Salve, vi scrivo per porvi una domanda. Sin da piccolo ho sempre avuto l'impressione di essere "di

20 risposte
Salve, vi scrivo per porvi una domanda.
Sin da piccolo ho sempre avuto l'impressione di essere "diverso", e non sono mancate le occasioni che me lo ribadissero: nella mia famiglia ho assistito ad un divorzio particolarmente grave, e nonostante ció non ho mai (neanche minimamente) sofferto questa cosa. Nonostante ricordi tutto, non me ne è mai importato nulla, e ad onor del vero, mia madre mi ha sempre ribadito come io non abbia mai mostrato alcun tipo di attaccamento emotivo, nè nei suoi confronti, nè in quelli di mio padre. Sono anche venuto a conoscenza del fatto che ho inziato a parlare molto tardi (circa 3 anni e mezzo), ma nonostante ció i miei genitori non hanno mai pensato di rivolgersi ad un professionista. Tutt'ora i miei amici, mi fanno costantemente notare quanto i miei movimenti siano molto "meccanici" e completamente scoordinati, e di come il mio modo di parlare sia particolarmente strano e "settorializzato" (spero di aver reso l'idea), e di come io non riesca minimamente ad immedesimarmi negli altri. Ho avuto inoltre molti litigi con la mia ragazza, che molte volte mi dice che non riesco a capire il suo punto di vista, e che sostanzialmente il mio modo molto razionale di pensare non posso applicarlo sempre nella vita (cosa che io faccio fatica a comprendere). Infine, sin da piccolo ho mostrato una spiccatissima capacità nelle materie scientifiche e nell'astrazione, tanto che il mio ex prof di rappresentazione tecnica, giudicava la mia capacità astrattiva "disumana", e mi diceva costantemente che secondo lui fossi autistico (non che sia un'informazione rilevante, ma sembrava giusto inserirla) Inoltre ho sempre presentato strani tic (di cui effettivamente non mi rendo sempre conto) alle mani, sia in momenti di ansia, che di forte sollievo (esempio se ascolto musica ad alto volume e cammino). Ora so che probabilmente vi avró annoiato con questo monologo sulla mia vita, ma ho scritto tutto ció che chiedervi se secondo voi ha senso indagare sull'autismo, visto che molte persone mi hanno consigliato di iniziare un percorso diagnostico; tuttavia non so proprio da dove iniziare. Nella mia cittá c'è un centro diagnostico per l'autismo ma non so se serve un'impegnativa medica o cos'altro, e vorrei evitare di buttare soldi. Inoltre non ho problemi di problem solving, cosa che molte persone con problemi allo spettro presentano, anzi ho spiccate capacità in questo ambito. Ho inoltre una gran paura di essere classificato come una persona ipocondriaca o in cerca di attenzioni. Inoltre la diagnosi effettivamente sarebbe fine a se stessa, visto che non necessito di alcun tipo di trattamento (almeno spero), tuttavia so che se davvero ricevessi una diagnosi del genere, potrei davvero ricevere un grande sollievo nel capire il perchè sono così "diverso".
Non focalizzarti solo sulla urgenza di ricevere una diagnosi. Il fatto importante sta nel capire se tu stai bene con te stesso e nelle relazioni affettive-familiari-amicali che vivi. Se riscontri le difficoltà che descrivi, allora sia questo il tuo motore per approfondire con un percorso terapeutico ciò che consideri irrisolto o non chiaro in te stesso.

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Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo quanto possa essere difficile convivere con questa situazione riportata. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi e disfunzionali che mantengono in atto la sofferenza impedendole il benessere desiderato.
Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale connesso con la genesi della sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Buongiorno,
il primo punto da capire è se questa diversità che lei sente la fa soffrire o meno. Se questa cosa non le è chiara sicuramente un percorso con un professionista potrebbe fare al caso suo.
Per poter fare un percorso diagnostico senza spendere privatamente credo che dovrebbe parlarne con il suo medico curante che le farebbe le opportune impegnative da presentare alla ASL della sua zona.
Cordialmente
DSott.ssa Chantal Danna
Buongiorno gentile Utente, grazie per aver condiviso in modo così dettagliato e sincero il suo vissuto. Dalle sue parole emergono alcune caratteristiche personali che sembrano averla portata a riflettere su un possibile percorso diagnostico per esplorare l'eventualità di trovarsi nello spettro autistico. Posso comprendere come queste domande possano suscitare una certa ambivalenza, soprattutto se considera che la diagnosi sarebbe per lei uno strumento di conoscenza più che una base per un trattamento specifico.

L’idea di ottenere una diagnosi, anche solo a scopo conoscitivo, può essere valida, soprattutto se sente che una maggiore consapevolezza su sé stesso potrebbe portarle un senso di chiarezza. Se questo è il caso, intraprendere un percorso di valutazione non è affatto cercare attenzioni o essere ipocondriaci; al contrario, è un processo che le permetterebbe di comprendere meglio se stesso e il suo modo di vivere le relazioni e la quotidianità.

Per procedere, una valutazione diagnostica per l'autismo potrebbe richiedere un'impegnativa del medico di base, quindi potrebbe essere utile parlarne con lui. Potrebbe anche considerare di rivolgersi a un neuropsichiatra o a uno psicologo specializzato in diagnosi dello spettro autistico negli adulti, in modo che possano indirizzarla verso il percorso migliore nella sua regione, spiegandole le varie fasi della valutazione e i suoi possibili esiti.

Infine, le capacità di problem solving e la predisposizione per le materie scientifiche non escludono una possibile condizione nello spettro, in quanto le caratteristiche dell'autismo possono variare molto da persona a persona. Intraprendere questo percorso, se ben motivato, può rappresentare un’opportunità per integrare diversi aspetti del suo vissuto e della sua identità, qualunque sia l’esito finale.

Se dovesse avere bisogno di ulteriori consigli o di una consulenza resto a disposizione. Augurandole di superare al più presto le sue difficoltà le porgo cordiali saluti.
Dott. Luca Vocino
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Gentile utente,
dal modo in cui si esprime, da come racconta la sua vicenda, si evince profonda consapevolezza di ciò che riesce a fare (soprattutto cognitivamente) e di ciò che non riesce a fare (sul piano emotivo principalmente).
Dunque, tale consapevolezza dovrebbe darle forza per capire meglio le sue difficoltà relazionali e nella dimostrazione di empatia o di semplice coinvolgimento emozionale. Se questo comporta una valutazione psicodiagnostica o un percorso psicologico lo deciderà lei, ma non sarebbe quello a etichettarla come malato o diverso.

Rivolgersi a professionisti del settore psicologico, le consentirebbe di avere una prospettiva attenta e oggettiva, comunque diversa dalla sua, di quello che lei avverte come un disagio, e che l'ha portata anche a scrivere su questa piattaforma.
Qualsiasi diagnosi, qualora ci fosse (ma non escluderei il contrario), non sarebbe esaustiva delle sue capacità, ma soprattutto delle sue potenzialità. Semplicemente avrebbe più informazioni. Certo, ci vuole da parte sua una motivazione di base a mettersi in discussione, a sospendere qualsiasi tipo di giudizio e di affidarsi a persone competenti e professionali per un supporto efficace ai fini della sua qualità di vita.

L'intelligenza emotiva, di cui lei lamenta una mancanza, può essere migliorata e poi allenata, ed è sicuramente un aspetto importante della sua vita che merita attenzione e un lavoro specifico. Il beneficio sarà enorme perché potrà godersi a pieno le soddisfazioni, gioire delle cose delle belle, da solo e con le persone significative del suo percorso di vita.

Le auguro il meglio, Dott. Antonio Cortese
Gentile utente, grazie per la condivisione.
Quello che le direi è di non avere fretta di ricevere una diagnosi. Sarebbe importante in primo luogo capire come stai con te stesso e come ti senti nelle relazioni interpersonali.
Se riscontri le difficoltà che descrivi ti consiglio un percorso psicologico in cui puoi esplorare te stesso, le tue emozioni, i tuoi pensieri più profondi.
Per quanto riguarda l'intelligenza emotiva, sappia che può essere migliorata se viene allenata.
Cordiali saluti, Dott.ssa Monia Michelini

Salve. La sua riflessione è molto profonda e mostra una grande consapevolezza di sé. È normale sentirsi diversi, soprattutto quando ci si confronta con esperienze e percezioni che non sembrano allinearsi con quelle degli altri.
La sua storia, dal divorzio dei genitori ai modi di relazionarsi e comunicare, suggerisce che ci sono vari aspetti da esplorare. È comprensibile che si ponga domande sull'autismo, specialmente considerando i commenti ricevuti da amici e insegnanti. Tuttavia, è importante ricordare che la diagnosi non è un’etichetta fine a se stessa, ma può offrire una chiave di lettura per comprendere meglio il proprio modo di essere.
Un primo passo utile sarebbe contattare un professionista della salute mentale. Un colloquio iniziale potrebbe aiutarla a esplorare le sue esperienze e i suoi sentimenti senza il timore di essere giudicato. Questo incontro non solo potrebbe fornirle maggiore chiarezza, ma potrebbe anche offrire uno spazio sicuro per esprimere le sue preoccupazioni e paure.
Riguardo al percorso diagnostico, ogni centro può avere modalità diverse. In genere, è consigliabile contattare direttamente il centro di diagnostica per informarsi sui requisiti, come eventuali impegnative o documentazione necessaria.
Infine, indipendentemente dalla diagnosi, l’obiettivo è quello di vivere più serenamente. Comprendere meglio se stessi, le proprie reazioni e i propri sentimenti può portare a una maggiore consapevolezza e accettazione. Le suggerisco di considerare questo percorso come un'opportunità per esplorare e conoscere meglio la sua unicità.
Se per lei può essere di aiuto avere conoscenza di una eventuale diagnosi, credo che faccia molto bene a rivolgersi al centro specialistico che ha citato, magari anche solo per un consulto, per verificare che cosa potrebbe fare con queste persone, e per decidere in seguito se continuare.
Magari potrebbe risultarle interessante vedere il film "The accountant".
Salve, innanzitutto, voglio ringraziarti per la fiducia e la profondità con cui hai condiviso le tue esperienze e riflessioni. Le domande che poni sono significative e meritano attenzione e ascolto. La sensazione di essere “diverso” che descrivi è un vissuto che non va banalizzato, soprattutto perché si radica in un lungo percorso personale, fatto di osservazioni su te stesso, di feedback dagli altri e di episodi che sembrano confermarla. Non è insolito che alcuni individui, dotati di una sensibilità particolare e di una forte inclinazione alla riflessione, inizino a notare differenze nei propri modi di pensare e percepire il mondo, specie quando trovano che questi si discostano da quelli delle persone che li circondano. Quello che racconti riguardo la tua famiglia, come l'esperienza del divorzio dei tuoi genitori e il loro modo di interpretare la tua risposta emotiva a questi eventi, è un aspetto importante. Nonostante si tratti di esperienze potenzialmente molto impattanti, hai notato una certa distanza emotiva, come se mancasse in te quella sofferenza o attaccamento che, spesso, ci si aspetterebbe in situazioni simili. È interessante anche il fatto che tua madre ti abbia fatto notare questa mancanza di attaccamento, il che sembra esserti rimasto impresso. È possibile che la tua naturale tendenza a una percezione emotiva diversa rispetto agli altri, così come l’interesse ridotto verso determinati rapporti emotivi, possa aver rafforzato in te la sensazione di essere "fuori posto", soprattutto in una società dove l’attaccamento familiare è un tema particolarmente valorizzato. Dal punto di vista comportamentale, anche i tuoi movimenti, descritti come “meccanici”, i tic e un modo di parlare considerato “settorializzato”, sono elementi che colpiscono e che spesso vengono evidenziati dagli altri. È possibile che questi aspetti abbiano influito sulla tua percezione di te stesso come diverso, soprattutto se sono stati frequentemente sottolineati da chi ti è vicino. Il fatto che amici e persone care abbiano portato alla tua attenzione queste caratteristiche, come le difficoltà ad empatizzare o a comprendere appieno i punti di vista degli altri, sembra esserti rimasto impresso, tanto da farti riflettere sul valore di una diagnosi. Sono situazioni che possono rendere le relazioni complesse e portare ad incomprensioni, come hai accennato parlando delle difficoltà con la tua ragazza. L'ipotesi di esplorare la possibilità di un disturbo dello spettro autistico, dunque, è del tutto sensata, anche se comprendiamo i tuoi dubbi riguardo a cosa comporterebbe una diagnosi. Avere una conferma diagnostica può fornire una chiarezza su aspetti che sembrano apparentemente “fuori posto”, e talvolta questa chiarezza è di per sé un sollievo. Comprendere in modo più consapevole il proprio funzionamento cognitivo e relazionale non è affatto un atto di ricerca di attenzioni o ipocondria, ma una scelta di autoconsapevolezza. Anche le persone che sviluppano competenze straordinarie, come sembra essere il tuo caso in ambito scientifico e astrattivo, possono voler trovare una coerenza e una spiegazione per altre caratteristiche che sembrano “contrastanti” nella loro esperienza di vita. Questa comprensione potrebbe non solo darti una spiegazione più esaustiva dei tuoi comportamenti, ma anche aiutarti a gestire meglio eventuali difficoltà sociali e relazionali. Per quanto riguarda i passi concreti per intraprendere un percorso diagnostico, ti consiglierei di contattare il centro diagnostico che hai menzionato e di chiedere informazioni su eventuali procedure da seguire. Spesso, queste strutture offrono un primo colloquio che serve proprio per inquadrare i tuoi dubbi e orientarti. Puoi anche rivolgerti al medico di base per avere un indirizzo più specifico; il tuo percorso può richiedere un’impegnativa, ma spesso questi dettagli sono chiariti nella fase iniziale. Non è necessario che una diagnosi di autismo, qualora fosse confermata, implichi per forza un trattamento o cambiamenti significativi nella tua vita quotidiana. Potrebbe invece offrire semplicemente una chiave di lettura che spieghi alcuni aspetti della tua esperienza, e magari anche alcuni strumenti per comprendere meglio te stesso e per migliorare alcune dinamiche relazionali che ti stanno a cuore. Ti auguro il meglio. Dott. Andrea Boggero
Gentile utente, le consiglio vivamente di considerare un percorso diagnostico presso un centro specializzato, può magari chiedere informazioni al centro situato nella sua città. Un professionista potrà offrirle un'analisi approfondita della sua situazione e delle sue difficoltà relazionali e comunicative, contribuendo a chiarire eventuali tratti dello spettro autistico o altre condizioni: è comprensibile desiderare risposte e una maggior comprensione di sé.

Per quanto riguarda la procedura, spesso è utile contattare direttamente il centro per chiedere informazioni su eventuali requisiti, come l'impegnativa medica. La sua ricerca di comprensione è un passo significativo e merita di essere supportata da professionisti competenti.
Un caro saluto
Buongiorno e grazie della condivisione. Capisco le sue preoccupazioni e sono in accordo con lei per quanto riguarda il ricevere una diagnosi, talvolta fine a se stessa. Se può farla stare più tranquillo esistono centri specializzati in cui potrebbe avere una diagnosi esaustiva fatta da professionisti, come immagino possa essere quello da lei citato. Potrebbe per esempio provare a chiamare e chiedere informazioni a riguardo. Poi valuti lei se può esserle utile ricevere una diagnosi, e a che fine le possa servire dal momento che non trova uno specifico disagio o malfunzionamento nella vita di tutti i giorni, ma "solo" un sollievo, una rassicurazione nel sentirsi "diverso". Spero di esserle stato di aiuto. Luca Demuro
Salve e grazie per la tua testimonianza sincera e approfondita. È chiaro che hai riflettuto molto sulla tua vita e sulle tue esperienze, e che ci sono aspetti che ti preoccupano e ti incuriosiscono. La ricerca di una spiegazione per ciò che senti e per le tue esperienze è del tutto naturale.
Le caratteristiche che hai descritto, come la difficoltà di relazionarti emotivamente con gli altri, le tue modalità di movimento e comunicazione, e i tic, possono effettivamente suggerire qualcosa che va oltre una semplice introspezione.
Il fatto che altre persone, inclusa la tua partner, notino queste differenze è un ulteriore indicativo del fatto che questi aspetti possono avere un impatto significativo sulla tua vita e sulle tue relazioni.
Considerare un percorso diagnostico per l'autismo può essere un passo importante. La diagnosi non è un'etichetta negativa, ma piuttosto un modo per comprendere meglio le proprie esperienze e punti di forza. Una diagnosi può anche fornire strumenti e strategie per affrontare le difficoltà nelle relazioni interpersonali e nella comunicazione. È ragionevole voler sapere se i tuoi sentimenti e comportamenti possono rientrare nello spettro autistico, in modo da poter gestire le tue relazioni e le tue esperienze in un modo che ti consenta di sentirti più a tuo agio.
In genere, la diagnostica del disturbo dello spettro autistico può essere effettuata da uno psicologo o psichiatra specializzato. Puoi informarti presso il centro diagnostico per l'autismo della tua città, e normalmente non è necessario un'impegnativa medica per ricevuta una consulenza, ma potrebbe variare in base ai protocolli del centro. Ti consiglio di contattarli direttamente per chiarire i dettagli.
Se decidi di procedere, considera di affrontare il percorso con un approccio aperto. Molte persone hanno preoccupazioni simili a quelle che hai espresso, come la paura di essere etichettati o di venire considerati ipocondriaci. La cosa importante è che tu stia cercando di capire meglio te stesso e la tua vita.
Ricorda che avere spiccate capacità in determinate aree, come il problem solving e le scienze, può essere una risorsa preziosa. Ci sono molte persone nel mondo neurodiverso che utilizzano le proprie capacità uniche a proprio vantaggio. La comprensione della propria diversità può portare a una maggiore accettazione di sé e aiuto nel trovare strategie che funzionano per te.
In conclusione, se lo desideri, l'indagine sull'autismo può essere un passo utile per te. Ti incoraggio a cercare supporto da un professionista delle salute mentale specializzato, che possa guidarti in questo processo. La tua ricerca di comprensione e di maggiore consapevolezza è un passo prezioso per il tuo benessere.
Rimango a completa disposizione. Un caloroso saluto.
Dott. Michele Basigli
Salve,
é comprensibile che, di fronte a una sensazione persistente di "diversità" e alle osservazioni di chi le sta vicino, nasca il desiderio di comprendere meglio se stesso e di trovare risposte che possano portare sollievo.
Dal suo racconto, emergono alcuni elementi che meritano attenzione: il distacco emotivo che descrive fin dall'infanzia, la difficoltà nell'immedesimarsi negli altri, i movimenti percepiti come "meccanici", i tic e la sua spiccata capacità nelle materie scientifiche e nell'astrazione. Questi tratti potrebbero avere varie spiegazioni e, in effetti, alcune caratteristiche che descrive sono spesso associate a condizioni legate allo spettro autistico. Tuttavia, una diagnosi non può essere fatta in autonomia o tramite l'osservazione di singoli tratti, ma richiede un percorso strutturato con professionisti specializzati.
Se desidera esplorare questa possibilità, le suggerisco di rivolgersi al centro diagnostico che ha menzionato, dove troverà figure competenti in grado di fornirle una valutazione completa. Per accedere a questo servizio, potrebbe essere necessaria una richiesta medica, ma è un'informazione che le consiglio di verificare direttamente presso il centro stesso o chiedendo al suo medico di base, che potrà guidarla nell'iter da seguire.
Intraprendere un percorso diagnostico non significa necessariamente essere classificati come "ipocondriaci" o "alla ricerca di attenzioni". Al contrario, il desiderio di capire se stessi e di dare un significato a certe esperienze e sensazioni è del tutto legittimo e spesso può essere molto rassicurante. Una diagnosi, se dovesse arrivare, non è soltanto "fine a se stessa": può offrirle una chiave di lettura più chiara di alcune dinamiche personali, aiutandola a comprendere meglio come gestire le sue emozioni e le sue relazioni.
Un caro saluto,
dott.ssa Pinella Chionna
Buongiorno, grazie per aver condiviso in modo così aperto le sue riflessioni e i suoi dubbi. Essere consapevoli delle proprie particolarità e sentire la spinta a indagarle più a fondo può essere un passo importante verso una comprensione più profonda di sé, anche se non necessariamente legato a una diagnosi clinica. È vero che una diagnosi, per alcune persone, può portare a una sorta di chiarimento rispetto a comportamenti e caratteristiche che fino a quel momento potevano risultare difficili da spiegare. Tuttavia, come ha detto lei, la diagnosi non implica necessariamente un percorso terapeutico, a meno che lei non senta il bisogno di supporto in aree specifiche. Se decide di proseguire, le consiglierei di informarsi presso quel centro diagnostico che ha citato per conoscere le modalità di accesso e il percorso con i professionisti, approcciandosi senza timore del giudizio, perché una valutazione ha lo scopo di fornire risposte concrete e prive di connotazioni stigmatizzanti. In bocca al lupo.
Buongiorno, la ringrazio per la sua condivisone. Dalle sue parole emerge un forte desiderio di chiarezza nel voler comprendere se stesso e il suo modo di stare nel mondo. Quello che lei esprime rivela una grande sensibilità, data dalla sua voglia di mettersi in discussione, non solo per ste stesso ma anche per chi la circonda. I tratti che lei descrive potrebbero essere associati a condizioni dello spettro autistico, tuttavia, anche se ritengo che una diagnosi non sia una sentenza definitiva, non credo che debba essere considerata quale fine a se stessa, infatti, potrebbe sicuramente aiutarla a trovare un sollievo e a portare maggiore chiarezza. A tale proposito, le suggerirei di parlarne con il suo medico di fiducia ed eventualmente rivolgersi a un centro specializzato. Inoltre, potrebbe esserle utile intraprendere un percorso psicologico per affrontare le sue paure e per approfondire aspetti di sé. Andare alle origini della sua storia la porterebbe a comprendere meglio le emozioni che potrebbero essere rimaste sospese in un tempo e in uno spazio lontano. Ritengo che una maggiore comprensione di emozioni passate la aiuterebbe a riorganizzare le sue emozioni anche nel presente aiutandola a gestire il suo sentire e le sue relazioni attuali. Un caro saluto Dott.ssa Giulia Mauri
Buonasera, indagare l'eventualità di essere nello spettro autistico potrebbe essere utile, soprattutto perché alcuni tratti che descrivono — come difficoltà di immedesimazione, comunicazione più “settorializzata,” pensiero molto razionale e schematico, e talenti specifici nelle materie scientifiche — possono effettivamente essere presenti anche in persone con autismo. È importante ricordare, però, che ogni persona è diversa e che lo spettro autistico include una varietà di caratteristiche, alcune delle quali potrebbero non coincidere con la sua esperienza, come menziona lei stessa per il problem solving.

Se si desidera fare un percorso diagnostico, un primo passo potrebbe essere parlare con il suo medico di base, che potrebbe indirizzarla al centro diagnostico di cui parla. In molti casi, è necessaria una prescrizione o impegnativa per accedere ai servizi di diagnosi, ma il medico di base può anche consigliarla sui passi successivi e rassicurarla rispetto a eventuali dubbi.

Anche se non sentisse il bisogno di un trattamento, ricevere una diagnosi potrebbe offrirle, come dice, un senso di chiarezza e accettazione. Sapere perché ci si sente "diversi" a volte può aiutare a migliorare l'autostima ea trovare modi più efficaci per relazionarsi con sé stessi e con gli altri. Riguardo alla preoccupazione di essere visto come “ipocondriaco”, è naturale sentirsi insicuri, ma avere delle domande su di sé e volere delle risposte non è affatto un segno di ipocondria o di ricerca di attenzioni, bensì un segno di autoconsapevolezza.

Spero che queste indicazioni possano essere utili per fare chiarezza.

Le auguro di cuore di trovare le risposte che cerca e di sentirsi più sereno e compreso.
Buonasera, grazie della sua condivisione. Io condividerei la sua preoccupazione con il MMG, in modo da essere indirizzato a specialisti del sistema sanitario, ed evitare come dice lei prestazioni a pagamento dispendiose. Detto questo ha mai pensato di fare un percorso di psicoterapia? Potrebbe aiutarla a mettere "ordine" e a guardarsi "dentro", esplorare e conoscere/riconoscere la sua parte emotiva, mettere luce su MODELLI e COPIONI familiari che si ripetono in generazione in generazione (il mio approccio è SISTEMICO RELAZIONALE). A disposizione In bocca al lupo!
Buongiorno, dovrebbe recarsi dal suo medico di base e farsi fare le impegnative e farsi consigliare su come procedere per la diagnosi nel centro della sua città, Mi colpisce "non riesco minimamente a immedesimarmi negli altri". L'indicazione che le darei è quella di indagare su questo poiché la vita relazionale è importante e bisognerebbe preservarla nel migliore dei modi indipendentemente dalla diagnosi.
In bocca al lupo
dr.ssa G. Di Vara
Gentile utente. Innanzitutto la ringrazio per aver condiviso un pezzo della sua storia. In merito al suo quesito, ciò che mi sento di dirle è in primis di capire se ciò che ha descritto rappresenta per lei motivo di disagio o se interferisce con la sua vita familiare/amicale/lavorativa. Inoltre, ritengo che possa essere fondamentale capire cosa rappresenterebbe e cosa comporterebbe ricevere una diagnosi piuttosto che non riceverla, prima di contattare uno specialista. Tuttavia, le consiglio di confrontarsi con il suo medico curante in modo che possa eventualmente indirizzarla e consigliarla su specialisti del suo territorio. Resto a disposizione, un caro saluto.
Dott.ssa Roberta Aceto
Buongiorno, grazie per aver condiviso la sua esperienza con tanta sincerità. È evidente che ha riflettuto a lungo sul suo modo di essere e su come ciò possa influenzare le sue relazioni con gli altri. La sensazione di essere "diverso" può portare a una profonda introspezione, soprattutto quando si è esposti a situazioni e reazioni altrui che possono far emergere dubbi sulle proprie emozioni e comportamenti. La difficoltà nel connettersi emotivamente con gli altri, insieme ai tratti che descrive, potrebbe suggerire che c'è un modo particolare in cui vive e percepisce il mondo. La sua eccellenza nelle materie scientifiche e nel pensiero razionale è un punto di forza, ma può, come lei ha notato, anche contribuire a una mancanza di empatia o di comprensione delle sfumature emotive nelle relazioni. Un percorso diagnostico potrebbe offrirle un'opportunità per esplorare più a fondo queste esperienze e aiutare a spiegare il perché delle sue sensazioni di differenza. Anche se può sembrare intimidatorio, una diagnosi non ha necessariamente a che fare con l’etichettamento, ma piuttosto con la comprensione di sé e della propria vita interiore. Se decide di procedere con un percorso diagnostico, può contattare il centro che menziona per avere ulteriori informazioni su come iniziare e quali passi seguire. L'importante è prendersi del tempo per esplorare queste sensazioni e connettersi con chi può aiutarla in questo processo.
Non esiti a contattarmi se desidera discutere ulteriormente di questi temi o se ha bisogno di supporto.
Cordiali saluti, Dott.ssa Laura Lanocita
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