Salve, scrivo per avere dei consigli. Sono una donna di quasi 40 anni con una famiglia e due splend

20 risposte
Salve, scrivo per avere dei consigli.
Sono una donna di quasi 40 anni con una famiglia e due splendidi bambini.
Ultimamente sono in crisi a causa del rapporto con i miei genitori.
Siamo due sorelle, io sono la minore, ho un carattere abbastanza mite e accomodante mentre mia sorella è sempre stata quella più prepotente ed egoista. Da piccole mi picchiava spesso o prendeva in giro per il mio aspetto fisico, crescendo poi mi ha sempre trattata con superiorità, ad esempio avevamo il bagno in comune ma si comportava come se fosse suo, se lasciavo una mia maglietta in bagno mi urlava contro, lei al contrario poteva fare come voleva. Prendeva ed usava(lo fa tutt'ora) le mie cose senza nemmeno chiedere il permesso e una miriade di altre piccolezze. Essendo cresciuta così per me era normale, non mi sono mai posta il problema fino a quando non ho lasciato casa e mi sono resa effettivamente conto dei suoi atteggiamenti nei miei confronti.
I miei non si sono mai accorti o non volevano farlo, non so, se ora lo faccio presente mi viene detto "è fatta così".
Quando lei ha raggiunto il traguardo della laurea mia madre ha iniziato a mettermi pressione, nonostante mi mancassero pochi esami per una facoltà molto più complessa della sua, ho dovuto subire un po' di tutto anche offese molto molto pesanti. Ho avuto un blocco, anzi un vero e proprio rifiuto anche nei confronti degli amici di corso e non ho mai terminato gli studi. Questo non ha fatto che aggravare la situazione, ormai per i miei esisteva solo il mio fallimento. Se qualche volta provavo a lamentarmi di qualche atteggiamento di mia sorella, mia madre mi apostrofava dicendo che ero invidiosa di lei. Un esempio: mi sono lamentata perché io e mia sorella dovevamo fare visita ad un'amica, ho pensato io ad acquistare un regalo da portarle, arrivate davanti al portone mia sorella mi toglie il regalo di mano e lo consegna all'amica in comune dicendole "Ti HO comprato un pensierino", nemmeno un "Ti ABBIAMO ". Mia madre ha minimizzato e poi aggiunto che ero invidiosa..
La situazione è migliorata quando sono andata via si casa e ho avuto il primo bimbo. Il problema è arrivato con il secondo. Mi spiego meglio..
Mia sorella non ha mai voluto figli perché preferisce essere libera e fare ciò che le piace quando le piace. Resto incinta del secondo e a pochi mesi dalla nascita mia sorella scopre di essere incinta a sua volta.
Da quel momento per me è finita, poiché non l'ha presa bene, crisi di pianto e quant'altro, da quel momento a me è stato vietata anche la più piccola riflessione pseudo negativa sulla mia gravidanza, ho sempre avuto molta paura del parto ma mi era vietato esternarlo. Quando ho partorito, i miei sono venuti una volta a trovarmi in ospedale e tornata a casa da pochi giorni, sono partiti in vacanza con mia sorella e il marito per farla "svagare". Io da sola a casa con due bimbi e un marito che lavorava mattina e sera.
Mia madre non mi ha quasi mai tenuto i figli, prima perché troppo piccoli poi perché sempre impegnata, men che meno hanno mai dormito dai nonni. Ora a mia sorella fa di tutto, lei rifiuta il figlio e i miei genitori sono diventati gli schiavetti. Capisco la paura che lei possa andare in depressione, però non riesco a fare a meno di notare le nette differenze. Io dei miei bimbi appena nati ho 2 foto, mia sorella ha il book fotografico con tanto di video del marito che attende ansioso, mio padre ha preso un permesso dal lavoro per essere presente, io uno dei bimbi l'ho partorito in un giorno festivo ed è arrivato dopo..
Mio marito si è emozionato alla nascita dei figli ma hanno notato solo l'emozione del marito di mia sorella. Con lei sono andati TUTTI i giorni in ospedale. Io ho passato un periodo in cui ero così stanca che mi addormentavo in piedi con mio figlio in braccio e loro venivano di sera per un'oretta/due ad aiutarmi, basta stop. A mia sorella lo tengono perennemente, l'hanno lasciata andare in vacanza a un mese o poco più dal parto tenendosi il figlio h24 per svariati giorni perché deve "svagarsi".
Abito vicina ai miei ma vedono i nipoti 1 o 2 ore alla settimana sempre di corsa, ora hanno tutto il tempo del mondo per mia sorella e mia madre le chiede anche il permesso per uscire..
So che la situazione è differente e lo comprendo, ma non riesco a non provare del risentimento per l'abisso che c'è nel trattamento riservato e ci sto malissimo.
Sono sbagliata io?
Gentilissima buongiorno, qui il problema non è se lei sia sbagliata o meno: se le dicessi che non lo è starebbe meglio? E se le dicessi che lo è? Qui il punto è che a ragione o a torto la sua sofferenza è reale. Non può cambiare l'atteggiamento dei suoi ma può fare qualcosa per sè per imparare a essere meno vulnerabile alla loro preferenza. Si prenda uno spazio tutto per se per lavorare su questa sofferenza e per affrancarsi dal bisogno dei suoi, questo le permetterà di stare meglio, ci creda. Resto a disposizione se lo desidera e la saluto cordialmente, dott.ssa Manuela Leonessa

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Buonasera signora, capisco il suo disagio.
Dare senso a ciò che accade, può aiutare a non sentirsi sbagliati, né in colpa. Uno spazio personale in cui poter ragionare e fare collegamenti col proprio passato in connessione col presente, potrà essere sicuramente molto utile sia per lei, sia per la sua splendida famiglia.
Resto a disposizione, se lo desidera.
Con affetto

Dott.ssa Laura Tonda, psicologa
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo quanto possa essere difficile convivere con questa situazione riportata. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi e disfunzionali che mantengono in atto la sofferenza impedendole il benessere desiderato.
Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale connesso con la genesi della sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Gentile, percepisco la sofferenza che esprime e mi rendo conto di quanto possa essere complicato conviverci. La prima cosa che mi sento di consigliarle è un consulto psicologico, anche online, che possa aiutarla ad affrontare il disagio espresso al fine di ritagliarsi uno spazio per comprendere meglio ciò che prova e cosa potrà farla stare meglio, elaborare i pensieri e i vissuti emotivi rivolgendosi ad un esperto con un approccio che si basi sull’accoglienza e ciò che è utile per la persona, valorizzando le sue risorse personali, aiutandola così a divenire artefice del racconto della propria vita, dando al corpo lo spazio e l’ascolto che merita. Iniziare un percorso per sentirsi meglio richiede coraggio, ma è già un importante passo iniziale verso il cambiamento. Resto a disposizione per ulteriori indicazioni e ad incontrarla. Cordiali saluti dott. Paolo Notarangelo
Mi dispiace sentire che stai vivendo una situazione difficile con i tuoi genitori e tua sorella. È importante capire che i tuoi sentimenti sono validi e che non sei sbagliata a provare risentimento per il trattamento diverso che ricevi rispetto a tua sorella.

Le dinamiche familiari possono essere complesse e spesso coinvolgono dinamiche di potere, gelosie e preferenze. È doloroso quando si percepisce un trattamento ingiusto o un'attenzione ineguale da parte dei genitori. È comprensibile che tu provi risentimento verso tua sorella per i modi in cui è stata favorita o privilegiata.

È importante ricordare che non puoi controllare le azioni o le decisioni degli altri, ma puoi controllare come reagisci a queste situazioni. Cerca di prenderti cura di te stessa e dei tuoi bambini, concentrandoti sul tuo ruolo di madre e sulle tue relazioni positive.

Se ritieni che sia opportuno, potresti provare a comunicare apertamente i tuoi sentimenti ai tuoi genitori, cercando di farlo in modo calmo e rispettoso. Esprimi loro come ti senti, mettendo in luce le differenze di trattamento e come queste influenzano il tuo benessere emotivo.

Tuttavia, è importante prepararsi al fatto che i tuoi genitori potrebbero non essere disposti a confrontarsi con queste dinamiche o a cambiare il loro comportamento. In tal caso, potrebbe essere utile cercare supporto da parte di amici, altri familiari o professionisti come uno psicologo o uno psicoterapeuta, per aiutarti ad affrontare i sentimenti di risentimento e a trovare modi per gestire la situazione.

Ricorda che la tua felicità e il tuo benessere sono importanti. Concentrati su ciò che puoi controllare nella tua vita e su come puoi costruire relazioni positive e significative con i tuoi figli e altre persone che ti sostengono.

Spero che tu trovi la forza e la serenità per affrontare questa situazione e che trovi un equilibrio che ti permetta di vivere una vita soddisfacente e appagante.Spero che la mia risposta le sia stata utile e le abbia fornito le informazioni di cui aveva bisogno. Se desiderasse condividere la sua esperienza e lasciare una recensione sul mio profilo, sarebbe molto apprezzato. Le recensioni positive mi aiutano a migliorare e a fornire supporto a più persone come lei.
Inoltre, se avesse ulteriori domande o desidera approfondire l'argomento in modo più dettagliato, la invito a contattarmi tramite chat privata. Sarà un piacere rispondere alle sue domande e fornirle ulteriori informazioni su ciò di cui ha bisogno.
Grazie ancora per aver condiviso la sua situazione con me, e spero di sentirla presto!
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Gentile utente, grazie per la sua condivisione. Dal suo racconto emerge tanta sofferenza. Le consiglierei di intraprendere un percorso psicoterapeutico al fine di dare senso a ciò che sente e ciò che le accade, questo può aiutarla a farla sentire meno "sbagliata". La invito a ritagliarsi uno spazio personale in cui poter ripercorrere la sua storia personale di vita e le esperienze che ha subito nel passato, per ricollegarle a ciò che nota del presente. La via dell'elaborazione del passato penso che possa esserle molto utile in quest'ottica, ricostruendo le fila della sua storia personale.
Rimango a disposizione per dubbi o altre necessità.
Un caro saluto
Francesca Coricelli - Psicologa
Buongiorno, mi dispiace per la situazione che racconta, mi sembra che ci sia molta sofferenza. Purtroppo noi abbiamo poca possibilità di cambiare le persone che ci stanno attorno, come lei ha poca possibilità di cambiare i suoi genitori e sua sorella. L'unica cosa che può fare, essendo ormai adulta, è prendersi cura di questo dolore e di questa grande rabbia per cercare di star meglio. Ha mai pensato a fare un percorso psicologico? Capisco che lei ora vede solo le mancanze sul piano di realtà, ma tutto quello che narra ha degli effetti su di lei e sulle sue emozioni. Sposterei il focus, finalmente e una volta per tutte, su di lei. Rimango a disposizione se ha altri dubbi o domande, o se vuole intraprendere un percorso. Le auguro il meglio. Dott.ssa Rota
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Salve,
mi sembra che tu stia vivendo una situazione molto difficile con i tuoi genitori e tua sorella, che ti sta causando molto dolore e risentimento. È importante che tu sappia che i tuoi sentimenti sono legittimi e che non sei sbagliata per provare quello che provi. Il tuo passato con tua sorella sembra essere stato molto difficile e traumatico, e questo ha lasciato un segno profondo in te. È possibile che i tuoi genitori non siano stati in grado di vedere la gravità della situazione o di comprendere il tuo punto di vista, ma questo non significa che tu non abbia il diritto di esprimere i tuoi sentimenti e le tue esigenze.

È comprensibile che tu stia avendo difficoltà a gestire la situazione attuale con tua sorella e il suo bambino, specialmente quando ti sembra che ci sia un trattamento preferenziale nei suoi confronti da parte dei tuoi genitori. È importante che tu riesca a parlare apertamente con i tuoi genitori e tua sorella, cercando di esprimere le tue preoccupazioni e i tuoi bisogni in modo chiaro e rispettoso. Potrebbe essere utile anche cercare il supporto di un terapeuta per elaborare meglio i tuoi sentimenti e trovare modi per gestire la situazione in modo più costruttivo.

Rimango a disposizione per ulteriori chiarimenti o confronti.
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Gentilissima, ho letto quanto da lei scritto in merito alla sua storia. Una storia che ricopre un arco temporale considerevole, poiché è una circostanza che l'ha accompagnata da sempre. Mi lasci dire che il suo è un risentimento reale, concreto e legittimo. Al di là dei torti e delle ragioni le sue emozioni sono reali e meritano dignità, elemento basilare poiché vi sono tutti i presupposti per non sentirsi visti nei propri bisogni. Quanto da lei vissuto lascia dei segni, cosa coerente con il mancato senso di sentirsi accolta, anche nelle proprie difficoltà. Se lei prova del risentimento è un'emozione coerente con quanto da lei raccontato. Quando non si possono cambiare le situazioni è li che possiamo accogliere il nostro cambiamento per dar luogo ad un modo migliore di fronteggiare la situazione, accogliendo noi stessi e cercando di capire le dinamiche sottostanti che hanno veicolato, e veicolano, il comportamento delle parti coinvolte. Si tratta di sviluppare una nuova dialettica con noi stessi e la nostra storia. Come? Attraverso una relazione riparativa con un professionista, in modo tale da potenziare le risorse di cui lei dispone e che conosce solo in parte probabilmente. D'altro canto, quando ha mollato gli studi, probabilmente aveva bisogno di una persona, punto di riferimento accogliente, capace di sostenerla e che le dicesse che ce la può fare. Si, a volte si ha bisogno anche di questo. Rimango a disposizione per ulteriori argomentazioni o chiarimenti, un caro abbraccio,
Dott.ssa Simona Pietrafesa
Buongiorno, grazie per la sua condivisione di contenuti per lei così densi di significato.
Quanto scrive fa pensare a una dinamica che accompagna la storia del suo sviluppo di personalità e che su questo ha probabilmente inciso. Fa riflettere la domanda che pone sul finale: "sono sbagliata io?"; forse è questo che ci si ritrova ad interiorizzare in una narrazione di disparità, dentro l' "abisso" di cui raccontava. Dare senso a questo abisso, fornire una cornice alla sua sofferenza e allo svincolo dalla famiglia d'origine potrebbero essere obiettivi di sviluppo per lei, chiaramente in un percorso terapeutico all'interno del quale sentirsi sostenuta e protetta.
Resto a disposizione per ulteriori confronti e le auguro il meglio.
Dott.ssa Giada Maugliani
Le relazioni familiari sono molto complesse, ci sono diverse emozioni e dinamiche che si intrecciano e si stratificano a più livelli. Dal mio punto di vista, riuscire ad avere una lettura più consapevole delle relazioni permette di capire meglio che cosa succede e avere degli strumenti di difesa in più in quelle situazioni che ci fanno soffrire. Voglio dire, lei esprime timidamente il suo risentimento e dubita della sua legittimità a provare questa emozione. Ma non esistono emozioni giuste o sbagliate: questo è quello che lei prova. Lei sente risentimento e questo le permette di capire meglio di cosa ha bisogno lei veramente. Il supporto psicologico la aiuta a legittimare le sue emozioni e a trovare il suo modo di comunicare ed esprimere i suoi bisogni. Inoltre, in una situazione in cui lei sente che l'ambiente le procura sofferenza, è molto importante imparare a segnare chiaramente i propri confini. Lei ha il diritto di dire no, se qualcosa o qualcuno la fa stare male. La rabbia è l'emozione che serve proprio a questo: ci aiuta a capire quando qualcuno supera un nostro confine e fa qualcosa che per noi è ingiusto. La rabbia ci aiuta a capire quando per noi è il caso di dire questo no. Il supporto psicologico aiuta a entrare in contatto con le nostre emozioni in un luogo sicuro.
E questo è solo il primo passo in una situazione come questa. Perché con il supporto psicologico si può andare più a fondo nelle dinamiche familiari e cercare di comprendere insieme le difficili dinamiche che si instaurano tra una sorella maggiore e una minore. Forse, la sorella maggiore, da bambina, ha visto perdere all'improvviso lo status di figlia unica e magari ha provato a sua volta grande rabbia per questo, una rabbia che da bambini difficilmente sappiamo gestire. La sorella più piccola, venuta dopo, potrebbe aver guardato alla maggiore con ammirazione e quindi sentirsi spiazzata davanti a un comportamento che sente ingiustificato e che non capisce. In tutto questo, difficilmente i genitori hanno davvero gli strumenti per comprendere cosa accade e per accompagnare i propri figli in questi difficili passaggi. Spesso si sentono in colpa per non riuscire a creare in casa l'ambiente di pace che vorrebbero, in base a quello che loro credono sia la cosa migliore per i propri figli.
Nel tempo poi la nascita di nuovi figli riattualizza in qualche modo trame familiari già vissute e in qualche modo le amplifica.
Perché dico tutto questo? Perché se la prima reazione legittima in una situazione di sofferenza è autorizzarsi a provare quello che si prova e mettere dei confini chiari per arginare, lo step successivo è sviluppare consapevolezza e conoscenza, in modo da comprendere le motivazioni dell'altro, per riuscire a gestire meglio le comunicazioni, trovare un senso che spieghi e diluisca l'intensità della sofferenza e allo stesso tempo, trovare soluzioni creative nuove, attraverso la possibilità di prendere scelte più consapevoli e più forti, rispetto alla sicurezza delle proprie emozioni e del proprio bisogno.
Le auguro di trovare in lei la forza di guardare a se stessa (e alla bambina che è dentro di lei) con lo stesso amore con cui guarda i suoi splendidi figli.
Buonasera, non vedo nulla di sbagliato in lei. Non è certo sbagliato provare emozioni, anche di invidia o gelosia, notare differenze e sentirsi trascurati. Mi sorgono molte domande relative al ruolo che nella vostra famiglia ha sua sorella e al suo ruolo. Lei sta malissimo, come stanno i suoi? Come sta sua sorella, che rifiuta il figlio? Che utilità ha la "prepotenza" o centralità di sua sorella per la famiglia? Com'è il rapporto tra i suoi? Che cosa pensa suo padre di lei e di sua sorella... Forse potrebbe aiutarla fare qualche riflessione sulle relazioni tra di voi e su come sono cambiate nel tempo... Come si sono trasformate o non trasformate quando siete uscite di casa... Resto a disposizione, anche online. Dott.ssa Franca Vocaturi
Buonasera. In una situazione come la sua è più che comprensibile ritrovarsi a confrontare il trattamento ricevuto con quello riservato a un altro membro della famiglia.
A questo punto, più che chiedersi se si è sbagliati o meno, potrebbe essere utile chiedersi come si vuole "fare i conti" con quello che si sta provando. In che modo vorrebbe gestire il rapporto con i genitori da qui in avanti? E queste 1-2 ore alla settimana per i nipoti non sono sufficienti di per sé o pesano solo se confrontate con quelle dedicate al figlio della sorella?
Cominciare a riflettere sul ruolo che possiamo avere in prima persona nel quadro attuale; questo può essere un primo passo verso un cambiamento.
Resto a disposizione. Buona serata.
Buongiorno, qui non si tratta di chiedersi se lei è sbagliata o meno, ma di uscire da complesse dinamiche familiari che attualmente la tormentano. Purtroppo spesso non sono gli altri a cambiare, ma siamo noi a dover cambiare il nostro comportamento in quella specifica situazione per poter ottenere risultati.
Ritengo che un supporto psicologico di tipo breve strategico sarebbe utile per sbloccare la sua situazione.
A disposizione
D.ssa Giada Turra
Gentile utente,
Grazie per la sua condivisione. Deve essere molto difficile per lei fare i conti con questa realtà che le ha riaperto una serie di ferite infantili. Un percorso psicologico potrebbe essere lo strumento migliore per cercare di elaborare meglio ciò che prova e provare a dare una lettura diversa, più generativa, che possa permetterle di tollerare meglio il rapporto con sua sorella e i suoi genitori e viversi serenamente la gravidanza. Mi sembra molto importante che lei abbia un posto, tutto suo in cui portare le sue riflessioni e questioni.
Resto a disposizione per qualsiasi cosa.
Un caro saluto,
Dott.ssa Simona Bruno
Gentile signora,

le comprendo perfettamente il disagio e il risentimento che prova nei confronti dei suoi genitori e di sua sorella. La situazione che descrive è molto difficile e complessa, e comprende elementi di abuso, trascuratezza e favoritismo.

Innanzitutto, è importante che lei capisca che non è sbagliata a provare queste emozioni. Il suo dolore è legittimo e merita di essere ascoltato.

In secondo luogo, è importante che lei si renda conto che non è responsabile del comportamento dei suoi genitori e di sua sorella. Lei non ha fatto nulla per meritare di essere trattata in questo modo.

In terzo luogo, è importante che lei si prenda cura di sé stessa. Questo significa prendersi del tempo per rilassarsi e recuperare le forze, sia fisicamente che mentalmente. Significa anche circondarsi di persone che la supportano e la amano.

Ecco alcuni suggerimenti specifici che possono aiutarla a gestire questa situazione:

Parlare con un terapista o un counselor può essere molto utile per elaborare le sue emozioni e sviluppare strategie per affrontare la situazione.
Mettere dei limiti al suo rapporto con i suoi genitori e sua sorella. Questo significa stabilire quali sono le sue aspettative e le sue esigenze, e comunicare chiaramente queste cose ai suoi familiari.
Concentrarsi sul suo rapporto con i suoi figli. I suoi figli sono la sua famiglia, e sono la cosa più importante della sua vita.
So che questi consigli possono sembrare difficili da seguire, ma è importante ricordare che non è sola. Ci sono persone che possono aiutarla e sostenerla.

Le auguro tutto il meglio.
Gentile,

il suo racconto lascia emergere uno spaccato dettagliato e denso circa la posizione che occupa rispetto all'Altro e al suo desiderio. Quale è il posto che l'Altro le riserva nei propri affetti e perché proprio quello?

Essere un fallimento per l'Altro, essere l'eterna seconda, mi sembrano temi che meriterebbero di essere approfonditi con cura. Qual è il valore della sua parola? ciò che sembra emergere è dolore e delusione.

Mi pare che siano questi alcuni dei temi in gioco nella questione che solleva e ritengo meritino appieno un posto riservato per esistere, che non sia secondo a nessuno.

La invito a valutare la possibilità di iniziare un percorso di cura che possa guidarla, attraverso le sue preziose domande, alla scoperta della verità profonda che sottende al suo dolore, ma soprattutto che possa riservarle un posto tutto suo, all'interno del quale poter lasciare liberamente qualcosa fuori posto.

Cordialmente,
Dott. Giacomo Bagnato
Gentilissima, lei parla di una "crisi" ma a me pare sia una condizione che la accompagna da tutta la vita!
Dal suo racconto riesco a rintracciare il suo sforzo continuo per riuscire a raggiungere l'amore dei suoi genitori, purtroppo, troppo presi dalla sorella maggiore.
Immagino non sia stato affatto semplice riuscire a farsi strada nei cuori dei suoi genitori, quando, a competere, c'è anche qualcuno che non utilizza mezze misure pur di primeggiare.
Allo stesso tempo, tuttavia, vedo quanto poco spazio lei riesce a concedere a se stessa: nel suo racconto, ogni sua azione è sempre preceduta o seguita dalla controparte interpretata da sua sorella. Un vero peccato!

Penso che uno spazio tutto per sé possa giovarle molto, che sia una passeggiata, uno sport, un buon libro...e - perché no! - in una stanza di analisi.

La saluto.
Cara signora, comprendo profondamente la sua sofferenza.
Purtroppo accade che le persone che avrebbero dovuto amarci siano quelle che in realtà ci hanno fatto più male. Succede e di certo non è colpa sua o del suo essere sbagliata.
Sono felice per lei che la famiglia che ha creato sia fonte di soddisfazione e gioia. E' lì che deve investire la sua energia perché è lì il suo presente e il suo futuro.
Capisco che non sia facile fare la mamma senza un sostegno dalla famiglia di origine ma, se può e glielo auguro di cuore, cerchi questo sostegno piuttosto all'esterno.
Le dinamiche di cui parla, infatti, non si modificano facilmente e creare una certa distanza può far sì che non si ripercuotano negativamente sui suoi figli in quanto nipoti.
Detto questo, vorrei spendere 2 parole alla sua parte bambina che soffre perché si è sentita tradita, trattata ingiustamente, non amata.
E' lei che deve portare in terapia per poter essere accolta, ascoltata e guarita. Lo faccia, così spezzerà le catene e darà ai suoi figli la possibilità di crescere secondo modelli relazionali più sani e liberi. Un abbraccio
Buongiorno, la ringrazio per la sua condivisione. Capisco il senso di ingiustizia e posso solo immaginare la sua frustrazione. E' indubbio che in tutti questi anni ha dovuto pagare le conseguenze di comportamenti provocatori e poco equilibrati di sua sorella e delle scelte dei genitori rispetto a dove dirigere le loro risorse. E in riferimento a quello che le è successo non può farci nulla. Piuttosto, potrebbe aiutarla immaginarsi tra qualche anno, come mamma che, oltre a proseguire con la sua vita si trova con i suoi due figli uno più autonomo e indipendente e l'altro più fragile e instabile. Il primo figlio con poche richieste e più risorse personali e il secondo più bisognoso di aiuto e supporto, che le procura molte preoccupazioni e pensieri. Considerando il suo tempo e le sue disponibilità limitate, come si comporterebbe con i due figli? In che caso sarebbe disposta a fare grandi sacrifici?
Questo è solo uno spunto per quello che potrebbe essere un percorso di accettazione della sua famiglia e dei loro limiti.
Per qualsiasi cosa resto a disposizione. Dott.ssa Anna Tosi

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