Secondo voi cosa si potrebbe fare per migliorare tutto ciò che riguarda la psicologia, psicoterapia,

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Secondo voi cosa si potrebbe fare per migliorare tutto ciò che riguarda la psicologia, psicoterapia, psichiatria?

Parlo secondo ciò che ho vissuto, quindi non è detto che sia così per tutti, perciò posso anche sbagliarmi.
Nel mio caso mi ha dato molto fastidio non avere le giuste informazioni. Partendo dal medico di base, chi sperimenta l'ansia o qualsiasi altro disturbo riguardante la psiche, non conosce, non sa, proprio perchè non ha studiato questi argomenti, così come una persona non ammalata di sla non conosce questa malattia. Ci si aspetta quindi che il medico da cui andiamo ci illumini, nel mio caso è stata un continuo dirmi "Una camomilla e poi passa", "Devi stare tranquilla..", ora capite che il problema parte proprio da lì, secondo me dovrebbero preparare i medici, un minimo, nel cercare di capire quando il tuo paziente non ha un problema organico ma più profondo..
"Vabbè, è un medico di famiglia non ha studiato psicologia" direbbe qualcuno, e quindi facciamo finta di passare sopra a questo. Arriviamo ad avere un colloquio con una psicologa, senza capire quello che ci dice, anzi ci sentiamo ancora più confusi di prima con il problema che peggiora, ora dico io, in questo caso si trattava di una psicologa pubblica (ne ho provate due), nessuna di loro mi ha spiegato a parole povere cosa fa lo psicologo, qual'era il mio problema e come risolverlo, nessuno mi ha mai detto che esisteva anche un'altra figura, quello dello psicoterapeuta, e nessuno mi ha mai parlato delle eventuali tipologie di psicoterapie che esistono, della differenza che c'è tra psicologo, psicoterapeuta, psichiatra ecc.
Tutto quello che so (ammetto che è ancora poco), lo devo solo alla mia volontà, nel cercarmi le risposte da sola, mi dispiace dirlo ma molte delle informazioni le ho avute grazie ad internet e non da chi svolge questo mestiere. Su Facebook, ma in generale sul web, si possono trovare un mucchio di forum, gruppi in cui la gente si confronta a secondo del problema che ha, e questo a me è stato molto utile, leggendo le storie di altre persone imparavo qualcosa (non sempre), e ho notato da sola che sono in molti ad avere avuto le mie stesse difficoltà di giusta informazione.
Se si facesse una statistica in Italia su quanti sanno cosa fa lo psicologo verrebbero i capelli bianchi a tutti, per non parlare del significato di psicoterapia e tante altre cose.
Secondo me c'è poca informazione e mi chiedo ma se questa cosa non parte da chi di dovere, chi deve informare un paziente?

Vi faccio un esempio (non sono molto brava a spiegare), se ho un neo che ha una strana forma, la prima cosa che faccio è di andare dal mio medico e poi lui mi manderà dal dermatologo, nel caso in cui questo neo debba essere tolto, il dermatologo mi spedirà da uno specialista in grado di trattare appunto la situazione. Vedete come in questo caso io le informazioni le ho avute, ognuno di loro inquadrava la situazione e mi dava nelle mani di chi sapesse gestire tutto ciò. Perchè la stessa cosa non accade nel campo della psicologia? Perchè devo essere io ad andarmi a cercare gli "specialisti" e quindi perdere tempo e soldi? Perchè devo essere io (paziente) a cercare di capire quale sia il mio problema? Perchè c'è poca informazione riguardo questi argomenti?

Non voglio che vediate questa mia riflessione come un attacco o un'offesa a questa professione, piuttosto come una critica costruttiva. Ripeto non è detto che tutti la pensino come me o hanno avuto la stessa mia esperienza, però, magari attraverso la condivisione di esperienze diverse, davvero qualcosa si potrebbe migliorare.

Cosa ne pensate? Mi piacerebbe molto sentire il parere di tutti, in particolare proprio dei terapeuti.
Gentile Utente,
ha spaccato il capello in quattro. Purtroppo la Psicologia è una dimensione che vive ancora troppo di cultura popolare, di sentito dire, o delle trasposizioni cinematografiche che sono spesso caricaturali del ruolo dello psicologo. Purtroppo questa disinformazione c'è anche tra i medici di base, e questo spiega il perché di statistiche che raccontano che in Europa 4 persone su 5 necessitano di uno psicologo, e solo 1 su 4 lo contatta. Purtroppo la difficoltà storica di questa professione è che ciò di cui si occupa è solo in alcuni casi oggettivabile; ovvero l'ansia la sentiamo, e finché non abbiamo un attacco di panico o non sviluppiamo delle compulsioni, non è osservabile dall'esterno. Idem per tanti altri problemi (che forma ha la dipendenza affettiva?). Ha ragione nell'essersi sentirsi "smarrita", lo comprendo. Posso dirle brevemente che lo Psicologo è il primo step di formazione, e può aiutare il paziente ad inquadrare il problema ma non può intervenirvi perché non ne ha gli strumenti. Lo Psicoterapeuta invece è formato ad una specifica scuola di pensiero che si differenzia dalle altre per la lettura clinica dei problemi e per i metodi di trattamento. Può quindi intervenire, "curare" per così dire, il paziente. Sentirà dire che ci sono approcci migliori di altri, ma la verità è che sono tutti molto validi, e la differenza la fa il terapeuta con la sua presenza relazionale, e la comodità soggettiva di ciascuno nello stare in un approccio piuttosto che in un altro. Se ha bisogno di altri chiarimenti sono a Sua disposizione. Un caro saluto

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Gentile utente, la sua riflessione, lucida e chiara, mette in luce le contraddizioni e le inesattezze che riguardano la comunicazione nell'ambito della disciplina della psicologia e, soprattutto, le possibilità di accesso ai servizi psicologici da parte degli utenti. In primo luogo, l'assenza di informazioni chiare e definite può, in parte, essere spiegata con l'esistenza ancora attuale di un forte pregiudizio rispetto al disagio psicologico. Le persone che soffrono per sentimenti o pensieri dolorosi, a differenza di coloro che sono affetti dalla maggioranza delle patologie organiche, spesso non condividono con i loro cari o con professionisti il loro malessere. Questo aspetto va considerato quando si rileva una scarsa informazione sulle patologie mentali e una tendenza a procrastinare la ricerca di un aiuto da parte di un professionista. Per quanto concerne i suoi dubbi sulle differenti figure di psicologo e psicoterapeuta, semplificando si potrebbe dire che lo psicologo (laurea quinquennale ed esame di stato) si occupa di benessere psicologico e gestione di crisi legate ad eventi circoscritti nel tempo e contingenti, mentre lo psicoterapeuta (medico o psicologo che, in aggiunta, ha frequentato 4 anni di scuola di specializzazione in psicoterapia e conseguito il diploma relativo), oltre agli ambiti sopra descritti, può svolgere un lavoro più approfondito di cambiamento a livello strutturale della personalità del soggetto, occupandosi anche di psicopatologia. Quando troverà una persona di sua fiducia, con cui iniziare un percorso di cambiamento, le suggerisco di non avere remore nel porre qualsiasi domanda le venga in mente. Un paziente ha il diritto, e dovere, di essere pienamente informato e consapevole del percorso intrapreso per migliorare il proprio benessere personale. Cordiali saluti, Dott.ssa Salustri
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Le sue osservazioni sono molto pertinenti. Il benessere mentale ha la stessa importanza del benessere fisico nel concetto moderno di SALUTE e come tale andrebbe attuata la relativa divulgazione delle competenze dei vari professionisti della salute mentale. Si parla da alcuni anni della necessità di inserire la figura dello Psicologo di base da affiancare al medico di famiglia, riconoscendo la necessità di riconoscere l'importanza della dimensione psicologica al pari dei disturbi fisici per il benessere globale delle persone. Un caro saluto, dr.ssa Daniela Benvenuti
Salve. Concordo con quanto scritto dai miei colleghi.
La storia della psicologia in Italia ha un cammino tortuoso. Però parecchi Ordini Regionali oggi e Associazioni Private in passato hanno cercato di divulgare a livello sociale la psicologia nelle sue diverse declinazioni cercando di informare i cittadini degli innumerevoli servizi che la psicologia può offrire. Ogni Anno a Roma si svolge(non so questo anno con il Covid19) il Festival della Psicologia e molti gazebo con colleghi sono presenti per informare verbalmente e con dépliant.
Cordiali saluti Dottor Emanuele Grilli.
Salve, finalmente le persone su rendono conto dell'importanza degli Psicologi e degli Psicoterapeuti..!. Le informazioni scritte dai colleghi sono esatte, se vuole ho scritto un articolo sul blog del mio sito.
Dott.ssa Milvia VERGINELLI
Buongiorno,
prima di tutto mi dispiace per il fatto che non abbia trovato qualcuno che abbia potuto supportarla bene.
Trovo la sua domanda molto importante se non cruciale. Ancora troppo spesso in Italia risentiamo di un approccio alla persona molto meccanicista. O, peggio, si sottovaluta la percezione del disagio psichico come superficiale e non importante. O ancora regna una confusione generale su “chi fa cosa”.
L’idea generale di diffondere queste informazioni ai medici di base potrebbe essere una soluzione, anche se per il momento potrebbe essere un’iniziativa del singolo terapeuta.
Il percorso per diventare psicologo implica 3+2 anni di università, un anno di tirocinio, esame di stato.
Per diventare psicoterapeuta (e lo possono diventare solo gli psicologi e i medici) bisogna frequentare una scuola di psicoterapia come diceva lei di differenti approcci (la psicoanalisi è solo una, c’è quella rogersiana - centrata sulla persona; Ipnosi ericksoniana - che lavora attraverso verbalizzazioni per entrare in contatto con le risorse inconscio della persona, ecc)
Psichiatria è una specializzazione che solo un medico può fare.
La formazione standard degli psicologi, ma in qualche modo anche delle altre du categorie (dipende dagli approcci) dal mio punto di vista è ancora molto da sviluppare e spesso se ci si ferma solo alla laurea specialistica non si hanno davvero gli strumenti per orientare, sostenere la persona facendo sì che trovi le proprie risorse e la propria forza per affrontare ciò che deve affrontare. Come in ogni disciplina lei potrà trovare il dermatologo (che lavori in ospedale o privatamente) competente o meno.
Il fatto che il suo problema sia peggiorato mi fa sorgere delle domande. Se posso esserle utile per chiarire in qualche modo la sua situazione può ancora scrivermi, lo farò con piacere.
Buongiorno, ottima riflessione, personalmente informo le persone (decine di migliaia) su questi temi, da anni, attraverso i miei canali Instagram e Facebook. Da tempo si parla dello “psicologo di base”, ma come può immaginare siamo ancora lontani da questo tipo di emancipazione per la salute pubblica, purtroppo. Ottime cose, Dottor Andrea De Simone
Perché la psicologia in tutte le sue forme coinvolge il soggettivo. Mi spiego. Coloro che si dedicano a questa professione hanno un comune punto di partenza: il proprio disagio psicologico (ansia, umore traballante, famiglia d'origine non facile, crescita con sofferenza). Se hai possibilità di studiare e genuino interesse per il lato umano della vita allora è possibile che diventi psicologo e, se ti piace, psicoterapeuta.
Quindi noi utiliziamo sempre la nostra individualità e la sensibilità che abbiamo affinato evolvendo noi stessi. Il nostro disagio (se non è troppo grave, ovviamente) diventa così un valore aggiunto.
Tutti quindi, del mestiere e non, parlando di psicologia, parlano inevitabilmente di loro stessi e in tanti non si sentono a loro agio, quasi sempre senza rendersene conto. Meglio dunque raccomandare una camomilla. Spero di essere stata chiara.
Selezionando le fonti, via via che lei si inoltra nella conoscenza, internet può aiutarla enormemente.
Grazie di avere posto così bene la questione.
Gentile utente,
attraverso le sue domande ha sollevato una criticità che riguarda sia il rapporto degli psicologi con i medici ma riguarda anche le difficoltà che una persona può avere nel doversi orientare tra i diversi approcci psicoterapeutici. Quello che lei riferisce può rappresentare per la nostra categoria uno stimolo per riflettere e capire come meglio comunicare con l'esterno. Non mi soffermo sulle differenze tra psicologo e psicoterapeuta o psichiatra che come lei stessa ha detto, può trovare anche su internet e a cui i colleghi prima di me hanno dato una risposta. Vorrei invece dare spazio, anche se limitato a poche righe scritte in questo contesto particolare, alla confusione e alla incomprensione che ha vissuto nei colloqui con i due psicologi che ha incontrato. Riprendendo l'esempio che lei ha fatto: se una persona ha un neo che ha una strana forma, la prima cosa che si fa è di andare dal medico e poi lui ci manderà dal dermatologo, nel caso in cui questo neo debba essere tolto, il dermatologo ci spedirà da uno specialista in grado di trattare appunto la situazione. Passaggi chiari e semplici.
Quando invece parliamo di "emozioni" o, detto in altri termini, di come ci sentiamo, dei nostri stati d'animo, entriamo in uno spazio molto più complesso che richiede pazienza e tempo per essere compreso. Il problema non si risolve con una pillola o con un intervento chirurgico. Gli aspetti emozionali, quelli su cui dobbiamo soffermarci perché ci fanno stare male, rimandano a dolore e sofferenza che, con grande facilità, tendiamo a rimuovere perché sono emozioni difficili da sostenere. Ecco perché servono più incontri prima di dire che il problema sia risolto (a differenza del medico a cui possiamo rivolgerci per un problema anche una o due sole volte). I tempi non sono per forza lunghi ma sicuramente più lunghi di una visita medica. Il passaggio dal "non sapere" alla consapevolezza - che è la prima via per affrontare la nostra sofferenza - richiede tempo. I medici curano prevalentemente gli organi e su questi pongono la loro attenzione (per questo a volte sembrano poco empatici), gli psicologi lavorano con le emozioni, molto più complesse.
Sperando di aver fatto un barlume di chiarezza, le porgo cordiali saluti
Lei fa delle ottime osservazioni su un tema, quello della prevenzione primaria, che è decisamente importante e attuale. E sul quale, come evidenzia perfettamente, c'è ancora molta strada da fare, come sistema sanitario e come società umana in generale.
Trovo corretto che il medico di base, nel rispetto della propria formazione e delle proprie competenze, non si sbilanci a improvvisarsi psicologo. D'altra parte, specialmente davanti ad una richiesta esplicita in tal senso, potrebbe e dovrebbe essere libero di consigliare il ricorso ad un professionista della salute mentale.
Diverso è il discorso che lei riporta riguardo all'incontro con la figura dello psicologo. Le informazioni che lei si aspettava di ricevere sulla natura della professione e sulle opzioni terapeutiche sono assolutamente di buon senso e a parer mio un atto dovuto da parte mia e dei colleghi verso chi entra in contatto per la prima volta con il nostro ambito.
Sono sinceramente dispiaciuto che questo passaggio di informazioni non sia avvenuto nel suo caso. È il segno che non solo come individui, ma come categoria professionale siamo venuti meno ad uno dei nostri doveri fondamentali verso la comunità. Se è vero, da un lato, che internet può aiutare molto, è vero anche che noi tutti come professionisti dovremmo spenderci attivamente per diffondere queste informazioni in modo chiaro e accessibile, allo stesso modo in cui lo fa la comunità medica.
Per rispondere a quella che credo sia la sua domanda, dovrebbe essere lo Psicologo a compiere questa opera di informazione e analisi del problema, anche in ottica di prevenzione. Lo Psicoterapeuta e lo Psichiatra, professionalità molto diverse tra loro, si occupano di quello che possiamo vedere come il secondo anello della catena, la vera e propria presa in carico della persona, del suo disagio e del percorso terapeutico volto a "risolvere il problema".
Per stare nel suo esempio, il medico di base non si occuperà di "curare" lo strano neo, ma compirà delle verifiche, degli esami, raccoglierà insieme al paziente le informazioni necessarie per poterlo inviare allo specialista (il dermatologo ad esempio) che si prenderà cura della sua condizione nel modo più adeguato. Nulla mi vieta, di fronte ad un "neo strano", di prenotare direttamente una visita dal dermatologo, così come non c'è nulla di male a rivolgersi direttamente ad uno psicoterapeuta se avverto un disagio interiore.
Per tutte quelle situazioni in cui "non abbiamo le idee molto chiare", o semplicemente "qualcosa non va", il medico di base e lo psicologo possono aiutare a fare chiarezza e dirimere i dubbi.

Chiudo con una piccola provocazione: lei (ma come lei, tutti noi) da chi ha imparato che se compare un neo strano, o un dolore inatteso, bisogna parlarne al medico di base?
Allo stesso modo si dovrebbe insegnare che per altri "fastidi" è meglio consultare uno psicologo.

La ringrazio per aver aperto una discussione su un tema così centrale. I miei migliori auguri per tutto.
Dott. Giacomo Massa
Buongiorno, quello che ci scrive coglie il nocciolo di una questione che psicologi e psicoterapeuti da anni cercano di sottolineare, proprio perchè nel nostro Paese non esiste una cultura del benessere psicologico ma solo e quasi esclusivamente fisico (e anche gli ultimi fatti riguardo il Corona Virus lo dimostrano). Si è rimasti alla visione antica del benessere come assenza di malattia (quasi sempre fisica) anche se la definizione di benessere e salute non come mera assenza di malattia dell'OMS risale al 1998. Le sue parole mi hanno molto colpita perchè come molte persone, purtroppo, oltre a dover affrontare una sofferenza non ha avuto il giusto supporto e e le giuste informazioni a riguardo.
Da anni si parla dello Psicologo di base che affianchi il Medico di base e soprattutto della presenza degli Psicologi all'interno della Sanità Nazionale che attualmente è ridotta a poche unità. Inoltre, troppo spesso, si considera lo Psicologo come utile solo in caso di problematiche cliniche, quando in realtà lo Psicologo puo' operare anche in diversi vari ambiti non clinici come la scuola, l'orientamento scolastico e al lavoro, l'empowerment delle competenze, lo sviluppo delle potenzialità e moltissimo altro. La nostra formazione è molto lunga e non finisce mai, ed è giusto sia così. Qualcuno puo' abbracciare un orientamento psicoterapeutico e qualcun'altro puo' formarsi autonomamente in diversi approcci e ambiti pur non facendo psicoterapia e in quel caso puo' inviare a colleghi competenti. La formazione continua è fondamentale e altrettanto fondamentale è che lei si trovi suo agio con il professionista a cui si rivolge, che si senta ascoltata e accolta. Rimango a disposizione per ulteriori chiarimenti. Grazie per la sua domanda. Il suo contributo è veramente importante. Un saluto caro Sara Strufaldi
Ciao, purtroppo hai perfettamente garione. I medici di base sono spesso disinformati o presuntuosi e credono di poter risolvere qualcosa di così delicato con un semplice rimedio della nonna. Sarebbe loro compito iniziare ad indirizzare la persona verso un primo specialista il quale, come giustamente dici, dovrebbe poi rispondere a tutte le domande del paziente e offrirgli tutti gli strumenti per comprendere meglio cosa ha, di cosa ha bisogno e a chi può affidarsi, in modo da poter scegliere lo specialista più adatto alle sue esigenze. C'é ancora molta confusione di ruoli e non é giusto che a rimetterci siano quello che hanno bisogno di aiuto.
É sicuramente qualcosa su cui bisogna intervenire per migliorare la comprensione.
Grazie per il tuo pensiero
Ti auguro il meglio
Gentile utente, condivido pienamente il suo pensiero. Solleva lamentele che sono comuni a chi è portatore di una sofferenza e tematiche che vengono affrontate come meglio si può dagli ordini regionali. In particolare fare informazione sulla psicologia non è facile, si organizzano mesi sulla salute psicologica, online si trovano molti colleghi che scrivono di varie tematiche (me compresa). Ci scontriamo con una storia scientifica basata su fatti e con una visione "organica" della malattia ma è solo di recente che il binomio psiche-corpo come unità indissolubile diviene oggetto di divulgazione culturale. Siamo ancora indietro ma credo che chi è interessato, abbia modo di informarsi. Arriverà il giorno in cui l'idea di salute ingloberà anche quella di salute mentale che non si vede ma ha un peso determinante nella vita di tutti. La scelta del professionista non è cosa semplice e all'interno della nostra categoria ci sono comunque persone con le proprie caratteristiche, per cui ci si può trovare meglio con uno piuttosto che con un altro. La comunicazione poi è anche molto individuale, non tutti ci esprimiamo allo stesso modo. Sul capire i problemi degli altri non avendoli vissuti in prima persona, le dico che nella nostra professione è necessaria l'empatia, con la quale si "sente" la sofferenza di un paziente e si cerca di aiutarlo.Spero di essere stata chiara e rimango a sua disposizione per eventuali dubbi o chiarimenti in merito.
Dott.ssa Valeria Randisi
Buongiorno, innanzitutto sono molto dispiaciuta per il percorso ha raccontato.
Purtroppo in Italia ancora non esiste ancora una cultura diffusa del benessere psicologico, per cui esiste la figura del medico di medicina generale, ma non lo psicologo di base. Spesso i medici di base sono i primi a rilevare i segnali di un malessere psicologico o a raccogliere le richieste di aiuto dei pazienti, ma spesso (non sempre, per fortuna) la risposta che forniscono non è quella di indirizzare in tempi brevi la persona allo specialista che se ne occupa (lo psicologo o lo psicoterapeuta, appunto). Nella diffusione di una maggior cultura del benessere una parte spetta sicuramente alle istituzioni, mentre una parte spetta proprio a noi professionisti. Molti di noi, in questi anni, hanno cominciato a divulgare anche attraverso il web una cultura del benessere psicologico e a informare rispetto alla figura dello psicologo e dello psicoterapeuta e alle differenze che esistono, per esempio, con la figura dello psichiatra. Io stessa, sui miei canali social dove compaio come "una psicologa davanti allo schermo", anche grazie alla mia passione per il cinema, cerco di diffondere una maggiore cultura del benessere psicologico.
Per quanto riguarda il suo caso specifico, dice di aver consultato due psicologhe, ma di essere rimasta confusa e di sentire di non aver affrontato il problema per cui le aveva consultate. Non entra nel merito di quante volte le ha incontrate e se ha fatto o meno loro delle domande esplicite circa i suoi dubbi. Il mio suggerimento, se ancora sente attuali le problematiche per cui si era rivolta loro, è di provare o a contattare un nuovo specialista, se questo è possibile, oppure anche di ricontattare una delle due dottoresse, esplicitando però il suo disagio legato al precedente incontro e facendo apertamente domande sulle questioni che vorrebbe chiarire. Può succedere anche con uno psicologo che il primo incontro non sia "felice" (mi passi il termine improprio), che non ci si riesca a sintonizzare nel breve tempo, ma è anche possibile che, partendo da questo, si riesca poi a costruire una sintonizzazione più efficace e a porre le basi per un lavoro insieme. Le faccio i miei auguri per questo percorso. Dottoressa Sara Zamperlin
Gentile Signora,
ha sollevato in modo molto chiaro e vivido una questione scottante: la mancanza di cultura rispetto la cura degli aspetti psichici da parte degli utenti ma, fatto ancora più manchevole, anche da parte di molti (non tutti per fortuna) medici di base e non, come se la cura del corpo e della psiche potessero essere due attività separate. Non entro nel merito di come diffondere questa cultura nelle file dei medici, ma posso dirle che attraverso le notizie più accessibili con la tecnologia e grazie anche all'opera di molti colleghi impegnati nella divulgazione, oggi possibile e più facile informarsi, come ha fatto lei.
Mi sento, tuttavia di condividere alcune riflessioni rispetto ad una caratteristica peculiare dei percorsi psicologici.
In primo luogo, si tratta di un “percorso” in quanto il problema non si risolve con una pillola o con un intervento chirurgico ma implica un lavoro sulle emozioni che richiede tempo e pazienza
I tempi non sono per forza lunghi ma sicuramente più lunghi di una visita medica. Il passaggio dal "non sapere" alla consapevolezza - che è la prima via per affrontare la nostra sofferenza – e al successivo superamento verso nuove modalità, richiede un cammino svolto insieme al terapeuta.
Per quanto riguarda i diversi approcci psicoterapeutici, è utile e interessante conoscerli e forse anche scegliere in base alle suggestioni che ci danno, ma ciò che davvero fa la differenza, rispetto all'esito di un percorso (e le ricerche lo testimoniano), è la qualità della relazione che si instaura con il terapeuta che abbiamo scelto. Le tecniche e l'esperienza sono importanti ma senza un buon clima di fiducia ed empatia è difficile “traghettare” il paziente sulla riva di un maggior benessere.
Per questo motivo, periodicamente offro la possibilità di incontrarmi durante sessioni aperte o incontri on line gratuiti, per poter capire se si è reciprocamente il paziente ed il terapeuta “giusto” per iniziare insieme un percorso di successo per vivere meglio.
Gentile Utente, sono dispiaciuta per la sua esperienza poco incoraggiante. Condivido quanto già espresso dai colleghi in proposito e nutro speranza, come a riguardo di ogni professione scelta con consapevolezza di sé, che possa essere veicolata con impegno e competenza. Auguri. Dott. Ssa Pagliara
Lei ha completamente ragione! Nel corso di Laurea in Medicina, la Psicologia è materia negletta. Al massimo si affronta l'esame di Psichiatria. Ma dopo aver letto tutta la Sua lettera mi è rimasto un senso di qualcosa di irrisolto. Il Suo acume e la Sua curiosità le hanno permesso di raccogliere determinate informazioni. Adesso bisogna agire di conseguenza: cercare uno psicoterapeuta in zona. Ma attenzione, la psicoterapia non è una lezione, né una discussione su come funziona la mente. Buon viaggio!!
Gentilissima utente, comprendo il suo stupore e le difficoltà che ha riscontrato. Le facoltà di medicina in Italia hanno solo un esame complementare di psicologia che di solito viene insegnata da psichiatri. In altri Stati l'esame di psicologia è obbligatorio. Nel caso che le sue problematiche sono ancora evidenti , converrebbe che lei consultasse uno psicoterapeuta per poter imparare a gestire meglio le sue emozioni e le sue difficoltà. Cordiali saluti
Buongiorno,
purtroppo quanto da lei segnalato corrisponde a una modalità frequente tra specialisti, non solo del settore psicologico. In realtà rientra, secondo me, tra le modaità poco professionali: nel momento in cui un professionista (psicologo, psicoterapeuta, psichiatra, counsellor o altro) comincia una relazione terapeutica la prima cosa corretta da fare è fornire le informazioni su ciò che farà col paziente, il quale solo dopo aver compreso cosa avverrà durante gli inontri col professionista firmerà il consenso per il trattamento dati e il consenso informato sul trattamento. Voglio dire che alla base del rapporto di fiducia col paziente ci deve essere la chiarezza di quanto avviene in studio. Ha ragione nel dire quindi che manca chiarezza e spetta prima di tutto a noi professionisti fare in modo che chi chiede il nostro aiuto sappia quale aiuto noi possiamo dare...A voi pazienti spetta il diritto di domandare e ottenere delle risposte quando le cose non sono chiare. Grazie per aver sollecitato una riflessione così improtante!
Salve ! Io la ringrazio personalmente per aver denunciato questa situazione. Mi occupo molto di divulgazione e prevenzioni da anni, anche tramite l'utilizzo di pagine professionali social e spesso mi interrogo in merito alla validità e l'utilità di alcune informazioni, mi chiedo se non siano ormai scontate. Invece mi rendo conto che è esattamente il contrario, mi ripropongo dunque di cogliere lo spunto che ci ha fornito per restituire una chiara informazione in merito. La invito inoltre a seguire la mia pagina facebook dr.ssa.iris.mattera e a continuare a scambiarci feedback o richieste su proposte divulgative utili, perchè no? Solo se unendo le forze è possibile combattere contro l'ignoranza e la disinformazione.
Buon pomeriggio, comprendo pienamente le sue parole e le condivido. Purtroppo non si dà ancora il giusto spazio a questo area della salute. Le dirò di più, nonostante l'assenza di una formazione specifica, spesso sono i medici di base a prescrivere ansiolitici, sonniferi o antidepressivi. In alcuni di questi casi non si prende in considerazione la psiche globale del paziente, non avendo gli strumenti per esplorarla, o non si pone particolare attenzione alla dipendenza che specifiche categorie di farmaci possono innescare: riducendo esclusivamente il sintomo con il farmaco senza trattare il problema alla base, si favorisce la dipendenza dal farmaco e, probabilmente, sarà impossibile una sospensione dello stesso. Spezzo anche una lancia per quei medici che si aggiornano su temi psicologici: non è giusto fare di tutta l'erba un fascio. Ho avuto anche modo di conoscere medici di base consapevoli della complessità della mente umana, che trattano con estrema empatia i problemi riportati dai pazienti e inviano a psicologi, se riscontrata la necessità. Sperando di essere stata chiara, vorrei concludere ringraziandola per la domanda posta e per aver evidenziato una criticità importante del nostro sistema sanitario. La sua riflessione, in particolar modo perché non proposta da "un addetto ai lavori", mi fa ben sperare per un cambiamento futuro. In attesa di un suo nuovo interessante quesito. Un saluto. Dott.ssa Alessandra D'Antonio
Buongiorno le propongo un mio articolo ‘chi è e cosa fa lo psicologo’. Lo può cercare sulla rivista online ilpuntonews all’interno della sezione rubriche. È un articolo del 28 gennaio 2019.
Sperando di farle cosa gradita la saluto cordialmente. Dott.ssa Daniela La Porta
Buongiorno cara utente, la ringrazio molto per la sua attenta e consapevole riflessione in merito a questa ancora poco compresa professione. Ha ragione c'è molta disinformazione e a volte non c'è per niente. Sarà mia premura grazie anche alla sua utile e cortese osservazione fornire molta più informazione a riguardo.
Un caro saluto
Dottoressa Monica Pesenti
Mi dispiace che abbia avuto questa esperienza e mi dispiace perchè non è la prima volta che la sento. Ha ragione, a volte la comunicazione è manchevole e inefficace, a volte per negligenza, a volte per ignoranza e a volte per noncuranza. Per fortuna non è sempre e solo così! Si fidi del suo sesto senso e se non le ispira un professionista, di qualsiasi genere sia, cambi e trovi quello che soddisfa le sue aspettative e i suoi bisogni. E grazie per averci riferito la sua esperienza, ci aiuterà ad essere più chiari e più attenti a questo bisogno, comprensibilissimo e condivisibilissimo. In bocca al lupo per tutto!
Buonasera, penso che al momento attuale, rivolgersi ad uno psicologo potrebbe esserle di aiuto per fare chiarezza e avere maggiore comprensione del periodo che sta attraversando. Un saluto, Dott. Alessandro D'Agostini

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