Salve, un mio caro amico che da tempo soffriva di crisi "depressive" (purtroppo non conosco chiarame

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Salve, un mio caro amico che da tempo soffriva di crisi "depressive" (purtroppo non conosco chiaramente le diagnosi precise fatte in passato), da qualche settimana, dopo che a quanto pare gli è stato diagnosticato un disturbo bipolare, ha iniziato ad avere crisi paranoiche e negli ultimi giorni è ossessionato dall'idea che ogni frase o avvenimento sia in qualche modo collegata in una sorta di "complotto" nei suoi confronti, dal mio gruppo di amici fino a figure totalmente distanti, quali per esempio il suo insegnante di strumento. Con me si apre spesso e mi mostra gli elementi "incriminati", quali estratti di chat, post sui social o frasi dette da qualcuno, ma al contempo anch'io rientro all'interno di questi complotti. Già da un po' il suo modo di parlare è cambiato, è spesso sconclusionato, vago e tende ad astrarsi da questioni pratiche, e anche queste prove del complotto non hanno alcun senso, se non l'idea che siano prese in giro o peggio nei suoi confronti.

A settembre dopo un periodo depressivo e di ansia legato anche agli studi, una volta lasciati questi e affiancato da farmaci che gli erano stati prescritti (dovrebbero essere degli stabilizzatori dell'umore, a suo dire alquanto blandi) aveva ripreso a fumare cannabis in maniera consistente, e a quanto pare il suo psichiatra gli aveva detto che non c'era problema nell'assunzione di cannabis insieme ai farmaci che prendeva. Per un po' di mesi fino a febbraio circa, era in uno stato "maniacale" ma felice, suonava tutto il giorno, ci invitava a casa, era in generale molto attivo, pieno di idee e progetti. Poi ha avuto una piccola battuta d'arresto da quest'idillio, e ha iniziato ad avere una situazione di tensione, da cui scaturivano reazioni rabbiose, di cui si rendeva conto. Intorno a Gennaio aveva deliberatamente smesso di assumere il farmaco, e quindi a febbraio ha invece scelto di smettere di nuovo con la cannabis, da qui il momento attuale descritto prima. Attualmente ha iniziato a prendere un altro farmaco che gli è stato prescritto, che dovrebbe far sempre parte della famiglia degli stabilizzatori dell'umore.

Il mio dubbio, per cui vi chiedo aiuto, è se sia necessario parlare con i genitori in modo da mettersi in contatto con il suo psichiatra per esporre la situazione che si è andata a creare, di cui magari può non aver avuto la giusta percezione il medico e in generale vorrei sapere qual è l'atteggiamento migliore da assumere nei confronti del mio amico. Io ho provato a metterlo di fronte, sia con gentilezza, sia in alcuni casi con più durezza (tentando comunque di mantenere la percezione che non fosse un attacco, quanto una preoccupazione da amico) all'insensatezza di queste sue manie e paure, ma per quanto si dica cosciente di avere queste manie, dopo poco o anche nel momento stesso, in qualche modo avvalora le sue tesi, e in generale non mostra mai fiducia completa in quello che gli si dice.

Grazie mille per l'attenzione
Buongiorno. Lei espone una situazione molto complessa e delicata. Dubito che la famiglia e il suo psichiatra non siano a conoscenza di quanto descrive, se la sintomatologia è così pervasiva e la persona è già in cura, molte cose devo necessariamente essere filtrate anche a loro. Vero è che a volte i pazienti tacciono al professionista la qualità dei loro sintomi e che le famiglie in qualche modo hanno anche scarso potere nel convincere i pazienti a curarsi bene. Se lei crede che la situazione stia peggiorando (non ha precisato nè l'età del suo amico, ne la sua), potrebbe essere il caso di dare un segnale ai familiari, assicurandosi la riservatezza della comunicazione. Riguardo la comunicazione da intrattenere con il suo amico, glissi sulla incongruità e infondatezza delle sue idee, non serve in certi casi, sia accogliente e insista perchè egli parli apertamente con lo psichiatra. Un saluto

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