Salve, Sono una ragazza di 25 anni, lavoro e mi mantengo da sola. A 21 anni ho iniziato un percorso

2 risposte
Salve,
Sono una ragazza di 25 anni, lavoro e mi mantengo da sola. A 21 anni ho iniziato un percorso di psicologico per riuscire ad affrontare la mia ansia anticipatoria che, in certi momenti, mi impediva anche di uscire di casa. Ho interrotto il percorso dopo alcuni mesi perché sentivo di “stare meglio” e di poter convivere con questo stato perenne di ansia in cui mi trovo. A luglio del 2020 ho perso mio padre dopo una malattia di cinque mesi. È stato per me improvviso, doloroso (lo è tuttora) e devastante. Credo che la perdita di mio padre sia stata la goccia che ha fatta traboccare il vaso: ho sempre vissuto momenti di alti e bassi, momenti in cui ero felice e momenti di profonda tristezza immotivata, ma adesso è diverso. Non sono triste nel classico senso della parola, semplicemente non provo nulla. Ho un vuoto a cui si accompagna un senso di angoscia perenne e vari malesseri fisici sia nuovi che vecchi: mal di pancia, nausea, palpitazioni, pianti improvvisi, assenza di ciclo (il ginecologo dice che sono sanissima) e totale mancanza di desiderio. Non sento nulla e non provo nulla. Ho ripreso a vedere uno psicologo che se da un lato mi aiuta nello sfogarmi, dall’altro non mi aiuta nel trovare una via d’uscita. “Fai ciò che ti rende felice”, mi dice. Lo faccio, ci provo, ma è sempre faticoso. Vorrei vivere serenamente, senza stare costantemente male. Che devo fare?
Buongiorno,
certamente la perdita di suo padre è ora il punto centrale della sua sofferenza,che va poi ad assommarsi al disturbo d'ansia di cui era già affetta.Il lutto per una persona cara è un processo lungo e doloroso e tanto più doloroso se l'affetto per la persona che se n'è andata era forte.Il tempo lenirà la sofferenza per lasciare il posto al ricordo e a ciò che suo padre le ha lasciato come patrimonio spirituale e morale .Suo padre è dentro di lei,nei ricordi,negli insegnamenti che le ha dato nell'amore ,nell'aiuto tutte le volte che aveva bisogno di lui.Questo patrimonio nessuno mai lo potrà togliere.A volte può servire scrivere i ricordi che riguardano il vostro rapporto e la rilettura può aiutarla a sentirlo sempre vivo dentro di lei.
Tutto questo è un lavoro psicologico che lenisce il dolore e arricchisce l'animo umano,non pensi solo alla perdita ma a ciò che lui le ha lasciato e che per sempre le rimarrà.
Questo ,naturalmente,non impedisce che in caso di eccessiva sofferenza ,lei non si faccia aiutare per un periodo anche in senso farmacologico.Se l'angoscia e la mancanza di forza per andare avanti è eccessiva,allora è utile prendere dei farmaci ma,per questo,si rivolga ad uno specialista;niente di improvvisato.
Cordialmente

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Gent.ma utente,
Concordo con la collega che le ha già risposto ma vorrei aggiungere che, quando il numero di fattori esterni raggiunge una certa soglia, il solo percorso terapeutico potrebbe non essere sufficiente a far fronte al proprio disagio psichico. Molti dei sintomi da lei esposti suggeriscono una somatizzazione dell’ansia, che ben risponderebbe ad un trattamento nutraceutico o farmacologico. Temporaneo, ritagliato a misura di persona, calibrato, certo, ma a volte sufficiente per dare, insieme alla terapia psicologica, un vero cambio della propria salute psichica. Non perda l’opportunità di stare meglio attraverso un approccio a tutto tondo per il suo quadro ansioso-depressivo. Le auguro una pronta guarigione.

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