Salve, sono stato in terapia cognitivo comportamentale per più di un anno, ma purtroppo non sono riu

19 risposte
Salve, sono stato in terapia cognitivo comportamentale per più di un anno, ma purtroppo non sono riuscito ancora a risolvere il mio problema con il disturbo d'ansia generalizzato e di agorafobia secondaria. Mentre in psichiatria sono durato pochissimo perché ho rifiutato la terapia farmacologica a causa della troppa ipocondria. Però mi sto aiutando con degli ansiolitici e antidepressivi naturali. Dovrei riprendere con la terapia cognitivo comportamentale o cambiare? Oppure mi consigliate di andare in qualche comunità dove potrei essere seguito tutti i giorni? Esco sempre meno ed evito sempre di più, ma il problema è che qualche volta ho anche attacchi di panico con forte sensazione di tachicardia. Negli anni ho perso molti kg (sempre stato magro, ma ora sono sottopeso con un buon 6 - 7 kg in meno). Dovrei farmi seguire anche da un nutrizionista o dovrei prima risolvere questi disturbi? Perché capita spesso che mangio poco per la troppa ansia. Grazie per le risposte. Distinti Saluti.
Buongiorno,
Mi dispiace apprendere che non sia riuscito a risolvere la sua situazione nonostante abbia già svolto un percorso di psicoterapia.
A mio avviso può muoversi in questo modo:
1) cercare un altro psicoterapeuta che le ispiri fiducia per intraprendere un percorso di terapia che sia più adeguato alle sue esigenze.
2) per quanto riguarda la comunità, io le consiglio di decidere insieme al nuovo terapeuta se sia opportuno oppure no.
3) anche per quanto concerne la nutrizionista, io attenderei il parere dello psicoterapeuta.
Questo perché provare a risolvere tutti i nostri problemi in un solo momento, può essere faticoso e anche fallimentare.
Quindi è più utile che si faccia sostenere da un terapeuta che la aiuti a capire quali siano le sue priorità e con cui le possa perseguire serenamente, con la sicurezza di potersi consigliare e affidare a qualcuno che la conosca bene e con cui ci sia un rapporto di fiducia.
Vedrà che in questo modo, pian piano risolverà tutte le difficoltà che ha descritto.
Le auguro il meglio

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Buongiorno, ritengo importante che lei si affidi ad un terapeuta che le ispiri fiducia, poiché è la relazione, ancor più della specializzazione del terapeuta, che attiva il cambiamento terapeutico.
L’essere seguito costantemente le potrebbe dare strumenti per gestire questa ansia e pian piano riuscire a “rientrare nel mondo”.
Per quanto riguarda il nutrizionista, non è raro che possa lavorare in team con il terapeuta, anche se mi sembra che lei stesso riconosca che il problema principale sia l’ansia che le fa chiudere solo stomaco.
Rimango a disposizione per ulteriori chiarimenti
Buona giornata
Buongiorno, grazie della condivisione.
Mi dispiace per la situazione che sta vivendo. Purtroppo, ho troppe poche informazioni per rispondere alle sue domande. Penso che la cosa importante da fare sia confrontarsi con il proprio psicoterapeuta a riguardo. Insieme potrete decidere quale percorso intraprendere e se affidarsi a un altro professionista. Rimango a disposizione per altre domande o chiarimenti. Le auguro il meglio, buona giornata. Dott.ssa Rota
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Buongiorno e grazie per la sua condivisione. Ho letto con attenzione quanto ha riportato e il consiglio che mi sento di darle è di fare terapia. A questo punto ha più opzioni e dipende da lei quale possa essere la migliore: se si è trovato bene con il precedente terapeuta le consiglio di continuare con lui, in quanto una forte alleanza terapeutica e una relazione genuina sono più importanti di qualsiasi orientamento o formazione professionale; in caso contrario può provare ad iniziare un nuovo percorso con un altro professionista, e perché no, specializzato in un altro orientamento come per esempio quello psicanalitico.
Continui a provare e non getti la spugna, vedrà che prima o poi i risultati si vedranno; per lei magari un anno non è stato sufficiente e le ci vuole più tempo.
Rimango a disposizione per eventuali chiarimenti o consigli e nel mentre le faccio un imbocca al lupo per il futuro.
Cordialmente, dottor Moraschini.
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo quanto possa essere difficile convivere con questa situazione riportata. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi e disfunzionali che mantengono in atto la sofferenza impedendole il benessere desiderato.
Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale connesso con la genesi della sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Salve, comprendo il disagio che riferisce ma prima di mollare provi a riprendere il percorso di psicoterapia per comprendere al meglio cosa sta accadendo e quali sono le difficoltà che incontra per lavorare sugli obiettivi terapeutici.
Provi a non avere la pretesa di dover risolvere tutto e subito.
Resto a disposizione per eventuali dubbi.
Cordiali saluti
Dott.ssa Daniela Chieppa
Buongiorno, penso che chiedere supporto psicologico sia una scelta corretta, bisogna solo che lei valuti se l'alleanza terapeutica funzionava, se vi era sintonia tra lei e il terapeuta che la seguiva. Una buona percentuale di successo nella cura deriva dalla qualità della relazione che si stabilisce con il terapeuta. Non si scoraggi nel cercare la persona giusta per lei, indipendentemente dall'approccio e dalla scuola di appartenenza. Cari auguri.
Buonasera, grazie per la condivisione. Certamente è comprensibile la sua demoralizzazione e i suoi dubbi su come poter procedere. Per le problematiche che ha descritto sicuramente la psicoterapia cognitivo-comportamentale è molto indicata. A volte la combinazione tra psicoterapia e un supporto farmacologico risulta il trattamento più efficace. Mi sento di consigliarle di provare a intraprendere un nuovo percorso di psicoterapia con un professionista con cui possa instaurare una buona alleanza terapeutica e che possa guidarla in un percorso di cura efficace.
Cordiali saluti
Dott.ssa Alessandra Scidone
Buonasera, è spiacevole ma può capitare che fra paziente e terapeuta non scatti l'intesa necessaria per svolgere un buon lavoro insieme, al di là della formazione del professionista. A lei la scelta di parlarne con il collega che l'ha già seguita oppure rivolgersi ad un altro psicologo con cui intraprendere un nuovo percorso. Solo allora potrete valutare insieme la necessità e l'utilità di coinvolgere altri servizi e/o altre figure professionali.
Resto a disposizione qualora ne sentisse la necessità,
dott. Marco Morelli
Salve, la ringrazio per la fiducia riposta in noi condividendo la sua situazione. Percepisco in modo forte la sua paura e la sua delusione, affidarsi ad un terapeuta richiede sempre investimento emotivo e coraggio e quando non vediamo risultati ci sentiamo scoraggiati. Le consiglio di parlare con il suo terapeuta della difficoltà che sta vivendo e dei dubbi che ha condiviso con noi. Credo che insieme potrete decidere se cambiare rotta o se rivolgersi ad un altro professionista (con approccio simile o completamente differente in base alle sue esigenze). Rimango a disposizione per qualsiasi chiarimento, anche online. Un saluto, Dottoressa Martina Marcelletti.
Gentile, è importante sottolineare che alla base di ogni relazione terapeutica deve esserci la fiducia e un'alleanza di lavoro. Se da questo punto di vista pensa di essersi trovata con il suo terapeuta allora possono essere altri i fattori che hanno impedito un miglioramento, ma dovrebbe a mio parere chiedere un riscontro al suo terapeuta. Se non si è trovata dovrebbe dirglielo ed eventualmente farsi dare indicazioni per un invio nella sua zona.
Ad ogni modo può essere opportuno orientarsi verso altri professionisti dello stesso orientamento o di altri.
Rispetto allo psichiatra, capisco i suoi timori ma il trattamento farmacologico può essere davvero di aiuto in alcuni casi. Deve considerare che il controllo farmacologico dei sintomi può favorire gli effetti del trattamento terapeutico, perché è proprio questa combinazione che può portare a benefici tangibili. Anche in questo caso, si consulti con il suo psichiatra, si faccia dare delle spiegazioni e cerchi di riportare i suoi timori.
Andrea Di Masi
Gentile utente, prima di comprendere se l'approccio Cognitivo comportamentale è quello giusto per lei, si chieda cosa secondo lei non ha funzionato, cosa non l'ha aiutata? L'approccio ha un suo senso e significato ma prima di tutto la terapia e relazione, l'approccio che il professionista usa e solo un elemento con cui il professionista decide di approcciarsi alla sua sofferenza. La sua fatica e il suo dolore restano.
Sulla parte psichiatrica, mi sento di dirle che può sempre rivolgersi ad uno psichiatra per maggiori informazioni, ma per il trattamento dei disturbi d'ansia la combinazione psicoterapia e terapia farmacologica è il trattamento di elezione. Quest'ultimo elemento potrebbe essere un punto di partenza per il prossimo percorso di terapia.
Rimango a sua disposizione Dott.ssa Alessia D'Angelo.
Salve, ha fatto bene a contattarci. La comunità non sembra essere il tipo di struttura adatta a gestire i problemi che descrive. Non tutte le psicoterapie cognitivo-comportamentali (cbt) sono uguali, ma soprattutto non tutti i professionisti che le usano hanno le stesse modalità. Si potrebbe provare con un approccio cbt chiamato METACOGNITIVO, che ha ottenuto ottimi risultati con l’ansia generalizzata tanto da diventare uno dei trattamenti d’elezione. Se lo desidera mi rendo disponibile ad ascoltarla, entrare nel dettaglio della sua problematica, e spiegarle come funziona. Saluti, dott.ssa Eleonora Galletti
Gentile utente, dalle sue parole emerge chiaramente il suo sconforto in quanto si aspettava di risolvere la questione in meno tempo e invece così non è stato. Ipotizza che il problema sia stato l'orientamento del terapeuta, ha valutato anche come si è trovato lei con il terapeuta? Qualora non lo avesse fatto la inviterei a riflettere come si sentiva con il collega, se si fidava, se si sentiva accolto, se percepiva l'ambiente della seduta come sicuro e così via.
Qualora la risposta a queste domande fosse "si" ritengo che ci siano le condizioni per poter tornare dal terapeuta che l'ha già seguita e portare tutti i dubbi che ci sta domandando.
Ci terrei a precisare che i suoi dubbi sono più che legittimi e una persona che l'ha seguita per più di un anno è sicuramente quella che ha più elementi per affrontarli.
Qualora alle domande di prima la risposta fosse "no" mi sentirei di dire che forse la difficoltà sia stata nella relazione col terapeuta, prima ancora che il suo orientamento; difficile aprirsi ed esplorare se non ci si sente accolti e al sicuro.
Anche in questo caso avrebbe valore portare al terapeuta come si è sentito durante il percorso e capire insieme cosa non ha funzionato bene per poi passare ai dubbi che ha.
Qualora invece non se la sentisse può benissimo cercare e trovare un altro collega da cui andare, in tal caso ci vorrà del tempo affinchè il nuovo terapeuta la conosca un po' ma anche in questo caso esplorerete le varie ipotesi e opzioni.
Spero di essere stato utile, avesse ancora dei dubbi o piacere di proseguire la spiegazione mi scriva pure in chat.

Dottor Mauro Simonetti
Buongiorno, come anche altri colleghi le avranno già sottolineato, la terapia ha il suo fondamento su un rapporto di fiducia, e come in ogni relazione, perché funzioni è necessario trovare l'affinità con il proprio terapeuta. Le difficoltà che lei riporta sono significative, e traspare come possano interferire con il suo vivere quotidiano. Affidarsi a un terapeuta che le ispiri fiducia, al di là dell'orientamento (e lo dico nonostante io adotti un approccio Cognitivo-Comportamentale) è una cosa che ritengo fondamentale. Una volta trovato il proprio compagno di squadra, potrete decidere insieme come procedere e quali altri membri far entrare in gioco. Lo psicologo come esperto delle dinamiche psichiche e lei come esperto di se stesso, valuterete insieme, fidandovi reciprocamente, come potersi prendere cura della sua salute nel modo più efficace. La inviterei pertanto a cercare un terapeuta con il quale possa trovare quel feeling, e con il quale si senta nelle condizioni anche di dire le cose che non le stanno comode del rapporto terapeutico. Questo tipo di confronto, infatti, può risultare molto positivo nella costruzione di una relazione trasparente, di cura, di affidamento e di fiducia reciproca.
Spero di averle risposto qualcosa di utile, e spero che trovi una strada per prendersi cura di sè.
Cari saluti
Dr.ssa Martina Sanvito
Gentilissimo buongiorno, il suo disagio è più che comprensibile. Molto probabilmente, salvo implicazioni di tipo organico, il suo disturbo legato all'ansia e/o all'alimentazione potrebbe essere secondario al reale problema. Sarebbe opportuno accertarsi di ciò tramite i colloqui e valutare con il nuovo professionista la possibilità dell'inserimento in comunità. Sottolineo "nuovo" professionista perché mi pare di capire che con il precedente non ha avuto un buon riscontro. Personalmente lavoro in approccio multidisciplinare con dietisti, se ne sentisse la necessità non esiti a contattarmi.
Le auguro una piacevole giornata.

Dott. Francesco Mangiafico - Psicologo
Buona sera, mi dispiace che stia in una situazione di profondo dolore. Non metto in dubbio il lavoro svolto dal mio collega e credo sia importante per lei rivolgersi ad uno psicoterapeuta per andare fino in fondo alla problematica che lei denuncia. Che sia cognitivo comportamentale o sistemico relazionale o altro cambia l'approccio. lei deve trovare qualcuno a cui affidarsi realmente e che sente accoglienza e solo cosi vedrà che starà molto meglio. se ha bisogno resto a disposizione per un colloquio.
buona pasqua
Eugenio Di Giovanni



Mi dispiace sentire che ha avuto difficoltà a risolvere il suo disturbo d’ansia generalizzato e di agorafobia secondaria nonostante la terapia cognitivo comportamentale. Prima di decidere se riprendere la terapia cognitivo comportamentale o cercare un’altra forma di aiuto, le consiglio di parlare con il suo psicoterapeuta per valutare i progressi che ha fatto durante la terapia precedente e valutare se c’è spazio per un ulteriore lavoro su alcuni aspetti specifici. Potrebbe anche essere utile valutare se ci sono fattori ambientali o di stile di vita che potrebbero influire sulla sua salute.

Quanto alla terapia farmacologica, capisco che sia una scelta difficile da fare, specialmente se si ha ipocondria. Gli ansiolitici e antidepressivi naturali potrebbero essere utili come supporto, ma è sempre meglio parlare con il proprio medico per valutare la sicurezza e l’efficacia dei prodotti naturali che si sta assumendo.

Per quanto riguarda la comunità, è possibile che possa essere utile se ha bisogno di un sostegno costante nella gestione della sua ansia. Potrebbe cercare un gruppo di sostegno locale o valutare l’ingresso in una struttura residenziale se sentisse di aver bisogno di un supporto più intenso. Tuttavia, valuti se questo è davvero il tipo di supporto di cui ha bisogno e se si sentisse a suo agio in una comunità.

Infine, dato che ha perso molto peso a causa dell’ansia e di una dieta limitata, è importante che si rivolga a un nutrizionista per valutare la sua situazione e sviluppare un piano alimentare salutare. Una dieta adeguata può aiutarla a migliorare la sua salute generale e la sua resilienza.

In sintesi, le consiglio di parlare con il suo psicoterapeuta per valutare se riprendere la terapia cognitivo comportamentale o cercare un’altra forma di aiuto. Discuti con il suo medico l’uso di ansiolitici e antidepressivi naturali e si rivolga a un nutrizionista per aiutarla a mantenere una dieta equilibrata. Mi contatti privatamente per approfondire strategie efficaci.






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Gentile utente, prima di tutto grazie per aver condiviso il tuo vissuto. Comprendo che la situazione che stai vivendo sia per te motivo di grande sofferenza. Riguardo al percoso di terapia cognitivo-comportamentale che hai seguito, bisognerebbe comprendere perché non ha prodotto i benefici sperati. Il modello in sé è potenzialmente efficace nel trattamento delle condizioni che hai descritto, ma lo sono anche altri. In particolare, un approccio orientato alla mindfulness si è dimostrato molto efficace nel trattamento di problematiche legate all'ansia e potrebbe risultare utile anche nel superamento delle tue difficoltà. In ogni caso, ancor più dell'orientamento è importante la competenza e l'umanità del terapeuta e la relazione che si instaura tra terapeuta e paziente. Quindi, nella scelta del terapeuta con cui intraprendere un percorso, non mettere in secondo piano questo secondo aspetto. Detto questo, ti esorto a intraprendere un percorso che possa aiutarti, vista anche la criticità medica (la perdita di peso) che hai descritto. Il supporto di un nutrizionista può naturalmente essere utile, anche se pare evidente che la parte psicologica sia quella più delicata, tale per cui un percorso psicoterapico risulta imprescindibile. Spero di averti dato una risposta utile e rimango a disposizione se desideri pormi ulteriori domande o prenotare un primo colloquio gratuito. Un caro saluto, Dott. Alessandro Pittari.

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