Se si facesse un sondaggio in Italia, quante persone riuscirebbero a dire chi è, che cosa fa e come

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Se si facesse un sondaggio in Italia, quante persone riuscirebbero a dire chi è, che cosa fa e come lavora uno psicologo e psicoterapeuta?

Sappiamo più o meno tutti che dietro a queste figure professionali ci sono anni di studi, ma come le aiutano le persone?
In che modo funziona una psicoterapia?
Come fa una persona che sta male a stare finalmente bene?
Cosa succede all'interno di quella stanza? Come si deve comportare un paziente?
Una volta iniziata la terapia il paziente in automatico inizierà sin da subito a stare bene?

Sono convinta che essere informati su questi aspetti possa diminuire un pò la confusione che hanno, me in primis, le persone che hanno seguito o devono ancora iniziare un percorso.
Gentile Utente,
Mi trova molto d'accordo, e provo a rispondere alle sue domande provando a fare chiarezza. Quello che offre la psicoterapia è un percorso di conoscenza e padronanza sul mondo interno delle persone. Ciascuno, soprattutto di fronte alle difficoltà, è portato a rivolgere la sua attenzione all'esterno, nella speranza che gli eventi si costruiscano in proprio favore; penso ad esempio al "si" di una ragazza che vorrei frequentare. Quando questi segnali favorevoli tardano ad arrivare, attivano qualcosa dentro di noi, spesso stati dolorosi, che ci spingono verso soluzioni che tamponino: esempio, la ragazza mi ha detto "no", e col cavolo che ci riprovo con un'altra, anzi non voglio più stare con nessuna. Ecco, queste bugie di compromesso sono quelle che generano sofferenza, perché spengono ciò che vorremmo davvero nell'obiettivo di proteggerci. Terapeuta e paziente, dopo uno spazio di conoscenza, definiscono allora un obiettivo che il paziente vorrebbe raggiungere per star bene, ed orientano in quella direzione i loro sforzi. I risultati potranno esserci subito, come dopo mesi, dipende dalla capacità del paziente di affrontare i propri "fantasmi", percorso durante il quale il terapeuta sarà al suo fianco aiutandolo a comprendere cosa gli impedisca di "muoversi". Spero di aver risposto alla sua curiosità, un caro saluto

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Buonasera, la psicoterapia è uno spazio di crescita personale. Il tipo di lavoro terapeutico cambia a seconda del problema e della personalità del paziente. Sicuramente è importante creare una buona relazione terapeuta - paziente e lavorare insieme ,attraverso la raccolta delle informazioni sulla storia del sintomo, sulla storia passata personale del paziente e sulla sua storia attuale, per individuare l'obiettivo della terapia. Il terapeuta descrive al paziente il tipo di approccio terapeutico più adatto al problema perché il paziente deve conoscere il tipo di lavoro che si farà. Cordiali saluti dottoressa Adriana Casile
Buonasera, provo a rispondere alle sue domande:
D. In che modo funziona una psicoterapia?
R. Ci sono diversi tipi di psicoterapia. Quella di cui le posso parlare è quella che pratico da circa 40 anni e si basa in estrema sintesi su:
1. Definizione del disturbo o della sofferenza
2. Contenimento degli eventuali disturbi attraverso l’apprendimento di metodologie di autoregolazione
3. Lavoro di consapevolezza e accettazione sul significato personale del disturbo
4. Apprendimento modalità di autoregolazione emozionale
D. Come fa una persona che sta male a stare finalmente bene?
R. Se il percorso di cui sopra funziona, la persona gradualmente inizierà a stare meglio
D. Cosa succede all'interno di quella stanza?
R. Nulla di misterioso, è un lavoro di “squadra” sui punti sopra riportati in estrema sintesi, ma riguarda la vita intima della persona e quindi i particolari sono necessariamente coperti da segreto professionale.
D. Come si deve comportare un paziente?
R. E’ di fondamentale importanza per la riuscita del percorso psicoterapeutico che il paziente collabori attivamente anche eseguendo gli eventuali esercizi che il terapeuta deciderà di assegnargli.
D. Una volta iniziata la terapia il paziente in automatico inizierà sin da subito a stare bene?
R. Purtroppo non c’è questo automatismo, a volte succede che il paziente stia meglio poco dopo l’inizio, altre volte per vedere un miglioramento ci vogliono mesi. Comunque la buona notizia è che il tipo di psicoterapia che pratico non prevede tempi biblici. Però è necessario sapere che i tempi sono comunque soggettivi e dipendono da numerosi fattori.
Spero di averle fornito almeno qualche chiarimento rispetto a quelli da lei richiesti.
Le auguro una buona serata

Salve alcune di queste risposte le trova chiarite sul mio sito. Si chiede aiuto quando si sta male o quando da soli non riusciamo a raggiungere degli obiettivi. Io personalmente utilizzo la terapia E.M.D.R. che racchiude insieme molti approcci psicoterapeutici. In genere con questa terapia dopo pochi mesi si vedono i risultati.
Dott.ssa Milvia Verginelli
Gentile Signora solitamente durante il primo incontro vengono stabilite una serie di modalità di lavoro e vengono fornite molto indicazioni sui temi che tratta nella sua nota. Apparentemente i vari orientamenti teorici, che tracciano le linee delle varie metodologia e tecniche, sembrano molto diversi ma sostanzialmente negli ultimi anni molte divergenze hanno perso importanza rispetto al passato. Di fatto una psicoterapia o la cura della parola, o la «talking cure» come la definì Bertha Pappenheim, la celebre Anna O. degli Studi sull’isteria di Breuer e Freud (1895) è un incontro fra due menti, quella del paziente e dello psicoterapeuta, che provano a stabilire una relazione e che cercano di dare delle parole a ciò che ha smesso di averne. Un cordiale saluto
Salve, posso dirle che approcci diversi probabilmente agiscono ed offrono soluzioni diverse, con un unico obiettivo, migliorare la qualità della vita del paziente.
Nel mio caso dopo una raccolta delle informazioni relative alla sintomatologia, storia di vita e situazione di vita attuale fornisco al paziente una spiegazione di cosa è accaduto, e cosa lo ha portato a stare male. In una fase successiva propongo una ristrutturazione dei pensieri disfunzionali e delle credenze che il soggetto ha e che mantengono il disturbo.
Per capire se la terapia funziona in ogni caso, basta vedere gli effetti positivi sulla persona, e la durata a lungo termine dei benefici ottenuti.
Spero di averle fornito una spiegazione semplice,ma comprensibile.
Cordiali saluti
Buonasera, domanda non banale di cui ringrazio. Fondamentale è procedere ad un esauriente assessment, cioè la ricostruzione della storia del paziente e del suo problema. Altro punto fondamentale è l'alleanza terapeutica che s'instaura tra paziente e terapeuta, indispensabile per la riuscita del lavoro terapeutico. Ogni indirizzo psicoterapeutico ha a disposizione varie tecniche di approccio alle varie problematiche, ove il paziente non è soggetto passivo, ma attivamente coinvolto nel processo di cambiamento. Una buona psicoterapia può cambiare in meglio la vita del soggetto. Amo dire che il terapeuta funge da guida e da allenatore, ma che la svolta vera la imprime l'atteggiamento attivo del paziente. Saluti, dr.ssa Daniela Benvenuti
Buongiorno, ottima domanda!
Ecco un articolo tratto dal nostro sito (Centro Studi Panta Rei) che cerca di far chiarezza sulla psicoterapia ed il lavoro più bello e complesso del mondo! Speriamo che possa esserle utile la lettura. Cordiali saluti.
Dr. Nunzio Nasti.

Per tutti quelli che decidono di intraprendere una psicoterapia, le motivazioni sono differenti. Prese dalle mie esperienze ce ne sono tante.
Ne riporto di seguito una. Si tratta dello scritto di una mia paziente (B., anni 24) e risale ad un po’ di anni fa. Vedevo la paziente al CPS (in uno dei tanti CPS di Milano) mentre effettuavo il mio tirocinio durante la scuola di specializzazione.
"Qualche mese fa ero completamente diversa... O forse sarebbe meglio dire che oggi sono completamente diversa da qualche mese fa!!
Tutto è cominciato da un grande desiderio, una grande voglia di parlare con qualcuno che non sapeva niente di me, che avrebbe cominciato ad ascoltarmi e, solo dopo averlo fatto, avrebbe cominciato a capire me, la mia vita, il mio mondo circostante. Qualcuno che sarebbe partito da me, dalla mia persona e non da fonti esterne che mi conoscono o sanno qualcosa di me.
Volevo andare da uno psicologo, ero decisa. Ho sempre saputo e lo penso tuttora che tutti gli uomini dovrebbero conoscerne uno anche senza avere alcun tipo di problema, di patologia, solo per farsi guidare un po’ nel cammino tortuoso della vita, per accendere ogni tanto quella lanterna nel buio che ti suggerisce di continuare e come farlo.
Volevo e desideravo questo ed oggi sono molto felice di avere tutto questo davanti a me ogni martedì, di avere qualcuno di speciale che mi sta veramente aiutando, che lo fa solo ed esclusivamente per il mio bene, lo fa per B. L’unico ostacolo erano i soldi, mi chiedevo come fare visto che un terzo dello stipendio mi sarebbe partito ad ogni seduta e così mi scoraggiavo, vedevo l’aiuto di cui avevo bisogno sempre più lontano. Poi a volte succedeva che cambiavo idea, che forse i miei erano solo problemi, ansie e timori stupidi che forse non ne avevo bisogno, che dovevo solo aspettare un po’, in fin dei conti tutti vanno un po’ in crisi però qualcosa in fondo al mio cuore sapeva che non era solo il presente a farmi male, c’era dell’altro.
Un giorno la mia tata mi disse dell’esistenza di un Centro Psico-Sociale di zona, dove tanti anni fa si era rivolta per sua figlia e così... presi coraggio e mi presentai per delle informazioni, che ben presto si trasformarono in una prima visita con il dott. L di cui ho un ricordo negativo. Ma ero talmente convinta che non mi persi d’animo, non mi feci intimorire dalla saccenza e dalla superbia di quell’uomo che sembrava mi facesse un favore perché la mia storia non era certo delle più tragiche e così mi feci prendere un appuntamento con la dottoressa Cristina, psicologa. In ogni caso, fu "scacco matto" e fui ancora più contenta perché la conobbi subito dopo di lui senza dover raccontare la mia storia ad altri psicologi. Tuttora le faccio visita una volta alla settimana e le devo dire grazie perché adesso mi sento così più forte, più tranquilla e serena di prima. Ho conosciuto tante cose di me stessa e di coloro che mi vivono accanto che non avrei mai immaginato.
Naturalmente penso di non aver raggiunto ancora la mia meta, mi accorgo nelle grandi e piccole situazioni della vita quotidiana che devo e voglio imparare a gestire al massimo me stessa, anzi desidero lavorare su me stessa per essere sempre io poi il punto di partenza di tutto e non gli altri come fino ad ora. A volte sono ancora un po’ confusa perché penso quanto certe cose sono cambiate, come io le affronto, come le penso. Mi chiedo se non fossi mai stata da Cristina, come sarei adesso? Cosa ne farei di tutte le situazioni, gli stati d’animo?
Ricordo gli inizi...la cosa buffa è che mi preparavo cosa dire, in un’ora è difficile dire tutto ciò che conta per me, fare un discorso lineare per far capire tutto alla persona che hai di fronte. E’ stato un crescendo unico in tutto, un cammino vero e proprio. Cristina ha avuto ed ha grande pazienza, mi tratta proprio come desideravo, mi fa capire le cose senza influenzarmi, lei parla, mi spiega, poi io rifletto, penso e lavoro tanto su me stessa. Ho avuto e constatato dentro di me tanti risultati. Sono arrivata con un problema presente, una serie di problemi concatenati che mi hanno portato all’incontro con Cristina e mai avrei pensato che tutto era nascosto dentro gli anni dalla mia infanzia in su, nei miei genitori ed in ciò che mi circonda. Se non arrivi mai a comprendere certe cose non puoi nemmeno provare a cambiare. Ed io voglio cambiare, io vorrei essere sempre come mi sento adesso, come mi sento in certi attimi della giornata. Mi sento sicura perché ci sono persone che mi fanno sentire tale e non voglio più avere paura degli altri, non voglio più subirli. Lo so non è facile ma grazie a Cristina so che farò un buon lavoro, grazie anche al modo in cui mi fa lavorare a casa durante la settimana. Serve a me per non isolare la seduta durante la settimana e poi serve a lei per darmi una mano."
Ovviamente questo, che corrisponde ad un compito di verifica del percorso fatto dopo i primi mesi di terapia, non è che un esempio tra tanti.
La decisione di intraprendere una psicoterapia

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In altri casi è la più profonda disperazione che fa intraprendere un cammino a due, la convinzione che non vale la pena vivere nel modo in cui si sta trascinando la propria vita e cercare un aiuto rappresenta l’ultimo barlume di speranza, l’ultima chance da dare a se stessi. In altri casi è la voglia di entrare in una relazione particolare dove potersi sentire accettati senza indici puntati contro, senza dover sopportare giudizi e subire continui processi per il proprio modo di essere. Oppure è la semplice voglia di conoscere, di mettersi in gioco e/o di ritagliare per la prima volta nella vita uno spazio interamente dedicato a se stessi.
In ogni caso, anche se le motivazioni sono differenti, la decisione deve sempre essere maturata di persona. Ogni influenza esterna, soprattutto se eccessiva e continua, porta ad opporre resistenza, al punto tale da non riuscire a creare alcun contatto umano.
Ricordo una seduta con una ragazza che era stata spinta a richiedere un colloquio dai propri genitori e dal fidanzato, che l’aveva accompagnata. Non aveva alcuna voglia di collaborare e di parlare di sé. Si aspettava di essere forzata a parlare perciò si era messa subito in guardia, così è stato chiarito fin dal primo momento che era libera di scegliere di non parlare e che non era obbligata a dire qualcosa di sé. I genitori erano francamente delusi dal mio comportamento, avrebbero preferito che supportassi la loro idea, costringessi la ragazza in un modo o nell’altro ad aprirsi. Ma credo che nessun terapeuta desidererebbe che qualcuno lo costringesse ad aprirsi e si chiuderebbe anch’egli di fronte ad un tale obbligo.
La motivazione estrinseca, cioè l’essere stati influenzati da una fonte esterna a fare qualcosa che non si vuole fare, il più delle volte non paga. Certo, in rari casi può essere un modo per contattare una realtà che non ci aspettavamo essere fertile e positiva, ma, in linea di massima, la costrizione non è che un ostacolo.
Gli adulti, a volte, vengono per fare contenti il partner oppure per dimostrare che la psicoterapia non funziona. Beh, direi che è facile dimostrare a qualcun altro che imparare l’inglese non funziona, basta non impararlo!
C’è però il rovescio della medaglia che riguarda i bambini e gli adolescenti. Qui spetta ai genitori comprendere la situazione (bambini) oppure ascoltare la richiesta del figlio (adolescenti). E’ capitato più di una volta che gli adolescenti sono riusciti a venire soltanto dopo 1-2 anni che lo stavano chiedendo ai genitori. Ricordo una madre, anni fa, che, dispiaciuta per non aver accontentato prima il figlio, disse "Non per offenderla, ma, sa, il problema è che uno non sa bene in base a che cosa valutare uno psicologo. Voglio dire, in genere se si fa una visita medica, più o meno abbiamo imparato come valutare se un medico è in gamba ed affidabile oppure no. Non credo invece che sia altrettanto chiaro valutare se uno psicologo sia affidabile."
Nel caso dei bambini e degli adolescenti comunque, spesso la maggiore difficoltà è quella dei genitori che hanno paura di vedersi messi in discussione e pensano con terrore che qualcuno possa dare loro la colpa mentre hanno cercato di fare del loro meglio. Ricordiamo anni addietro di avere incontrato la segretaria di uno dei tanti albi per architetti che sono sparsi in Italia. Mi chiese se ero anch’io un architetto, le risposi di no, che ero una psicologa. Il suo commento fu "Davvero? Sa, io porto mio figlio da una psicologa e qualche volta faccio anch’io delle sedute ma Dio mi è testimone che, ogni volta che devo andare, mi scoppia un terribile mal di testa, così ho sempre le pillole in borsa.

In sintesi

E’ importante sottolineare come la decisione di iniziare un cammino debba essere maturata personalmente e debba essere scevra da insistenti influenze esterne. Ovviamente il consiglio di un amico o di un genitore può andar bene, ma tra consigliare un cammino ed insistere per imporlo corre una notevole differenza. Abbiamo detto che uno degli ingredienti indispensabili per iniziare una psicoterapia è la motivazione intrinseca (ossia non indotta da esterni). La motivazione è direttamente proporzionale, ossia cresce al crescere dell’interesse verso se stessi, il proprio benessere, la propria vita e la propria maturità mentale. Inoltre, è direttamente proporzionale al credere che sia possibile percorrere un cammino per il proprio cambiamento. Da ciò la mia domanda ai pazienti: "Quanto ci tieni a te stesso? Quanto pensi sia importante la tua vita?" Un’ultima specificazione: anche se le motivazioni alla psicoterapia possono essere tante, nascondono spesso il non voler più sopportare una situazione, il capire che, così come stanno, le cose stanno male e non ci piacciono più.
E’ sempre necessario ricorrere ad una psicoterapia?

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No, non è sempre necessario. Se ci sono persone che desiderano approfondire la conoscenza di se e degli altri intraprendendo un’analisi, se sono curiosi di esplorare la dimensione terapeutica, oppure se si tratta di studenti di psicologia-psicoterapia, è inevitabile seguire quella strada, ma per la risoluzione di un problema, anche alcuni eventi di vita (incontri con altre persone significative; decisioni di intraprendere un percorso di maturazione personale differente, per esempio religioso; accadimenti particolari, per esempio la guarigione da un tumore, ecc...), che prescindono o meno dalla nostra volontà, possono indirizzarci verso una risoluzione efficace dello stesso e verso la maturazione di un nuovo modo di guardare il mondo, gli altri e gli eventi.
In fin dei conti la risoluzione di un problema non consiste in altro che in un modo differente di vedere le cose, in un modo nuovo di sperimentarsi nella vita e nei rapporti con gli altri, nell’apprendimento di nuove abilità, anche se arriviamo a percepire tale differenza soltanto dopo che abbiamo maturato una nuova prospettiva e possiamo dunque confrontarla con la precedente. Tutte le produzioni televisive e tutte le situazioni di vita in cui si tratteggiano storie di persone che hanno superato momenti difficili della loro vita giungono alle parole "Ora riesco a vedere le cose in maniera diversa." Oppure "Quello che prima era un ostacolo, ora riconosco essere stata una fonte di evoluzione per me." E, continuando, rimarremmo sempre sullo stesso tono...
Quindi ben venga tutto ciò che permette ad un individuo di non isolarsi mentalmente nel suo mondo ma di capire che una stessa situazione potrebbe essere affrontata diversamente da altri esseri umani e scoprire come fanno gli altri a superarla.

Che senso ha fare una psicoterapia?

La psicoterapia corrisponde ad un percorso personale, di coppia, familiare o di gruppo iniziato per scelta personale del soggetto, come precedentemente accennato.
La prima seduta è dedicata alla conoscenza reciproca fra il terapeuta ed il paziente, durante il quale si pongono le basi per la relazione e per l’intervento futuro. E’ un momento importantissimo, uno dei più decisivi dell’intero percorso. Le sedute immediatamente seguenti alla prima sono rivolte all’approfondimento della storia di vita per la comprensione delle dinamiche che hanno determinato la situazione attuale e dell’ambiente familiare oltre che delle condizioni socio-economico-religioso-culturali, alla definizione del problema portato, al chiarimento ed alla ricerca degli obiettivi che il paziente vuole raggiungere, alla conoscenza delle aspettative del paziente nei confronti della psicoterapia, ecc...
Ogni professionista, in base all’indirizzo di studi seguito ed alla sua personalità, può gestire in maniera differente le prime sedute e l’intero percorso terapeutico.
La psicoterapia si basa sulla capacità posseduta dagli esseri viventi (non solo dall’uomo) di analizzare, di capire, di apprendere, di imparare, di mostrare un nuovo comportamento. Il cervello umano rappresenta un’altissima opera di ingegneria, un delicato ed intricato complesso di neuroni, di sinapsi (collegamenti tra i neuroni) e di circuiti neuronali. Le esperienze esterne all’uomo sono in grado di modificare questa architettura, cioè sono in grado di farci capire e di farci imparare ad usare meglio gli strumenti di cui siamo dotati oppure di procurarceli.
Si impara ad usare le emozioni, si impara ad usare i pensieri, si impara a studiare, si impara a leggere, a scrivere e a far di conto, si impara a parlare in pubblico, si impara a guidare, a portare l’auto, si impara ad essere genitori, ad insegnare... Contrariamente a quello che normalmente si pensa, non si impara soltanto a leggere, a scrivere e a far di conto, anzi l’intero processo educativo dovrebbe basarsi sull’IMPARARE AD USARE IL PROPRIO CERVELLO. Il fatto di nascere con un Sistema Nervoso non significa automaticamente saperlo far funzionare, soprattutto per quanto concerne le cosiddette "funzioni cognitive superiori", ossia la percezione, le emozioni, il linguaggio, il pensiero, le motivazioni, l’apprendimento... Infatti, i bambini cosiddetti selvaggi, quei bambini cioè che, per accadimenti di vita, sono purtroppo stati allevati in assenza di esseri umani ed in compagnia di animali o sono tenuti in una stanza per anni, anche se del tutto normali alla nascita, più vengono scoperti e liberati in ritardo e più perderanno alcune di queste funzioni cognitive superiori come il linguaggio. Il linguaggio, come attività complessa ed altamente simbolica, verrà spesso danneggiato in maniera definitiva.
Il cambiamento è un processo molto delicato. L’autoconsapevolezza, prima tappa obbligata (un alunno qualsiasi deve aver compreso perché sbagliava per evitare di ripetere l’errore) non è essa stessa necessariamente ed automaticamente "cambiamento". Aver capito dove sbagliamo non vuol dire aver presente le alternative ed averle presente non vuol dire sceglierne una. Piuttosto il pz che giunge in terapia spesso si sente incastrato, intrappolato in un percorso di vita e subisce quel percorso. Di solito non pensa ne esistano altri. Bisogna che impari a vederli e, solo successivamente, a scegliere. A quel punto si può anche scegliere il percorso vecchio, quello di sempre, ma non sarà più un percorso subito, sarà piuttosto una scelta personale. Nella psicoterapia il terapeuta non dà consigli e non fornisce la propria strada o i propri valori imponendoli al pz. E’ ovvio che può fungere da modello per gli altri, ma non desidera fare degli altri un clone di se stesso.
Un’ultima precisazione: l’isolamento non porta al cambiamento, si cambia nel rapporto con gli altri, si cambia nella relazione, nello scambio di idee, nel fare esperienze. E’ sempre il confronto con l’esterno che induce un cambiamento. Non è solo la psicoterapia, come dicevamo sopra, che permette il cambiamento ma la relazione terapeutica è uno spazio protetto all’interno del quale "posso esplorare il mondo sentendomi più al sicuro". La fiducia è un ingrediente fondamentale.
Chi è lo psicoterapeuta, che differenza c’è tra psicoterapeuta, psicologo, psichiatra e neurologo

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Non vi è dubbio che regna una notevole confusione in questo ambito. Approfittiamo quindi volentieri dell’occasione per fare un po’ di luce al riguardo.
Lo psicologo
Lo psicologo è un laureato in psicologia, che ha superato l’Esame di Stato e si è iscritto all’Albo professionale. Per sapere se un professionista è iscritto all’Albo professionale, ci si può rivolgere all’Ordine Professionale degli Psicologi della Regione di residenza. L’Ordine risiede nel capoluogo di provincia della Regione. All’Ordine risulta anche l’ulteriore qualifica di psicoterapeuta eventualmente conseguita dallo psicologo.
Lo psichiatra e il neurologo
Lo psichiatra ed il neurologo sono laureati in medicina e poi specializzati, l’uno in psichiatria e l’altro in neurologia. I percorsi formativi sono profondamente differenti. La laurea in psicologia oppure in medicina forma un diverso modo di pensare al disagio e di avvicinarsi ad esso. E’ più spostato sull’aspetto organicista, biologico e genetico del disagio, il laureato in medicina (con le dovute eccezioni), ed è più spostato sulle variabili ambientali, sulla storia personale, sull’apprendimento e sulla capacità di cambiamento in seguito all’impegno personale, il laureato in psicologia (anche in questo caso, con le dovute eccezioni). Come al solito, sarebbe meglio fondere i due punti di vista e vederli come due aspetti complementari, come due facce della stessa medaglia. Il che significa che sarebbe auspicabile una buona collaborazione tra queste figure. Il fatto che sarebbe auspicabile in teoria non significa che lo è nella pratica. Di fatto la collaborazione di queste due figure è molto difficile.
C’è differenza anche tra neurologo e psichiatra in quanto il neurologo "dovrebbe" occuparsi di problemi fisici al Sistema Nervoso Centrale piuttosto che di problemi psichici, di pertinenza psichiatrica o psicologica. Ricordo di avere accompagnato, tempo fa, una cara amica da un neurologo. Arrivati nello studio del neurologo, mi accorsi che la maggior parte dei casi presenti in sala d’attesa, non erano di competenza neurologica bensì di competenza psichiatrica o psicologica. Vi erano varie persone sofferenti di ansia, di depressione o di altro che mi sarei aspettata di vedere in quel posto ma non in quella proporzione!
Lo psicoterapeuta
Tutti e tre possono ulteriormente specializzarsi per diventare psicoterapeuti dopo aver frequentato una scuola di specializzazione post-universitaria di 4 anni in psicoterapia. Ci sono vari indirizzi nelle scuole di psicoterapia esistenti (psicoanalisi, cognitivo-comportamentale, sistemico-relazionale, umanistico, ecc...). La psicoanalisi è solo una delle possibili specializzazioni psicoterapiche. Inoltre, la psicoanalisi non è la psicologia. La psicologia è scienza ben più vasta che comprende tra i suoi settori di studio anche la psicoanalisi.
Va approfondita anche la differenza tra l’operato dello psicologo e quello dello psicoterapeuta. Lo psicologo non dovrebbe fare un percorso di psicoterapia con un paziente. Il compito dello psicologo è quello di giungere ad una diagnosi specifica per quel caso e verificare di quante risorse, personali e socio-ambientali, è fornito il paziente. Se sono rappresentative, lo psicologo può dunque fare consulenza e colloqui di sostegno, se sono scarse bisogna che il lavoro sul paziente e sulla famiglia sia più impegnativo ed il paziente stesso va inviato allo psicoterapeuta.
L’intervento psicoterapico è differente da quello medico in quanto presuppone l’impegno del paziente ed il suo doversi impadronire di un ruolo attivo, il suo rendersi responsabile della guida della sua vita. Il paziente che si rivolge ad un medico è invece più interessato ad una visione passiva dei suoi problemi, del tipo "Non posso farci niente, fai tu qualcosa per me." In molti casi, comunque, la stretta collaborazione tra le differenti figure professionali senza che l’una cerchi di scalzare l’altra e di metterla in secondo piano agli occhi del paziente sarebbe la cosa migliore nell’interesse di quest’ultimo, fermo restante la libertà di scelta del paziente stesso di considerare la sua vita come meglio gli aggrada.
La scelta di un trattamento prettamente psichiatrico correla con una visione della propria malattia come di qualcosa che accade dentro di noi ma che non riguarda noi: non capiamo da dove viene, non pensiamo che si possa affrontare, non vogliamo essere considerati responsabili di essa.La scelta di un trattamento prettamente psicoterapico correla con una visione della propria malattia in cui si va alla ricerca delle determinanti personali ed ambientali che hanno determinato il problema, si pensa che sia possibile affrontarlo e che si abbia la possibilità di imparare.In un caso si propende per una visione biologico-organico-genetica, nell’altro per una visione ambientale. In un caso non vogliamo essere considerati colpevoli, nell’altro desideriamo capire le nostre responsabilità e modificarle. In un caso propendiamo per un atteggiamento passivo e nell’altro per uno attivo.Con le dovute eccezioni, quanto scritto è un buon punto di partenza per delineare le differenze tra i pazienti.

La scelta dello psicoterapeuta

E’ indubbiamente una scelta delicata e sfortunatamente non sempre riesce bene. Nessuno psicoterapeuta si trova bene e si incastra con tutti gli esseri umani esistenti per quanto bravo possa essere e per quante competenze possegga; allo stesso modo, nessun paziente si troverebbe bene con tutti gli psicoterapeuti esistenti. La delicatezza della scelta dipende dal fatto che, per quanto si conosca una persona, bisogna poi entrare nel vivo e concederle almeno una parte di fiducia prima di poter dire se ci si trova bene. Purtroppo questo potrebbe determinare una serie di frustranti passaggi da un terapeuta all’altro che potrebbero stancare anche la persona più determinata oppure la sottomissione a rapporti dove nessuno dei due si trova bene con l’altro.
E’ ovvio che la parte debole da tutelare è quella del paziente, ma ai fini di un rapporto proficuo e contrariamente a quanto si pensa, per riuscire a lavorare bene insieme, bisogna che si fidino l’uno dell’altro.
E’ considerato diritto di uno psicoterapeuta rinunciare ad un lavoro che non sente di volere/potere seguire.
In linea di massima, sarebbe opportuno potersi informare prima piuttosto che scegliere casualmente. Certo, neanche in questo caso è garantito che la scelta si riveli felice.
Di solito, si va da un professionista per il passaparola, ma oggi quasi tutti i terapeuti hanno un sito internet. Il mio consiglio è di guardare il sito e provare a leggere qualcosa scritto dal terapeuta per capire se può fare al caso nostro.
Salve, ha perfettamente ragione. Sostengo proprio questo da molto tempo. Ci vorrebbe come si dice un cambiamento culturale e di prospettiva rispetto all'importanza di quella che viene chiamata salute mentale e che io traduco (per semplificare) nel diritto sacrosanto di avere una vita il più possibile serena a livello psichico. Il cambiamento culturale dovrebbe partire dalla diffusione di una maggiore conoscenza e consapevolezza in proposito, ha ragione anche su questo. Cosa si potrebbe fare in proposito? Tanto, ed è difficile scriverne qui. Quello che è possibile fare qui nel piccolo, a mio parere, e di dare delle indicazioni. Per questo mi dichiaro disponibile sia nei suoi confronti che di chi è interessato, per quello che chiamo orientamento alle cure. Vuole essere il mio contributo in proposito e lo è sempre stato.
La saluto cordialmente, Marina Montuori
Gentile utente,
la sua è una richiesta assolutamente lecita e comprensibile. C'è molto "mistero" dietro alla figura dello psicoterapeuta, per molte persone non addette ai lavori è come una sorta di "medico che cura con le parole" e questo non è semplice da capire e desta, a volte, molte perplessità. Eppure il campo della Psicoterapia è vastissimo e affonda le sue radici su basi ben solide, composte da sapere scientifico (e quindi, verificabile) che nulla hanno a che fare con il semplice "chiacchierare". Nella stanza di terapia si avviano diversi processi, di costruzione dell'alleanza terapeuta-paziente, di svelamento di sé, di messa a fuoco di punti cruciali o di nodi salienti o di schemi ricorrenti, di attuazione di strategie che siano efficaci ed utili al processo di consapevolezza, crescita e, infine, benessere ritrovato. Compito di un bravo psicoterapeuta è inoltre, e soprattutto, guidare il paziente nella comprensione di tutto ciò che accade lungo il percorso, dando spiegazioni esaustive e rispondendo ad ogni eventuale dubbio. E' nella fiducia che si instaura nei confronti del proprio terapeuta che può avere luogo il processo di cura; senza di questa nulla può essere fatto.
Mi trova a sua disposizione per ulteriori chiarimenti in merito, non esiti a chiedere!
Dott.ssa Genduso
Sono assolutamente d'accordo! C'è troppa confusione...
Ogni psicoterapeuta ha un orientamento terapeutico, ma anche un modo di lavorare poi molto personale. La Psicoterapia Cognitivo Comportamentale funziona perché si lavora sui pensieri disfunzionali che innescano il disturbo e poi sui comportamenti che inevitabilmente la persona compie, anch'essi purtroppo disfunzionali. L'obiettivo è spezzare i meccanismi di mantenimento del disturbo. È una terapia molto concreta, svolta nello studio oppure fuori per affrontare direttamente il problema. Un caro saluto!
Gentile utente di mio dottore,

posso comprendere la sua domanda, soprattutto se si ta per avvicinare ad intraprendere un percorso di psicoterapia, alle volte può far spavento sapere che ci sono diversi specialisti che adottando diversi approcci. E' del tutto normale chiedersi se ci siano delle differenze e cosa comporterebbe la scelta di uno specialista anzichè di un altro. In realtà quello che pochi sottolinenano e l'importanza che ha l'alleanza terapeutica all'interno del processo psicoterapico ed ai fini della guarigione. Lo psicoterapeuta è uno specialista che utilizza delle tecniche per poter aiutare il paziente ad elaborare delle difficoltà che incidono sulla propria salute mentale e la funzionalità della pscioterapia è riconoscita ormai da tempo dal ministero dell'Università e delle Ricerca scientifica. Spero che sapere questo possa rassicurarla; aggiungo inoltre che la durata il tempo e gli effetti della psicoterapia variano da paziente a paziente. Quest'ultimo inoltre ha anche egli un ruolo fondamentale in termini di motivazione al cambiamento ed in termini di responsabilità nei confronti di se stesso se si pensa alla psicoterapia come un qualcosa che porta al benessere.
Questi aspetti dunque sono ciò che un paziente deve conoscere se vuole avvicinarsi a questo mondo a richiedere aiuto ad un terapeuta.
Qualora avesse bisongo di maggiori chiarimenti in merito ad ulteriori aspetti legati alla psicoterapia, non esiti a contattarmi in privato.

Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Gentile utente, la sua domande sono molto utili anche per noi terapeuti, ci aiutano a comprendere meglio le aspettative delle persone che vorrebbero o hanno pensato di intraprendere un percorso. I fattori da considerare sono diversi in quanto diversi gli approcci terapeutici oltre che il singolo terapeuta.
La terapia è un percorso di CAMBIAMENTO e di CRESCITA PERSONALE i cui obiettivi saranno definiti in itinere. E’ fondamentale l’alleanza terapeutica, senza la quale non è possibile avviare il percorso. Se la persona starà meglio è credo la domanda più difficile; alcune volte si altre impara a “stare”... Ciò che è importante che faccia la persona è chiedersi se ciò che avviene nella stanza e fuori lo sta cambiando e lo sta aiutando. Molto spesso all’inizio non si sta meglio, anzi si sta peggio ma è importante sapere che spesso bisogna passare dalla sofferenza per imparare a comprendere come funzioniamo.
E’ importante fidarsi ed affidarsi e comunicare al terapeuta dubbi, paure e vissuti, elaborarli insieme. E’ un lavoro di squadra, solo in questo modo si raggiungeranno gli obiettivi.
Un caro saluto
Giulia Clementelli
Gentile utente, la sua è una domanda lecita e cercherò di essere più semplice possibile nella risposta. Una psicoterapia necessità della motivazione del paziente che è consapevole e portatore di una sofferenza. Di tecniche e indirizzi ce ne sono tantissimi ma si possono raggruppare in due categorie : chi aiuta a controllare e modificare, con esercizi appositi, il modo di affrontare una problematica e chi indaga e collega l'evento attuale alla storia del paziente e alle emozioni connesse. All'interno della relazione con il terapeuta si ripercorrono motivazioni e sentimenti che hanno determinato lo stato attuale. Spesso si sta meglio anche per il solo fatto di essere contenuti, ascoltati e compresi e pian piano il resto arriva con il tempo. È anche la relazione che cura.
Rimango a sua disposizione per eventuali chiarimenti in merito.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Gent.mo utente, capisco la confusione che sperimenta rispetto al lavoro psicoterapeutico. In effetti è difficile descrivere in termini generali come funziona la psicoterapia e il lavoro che viene fatto, vista la moltitudine di approcci, anche molto differenti tra loro. Potremmo dire che uno dei fattori più importanti e trasversali è sicuramente l'alleanza terapeutica, un obiettivo specifico che favorisce una prognosi positiva. Nella psicoterapia cognitivo comportamentale (che al suo interno presenta numerose correnti teorico-scientifiche), ad esempio, il lavoro può focalizzarsi, nel caso sia di primaria importanza per il pz e per la terapia, sul trattamento del sintomo. Si può lavorare sulla consapevolezza e sul potenziamento delle abilità metacognitive (riconoscendo i meccanismi impliciti anche dal punto di vista corporeo e incarnato), sugli stati mentali negativi e positivi, sugli schemi disadattivi, sulla costruzione di essi, dei significati che vengono dati al mondo e a sé stessi, prendendo in esame sia il presente sia le esperienze passate, anche traumatiche. Per far tutto ciò la terapia cognitivo comportamentale si avvale di numerose strategie, tecniche e protocolli d'intervento che vengono utilizzati per raggiungere, nel più breve tempo possibile, gli obiettivi concordati tra terapeuta e pz e il benessere psicofisico dello stesso.
Buona sera, in situazioni di forte disagio nonchè durature nel tempo sarebbe importante rivolgersi ad uno specialista per poter meglio comprendere ed elaborare questa sua problemtica. Preferibilmente le consiglierei di rivolgersi ad uno psicologo psicoterapeuta così che possa intraprendere un percorso di terapia anche in videochiamata WhatsApp. Cordiali saluti, Dott.ssa Beatrice Planas. Psicologa psicoterapeuta per consulenze online
Introduzione
La Psicoterapia Olistica Umanistica da me proposta è da intendersi come un processo di cura ed evoluzione della persona.

Il suo presupposto irrinunciabile è che l’essere umano sia considerato nella sua globalità BioPsicoSociale cioè un holos (parola greca traducibile con il concetto di sistema globale) da cui la denominazione di Psicoterapia Olistica .

La Psicoterapia Olistica permette di risolvere i punti critici e dolenti, di ampliare le prospettive esistenziali e, in ultima analisi, di migliorare la qualità della vita del paziente.

Affinché ciò avvenga, deve, a mio parere, essere praticata come una sorta di laboratorio in cui la persona in difficoltà e il professionista operino con uno spirito di collaborazione e alleanza; una buona relazione psicoterapeuta-paziente è, infatti, il campo e il presupposto fondamentale per cogliere, innanzitutto, il significato, la collocazione e i contorni delle motivazioni e delle cause inconsce del mal-essere.

I sintomi e i segni derivanti dalla sofferenza non sono nemici da sopprimere, ma segnali da accogliere, decifrare e comprendere; solo così potranno svanire, più o meno gradualmente, avendo espletato il loro compito e non sussistendo, quindi, più la loro ragione di essere.

Psicoterapia Olistica e Salutogenesi
Questo percorso, pur partendo dalle fonti della sofferenza, punta, nondimeno, con il massimo della determinazione, alla salutogenesi; l’obiettivo è, difatti, illuminare e attivare i talenti, le vocazioni, le risorse, l’autenticità, la flessibilità, l’indipendenza e la creatività della persona.

Psicoterapia Olistica: psicologia del profondo
La Psicoterapia Olistica offre, dunque, la possibilità di effettuare un lavoro che permette di ampliare la conoscenza, la coscienza e la consapevolezza sia delle dinamiche sfavorevoli, sia di quelle virtuose. Essa, dunque, è una psicoterapia del profondo in quando ricerca e porta alla luce sia gli aspetti psicologici e più prettamente corporei che disturbano la persona, sia le risorse evolutive.

Psicoterapia Olistica: alla scoperta delle dinamiche umane
Attraverso specifiche modalità, tecniche e contesti (setting), la Psicoterapia Olistica restituisce, in primo luogo, alla coscienza della persona in cura gli elementi complessi e inconsci che la penalizzano: le sue paure, le angosce, i traumi, i conflitti, le strategie di sopravvivenza, le tattiche difensive e i dogmi che il soggetto ha pian piano creato in sé senza rendersene conto.

Sono questi, in buona sostanza, i fattori che generano una interazione disfunzionale con la realtà (interiore ed esteriore). Maggiore è l’influsso di questi elementi inconsci sulla nostra vita e maggiore sarà l’alterazione esistenziale; essa darà segno di sé attraverso vissuti, condotte e stili connotati da rigidità, automatismo, disistima, ansia, conflittualità, schematismo, eccessiva tensione, auto ed etero castrazione, conformismo, smarrimento di valori e senso dell’esistenza, tristezza, dogmatismo, senso di colpa, stasi, rinuncia e chiusura autarchica.

Si attua, in sintesi, una coazione a ripetere, in tutte le occasioni significative, di una sorta di copione sempre insoddisfacente. Tutto ciò si concretizza in ultima analisi nello star male, poiché non solo questi complessi inconsci sono estremamente destabilizzanti, ma anche perché allontanano dal e celano all’essere umano il suo stesso nucleo più sano, genuino e fecondo di sé (quello che Edward Bach, medico gallese e fondatore della Floriterapia, denominava Vero Sé); essi, inoltre, bloccano e disattivano l’Inconscio Superiore (cioè quell’insieme di qualità positive e risorse ipotizzate dallo psichiatra Roberto Assagioli, fondatore della Psicosintesi).

Psicoterapia Olistica: un metodo globale e sistemico
Èestremamente rilevante sottolineare che il prevalere di elementi destabilizzanti apporta un disordine generalizzato e progressivo nel sistema Psico-Neuro-Endocrino-Immunologico e nella struttura ossea, muscolare e articolare. Il sistema tende così ad auto intossicarsi, a essere particolarmente permeabile alle tossine provenienti dall’esterno, a indebolire le sue difese immunitarie, a impoverirsi di elementi nutrizionali, a ossidarsi, ad acidificarsi e a distorcersi da un punto di vista strutturale e posturale.

Occorre perciò tener presente che le direzioni che portano al malessere o viceversa alla salute sono, certamente e in primo luogo psico-somatiche, ma anche somato-psichiche. La Psicoterapia che attuo, sposando queste tesi, può essere definita Olistica poiché le persone sono da me considerate una irripetibile individualità e una inscindibile globalità emozionale, esistenziale, sociale, strutturale, bioenergetica e biochimica.

Il ruolo e il valore aggiunto delle terapie naturali nella Psicoterapia Olistica
Apartire dagli assunti metodologici illustrati e avendo, in quando medico, la facoltà legale di poterlo fare, arricchisco e rendo veramente olistica la psicoterapia con la prescrizione, ove necessaria, di rimedi naturali. La Floriterapia di Bach, l’Omeopatia Omotossicologica, la Nutraceutica, la Fitoterapia e la Psciprobiotica mi permettono di offrire al paziente l’attuazione di una forte sinergia che produce i seguenti reali benefici: il lenimento sintomatico, la rivitalizzazione metabolica, il recupero delle forze e del buon umore e una benefica disintossicazione. Tutto ciò rafforza, velocizza e completa il percorso di consapevolezza che, come abbiamo già visto, è alla base del depotenziamento dei fattori destabilizzanti e dell’attivazione di dinamiche virtuose e benefiche.

Conclusione
Termino questa mia esposizione con una considerazione e con parole di omaggio.

È opportuno avere sempre presente che, al di là degli indirizzi teorici dello psicoterapeuta, molto contano le sue caratteristiche umane e relazionali: occorre non solo sapere e saper fare, ma anche saper essere.
Salve.
La psicoterapia è un percorso di crescita, un viaggio di conoscenza di sé e delle proprie difficoltà. Per poterlo fare nel modo migliore possibile devono essere presenti più fattori. 1)La persona che richiede deve essere motivata a intraprendere questo percorso e non farlo solo perché gli è stato consigliato. 2) Deve cercare e trovare un accompagnatore (il terapeuta) con il quale si instaura una relazione sul piano umano di empatia, comprensione e, soprattutto, di alleanza. Perché è l'alleanza che fa procedere positivamente il viaggio, al di là degli indirizzi e delle tecniche.
Come già detto da altri colleghi, ci sono vari indirizzi. Ognuno deve scegliere ciò che sente meglio per sé. Io lavoro a livello psicocorporeo, sull'integrazione mente corpo. É un percorso esperienziale profondo, coinvolgente, dove attraverso il rispetto dei tempi, senza forzature, man mano che emergono le fragilità si struttura la fiducia in se stessi e l'autonomia della persona.
Gentile utente, probabilmente lei ha ragione, se si facesse un sondaggio, non tutti saprebbero rispondere a queste domande. Credo che solo chi ha provato una psicoterapia possa dare o quantomeno sapere cosa accade all'interno di uno studio di psicoterapia. Penso che la stessa cosa si possa dire per le altre figure professionali. Chi non è mai andato da un osteopata o da un fisioterapista, difficilmente saprà come lavorano queste figure e se davvero si guarisce e quanto tempo ci vuole. Potrà rispondere chi ha provato in prima persona tali esperienze. Se qualcuno non ha mai avuto problemi di cuore, probabilmente non ha mai fatto un ECG sotto sforzo e non sa nemmeno di cosa si parli. Potrei continuare con la lista di professionisti della salute. Come funziona una psicoterapia e cosa fa uno psicologo, sono informazioni che si possono reperire ovunque, ma credo che per avere davvero un'idea di ciò che accade in una relazione terapeutica, l'unico modo sia provare a intraprenderla. D'altronde già ad una prima consulenza lo psicoterapeuta spiega al paziente come è il suo approccio, il suo modo di lavorare, come funziona. A tutto il resto non si può rispondere (come ci si deve comportare? inizierà a stare subito bene?). Non sappiamo quale sarà la reazione di quella persona a quel trattamento, ma questo vale per ogni tipo di cura. La psicoterapia si basa sulla relazione tra due persone e ancor più di altri ambiti necessita di tempo, il tempo per conoscersi, il tempo per iniziare a fidarsi, il tempo che ci vuole, diverso per ognuno e diverso per ogni relazione, unica e irripetibile.
Cordiali saluti,
Rosella Pettinari

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