Sono Giorgia, ho una vita di ricordi più tristi che felici, più agitati che sereni, ho perso un frat

19 risposte
Sono Giorgia, ho una vita di ricordi più tristi che felici, più agitati che sereni, ho perso un fratello di una complicanza da cirrosi epatica non alcolica a 44 anni. Nonostante dei controlli, dopo che ho visto e seguito l 'Alzheimer di mamma iniziato con una depressione dopo lutto fraterno, mi ritrovo ad occuparmi di papà ad oggi 82 enne invalido. Non ho avuto la mia vita e arrivo al mio 50 esimo anno, in cui sarà per via del lockdown o della neo menopausa, mi sono sentita di colpo diversa. E da allora ad oggi, sono 7 mesi di consapevolezze sempre maggiori. Un esempio : mi sento di colpo diversa, dico che non mi importa più di essre giudicata, mi vesto bypassando la paura dei giudizi. Però arriva come un sabotatore "materno" interno che mi fa sentire l autostima ai tacchi. Oppure è qui il problema, tutta estate ho litigato con mio padre, perche avevo rigurgiti di mancatr attenzioni, di gratitudine ecc, poi dopo mesi di rabbia e angoscia, ecco che mi sento da 5 settimane, conscia di essere un individuo a sé stante. Non più figlia di... Ma una donna. Che ora deve vivere la sua vita. Lì per li è stato importante capirlo, ma poi ecco la terribile paura di morte. Con lui, ora sono tenera, comprensiva, lo vedo con distacco ed accetto che non può recuperare. Mi confermano che ho la stessa problematica fraterna ma presa in tempo e mi posso controllare. In sintesi più sono consapevole che la vita è breve, che meglio godersi un padre seppur imperfetto, più penso che tutti questi cambiamenti siano perché mi deve succedere qualcosa di brutto. Più divento consapevole, adulta, definita e più lo associo alla mia morte. Solo ieri di ritorno dall ospedale per accertamenti, dopo uno slancio raro di mio padre per la mia assenza, ho realizzato che se lo perdessi sarei sola e allora sarò ancora piu amorevole. Ora io credo nella psicoterapia ma chi può farmi superare questa associazione Vita=morte, consapevolezza = disgrazia? Sarà che non lavoro da molto, che non ho figli, partner, sicurezze. Mi sento vitale ma come si fa a non provare una paura così?
Gentile Utente,
la crescente emozione di paura che sta accompagnando il percorso di definizione come donna, ci aiuta a comprendere come finora è possibile lei non abbia mai potuto neanche rappresentarsi in assenza dei suoi genitori. Racconta di una vita mai davvero vissuta, e non so se questo ha un riverbero nei rapporti con la sua famiglia, ma non deve stupirci che oggi l'aria nei polmoni sembri quasi bruciare. Potrebbe essere strategico per lei concedere una possibilità alla psicoterapia, non auspicando che rimuova la paura, bensì che l'aiuti a comprenderne l'origine, e solo allora ad accettarne la presenza senza che ciò inquini la sua vitalità. Un caro saluto

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Gentilissima, dalle sue parole traspare una consapevolezza di se’ non comune, e una spiccata propensione introspettiva. Coglie bene alcuni meccanismi che hanno una chiara connessione con la relazione con sua madre e con suo padre, oltre che con suo fratello. Crede nella psicoterapia, e questo non stupisce dato il suo messaggio. Ascolti questa crisi, non la metta a sopire, non la cancelli. La usi invece per affrontare le questioni che lei stessa pone nel suo scritto. Porti le questioni che pone qui a noi all’attenzione di uno psicoterapeuta che sappia guidarla in un percorso che attraverso la conoscenza di se’ e dei suo meccanismi inconsci la aiuti a conquistare finalmente una vita che sia sua e solo sua. Dato il tipo di questione che pone e il modo in cui la pone credo che un percorso psicoterapeutico di orientamento psicoanalitico possa essere particolarmente indicato. Nello specifico le suggerirei di cercare uno psicoterapeuta di formazione lancaniana. Su Lacan e sulla sua scuola potrà trovare facilmente molte informazioni su internet. Un saluto, Marta Corradi
gent.ma,
credo che queste nuove consapevolezze legate a una fase della vita particolare, nella quale sta perdendo molti dei legami che l'hanno definita e le hanno dato un ruolo come figlia, sia anche una importante occasione di cambiamento. Molte connessioni e molte riflessioni le sta già facendo da sola, credo che insieme a un professionista possa mettere a frutto le sue capacità riflessive e introspettive per elaborare e esplorare ciò che oggi sente, comprendere profondamente il senso e l'origine delle sue paure, acquisire quella consapevolezza che le può permettere di guidare la sua vita nella direzione che desidera. Le auguro il meglio,
Anna Maria Gioia
Buonasera Giorgia. Penso che lei sia alle prese con un lutto vero e proprio che ha a che fare con la sua acquisizione di consapevolezza . Quando si attraversa un importante cambiamento, quando si opera una scelta esistenziale, quando ci si lascia alle spalle un modo di vivere, può succedere che qualcosa di noi non proceda con la nostra determinazione e resti ancorato al passato. Se per lei consapevolezza equivale a disgrazia, c'è la probabilità che pensieri ed emozioni, di questo passato, siano ancora vive e vegete e le stiano presentando il conto. SM
Buongiorno Giorgia, sicuramente sta maturando riflessioni importanti riguardo la sua storia e le sue relazioni famigliari, la consapevolezza che sta raggiungendo circa il suo essere una donna adulta e matura, non soltanto la figlia dei suoi genitori, è un passo fondamentale rispetto al proprio percepirsi nel mondo.È un passaggio delicato che può essere facilitato da uno psicoterapeuta che accompagni il percorso che si sta intraprendendo
Buon giorno Giorgia non sarà stato facile convivere per anni con la malattia e la paura della morte dei suoi familiari (T) che si riattiva nel momento in cui anche a lei è stata diagnosticata la stessa patologia...sembrerebbe un destino scritto sul libro della sua vita.Come poter fare spazio al piacere, alla speranza, alla vita dopo tutto quello che ha vissuto? Il lavoro che le consiglio di intraprendere è con il metodo EMDR che ha come base teorica il modello AIP (Adaptive Information Processing) che affronta i ricordi non elaborati che possono dare origine a molte disfunzioni. Numerosi studi neurofisiologici hanno documentato i rapidi effetti post-trattamento EMDR.
Carissima Giorgia, ciò che mi arriva più forte dal suo seppur breve racconto è la solitudine, intesa come solitudine degli affetti. Indubbiamente ogni età ha le sue specificità e nuove consapevolezze entrano a far parte della coscienza. Mi sento di porre l'attenzione su quello che lei chiama "sabotatore materno", il quale sembra aver bisogno di essere visto maggiormente, affinchè non le giochi qualche tiro mancino. Concludo consigliandole un percorso di analisi personale, affinché possa non superare la sua associazione, ma accettarla e trovare un suo modo personale di starci insieme.
Se desidera maggiori informazioni, a disposizione.
Un caro saluto!
Il suo racconto è ricco di spunti e di vita vera. Può affrontare questa fase come un momento di grande crisi, nel suo significato filosofico (crisi: nella storia delle idee il termine indica il momento in cui una dottrina non appare più sostenibile, suscitando per ciò stesso l'esigenza di cercare una dottrina nuova con cui sostituirla).
Può esserci la possibilità di rivedere il suo sguardo sul mondo e darsi nuove prospettive. Raccogliere dalle sue esperienze gli apprendimenti, le cose che ha imparato, e dar loro valore. Aprirsi al mondo con fiducia, in fondo cosa ha da perdere se sente di non avere niente? Bene. Ora sta a lei.
Salve Giorgia, il suo stato di preoccupazione e tristezza è comprensibile considerando le perdite che ha vissuto e le difficoltà che sta sperimentando. Aver costruito nel corso della propria esistenza dei significati personali collegati alla solitudine potrebbe farle sperimentare la sensazione di andar incontro ad un destino ineluttabile caratterizzato da questo tipo di vissuti negativi. La psicoterapia potrebbe aiutarla a lavorare sulla costruzione del suo Sé, a generare significati diversi, ad adottare e integrare punti di vista differenti. Le consiglierei un approccio cognitivista di terza generazione, che integri la psicoterapia cognitiva con un approccio centrato sul corpo, che è la modalità più efficace per poter accedere e lavorare su alcuni tipi di memorie implicite. Cordialmente.
Cara Giorgia, il suo percorso di consapevolezza è arrivato ad un punto che la porta a fare i conti una paura, credo abbastanza legata alle vicende che si è trovata a vivere nella sua vita. La perdita di un fratello, il decorso della malattia di sua madre sono esperienza intense di perdita e di sofferenza. A questo si aggiunge la situazione di suo padre, anch'essa di malattia. Le paure si possono affrontare e superare attraverso un percorso di consapevolezza, di accettazione e di azione centrata sui propri scopi. Data la sua intenzione di orientare la sua vita in una direzione che sia più in linea con i suoi desideri e le sue volontà, le suggerisco una psicoterapia cognitivo comportamentale di ultima generazione. Mi consideri a disposizione per eventuali domande. Un caro saluto
Cara Giorgia, quello che mi arriva dalle tue parole è proprio questa vicinanza vita-morte. Freud le poneva in un continuum, "Eros e thanatos" come due facce della stessa medaglia, non separabili. È proprio questo il punto, sembra che per vivere tu abbia bisogno di sentire la morte. Non è poi così assurdo, sentirsi vicino alla vita in momenti di morte, e la paura fa parte di tutto questo processo. Immagino ci siano anche sensi di colpa in agguato. Quello che mi sento di dirti è che non si deve aspettare la morte per vivere, ma iniziare a farlo subito, 50 anni non vissuti sono tanti... è ora di affrontare le paure e iniziare a rischiare di vivere, ne vale la pena. un augurio sincero
Claudia m.
Buongiorno, sembra che una nuova, adulta consapevolezza di sé la stia guidando verso nuovi orizzonti e prospettive. Si affidi a un lavoro psicoterapeutico che la possa accompagnare in questo viaggio di scoperta e di senso. Auguri
Gentile Giorgia. Dalle sue righe emerge il lungo e sofferto viaggio che ha fatto dentro di sè, toccando degli eventi importanti e dolorosi della sua vita, come i lutti, le malattie e la cura a cui si è dedicata verso i suoi familiari stretti. In questo viaggio sembra abbia acquisito una serie di consapevolezze, sembra si sia connessa con le sue sofferenze e con gli eventi che la vita e ha messo davanti.
Adesso in particolare, la fase di vita in cui si trova, importante per una donna è come se si stesse ponendo nuove domande. I due aspetti che mette in relazione vita=morte, sono strettamente legati in generale, ma acquisiscono sensi diversi a seconda del significato che assumono nella vita di ciascuno.
Così come la relazione tra consapevoelza e disgrazia Forse più che superarla potrebbe capire che significato profondo auumono nella sua vita. io punterei ad un percorso in cui possa seguire anche le sue risorse personali per ritrovare se stessa con nuovi significati.
Un caro saluto Dot.sa Demontis Maria gonaria
Guardi,
se mi da il suo numero vengo io in analisi da lei.
L’associazione vita-morte e consapevolezza-disgrazia non va superata, semplicemente capita un po’ meglio, qualche analista direbbe “integrata”. Ecco, al limite sarebbe utile lavorare su questo imponente passaggio interiore. Che lei ha già presentato in modo aureo.
Grazie
Buona sera,
La domanda forse è: cosa c'è ne facciamo di questa paura? Le sue parole sembrano condensare il problema del "senso", del prendere coscienza, di sé e della propria storia, del limite (la morte) che accompagna la nostra vita, che ci terrorizza, ma al tempo stesso suscita in noi domande... Porti questa riflessione preziosa in uno spazio terapeutico ad hoc, dove possa condividerla e utilizzarla come stimolo per il suo Io.
Un caro saluto
C'è da andare a guardare da dove viene quest'associazione .Dove lo ha imparato? Perchè se è vero che l'associazione vita=morte è naturale non lo è certo quando condiziona la vita
Bisogna andare a vedere quali sono state le sue esperienze di vita già da piccolissima, Un lavoro sul passato ,perché è il passato che fà il nostro presente.
Questo è l'orientamento EMDR
Buona sera, in situazioni di forte disagio nonchè durature nel tempo sarebbe importante rivolgersi ad uno specialista per poter meglio comprendere ed elaborare questa sua problemtica. Preferibilmente le consiglierei di rivolgersi ad uno psicologo psicoterapeuta così che possa intraprendere un percorso di terapia anche in videochiamata WhatsApp. Cordiali saluti, Dott.ssa Beatrice Planas. Psicologa psicoterapeuta per consulenze online
Lei descrive molto bene un passaggio epocale della sua esistenza; non perda l'occasione e faccia in modo di elaborare positivamente ogni ostacolo esterno e ogni resistenza interiore; è proprio in questo periodo fecondo che è opportuno rivolgersi a uno psicoterapeuta. Un cordiale saluto!
Gentile utente,
dalle sue parole emerge un senso di “bilancio” rispetto a ciò che ha vissuto e a quello che è.
Arriva un momento nella vita di ognuno in cui si fanno i conti con quello che si è stato è quello che si vorrebbe essere.
Non deve essere stato semplice gestire e far fronte alle difficoltà derivanti da più parti, da quelle familiari a quelle personali.
Tra quello che si “deve” e quello che si vuole.
Sono certo che un percorso psicoterapico possa aiutarla a gestire i suoi vissuti, i suoi dolori, le esperienze luttuose e traumatiche della sua vita.
Non abbia paura di aprire le mani e farsi aiutare.
Saluti,
Dottore Diego Ferrara

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