Salve, vorrei sapere se esiste un protocollo specifico da seguire prima che una persona (covid) veng
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Salve, vorrei sapere se esiste un protocollo specifico da seguire prima che una persona (covid) venga intubata, e cioè se i medici sono tenuti a consentire l'uso del cellulare personale prima di essere addormentati (ovviamente salvo emergenze).
Inoltre, leggendo cose discordanti in merito, chiedo se quando si è intubati in terapia intensiva il paziente percepisce la presenza dei famigliari, la voce, il tocco. Oppure nulla.
Grazie
Inoltre, leggendo cose discordanti in merito, chiedo se quando si è intubati in terapia intensiva il paziente percepisce la presenza dei famigliari, la voce, il tocco. Oppure nulla.
Grazie
Ciò che mi pare stia descrivendo, è una situazione di urgenza/emergenza per cui i medici seguono protocolli specifici che possono non consentire l’uso del cellulare. Per il secondo quesito, dipende dalle condizioni cliniche e dal livello di coscienza, pertanto il paziente può percepire qualcosa dell’ambiente circostante, come assolutamente nulla.
Saluti
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Non esiste alcun protocollo scientifico che preveda la chiamata con i parenti prima di procedere ad una intubazione in quanto è essa stessa una procedura che viene messa in atto per garantire le funzionalità vitali. Se il paziente intubato percepisce o meno la presenza di chi lo circonda dipende dalla profondità della sedazione e dalla presenza o meno di eventuali deficit neurologici . Cordialità
Non esistono protocolli, ma il buon senso. Nella maggior parte dei reparti covid il paziente non viene intubato in emergenza, ma quando si vede che non riesce più a respirare bene pur con l'assistenza ventilatoria non invasiva. Quindi, eccetto la situazione di emergenza che è particolarmente rara, c'è tutto il tempo di fare una (video)telefonata di saluto. Nei reparti covid in cui ho avuto la tristezza di lavorare nella maggior parte dei casi si è fatto così se il paziente lo richiedeva. Una telefonata straziante (per noi) di saluti prima di essere addormentato, senza poter immaginare se e quando sarebbe stato possibile rivedere i propri familiari. Credo sia un atto di umanità che non debba richiedere un protocollo scritto, ma che si basa sull'umanità del personale e sull'adesione alla prima missione, quella di cercare di aiutare il prossimo.
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