Salve, Sono un papà di 47 anni di 2 splendidi ragazzi, un maschio di 17 e una ragazza di 15 anni.

17 risposte
Salve,

Sono un papà di 47 anni di 2 splendidi ragazzi, un maschio di 17 e una ragazza di 15 anni. Mentre con il maschio i rapporti si possono definire abbastanza buoni, nel senso che ci sono alti e bassi tipici genitori/figlio dovuti al fase adolescenziale, dove invece veramente mi sento perso è con mia figlia che ormai da più di un anno rifiuta ogni contatto fisico ( una semplice carezza, un bacio o un abbraccio) con qualsiasi componente della famiglia. Fino ai 12/13 anni era una ragazzina piena di vita solare giocosa e coccolona. Ora ho la sensazione di come piano piano si stesse spegnendo e negli ultimi tempi sta avendo frequenti attacchi di panico. La cosa oltre a farmi soffrire tantissimo, mi preoccupa oltremodo. Qualsiasi domanda le poniamo, le sue risposte sono sempre "non lo so che ho". Cosa suggerite?
Salve, comprendo la sua sofferenza che da una parte ci dice qualcosa di se’ dall’altra parte la porta a dispiacersi perché vede sua figlia star male.
Credo sia molto importante far iniziare un percorso di psicoterapia ad orientamento cognitivo comportamentale per aiutarla a comprendere la sua emotività. E per lei genitore e/o voi genitori sarebbe utile intraprendere un percorso di parent training per acquisire strumenti per poter aiutare al meglio sua figlia.
Intanto potreste approfondire come si sente, quali sono i suoi timori e quando le capita di avere gli attacchi di panico.
Resto a disposizione per eventuali dubbi o approfondimenti
Cordiali saluti
Dott.ssa Daniela Chieppa

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Caro papà
Grazie per aver condiviso la sua preoccupazione con noi. La situazione che descrive è davvero delicata e comprendo quanto possa essere doloroso e preoccupante vedere sua figlia cambiare così drasticamente nel corso dell'adolescenza. La transizione dall'infanzia all'adolescenza è un periodo di grandi cambiamenti, non solo fisici ma anche emotivi e sociali, e può essere particolarmente turbolento.

Il rifiuto del contatto fisico e la presenza di attacchi di panico indicano che sua figlia sta attraversando un momento di significativo disagio. Questi segnali non dovrebbero essere ignorati. Gli adolescenti spesso trovano difficile esprimere a parole ciò che provano, soprattutto quando le emozioni sono intense o confuse. La risposta "non lo so che ho" è molto comune e potrebbe riflettere un mix di paura, confusione e la mancanza di strumenti per identificare e comunicare i propri sentimenti.
È essenziale che continui a mostrare a sua figlia che è lì per lei, anche quando le sue risposte sono elusive. La pazienza e la disponibilità sono fondamentali. Potrebbe essere utile cercare di avvicinarsi a lei nei momenti in cui sembra più rilassata, magari facendo qualcosa che le piace o durante un'attività quotidiana, senza forzare la conversazione su argomenti delicati. Creare un ambiente sicuro e non giudicante può aiutare sua figlia a sentirsi più a suo agio nel condividere i suoi pensieri e sentimenti quando sarà pronta.

La comparsa di attacchi di panico è particolarmente preoccupante e suggerisce che potrebbe esserci un livello elevato di ansia o stress che sta vivendo. In questi casi, potrebbe essere molto utile coinvolgere un professionista della salute mentale. Un terapeuta esperto in adolescenti può fornire a sua figlia uno spazio sicuro per esplorare ciò che sta provando, aiutandola a sviluppare strategie per gestire l'ansia e i suoi attacchi di panico. Inoltre, la terapia può aiutarla a trovare modi più sani per esprimere e affrontare le sue emozioni.

Non dimentichi di prendersi cura anche di sé stesso in questo processo. Vedere un figlio soffrire è estremamente stressante e può mettere a dura prova la propria salute emotiva. Parlare con un terapeuta può essere utile non solo per sua figlia, ma anche per lei e per il resto della famiglia, fornendo strumenti per sostenere meglio sua figlia e affrontare le proprie emozioni riguardo alla situazione.

È importante non colpevolizzarsi e ricordare che gli adolescenti attraversano fasi molto complesse che spesso esulano dal controllo dei genitori. La cosa più importante è continuare a essere una presenza costante, amorevole e di supporto nella vita di sua figlia, e cercare l'aiuto necessario per affrontare insieme questo momento difficile.

Se ha ulteriori domande o necessita di ulteriori consigli, non esiti a contattarci. Siamo qui per aiutare lei e la sua famiglia.
Sono disponibile anche online
Un caro saluto
Dott. Tiziana Vecchiarini
Gentile utente, è possibile che sua figlia stia attraversando un momento di fatica difficile da descrive anche da lei stessa. Provi a mettersi in ascolto. Potrebbe proporre a sua figlia di parlare con un professionista che la possa aiutare a comprendere cosa le sta accadendo. Spesso gli adolescenti sono travolti da emozioni intense e confuse, difficili da definire e comprendere. Molto probabilmente quando sua figlia risponde "non lo so che ho", potrebbe essere vero. Nel caso in cui sua figlia non accogliesse in questo momento un supporto individuale potrebbe insieme alla madre intraprendere un percorso di supporto genitoriale che vi aiuti a elaborare tali vissuti. Cordialmente Dott.ssa Alessia D'Angelo
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.

Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.

Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.

Resto a disposizione, anche online.

Cordialmente, dott FDL
Buonasera, le sue preoccupazioni sono legittime e fisiologiche rispetto alla fase del ciclo vitale che lei ed i suoi figli state attraversando. L'adolescenza è il momento in cui un ragazzo/ragazza si buttano nel mondo, in cui diventano prioritari i bisogni di cercare all'esterno gli stimoli e le risposte riguardo la propria identità, che ancora è molto poco definita.

In più questa propensione all'esterno e la ricerca di una propria forma nel mondo creano una certa agitazione nei ragazzi perchè ci si rende conto che le esperienze adesso sono vissute "in prima persona" e che ancora non ci sente solidi per affrontarle e gestirle autonomamente. I figli inoltre sentono ancora di più il bisogno di essere rassicurati, che, pur fuori dall'uscio, mamma e papà restano comunque dei pilastri di riferimento, Si tratta di processi che richiedono tempo, ma soprattutto la conferma che tutto ciò sia parte della crescita. Sarebbe bello potere "contattare" sua figlia, potendo rievocare come lei stesso ha vissuto alcuni di quei momenti, cercandoli nei suoi ricordi e facendola partecipe di qualche difficoltà poi pian piano affrontata.

Nello stesso tempo, mi sento di dirle che il lavoro di gestione emotiva è anche dei genitori, che devono accettare i cambiamenti che questa delicata fase pone loro. A volte un breve percorso di espressione profonda e spontanea di queste preoccupazioni, con la possibilità di maturare nuove letture di ciò che sta accadendo, è un buon supporto sia per i figli che per i genitori. Gli attacchi di panico sono verosimilmente un segnale che in questo momento sua figlia fatica a gestire i compiti evolutivi che le si sono posti davanti. Ogni adolescente ha un proprio percorso diverso, e tempi diversi di maturazione; le femmine di solito avvertono prima questo senso di instabilità e disagio. Non si butti giù e prenda questo momento come un'opportunità di crescita e di evoluzione per la sua famiglia.
Buongiorno, sua figlia sta quindi prendendo le distanze da un comportamento di affetto e di vicinanza fisica. Nulla di così anomalo per la sua età. La fase di sua figlia, detta adolescenziale, non è altro che un fisiologico stadio di cambiamento che punta verso l'età adulta. Tale passaggio coincide con richieste emotive, fisiche e relazionali differenti. Non avrà il comportamento che avrebbe a 12 anni ed è funzionale che lei non lo abbia. La questione è se e quanto questa famiglia sia pronta a vedere i propri figli proiettati verso l'età adulta, e quanto la propria funzione possa evolvere da quella del genitore che chiede ed elargisce coccole (materna), a quella del solido pilastro a cui una figlia potrà liberamente rivolgersi e fare riferimento (paterna). Raccomando in proposito una terapia familiare.
Resto a disposizione per sue necessità.
Dott. Festa Simone
Buon giorno,
mi dispiace molto per la sua situazione, quando un figlio manifesta un disagio non è mai facile per un genitore. Ma lei se ne è accorto, ne ha parlato con sua figlia e si sta attivando per aiutarla e questo mi sembra già un buon punto di partenza.
L'adolescenza è una fase del ciclo di vita molto complessa e ricca di contraddizioni.
Potreste valutare di fare una consulenza familiare per essere accompagnati in questa fase di grandi cambiamenti, individuali ma anche familiari. Ed eventualmente proporre poi un percorso individuale per sua figlia.
Buon proseguimento.
Cordiali saluti.
Buongiorno, grazie per la sua condivisione. Nell'adolescenza, tappa che sua figlia sta attraversando, si cambia il modo di rapportarsi con i genitori e con il suo intorno. Probabilmente sua figlia ha bisogno di mettere distanza per iniziare a separarsi di quello che è stato finora, questo l'aiuterà a crescere. Ma se come padre questo lo preoccupa particolarmente, potrebbe chiedere un consulto a uno psicoterapeuta e valutare poi un percorso per sua figlia.
Un abbraccio
Buongiorno, la ringrazio per la sua condivisione. La situazione che descrive sembra davvero delicata e comprendo quanto possa essere doloroso e preoccupante vedere un cambiamento difficile da comprendere ed entrare a contatto con qualcosa che sua figlia stessa, fatica a comprendere e a spiegare.
La transizione dall'infanzia all'adolescenza è un periodo delicato e di grande cambiamento, il disagio che non viene compreso su un piano cognitivo, ma che riguarda una sfera più intima, identitaria, e personale, può esprimersi in vario modo, come nel caso di un rifiuto del contatto fisico e dell'insorgenza di attacchi di panico. Questi segnali non dovrebbero essere ignorati. Gli adolescenti spesso trovano difficile esprimere a parole ciò che provano, soprattutto quando le emozioni sono intense o confuse. Uno spazio di ascolto e di pensiero può essere utile in tal senso, ad aprire una porta su qualcosa che al momento, sembra incomprensibile. Parlare con un terapeuta può essere utile non solo per sua figlia, ma anche per lei e per il resto della famiglia, proprio per mettere a fuoco la situazione contingente e le emozioni in circolo.
Un caro saluto, Dott.ssa Emiliana Fariello
Gentile utente, comprendo la preoccupazione che riporta per lo stato di sua figlia, che comunque sta ancora vivendo la sua adolescenza e le relative scoperte, rendendo probabile il fatto che possa essere transitorio. In ogni caso, proporle di fare una chiacchierata con un* Psicolog* Psicoterapeuta, potrebbe essere un primo passo per approfondire meglio la questione, sempre che sua figlia sia favorevole. Cordialmente, Dott.ssa Antonella Cramarossa
Buongiorno, grazie intanto per la condivisione. La situazione che descrive è delicata e capisco che possa sentirsi preoccupato. Le consiglio di rivolgersi ad uno psicologo o comunque ad un centro specializzato nell'adolescenza, forse sul suo territorio può trovarne uno. Allo stesso tempo le direi di mantenere una comunicazione aperta e rassicurante con sua figlia, facendole sapere che è lì per sostenerla e mostrando al contempo rispetto per il suo bisogno di riservatezza o comunque per la sua difficoltà ad esprimerle apertamente cosa sta accadendo. Saluti, Dr. Marco Ferrante
Buonasera gentile utente, sua figlia ha urgente bisogno di parlare con uno psicoterapeuta, è bello che Lei se ne sia accorto subito e non lo ha catalogato, come di solito avviene per la loro età, come una fase adolescenziale, in questa fase della vita i ragazzi sono molto sensibili e pieni di incertezze. Le consiglio di avviare un percorso di psicoterapia, magari iniziando Lei se sua figlia non vuole, per comprendere ciò che ci manca e costruire sulle piccole sicurezze che abbiamo. Resto a disposizione per qualsiasi informazione, sono disponibile anche per terapie online. Un caro saluto, Dssa Cristina Sinno
Buongiorno. Si nota subito il bene che prova verso i suoi figli. Per sua figlia, comunque, le consiglio un incontro con un terapeuta che la possa aiutare a comprendere meglio le sue vulnerabilità e che possa far riemergere le sue parti sane, probabilmente adesso soffocate da quelle più fragili. Le reazioni che abbiamo di fronte a emozioni o pensieri dolorosi possono essere diverse in ognuno di noi. Tra queste possono essere incluse senso di apatia, di "vuoto", una chiusura verso il mondo e/o rimuginii, tentativi fallimentari di risoluzione di problemi che possono portare a sensazioni negative di ansia e attacchi di panico quando non sappiamo più come gestire tali sensazioni e pensieri intrusivi. Con un terapeuta possono emergere i bisogni e desideri nascosti di sua figlia, facendole da guida in un percorso di cambiamento.
Se ha altre domande da porre, mi rendo disponibile.
Un caro saluto,
Chiara Lo Re
Psicologa Psicoterapeuta
Torino e Asti
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Gentile utente, grazie per la sua condivisione e immagino la sua preoccupazione. Per sua figlia le consiglierei di proporle di parlare con un professionista per aiutarla a comprendere meglio le sue difficoltà in uno spazio dedicato a lei. L'adolescenza è una fase molto complessa dove ci sono tanti cambiamenti a volte difficili da spiegare. Nel caso in cui lei inizialmente non se la sentisse, potreste iniziare voi genitori ad essere guidati nel gestire la situazione dei migliori dei modi.
Cordiali saluti, Dott.ssa Di Gennaro Laura
Caro utente,
innanzitutto grazie per aver condiviso qua la sua situazione.
E' molto comprensibile la sua preoccupazione da genitore. Ha provato a parlare con sua figlia e proporle di intraprendere un percorso di psicoterapia?
L'approccio cognitivo comportamentale, come può vedere anche facendo delle ricerche su internet, è quello elitario per gli attacchi di panico; questi, alle volte, se non risolti, posso provocare umore basso e chiusura in se stessi.
Spero di esserle stata di aiuto,
Dott.ssa Giada Valmonte
La ringrazio per aver condiviso le sue difficoltà, immagino possa non essere sempre un passo semplice. 
Riconosco che sta attraversando un momento molto difficile e voglio che sappia che non è sol* in questo percorso. Il disagio che sta sperimentando è significativo e merita tutta l'attenzione e la cura possibili.
La sua domanda è importante, ha un contenuto rilevante, prezioso per amplificare delle riflessioni. Rispondere in questa modalità rischierebbe di semplificare troppo o banalizzare una preziosa opportunità di conoscenza di sé.

La incoraggio vivamente a considerare l'opportunità di iniziare un percorso psicologico. Un professionista qualificato può offrirle supporto e strumenti preziosi per affrontare e superare le difficoltà che sta vivendo. Fare questo passo può rappresentare un importante atto di amore e cura verso se stesso e il suo benessere.

Le invio un caro saluto.
Gentile papà, ha fatto bene a scrivere la sua condivisione. Sua figlia è un'adolescente e già questo da solo basterebbe a rendere complicata la relazione, ma per questi aspetti che lei ha riportato si deve intervenire in qualche modo. Lei saprebbe dire da quanto è così sua figlia? Ci sono stati nella vostra/sua vita eventi che potrebbero aver causato questo cambiamento? A scuola come va? Ha amiche/amici? che stile di vita ha? Mangia regolarmente? Per comprendere la situazione c'è bisogno di tante informazioni che qui non hanno spazio. Le posso suggerire di proporre a sua figlia una consulenza con uno/una psicologa, se la accetta. e questo sarebbe il modo più diretto. L'altra possibilità è che lei e la madre della ragazza facciate un parent training (anche on line) per poter stare vicino a vostra figlia in questo momento di crisi con degli strumenti che acquisite in questo percorso. Rimango a disposizione e le faccio tanti auguri, dott.ssa Silvia Ragni
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