Salve... soffro di iperpressione rotulea esterna e non riesco a camminare più di 40/45 minuti (peggi

19 risposte
Salve... soffro di iperpressione rotulea esterna e non riesco a camminare più di 40/45 minuti (peggio ancora prima della fisioterapia)

dopo la fisioterapia.. non sono riuscito, mentalmente, a seguire un regime di allenamento per i quadricipiti.. so bene che la motivazione dovrebbe essere "tornare ad avere la possibilità di camminare normalmente e stare in piedi" però non ci sono riuscito... e quindi la situazione sta peggiorando piano piano. Onestamente io non ho molta voglia di andare avanti... Però recentemente la mia famiglia ha bisogno che io trovi un lavoro.. purtroppo non riesco a stare in piedi ogni giorno.. e nella tabella dell'inps non è inclusa un'invalidità da iperpressione rotulea esterna. Ho scritto questo messaggio per ottenere un consiglio su cosa posso fare.. questa situazione mi fa essere in ansia per molte ore al giorno.
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive e comprendo il disagio connesso.
Per ciò che concerne la questione medica, cerchi consiglio da un professionista del settore in modo da poter ottenere qualche suggerimento utile per sbloccare la situazione.
Dal punto di vista psicologico credo che lei abbia bisogno di un supporto mirato per andare a indagare i pensieri e sintomi ansiosi che in questo momento generano un circolo vizioso che complica ulteriormente la situazione.
Ritengo che un consulto psicologico possa essere utile per esplorare la situazione con ulteriori dettagli e trovare strategie utili e più funzionali per gestire la situazione.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

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Buonasera Gentile Utente, mi dispiace per la situazione che sta vivendo. Non essendo un medico non ho un consiglio da darle in merito alla patologia. Se però sente che l'ansia di cui parla la disturba, probabilmente sarebbe indicato per lei cominciare un percorso psicologico, che la aiuterebbe a dare senso a quest'ansia. Ogni emozione infatti si presenta per un motivo: cosa sta cercando di dirle la sua ansia? Cordialmente, dott. Simeoni
Gentile Amico,
mi spiace per la sua situazione medica. Ma se capisco bene la sua richiesta, credo che il suo disagio sia più psicologico che fisico - almeno ora.
Lamenta di non essere "riuscito" a proseguire il programma di riabilitazione, e di sentire la pressione della necessità di trovare un lavoro per la sua famiglia. Ma non ci dice molto di più di questa situazione. Sarebbe utile cercare di capre meglio perché sente di "non essere riuscito". Questo senso di strisciante fallimento andrebbe indagato più a fondo, con un percorso psicologico.

Con i migliori auguri,
dr. Ventura
Salve. Da quello che descrive, mi sembra che sia in una situazione dove per lei è più importante a fare le cose che vorrebbero gli altri che per sé. Un buon percorso psicoterapeutico può aiutarla a fare chiarezza su questo suo atteggiamento, da cosa deriva questo disinteresse a fare qualcosa che l'aiuti a stare meglio. Mi viene da farle una domanda: quale è il suo rapporto con le emozioni e con la rabbia in particolare? Nella mia esperienza, spesso, quando non si riescono ad esprimere le emozioni in modo chiaro, può subentrare un atteggiamento passivo, del tipo: "non mi va di farlo, tanto non serve a niente". Anche se oggettivamente sente che con la fisioterapia sta meglio. Distinti saluti
Gentile Utente, ritengo che possa essere utile, consultare un professionista, con il quale indagare meglio il suo stato emotivo sottostante, le sue paure, il suo disagio e trovare insieme la soluzione migliore di adattamento. La frustrazione, la paura di non tornare come prima, la pressione del mondo esterno etc; etc; possono bloccare il suo percorso e non attivare la motivazione necessaria, ma al contrario, focalizzarsi sugli aspetti negativi ed attivare l'evitamento.
Cordialmente Dott. ssa Alessia Battista
Salve, mi dispiace per il disagio e la situazione che sta affrontando. Per quanto concerne l'aspetto psicologico, valuti la possibilità di richiedere un consulto psicologico in cui approfondire ed indagare maggiormente la situazione che descrive.
Cordiali saluti, dott.ssa FM.
Gentile utente, la compromissione fisica limita i suoi movimenti e quindi anche la percezione di ciò che può o non può fare nello spazio. Questa nuova posizione nella vita che passa attraverso un corpo che è diverso da prima genera un diversa posizione emotivo rispetto alla sua esistenza. E' un punto cruciale che andrebbe affrontato attraverso dei colloqui per riappropriarsi della nuova dimensione di esistenza in cui si trova, dove anche le pressioni dei familiari sembrano non essere coerenti con la sua diversa abilità motoria.
Dott.ssa Camilla Ballerini
Buonasera,non perda fiducia e si rivolga ad un bravo psicoterapeuta che l aiuti a superare ansie ,paure e frustrazioni.Lo stato emotivo ha una grossa influenza sulla percezione di sé e sulla sofferenza dovuta alla problematica fisica.L ansia diminuisce la soglia del dolore e peggiora la qualità di vita.Coraggio ! Un caro saluto dottssa Luciana Harari
Buonasera, spesso quando il nostro corpo vive esperienze di dolore e di invalidità che porta a perdere alcune funzioni è un evento vissuto in modo traumatico e con grande frustrazione. La invito a rivolgersi ad uno psicoterapeuta per essere aiutato sia nella gestione del dolore che sugli effetti emotivi di questa malattia che la sta sconfortando. Cordiali saluti dottoressa Adriana Casile
Buonasera. Mi dispiace per le difficoltà che sta vivendo. Penso sia importante continuare a confrontarsi con il suo/a fisioterapista, medico ecc. per quanto riguarda l'aspetto fisico del recupero della difficoltà che sta affrontando. Penso, inoltre, che sia parimenti importante per lei consultare un professionista psicologo psicoterapeuta per dar voce alla fatica ed all'ansia che sta sperimentando, alla difficoltà di conciliare i suoi bisogni con quelli della sua famiglia in questo particolare momento ed alla demotivazione che sente rispetto all'impegno nell' "andare avanti" e superare le difficoltà che ha di fronte, potendo in tal modo permettersi di prendersi pienamente cura di se stesso e puntare al miglior cambiamento possibile. In bocca al lupo, Dott. Felice Schettini
Salve, immagino leggendo le sue parole, che oltre alla sofferenza fisica provocata dalla situazione medica descritta, ci sia anche un altro tipo di sofferenza, più profonda, che forse la blocca maggiormente rispetto al suo ginocchio. Sembra che questo sia per lei un momento in cui vive anche il peso di sollecitazioni dall'ambiente che le è intorno, quello familiare. La poca voglia di andare avanti la costringe ad un immobilità dove emozioni di sofferenza ed agitazione prendono il sopravvento. Forse ora che questo blocco è più evidente a diversi livelli dovrebbe prendere in considerazione l'idea di capire da dove nasce realmente e cosa è possibile fare. E' arrivato il momento di darsi una possibilità diversa di cambiamento, di mettere al centro se stesso e non solo il suo dolore, si dia la possibilità di riscoprire un'energia forse sopita. Se desidera un maggiore aiuto può contattarmi, effettuo anche consulenze online.Cordiali saluti. Dott.ssa Francesca Romana Manni
Buonasera, mi spiace tanto leggere che oltre al malessere che sta vivendo non ha avuto nemmeno l'invalidità. Ha pensato di farsi supportare anche da uno psichiatra per avvalorare la diagnosi? Mi rendo disponibile per supportarla ha bisogno di superare questo momento a pieno e riprendere in mano la sua vita@. Lei ha tutti i diritti di essere sostenuto anche economicamente. Saluti Dott.ssa Maria Lombardo
Buongiorno, è sicuramente una situazione piuttosto difficile da sopportare. Le consiglio di affrontarlo con l'aiuto di uno specialista psicologo.

Saluti

MT
Gentile utente di mio dottore,

capita non di rado che determinate problematiche fisiche mettano a dura prova la psiche del soggetto. La frustrazione legata alla mancanza di una soluzione definitiva al suo problema la sta mettendo in una situazione di agitazione che pare amplificarsi anche in virtù delle aspettative genitoriali. Si prenda il giusto tempo per poter meglio capire come ovviare a tale situazione e conviverci; nel caso percepisse l'impossibilità di affrontare in autonomia le difficoltà di cui parla valuti l'opportunità di poter esser sostenuto psicologicamente, con lo scopo di poter cercare una via d'uscita rispetto a quanto sta vivendo.

Cordiali Saluti
Dottor Diego Ferrara
Gentile utente, mi spiace per la situazione che sta vivendo. Mi sembra di capire che si sente molto scoraggiato e “bloccato” in questo momento. Le consiglio di ricercare un professionista che possa aiutarla a migliorare su un piano fisico ed eventualmente che possa aiutarla per ottenere l’invalidità se effettivamente ne ha diritto. Inoltre potrebbe richiedere il sostegno di uno psicologo che la possa accompagnare a gestire l’ansia e i visiti che la spongono ad aver poco a voglia di andare avanti. In bocca al lupo per tutto! Un cordiale saluto Dott.ssa Paola Trombini
Gentile utente, sembra che questo dolore le voglia dire qualcosa che forse non arriva in nessun altro modo. Capisco che possa essere un momento di difficoltà, ma forse ha bisogno di un aiuto professionale per superare quest'ansia. Ci sono percorsi brevi di sostegno psicologico anche attraverso l'ASL territoriale.
Buona guarigione
Dott.ssa Antonella Abate
Gentile utente, mi pare che la sua fatica a camminare fisicamente sia anche una fatica ad andare "avanti" nella vita in generale. Potrebbe banalmente cercare delle professioni in cui stare seduti il più possibile ma forse il problema non è nel tipo di lavoro ma nella mancanza di altro. Cerchi un sostegno psicologico per il suo dolore emotivo, con l'obiettivo di fare chiarezza sulle pressioni che sente addosso. Cercare un supporto farmacologico dietro consiglio specialistico potrebbe ulteriormente giovarla.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Buongiorno e grazie per aver condiviso con noi la sua situazione che, mi pare di capire, stia portando fatica in lei e nella sua famiglia. Ovviamente quando si parla di una problematica di tipo fisico ci si trova di fronte a due aspetti fondamentali: da un lato la menomazione fisica che deve essere trattata con uno specialista del settore e, dall'altro, tutto l'insieme di quei vissuti, pensieri e sofferenza psicologica che può derivarne. Quello che posso consigliarle è di concedersi uno spazio in cui ascoltarsi e sentirsi ascoltati così da poter comprendere in maniera più profonda la fatica psicologica che deriva dalla sua attuale situazione. Mente e corpo sono in continua interazione e l'una influenza l'altra nel bene e nel male. Quello che posso consigliarle con massima onestà è di prendersi cura di entrambe così da poter tornre padrone della propria vita e delle proprie scelte. Cordialmente, Andrea Brumana
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Salve, grazie davvero per aver condiviso i suoi pensieri e le sue difficoltà. Riconosco che vivere con l’iperpressione rotulea esterna e sentire il peso delle limitazioni fisiche può diventare estremamente impegnativo, soprattutto quando ci si trova nella situazione di dover rispondere anche a necessità esterne, come quelle lavorative e familiari. È assolutamente normale che, di fronte a queste sfide, l’ansia possa intensificarsi e la motivazione possa calare. Spesso, infatti, quando ci troviamo a far fronte a dolori e difficoltà persistenti, la nostra mente si concentra sugli ostacoli, e può subentrare un senso di frustrazione che sembra togliere energia e voglia di fare passi avanti. Un primo elemento su cui possiamo lavorare è quello di ridimensionare l’obiettivo, così da renderlo meno gravoso e più gestibile. Capisco che l’obiettivo di tornare a camminare normalmente sia estremamente importante, ma, per adesso, può sembrare troppo grande e generare ulteriore ansia, proprio come descrive. La terapia cognitivo-comportamentale ci insegna che scomporre i compiti in micro-obiettivi ci permette di superare questa resistenza mentale. Per esempio, invece di vedere l’allenamento per i quadricipiti come un’attività intensa e impegnativa, provi a pensare a piccoli esercizi che richiedano solo pochi minuti, come contrazioni lievi e semplici movimenti, magari eseguiti stando seduto o sdraiato. Ogni piccola azione è già un passo verso il miglioramento, e questo metodo permette alla motivazione di crescere gradualmente, senza sentirsi sopraffatto dall’impegno complessivo. Il secondo aspetto riguarda la gestione dell’ansia, che spesso nasce proprio dai pensieri automatici negativi che possono emergere in situazioni difficili come questa. È comprensibile che la mente possa essere portata a generare pensieri come “Non ci riuscirò mai,” o “È troppo difficile,” soprattutto quando le limitazioni fisiche fanno sembrare la strada in salita. Uno dei metodi della terapia cognitivo-comportamentale per affrontare questi pensieri è la ristrutturazione cognitiva, ossia un lavoro attivo per riconoscere e modificare questi pensieri automatici. Quando si presenta un pensiero negativo, come “Non sarò mai in grado di farlo,” può provare a riformularlo in maniera più gentile e realistica, come “Posso fare qualche piccolo esercizio oggi, e vedrò come mi sento.” Ripetere questa pratica può sembrare inizialmente faticoso, ma a lungo andare aiuta a distendere la mente e a ridurre l’impatto dei pensieri negativi, dando spazio a una prospettiva più equilibrata e meno ansiosa. Inoltre, trovare il tempo per qualche pratica di rilassamento durante la giornata può avere un effetto molto positivo. Il rilassamento muscolare progressivo, ad esempio, permette di concentrarsi su diverse parti del corpo, rilasciando gradualmente la tensione muscolare. Altri esercizi di respirazione, come la respirazione diaframmatica (ossia quella in cui si inspira e si espira profondamente dalla pancia) sono utili per calmare il sistema nervoso e ridurre la sensazione di ansia. In questo modo, anche pochi minuti dedicati al rilassamento possono fare una grande differenza, fornendole uno spazio di serenità e recupero. In parallelo, potremmo lavorare sull’approccio dell’esposizione graduale, una tecnica della TCC in cui ci si avvicina gradualmente all'attività temuta per renderla meno ansiogena e stressante. Se camminare per più di 40 minuti la mette in difficoltà, potrebbe porsi come obiettivo quello di fare passeggiate brevi, di cinque o dieci minuti al giorno, aumentando il tempo poco alla volta. Questo metodo le permette di sentirsi progressivamente più sicuro nei confronti della sua resistenza fisica, migliorando anche la fiducia in sé stesso. Potrebbe anche essere utile tenere un diario dei suoi progressi, anche se minimi, per registrare i piccoli traguardi raggiunti: questo le permetterà di vedere i miglioramenti nel tempo e di non sottovalutare i suoi sforzi. Un altro strumento che potrebbe trovare utile è quello della visualizzazione positiva. Si tratta di immaginare mentalmente sé stesso che esegue i movimenti o i piccoli esercizi con successo, cercando di visualizzare anche le emozioni positive legate al raggiungimento dell’obiettivo, come la serenità e la soddisfazione. Questo esercizio stimola il cervello a vedere il traguardo come raggiungibile e a sentire meno pesanti gli sforzi quotidiani. Comprendo bene che il bisogno di trovare un lavoro, unito alla preoccupazione per il suo stato fisico, aggiunga un peso non indifferente e alimenti l’ansia. Non si colpevolizzi se in questo momento sente che la motivazione è scarsa o altalenante. Il suo corpo e la sua mente stanno affrontando molto, e prendersi del tempo per comprendere e adattarsi a questa nuova situazione è naturale. Se potesse accedere a un supporto psicologico per lavorare su questi aspetti, come la gestione del dolore e il mantenimento della motivazione, potrebbe trarre beneficio da un percorso più strutturato e continuo. L’importante è che sappia che questi piccoli passi, anche se le possono sembrare minimi, rappresentano già una forma di avanzamento. Anche l’atto di cercare consigli e scrivere questo messaggio è un segno di grande resilienza e desiderio di miglioramento. Faccia ciò che può ogni giorno, senza forzarsi e senza giudicarsi. Resto a disposizione. Le auguro il meglio. Dott. Andrea Boggero

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