Salve sono un ragazzo di 40 anni e faccio il cuoco. Da tempo mi è stato diagnosticato di essere bipo
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Salve sono un ragazzo di 40 anni e faccio il cuoco. Da tempo mi è stato diagnosticato di essere bipolare schizzo affettivo, ho pure le voci in pratica. Seguo una terapia di olanzapina TEVA e Depakin Chrono. Quello che voglio dire è che durante la forte intensità del mio lavoro mi genera una forte sofferenza mentale su cui non riesco a capacitarmi ed il più delle volte ho abbandonato il mio lavoro cercadomene un altro. Purtroppo dato il mio tipo di lavoro richiede di fare tra 10/12 ore al giorno di lavoro dove faccio fatica a trovare un lavoro in cui si fanno più o meno 8 ore. Adesso sono in malattia dato il mio stato. Cosa potrei fare per affrontare questa situazione? Grazie
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
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Buonasera, mi dispiace innanzitutto per la patologia invalidante. Certamente una buona terapia farmacologica accompagnata da un sostegno psicologico senza dubbio può migliorare la sua situazione anche lavorativa. Resto a disposizione. Cordiali saluti
Buonasera, la situazione da lei descritta è sicuramente complessa. Tuttavia una buona terapia farmacologica, monitorata con costanza e regolata al bisogno, combinata ad un percorso psicologico potrebbero essere la soluzione che fa al caso suo.
Rimango a sua disposizione per qualsiasi necessità
Dott.ssa Alessia D’Angelo
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Buonasera, per quanto ci sia una diagnosi che sicuramente rispecchia una sofferenza notevole, questo non esclude che lei non possa beneficiare del sostegno psicologico. A volte si tende ad arrendersi alle diagnosi, come se queste fossero una condizione totalmente immodificabile per tutta l'esistenza. Invece qualsiasi sia la condizione vale la pena sempre trovare il modo di stare meglio. Se non lo ha ancora fatto si ritagli uno spazio per se. Non parta dalla diagnosi ma da ciò che le accade.
Se ha necessità di un confronto può contattarmi o scrivermi.
Se decide di intraprendere un percorso le sedute possono avvenire anche online.
Dott.ssa Camilla Ballerini
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Dott.ssa Camilla Ballerini
Salve, cosa potresti fare? chiaramente affrontare quelli che sono i problemi emotivi che la fanno soffrire e le cerano un tipo di sintomi che poi lei racchiude in una diagnosi. La invito ad iniziare un percorso psicoterapeutico, se mi scrive di dov'è posso provare a darle una mano in merito alla scelta.
Buongiorno, posso capire quanto il suo disagio possa inficiare la sua quotidianità e la sua volontà di trovare una "soluzione" alle sue difficoltà. Già scrivere e chiedere consiglio è un primo passo perchè la predispone verso un atteggiamento più costruttivo ed efficace per affrontare i suoi problemi. Questo però non è sufficiente. Chi le ha fatto la diagnosi non le ha indicato anche una terapia farmacologica ed un eventuale percorso psicologico da intraprendere? Dare un nome a ciò che la disturba è molto limitativo, dovrebbe conoscerne il funzionamento, ciò che mantiene determinati disagi e capire, insieme ad un professionista, quali pensieri più funzionali e strategie mettere in atto. Rimango a disposizione per eventuali chiarimenti. Cordialmente. Dott.ssa Debora Manoni
Salve, la prima cosa che le consiglio di fare è non arrendersi alla diagnosi, vada oltre, cerchi uno psicoterapeuta che la possa aiutare sulle i suoi emotivi fluttuanti sulle voci, è tutto trattabile con una buona psicoterapia, certo, questo richiede tempo e costanza, ma vale veramente la pena.
La seconda cosa che le consiglio di fare è cogliere questo periodo di pausa per care un lavoro che si adatti a quello di cui ha bisogno, ad esempio un part time o un altro lavoro che le permetta di, nel frattempo, sentirsi meno sotto pressione.
La seconda cosa che le consiglio di fare è cogliere questo periodo di pausa per care un lavoro che si adatti a quello di cui ha bisogno, ad esempio un part time o un altro lavoro che le permetta di, nel frattempo, sentirsi meno sotto pressione.
Gentile utente, mi spiace molto per la situaxione che immagino essere molto difficile e frustrante. Essendo già in cura farmacologica, le consiglio di parlarne col medico che la segue così ad farsi consigliare un* psicoterapeuta per potere effettuare anche un percorso di questo tipo, che la aiuterà sicuramente ad indirizzare la sua vita nel verso migliore. Un caro saluto
Buonasera, potrebbe provare a parlare con suo medico di base e chiedere invalidità per la sua patologia psichica,deve anche appoggiarsi ad un Servizio psichiatrico pubblico per farsi aiutare ad ottenere un lavoro protetto come previsto dalla legge per chi ha un invalidità parziale.Un caro augurio Dottssa Luciana Harari
Gentile utente, mi dispiace per il suo stato di sofferenza. Sicuramente una terapia farmacologica, che già sta seguendo e un sostegno psicologico la possono aiutare a ritrovare uno stato di equilibrio e magari riuscire a trovare un contesto lavorativo maggiormente in linea con i suoi bisogni. Un saluto, Dott.ssa Antonella Abate
Gentile utente di mio dottore,
in merito alle sue difficoltà sul lavoro ne parli anche con lo psichiatra, potrebbe magari riconsiderare il trattamento farmacologico e modificare leggermente la posologia del trattamento, o magari potrebbe suggerirle di ridimensionare la sua attività. Le suggerirei inoltre di affiancare al trattamento farmacologico quello psicoterapico, al fine di poter migliorare ulteriormente la sua qualità della vita. Si dia anche questa possibilità.
Cordiali Saluti
Dottor Diego Ferrara
in merito alle sue difficoltà sul lavoro ne parli anche con lo psichiatra, potrebbe magari riconsiderare il trattamento farmacologico e modificare leggermente la posologia del trattamento, o magari potrebbe suggerirle di ridimensionare la sua attività. Le suggerirei inoltre di affiancare al trattamento farmacologico quello psicoterapico, al fine di poter migliorare ulteriormente la sua qualità della vita. Si dia anche questa possibilità.
Cordiali Saluti
Dottor Diego Ferrara
Gentile utente,
mi spiace per la sua difficile situazione.
Non è detto che una diagnosi di disturbo bipolare debba necessariamente comprometterle il lavoro, specie se è un lavoro che le piace.
Si faccia accompagnare da uno/a psicoterapeuta a trovare un buon equilibrio che le permetta di lavorare e di non rimìnunciare alla sua passione.
Le auguro buone cose.
Dott.ssa Di Nardo
mi spiace per la sua difficile situazione.
Non è detto che una diagnosi di disturbo bipolare debba necessariamente comprometterle il lavoro, specie se è un lavoro che le piace.
Si faccia accompagnare da uno/a psicoterapeuta a trovare un buon equilibrio che le permetta di lavorare e di non rimìnunciare alla sua passione.
Le auguro buone cose.
Dott.ssa Di Nardo
Credo sia fondamentale che innanzitutto lei abbia cura di se che sia costante nella terapia farmacologica che deve essere monitorata dal uno psichiatra di fiducia . Un supporto psicologico potrebbe esserle di grande aiuto. E' un cuoco con esperienza, può provare a cercare un lavoro part time. Una riduzione dell'orario di lavoro potrebbe consentirle di riposare di più, di prendersi più cura di se e gioverebbe al contenimento del disturbo. Può esserle di aiuto ascoltare il Podcast Le Stanze della Paura, disponibile gratuitamente su Spotify e su Google. Non si parla di Schizofrenia, ma troverò tante informazioni utili e strumenti di auto aiuto che le potrà ascoltare nei momenti più critici per alleviare il disagio e la sofferenza. Abbia cura di sè. Buona serata. Bruno Ramondetti
Buongiorno,
parli con lo specialista che la segue di questo, potrebbe darsi che lei abbia bisogno di una rimodulazione della terapia farmacologica.
Valuterei anche la possibilità di affiancare un percorso psicoterapeutico alla terapia farmacologica. Lavorare parallelamente anche sui suoi vissuti, può aiutarla.
Cordialmente, EP
parli con lo specialista che la segue di questo, potrebbe darsi che lei abbia bisogno di una rimodulazione della terapia farmacologica.
Valuterei anche la possibilità di affiancare un percorso psicoterapeutico alla terapia farmacologica. Lavorare parallelamente anche sui suoi vissuti, può aiutarla.
Cordialmente, EP
Buonasera al fine di esprimere un parere o poterle fornire un consiglio avrei bisogno di avere ulteriori informazioni, ad esempio con chi vive, se ha una relazione affettiva stabile, se i suoi genitori abitano vicino e altro ancora
Sarebbe utile un percorso di psicoterapia sistemico relazionale al fine di capire cosa faccia da sfondo al suo disturbo
Buona serata
Dott Raffaello Di Monte
Dott.sa Luisa Anibaldi
Sarebbe utile un percorso di psicoterapia sistemico relazionale al fine di capire cosa faccia da sfondo al suo disturbo
Buona serata
Dott Raffaello Di Monte
Dott.sa Luisa Anibaldi
Buongiorno. Certamente la terapia farmacologica è di primaria importanza per aiutarla a stare meglio. Tuttavia mi sembra giusto che possa anche avere uno spazio per parlare delle sue difficoltà emotive, trovare una soluzione di vita che sia tollerabile per lei. Uno spazio in cui trovare un'aiuto nei confronti delle voci che la perseguitano! Per questo le consiglio di rivolgersi ad uno psicoterapeuta. un saluto
Salve, continui con la terapia farmacologica e la affianchi con una terapia psicolgica in modo tale da acquisire gli strumenti per affrontare momenti di difficoltà. In merito al lavoro, le suggerisco di trovare una occupazione che la occupi meno ore durante la giornata per evitare lo stress che probabilmente ora non è in grado di gestire. Cordiali saluti. Professor Antonio Popolizio
Buongiorno, la diagnosi è un modo per poterci orientare nella sofferenza dell'altro, la terapia farmacologica è ciò che può attenuare una parte di sintomatologia mentre la psicoterapia è il sostegno che può aiutarla a comprendere meglio il suo passato, il suo presente e dare un senso diverso al suo futuro. L'insieme di questi tre protagonisti possono restituirle una qualità di vita migliore, non né trascuri neanche uno perché sono come parti di un puzzle se manca un pezzo ci si sente incompleti!
Un saluto Dott.ssa Alessia Lorenzetto
Un saluto Dott.ssa Alessia Lorenzetto
Buongiorno, credo che sia necessario affiancare un percorso di psicoterapia. Se attualmente è in malattia può richiedere una visita specialistica che la aiuti a fare chiarezza. I soli farmaci non sono sufficienti ad estirpare le cause del malessere.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Buonasera, in primo luogo può essere utile rivalutare la terapia farmacologica, se non avverte (più?) sollievo da questa. Talvolta è necessario rimodularla, visto che le condizioni di vita, le circostanze, le esigenze possono cambiare nel tempo.
La componente lavorativa, essendo come racconta così rilevante, potrebbe essere importante cercare di modificarla, come hanno suggerito anche altri colleghi, però mi rendo conto che è un aspetto che può essere piuttosto complicato da affrontare visto che dipende in una certa misura da fattori indipendenti da sé e dalla propria volontà. Per questo eviterei di prendere decisioni troppo affrettate, che possono essere dettate da stati emotivi e mentali del momento, e magari non essere sostenibili per le sue esigenze quotidiane. Potrebbe invece valutare un progetto a più lungo termine, per creare le circostanze per migliorare nel tempo la sua situazione lavorativa, introducendo piccole modifiche progressive.
Certamente un percorso psicoterapeutico, se può e vuole affrontarlo, può essere prezioso e aiutarla a esprimere le sue risorse in modo migliore, però le consiglio di prendersi il tempo di maturare internamente un desiderio autentico al riguardo, perché si tratta di un percorso che richiede la piena partecipazione, una terapia fatta controvoglia difficilmente ottiene grandi benefici.
Un caro saluto, Dott. Mario D. Roffi
La componente lavorativa, essendo come racconta così rilevante, potrebbe essere importante cercare di modificarla, come hanno suggerito anche altri colleghi, però mi rendo conto che è un aspetto che può essere piuttosto complicato da affrontare visto che dipende in una certa misura da fattori indipendenti da sé e dalla propria volontà. Per questo eviterei di prendere decisioni troppo affrettate, che possono essere dettate da stati emotivi e mentali del momento, e magari non essere sostenibili per le sue esigenze quotidiane. Potrebbe invece valutare un progetto a più lungo termine, per creare le circostanze per migliorare nel tempo la sua situazione lavorativa, introducendo piccole modifiche progressive.
Certamente un percorso psicoterapeutico, se può e vuole affrontarlo, può essere prezioso e aiutarla a esprimere le sue risorse in modo migliore, però le consiglio di prendersi il tempo di maturare internamente un desiderio autentico al riguardo, perché si tratta di un percorso che richiede la piena partecipazione, una terapia fatta controvoglia difficilmente ottiene grandi benefici.
Un caro saluto, Dott. Mario D. Roffi
Salve, comprendo la situazione difficile che sta affrontando, soprattutto se questa è aggravata da una situazione lavorativa che per ritmi e orari di lavoro è sconsigliata con la sua diagnosi. Un percorso terapeutico associato ad una psicoeducazione potrà essergli d'aiuto per creare uno stile di vita sano ed equilibrato, per ridurre le ricadute e gestire lo stress. Potrebbe anche valutare con il suo terapeuta l'idea di unirsi ad un gruppo di sostegno; insomma il mio stimolo è quello di darsi la possibilità di cogliere le alternative e poi valutare quella che possa essere , per lei, la più funzionale. Un caro saluto.
Buongiorno, comprendo il malessere e la difficoltà che sta vivendo. Non disperi le soluzioni si trovano prima o poi.Mentre è in malattia si guardi intorno, cerchi su internet per altre posizioni lavorative, che siano entro le 8 ore giornaliere, sparga la voce anche tra amici e conoscenti.. Sugli effetti dei farmaci che assume ne ha parlato con il suo specialista ?. é bene essere monitorato periodicamente. Se poi volesse approfondire i suoi vissuti e lavorare sulla gestione dello stress potrebbe intraprendere un percorso psicoterapeutico. Spero di esserle stata utile, cordiali saluti SR
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Grazie per aver condiviso la tua situazione, capisco quanto possa essere difficile vivere con una diagnosi come la tua e, allo stesso tempo, gestire le sfide di un lavoro così impegnativo come quello di cuoco. La pressione e il carico di lavoro intensivo che descrivi possono sicuramente amplificare il tuo stato di sofferenza.
È importante innanzitutto riconoscere che stai già facendo un passo fondamentale nel prenderti cura di te stesso, seguendo una terapia e cercando soluzioni. Le malattie come il disturbo bipolare schizoaffettivo possono rendere particolarmente difficile trovare un equilibrio tra lavoro e benessere mentale, specialmente quando si è in un contesto lavorativo così stressante e prolungato come il tuo.
In questa fase, potrebbe essere utile esplorare alcune opzioni.
Ne hai parlato con il tuo medico e il tuo terapeuta? potrebbero darti indicazioni personalizzate su come adattare il trattamento o trovare delle strategie per gestire meglio il carico lavorativo. A volte piccoli aggiustamenti alla terapia possono fare una grande differenza nella tua capacità di affrontare lo stress quotidiano.
Lavorare su una routine più sostenibile: se possibile, discutere con il tuo datore di lavoro la possibilità di ridurre le ore o cambiare i turni in modo da distribuire meglio il carico di lavoro. Anche una riduzione temporanea, invece che andare in malattia, potrebbe aiutarti a recuperare stabilità e gestire meglio i sintomi evitando di disabituarti al contesto lavorativo con il rischio di non riuscire più a rientrare.
Potresti valutare ambienti lavorativi meno stressanti: non è facile, ma forse ci sono ambiti della ristorazione meno pressanti o altre opportunità dove il ritmo lavorativo potrebbe essere più sostenibile per te. È importante trovare un equilibrio tra fare quello che ami e prenderti cura della tua salute mentale.
Inoltre, un supporto psicoterapeutico costante può aiutarti a gestire l'ansia e lo stress del lavoro e delle tue condizioni. Avere qualcuno con cui confrontarti su base regolare può darti strumenti concreti per affrontare momenti difficili.
Non sei solo in questo percorso, e il fatto che tu stia cercando aiuto dimostra una grande forza. Ci sono soluzioni e possibilità, anche se in questo momento può sembrare difficile vederle. Non esitare a chiedere il sostegno di chi ti è vicino e dei professionisti che ti seguono.
Ti auguro il meglio, con affetto e comprensione
È importante innanzitutto riconoscere che stai già facendo un passo fondamentale nel prenderti cura di te stesso, seguendo una terapia e cercando soluzioni. Le malattie come il disturbo bipolare schizoaffettivo possono rendere particolarmente difficile trovare un equilibrio tra lavoro e benessere mentale, specialmente quando si è in un contesto lavorativo così stressante e prolungato come il tuo.
In questa fase, potrebbe essere utile esplorare alcune opzioni.
Ne hai parlato con il tuo medico e il tuo terapeuta? potrebbero darti indicazioni personalizzate su come adattare il trattamento o trovare delle strategie per gestire meglio il carico lavorativo. A volte piccoli aggiustamenti alla terapia possono fare una grande differenza nella tua capacità di affrontare lo stress quotidiano.
Lavorare su una routine più sostenibile: se possibile, discutere con il tuo datore di lavoro la possibilità di ridurre le ore o cambiare i turni in modo da distribuire meglio il carico di lavoro. Anche una riduzione temporanea, invece che andare in malattia, potrebbe aiutarti a recuperare stabilità e gestire meglio i sintomi evitando di disabituarti al contesto lavorativo con il rischio di non riuscire più a rientrare.
Potresti valutare ambienti lavorativi meno stressanti: non è facile, ma forse ci sono ambiti della ristorazione meno pressanti o altre opportunità dove il ritmo lavorativo potrebbe essere più sostenibile per te. È importante trovare un equilibrio tra fare quello che ami e prenderti cura della tua salute mentale.
Inoltre, un supporto psicoterapeutico costante può aiutarti a gestire l'ansia e lo stress del lavoro e delle tue condizioni. Avere qualcuno con cui confrontarti su base regolare può darti strumenti concreti per affrontare momenti difficili.
Non sei solo in questo percorso, e il fatto che tu stia cercando aiuto dimostra una grande forza. Ci sono soluzioni e possibilità, anche se in questo momento può sembrare difficile vederle. Non esitare a chiedere il sostegno di chi ti è vicino e dei professionisti che ti seguono.
Ti auguro il meglio, con affetto e comprensione
Salve, capisco il tuo disagio e la tua sofferenza. Sarebbe molto utile considerare e lavorare sia sull'aspetto psicologico, che emotivo, che corporeo della situazione che stai vivendo, nel quale si inserisce il tuo disturbo bipolare specifico. Potrebbe giovarti un percorso volto ad aumentare gradualmente l'equilibrio psico-fisico ed emotivo, grazie anche ad esercizi ed esperienze corporee sul respiro, sulla consapevolezza e scioglimento delle tensioni muscolari e sulla postura, per favorire nel tempo una stabilità psico-emotiva crescente e dare quindi giovamento all'intensità del tuo disturbo e permetterti di stare maggiormente all'interno della tua "finestra di tolleranza emotiva". Cordialmente, dottor Stefano Angeletti.
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