sue preoccupazioni con autenticità, data la buona relazione terapeutica che avete costruito
Un caro saluto.

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