Salve...mi vergogno molto e ho pensato tanto se scrivere ciò o meno Sono fidanzata da 4 anni,con un
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Salve...mi vergogno molto e ho pensato tanto se scrivere ciò o meno
Sono fidanzata da 4 anni,con un bravissimo ragazzo che non farebbe consapevolmente male ad una mosca.
Un anno e mezzo fa una sera eravamo in camera in casa di amici a dormire assieme.Lui ha cominciato a provare a stuzzicarmi per avere un rapporto.Io inizialmente lo respingevo...Gli toglievo le mani di dosso,lo spingevo via,gli dicevo basta e di smetterla.Inizialmente mi ha lasciata im pace,poi ha ricominciato e io anche se non volevo,non ho più opposto resistenza,subivo e basta senza essere partecipe.Non ho più rifiutato perchè era stato inutile,e avevo paura ad alzare la voce perchè nella stanza di fronte ci stavano i suoi amici,e il pensiero mi ha fatto vergognare tantissimo.Mi vergognavo a rifiutarlo ancora.Ho pianto silenziosamente nel mentre e fissavo il soffitto sperando che finisse presto,mi sono sentita un po' morta.Finito tutto sono scappata via al bagno senza riuscire a piangere,tremavo e basta.Da quell'evento ho particolari problemi ad entrare in intimità con lui.Nel periodo subito dopo,non ripensavo particolarme te all'evento,ma da lì mi è capitato di avere l'ansia,attacchi di panico anche se in quel momento ero convinta di volerlo,pianti,iperventilazione e tremare in maniera incontrollata.Adesso è come se avessi una sorta di rifiuto.Mi è capitato di odiare di avere il suo profumo addosso,di volerlo togliere via perchè mi dava la nausea,di sentire ancora le mani addosso e di sentirmi "sporca",come se avessi voluto strapparmi via la pelle.Fino ad oggi non ho mai raccontato di quella sera nemmeno ai miei amici più cari.Mi vergogno e ho paura di ciò che potrebbero pensare.Ultimamente questo pensiero mi frulla in mente più spesso e mi ha fatto stare male,fisicamente e non.Ho sensi di colpa perchè avrei potuto evitare tutto ciò,avrei dovuto volerlo e basta e adesso la situazione non sarebbe questa.Probabilmente sto dando troppo peso a un evento insignificante,dato che non mi ha fatto nulla...non mi ha picchiata,non mi ha costretta.Scrivo perchè vorrei capire se il mio avere problemi,non volerlo più di tantl,aver perso interesse sessuale per lui potrebbe essere dovuto a quella sera lì.Perchè io non capisco,non capisco perchè ci penso ancora anche se non mi ha fatto niente di male.Sono la sua fidanzata e dovrebbe essere normale...So che non è un consulto approfondito,e mi scuso per l'immenso messaggio,ma desidero sentire il parere di chi ne capisce più di me.Grazie in anticipo e scusate
Sono fidanzata da 4 anni,con un bravissimo ragazzo che non farebbe consapevolmente male ad una mosca.
Un anno e mezzo fa una sera eravamo in camera in casa di amici a dormire assieme.Lui ha cominciato a provare a stuzzicarmi per avere un rapporto.Io inizialmente lo respingevo...Gli toglievo le mani di dosso,lo spingevo via,gli dicevo basta e di smetterla.Inizialmente mi ha lasciata im pace,poi ha ricominciato e io anche se non volevo,non ho più opposto resistenza,subivo e basta senza essere partecipe.Non ho più rifiutato perchè era stato inutile,e avevo paura ad alzare la voce perchè nella stanza di fronte ci stavano i suoi amici,e il pensiero mi ha fatto vergognare tantissimo.Mi vergognavo a rifiutarlo ancora.Ho pianto silenziosamente nel mentre e fissavo il soffitto sperando che finisse presto,mi sono sentita un po' morta.Finito tutto sono scappata via al bagno senza riuscire a piangere,tremavo e basta.Da quell'evento ho particolari problemi ad entrare in intimità con lui.Nel periodo subito dopo,non ripensavo particolarme te all'evento,ma da lì mi è capitato di avere l'ansia,attacchi di panico anche se in quel momento ero convinta di volerlo,pianti,iperventilazione e tremare in maniera incontrollata.Adesso è come se avessi una sorta di rifiuto.Mi è capitato di odiare di avere il suo profumo addosso,di volerlo togliere via perchè mi dava la nausea,di sentire ancora le mani addosso e di sentirmi "sporca",come se avessi voluto strapparmi via la pelle.Fino ad oggi non ho mai raccontato di quella sera nemmeno ai miei amici più cari.Mi vergogno e ho paura di ciò che potrebbero pensare.Ultimamente questo pensiero mi frulla in mente più spesso e mi ha fatto stare male,fisicamente e non.Ho sensi di colpa perchè avrei potuto evitare tutto ciò,avrei dovuto volerlo e basta e adesso la situazione non sarebbe questa.Probabilmente sto dando troppo peso a un evento insignificante,dato che non mi ha fatto nulla...non mi ha picchiata,non mi ha costretta.Scrivo perchè vorrei capire se il mio avere problemi,non volerlo più di tantl,aver perso interesse sessuale per lui potrebbe essere dovuto a quella sera lì.Perchè io non capisco,non capisco perchè ci penso ancora anche se non mi ha fatto niente di male.Sono la sua fidanzata e dovrebbe essere normale...So che non è un consulto approfondito,e mi scuso per l'immenso messaggio,ma desidero sentire il parere di chi ne capisce più di me.Grazie in anticipo e scusate
Le sue parole trasmettono un dolore profondo, un disagio che ha portato con sé per molto tempo e che merita la massima attenzione e comprensione. È importante innanzitutto riconoscere che ciò che ha vissuto quella sera non è insignificante, né qualcosa di cui dovrebbe vergognarsi. La sua esperienza è valida, il suo malessere ha delle ragioni ed è fondamentale ascoltarlo con rispetto.
Quella sera, anche se non ci sono stati atti di violenza fisica esplicita, lei ha vissuto un momento in cui i suoi confini sono stati oltrepassati. Ha detto "no", ha espresso chiaramente la sua volontà, e sentirsi ignorata o non ascoltata può essere profondamente traumatico. Il fatto che non abbia opposto resistenza fisica non significa che fosse consenziente. Il suo corpo e la sua mente hanno reagito in un modo del tutto comprensibile: proteggendosi da una situazione vissuta come minacciosa. Non è raro che eventi di questo tipo possano lasciare segni duraturi, soprattutto quando non vengono elaborati, come sembra essere accaduto nel suo caso.
I sintomi che descrive, come l'ansia, i pianti, la nausea e il rifiuto nei confronti dell'intimità, sono segnali chiari di un disagio emotivo e psicologico legato a quell'episodio. Non sono una sua "colpa", né indicano che ci sia qualcosa di sbagliato in lei. Al contrario, sono una reazione naturale a un evento che l'ha ferita profondamente.
La vergogna che prova è un'emozione comune in queste situazioni, ma non deve essere sua. È importante che possa trovare uno spazio sicuro in cui condividere questa esperienza, magari con un professionista, per elaborare ciò che è accaduto e ricostruire un senso di sicurezza e fiducia, non solo nella relazione ma anche verso sé stessa.
Affrontare questi temi non è semplice, ma è un passo necessario per ritrovare il benessere. Le consiglio di considerare la possibilità di parlare con uno psicologo o psicoterapeuta specializzato in traumi relazionali o violenza psicologica. Potrà aiutarla a esplorare ciò che è accaduto, a dare un nome alle sue emozioni e a trovare un percorso di guarigione. Se desidera, sono disponibile a supportarla in questo processo.
Quella sera, anche se non ci sono stati atti di violenza fisica esplicita, lei ha vissuto un momento in cui i suoi confini sono stati oltrepassati. Ha detto "no", ha espresso chiaramente la sua volontà, e sentirsi ignorata o non ascoltata può essere profondamente traumatico. Il fatto che non abbia opposto resistenza fisica non significa che fosse consenziente. Il suo corpo e la sua mente hanno reagito in un modo del tutto comprensibile: proteggendosi da una situazione vissuta come minacciosa. Non è raro che eventi di questo tipo possano lasciare segni duraturi, soprattutto quando non vengono elaborati, come sembra essere accaduto nel suo caso.
I sintomi che descrive, come l'ansia, i pianti, la nausea e il rifiuto nei confronti dell'intimità, sono segnali chiari di un disagio emotivo e psicologico legato a quell'episodio. Non sono una sua "colpa", né indicano che ci sia qualcosa di sbagliato in lei. Al contrario, sono una reazione naturale a un evento che l'ha ferita profondamente.
La vergogna che prova è un'emozione comune in queste situazioni, ma non deve essere sua. È importante che possa trovare uno spazio sicuro in cui condividere questa esperienza, magari con un professionista, per elaborare ciò che è accaduto e ricostruire un senso di sicurezza e fiducia, non solo nella relazione ma anche verso sé stessa.
Affrontare questi temi non è semplice, ma è un passo necessario per ritrovare il benessere. Le consiglio di considerare la possibilità di parlare con uno psicologo o psicoterapeuta specializzato in traumi relazionali o violenza psicologica. Potrà aiutarla a esplorare ciò che è accaduto, a dare un nome alle sue emozioni e a trovare un percorso di guarigione. Se desidera, sono disponibile a supportarla in questo processo.
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Buongiorno, ti ringrazio per il messaggio, che sono sicura che sia stato molto difficile da scrivere e per questo hai avuto molto coraggio. Sono d'accordo con te nel ritenere che i segnali di malessere che stai manifestando negli ultimi tempi (ansia, panico, calo del desiderio sessuale) siano legati all'esperienza di quella sera, che non è affatto da sminuire. Quella che hai vissuto è stata una forma di violenza, che non ha meno valore se attuata dal proprio fidanzato. In quel momento immagino che devi aver provato incapacità di reagire e un forte senso di impotenza, che ti ha fatta sentire violata e vulnerabile. Da questo deriva anche il senso di vergona e la colpa che tutta questa situazione ti ha provocato e che contribuiscono all'insorgere dei sintomi che hai descritto. In questa sede tutto quello che le posso dire è che stai facendo la cosa giusta nel porti domande e nel chiedere aiuto, inoltre mi sento di consigliarti di iniziare un percorso psicoterapeutico che lavori prevalentemente sull'elaborazione del trauma, sono sicura che ti potrebbe essere molto d'aiuto. Per qualsiasi cosa resto a disposizione, mi puoi scrivere in chat se dovessi avere bisogno di un supporto o di indicazioni specifiche su chi contattare per ulteriori aiuti. Un caro saluto. Dott.ssa Anna Tosi
Ciao, penso che il tuo coraggio di condividere qualcosa di così delicato e personale sia encomiabile. Inoltre, il tuo racconto rappresenta una preziosa opportunità di riflessione per altre persone che, forse come te, vivono la tremenda contraddizione di essere attraversate da una sofferenza innegabile e dal pensiero che questa sofferenza sia una esagerazione o un problema “troppo personale”.
Non penso che quello che hai raccontato sia insignificante, né dovrebbe essere sminuito o invalidato. Le emozioni sono sempre vere e meritano ascolto e rispetto.
Domandarti se quell’episodio ha avuto un impatto sul tuo attuale benessere e sulla vita di coppia è del tutto legittimo. La risposta è sì: è possibile. Non perché tu sia “debole” o “esagerata”, ma perché l’intimità e la fiducia sono spazi delicati, fondamentali nel nostro vivere. Quando questi spazi si sentono violati o non rispettati, possono lasciare il segno.
Dal tuo racconto emergono vissuti e pensieri profondi, intensi e contraddittori. Da una parte affermi che “dovrebbe essere normale”, dall’altra racconti di aver pianto sommessamente, di esserti sentita un “po’ morta”. Parli di “attacchi di panico” vistosi, di “nausea” e della scelta di voler affogare tutto nel silenzio, sostenuta da un senso di “vergogna”.
Jung scriveva: “Ciò che neghi, ti sottomette. Ciò che accetti, ti trasforma”. La consulenza psicologica, o psicoterapia, potrebbe essere vista come un’occasione per accettare quanto ci sottometteva. Esplorando i tuoi problemi, conflitti e nuove possibilità di azione, potrebbe essere possibile affrontare le sofferenze e trasformare quei modi di vivere e intendere il mondo che hanno contribuito ad alimentare il tuo disagio. Nella tua storia, ad esempio, la tua idea di coppia, di relazione, di consenso e di legittimità del sentire sono temi che potrebbero essere esplorati.
Ti invito a riflettere su cosa significherebbe per te affrontare questa esperienza e le sue implicazioni. Spesso, prima di iniziare una psicoterapia, si percepisce il “rischio della trasformazione”: pensieri come “In fondo queste sofferenze non sono un grande problema”, “Non posso cambiare perché ferirei gli altri” o “Se cambio, non mi riconoscerò più” sono comuni. Ti invito, però, anche a riflettere sul rischio di lasciare aperte queste contraddizioni, di affogarle nel silenzio dettato dalla vergogna.
Ti renderebbe una persona più forte e più felice? Ti ha reso una persona più forte e felice?
Non penso che quello che hai raccontato sia insignificante, né dovrebbe essere sminuito o invalidato. Le emozioni sono sempre vere e meritano ascolto e rispetto.
Domandarti se quell’episodio ha avuto un impatto sul tuo attuale benessere e sulla vita di coppia è del tutto legittimo. La risposta è sì: è possibile. Non perché tu sia “debole” o “esagerata”, ma perché l’intimità e la fiducia sono spazi delicati, fondamentali nel nostro vivere. Quando questi spazi si sentono violati o non rispettati, possono lasciare il segno.
Dal tuo racconto emergono vissuti e pensieri profondi, intensi e contraddittori. Da una parte affermi che “dovrebbe essere normale”, dall’altra racconti di aver pianto sommessamente, di esserti sentita un “po’ morta”. Parli di “attacchi di panico” vistosi, di “nausea” e della scelta di voler affogare tutto nel silenzio, sostenuta da un senso di “vergogna”.
Jung scriveva: “Ciò che neghi, ti sottomette. Ciò che accetti, ti trasforma”. La consulenza psicologica, o psicoterapia, potrebbe essere vista come un’occasione per accettare quanto ci sottometteva. Esplorando i tuoi problemi, conflitti e nuove possibilità di azione, potrebbe essere possibile affrontare le sofferenze e trasformare quei modi di vivere e intendere il mondo che hanno contribuito ad alimentare il tuo disagio. Nella tua storia, ad esempio, la tua idea di coppia, di relazione, di consenso e di legittimità del sentire sono temi che potrebbero essere esplorati.
Ti invito a riflettere su cosa significherebbe per te affrontare questa esperienza e le sue implicazioni. Spesso, prima di iniziare una psicoterapia, si percepisce il “rischio della trasformazione”: pensieri come “In fondo queste sofferenze non sono un grande problema”, “Non posso cambiare perché ferirei gli altri” o “Se cambio, non mi riconoscerò più” sono comuni. Ti invito, però, anche a riflettere sul rischio di lasciare aperte queste contraddizioni, di affogarle nel silenzio dettato dalla vergogna.
Ti renderebbe una persona più forte e più felice? Ti ha reso una persona più forte e felice?
Salve, nella sua domanda emerge un senso di vergogna molto forte, per aver chiesto aiuto, di esprimere la sua volontà, del tutto lecità, di farsi sentire dai suoi amici, di raccontarlo a qualcuno. La relazione sessuale non è altro che un aspetto della relazione amorosa, un aspetto in cui spesso emergono in maniera più evidente delle problematicità della coppia ma anche del singolo. E' come se avesse timore di esprimere quello che lei desidera, quello che vuole per lei ed è disposta a "subire" al posto di esprimere un suo vissuto. Il fatto di aver perso interesse sessuale per il suo ragazzo sembra essere una reazione ad una perdita di interesse verso colui che non l'ha ascoltata, capita e accolta. Che non le ha permesso di esprimere un suo volere ma al contrario l'ha spinta a reprimerlo. Il suo piangere in silenzio è toccante, C'è da chiedersi in quali altre sfere è disposta a mettere da parte se stessa per accontentare l'altro e perchè. Quello che le accaduto non è insignificante, si ascolti e si dia l'opportinità di far emergere i suoi bisogni e le sue emozioni e non a bassa voce o piangendo in silenzio. Dal suo messaggio, in cui ha centrato esattamente e liberamente il problema, con una grande competenza emotiva si sente che è in grado di farlo, deve trovare il modo per iniziare e poi partirà e darà voce a se stessa. Spero di averle degli spunti utili per iniziare il suo percorso. Dr.ssa Alessandra Foddis
Ciao, mi dispiace molto che sei riuscita a parlare solo adesso e solo in questo modo. Mi sembra un aspetto molto intimo e delicato della tua vita e proverò a "trattarlo" con delicatezza, considerando che questa è solo una chat e non è un incontro di terapia. Leggendo quello che hai scritto, ho immaginato i tuoi conflitti e la tua sofferenza. Mi sembra ci siano tutti i presupposti di quella che si chiama "violenza", cioè subire qualcosa contro la propria volontà. Il tuo corpo ti sta dando dei segnali attraverso i sintomi, ascoltali perchè è normale dopo quello che hai vissuto. Non mi va di approfondire tramite scrittura questo aspetto, ma ti consiglio vivamente una psicoterapia.
gentile utente, quello che è successo è davvero troppo doloroso e spesso le vittime di un tipo di violenza come quella che ha ricevuto se ne vergognano, quando l'unico che dovrebbe farlo e chi la arreca, la violenza. Sentirsi in colpa, serve ad avere controllo in una situazione in cui non se ne è avuta, dove si era impotenti. L'amore non è violenza e il suo corpo lo sente, sente di non voler avere più niente a che fare con qualcosa che dà dolore e non piacere. La invito a prendersi cura di questa sua ferita in un percorso di cura che possa restituirle la serenità e soprattutto l'amore che merita. Non esiti a contattarmi. Nadine Peritore
Buongiorno, ciò che è accaduto quella sera è qualcosa di particolarmente significativo perché lei si è sentita violata e non rispettata da una persona che ama. La sessualità non è a chiamata, ma presuppone il desiderio e coinvolgimento di entrambi per poter essere vissuta con piacere e serenità. Non ci si può forzare. In quell'occasione il suo fidanzato non ha contemplato i suoi desideri ma unicamente i propri.
Questo evento che rappresenta nel suo vissuto un aspetto traumatico le genera rabbia che prende la forma del senso di colpa. Ma in quel momento probabilmente ha sentito di poter agire solo così. La sofferenza che lei prova varrebbe la pena di essere accolta all'interno di uno spazio adeguato in cui poterla elaborare.
Questo evento che rappresenta nel suo vissuto un aspetto traumatico le genera rabbia che prende la forma del senso di colpa. Ma in quel momento probabilmente ha sentito di poter agire solo così. La sofferenza che lei prova varrebbe la pena di essere accolta all'interno di uno spazio adeguato in cui poterla elaborare.
Gentile Utente, mi dispiace moltissimo per il suo dolore. Vorrei iniziare dicendole che non ha nulla di cui vergognarsi o motivo per essere giudicata. Credo il suo corpo, quella notte, abbia percepito il rapporto come un'imposizione e questo sembra, comprensibilmente, averle lasciato un forte trauma (che si lega spesso a un rifiuto per situazioni che glielo fanno rivivere- come i rapporti con il suo ragazzo-, o stimoli che glielo possano ricorda- il profumo). Il fatto che sia il suo ragazzo, purtroppo non cambia molto per la sua esperienza traumatica. Certo, è una persona con cui solitamente vogliamo dei rapporti, tuttavia non era quello che desiderava lei ed il suo consenso o meno non è stato abbasta attenzionato. Non voglio accusare il suo ragazzo, che magari pensava di aver ottenuto tale consenso, ma allo stesso tempo mi sembra evidente che lui abbia mancato di attenzioni verso di lei che, da quello che ci descrive, non era decisamente "coinvolta" come ci dovremmo aspettare dalla controparte con cui facciamo l'amore. Vorrei ricordarle che lei è sempre in diritto di rifiutare un rapporto se non lo desidera, nonostante sia o meno in una relazione. Ciò detto, le consiglio vivamente di parlarne con un professionista per iniziare ad affrontare questa esperienza, credo sia la scelta migliore per il suo benessere. Le auguro di ritrovare la serenità il prima possibile.
Buonasera, la ringrazio per aver condiviso questa parte di sé, non deve scusarsi per avere avuto il coraggio di esprimere ciò che ha passato e ciò che prova. Immagino che sia una situazione difficile e purtroppo come professionisti non abbiamo il potere di fornire risposte impacchettate pronte all'uso. Quello che possiamo fare da psicologi è accogliere la sua richiesta e insieme approfondire cosa le provoca sofferenza cercando di trovare delle soluzioni e modalità di pensiero al servizio del suo benessere. Solitamente si inizia con un ciclo di incontri di consulenza psicologica dove possiamo comprendere meglio la sua storia e situazione, qualora necessitasse di un aiuto più strutturato si può pensare di proseguire con un supporto psicologico o percorso psicoterapeutico.
Buonasera, grazie per aver condiviso con noi il suo racconto.
Parlare di evento che ha causato dolore è difficile tanto quanto accettarlo.
Nonostante lei quella sera, dopo ripetuti rifiuti, non abbia apposto resistenza al suo ragazzo ha subito un rapporto che non desiderava. Ciò ha causato in lei un trauma che va analizzato e elaborato con l'aiuto di uno psicologo.
Mi viene spontanea una domanda, il suo partner non si è accorto del suo comportamento durante e post rapporto sessuale? Come si è comportato?
Per qualunque domanda mi contatti in privato e fisseremo un appuntamento.
Cordialmente, Dott.ssa. Giorgia Caputo
Parlare di evento che ha causato dolore è difficile tanto quanto accettarlo.
Nonostante lei quella sera, dopo ripetuti rifiuti, non abbia apposto resistenza al suo ragazzo ha subito un rapporto che non desiderava. Ciò ha causato in lei un trauma che va analizzato e elaborato con l'aiuto di uno psicologo.
Mi viene spontanea una domanda, il suo partner non si è accorto del suo comportamento durante e post rapporto sessuale? Come si è comportato?
Per qualunque domanda mi contatti in privato e fisseremo un appuntamento.
Cordialmente, Dott.ssa. Giorgia Caputo
Buongiorno gentile Utente, sono molto dispiaciuto per ciò che ha vissuto e le assicuro che non c'è nulla di cui vergognarsi nel condividere la sua esperienza. Le emozioni e i disagi che descrive sono importanti e meritano di essere accolti con rispetto e comprensione. La ringrazio per il coraggio che ha avuto nel raccontare tutto questo, perché non è mai facile parlare di episodi così intimi e complessi.
Quello che ha vissuto quella sera non è "insignificante"... La sua esperienza, le sue emozioni e il suo disagio sono validi, e i segnali che il suo corpo e la sua mente le stanno dando non devono essere ignorati. Da quanto racconta, è possibile che quell’episodio abbia lasciato un segno profondo, influenzando il modo in cui vive l’intimità con il suo compagno e la relazione in generale. Non è inusuale che, in seguito a un evento vissuto come traumatico, anche se non accompagnato da violenza fisica o evidente costrizione, si sviluppino sensazioni di disagio, ansia, o addirittura rifiuto verso determinate situazioni.
La sua difficoltà non è un segno di debolezza né di colpa. Nessuno dovrebbe sentirsi costretto, in alcun modo, a vivere un momento intimo. La sua reazione di disagio e i sintomi che descrive – come l'ansia, gli attacchi di panico, e il sentirsi "sporca" – sono segnali che la sua mente sta cercando di elaborare qualcosa che le ha fatto male. È molto importante riconoscerlo e non giudicarsi per ciò che sta provando.
Per affrontare questo momento, sarebbe utile rivolgersi a un professionista, come uno psicologo. Un percorso terapeutico potrebbe aiutarla a comprendere meglio ciò che ha vissuto, a esplorare le sue emozioni e a lavorare sul senso di colpa che avverte. La terapia può offrire uno spazio sicuro in cui elaborare questi vissuti e ristabilire un equilibrio sia nella sua relazione con sé stessa che con il suo partner.
È fondamentale anche considerare la comunicazione con il suo compagno. Se si sentirà pronta, potrebbe essere importante condividere con lui, almeno in parte, i suoi sentimenti e il suo disagio. Tuttavia, non si senta obbligata a farlo se non si sente sicura o pronta: il primo passo è prendersi cura di sé e del proprio benessere.
Infine, si ricordi che non è colpevole di ciò che è accaduto. Ogni persona ha il diritto di vivere l’intimità nei propri tempi e modi, e nessuno dovrebbe sentirsi in dovere di assecondare qualcosa che non desidera, indipendentemente dalla natura del rapporto.
Le sono vicino e spero che possa trovare il supporto di cui ha bisogno per superare questo momento. Se desidera approfondire attraverso una consulenza o ricevere ulteriori indicazioni resto a disposizione.
Dott. Luca Vocino
Quello che ha vissuto quella sera non è "insignificante"... La sua esperienza, le sue emozioni e il suo disagio sono validi, e i segnali che il suo corpo e la sua mente le stanno dando non devono essere ignorati. Da quanto racconta, è possibile che quell’episodio abbia lasciato un segno profondo, influenzando il modo in cui vive l’intimità con il suo compagno e la relazione in generale. Non è inusuale che, in seguito a un evento vissuto come traumatico, anche se non accompagnato da violenza fisica o evidente costrizione, si sviluppino sensazioni di disagio, ansia, o addirittura rifiuto verso determinate situazioni.
La sua difficoltà non è un segno di debolezza né di colpa. Nessuno dovrebbe sentirsi costretto, in alcun modo, a vivere un momento intimo. La sua reazione di disagio e i sintomi che descrive – come l'ansia, gli attacchi di panico, e il sentirsi "sporca" – sono segnali che la sua mente sta cercando di elaborare qualcosa che le ha fatto male. È molto importante riconoscerlo e non giudicarsi per ciò che sta provando.
Per affrontare questo momento, sarebbe utile rivolgersi a un professionista, come uno psicologo. Un percorso terapeutico potrebbe aiutarla a comprendere meglio ciò che ha vissuto, a esplorare le sue emozioni e a lavorare sul senso di colpa che avverte. La terapia può offrire uno spazio sicuro in cui elaborare questi vissuti e ristabilire un equilibrio sia nella sua relazione con sé stessa che con il suo partner.
È fondamentale anche considerare la comunicazione con il suo compagno. Se si sentirà pronta, potrebbe essere importante condividere con lui, almeno in parte, i suoi sentimenti e il suo disagio. Tuttavia, non si senta obbligata a farlo se non si sente sicura o pronta: il primo passo è prendersi cura di sé e del proprio benessere.
Infine, si ricordi che non è colpevole di ciò che è accaduto. Ogni persona ha il diritto di vivere l’intimità nei propri tempi e modi, e nessuno dovrebbe sentirsi in dovere di assecondare qualcosa che non desidera, indipendentemente dalla natura del rapporto.
Le sono vicino e spero che possa trovare il supporto di cui ha bisogno per superare questo momento. Se desidera approfondire attraverso una consulenza o ricevere ulteriori indicazioni resto a disposizione.
Dott. Luca Vocino
Gentile utente,
grazie per la condivisione di un episodio così doloroso e significativo della sua, di cui non si deve assolutamente vergognare, perché lei di tutto quello che è successo non ha nessuna colpa.
Senza fare troppi giri di parole, gentilissima, lei ha subito una violenza! Il fatto che a farlo sia stato il suo partner, non sminuisce affatto quello che un'abuso fisico e psicologico e come tale va descritto. E' stata violata la sua volontà, la sua intimità, il suo sacrosanto diritto di opporsi a quello che stava accadendo.
Oggi paga indebitamente quell'episodio con un vissuto reale di malessere e disagio nella relazione, paragonabile a una sindrome da stress post-traumatico.
Attenzione, questo non vuol dire che debba denunciare il suo partner. Se in cuor suo lei è in grado di perdonarlo per quello che ha fatto e lui è in grado di pentirsi e di ammettere di aver abusato di lei, potrebbe anche contribuire (solo in parte) a superare il trauma.
Ma la violenza resta e le conseguenze sul suo vissuto di benessere mentale sono evidenti e ben descritti nel suo resoconto. Quando dice "non mi ha costretta", gli sta trovando una giustificazione che non ha, perché lei lo ha respinto, gli ha fatto capire chiaramente che non voleva, eppure lui ha continuato nella sua intenzione, senza neanche accorgersi che lei era passiva, che stava piangendo e che sta subendo la situazione.
Il mio consiglio è di rivolgersi, al più presto, a un professionista per intraprendere un percorso terapeutico fondamentale per elaborare al meglio quanto vissuto durante e dopo l'episodio traumatico. L'intervento psicologico le consentirà di lasciar fluire tutte quelle emozioni che ha tenuto dentro finora, compreso il senso di colpa immotivato che sta provando. Prendere consapevolezza di ciò che realmente le è accaduto, della violazione del suo diritto di essere consenziente e di tutte le difficoltà che sta vivendo attualmente, le consentirà di riappropriarsi della personale autostima e dignità.
Le auguro davvero di superare al meglio questa situazione.
Un caro saluto, Dott. Antonio Cortese
grazie per la condivisione di un episodio così doloroso e significativo della sua, di cui non si deve assolutamente vergognare, perché lei di tutto quello che è successo non ha nessuna colpa.
Senza fare troppi giri di parole, gentilissima, lei ha subito una violenza! Il fatto che a farlo sia stato il suo partner, non sminuisce affatto quello che un'abuso fisico e psicologico e come tale va descritto. E' stata violata la sua volontà, la sua intimità, il suo sacrosanto diritto di opporsi a quello che stava accadendo.
Oggi paga indebitamente quell'episodio con un vissuto reale di malessere e disagio nella relazione, paragonabile a una sindrome da stress post-traumatico.
Attenzione, questo non vuol dire che debba denunciare il suo partner. Se in cuor suo lei è in grado di perdonarlo per quello che ha fatto e lui è in grado di pentirsi e di ammettere di aver abusato di lei, potrebbe anche contribuire (solo in parte) a superare il trauma.
Ma la violenza resta e le conseguenze sul suo vissuto di benessere mentale sono evidenti e ben descritti nel suo resoconto. Quando dice "non mi ha costretta", gli sta trovando una giustificazione che non ha, perché lei lo ha respinto, gli ha fatto capire chiaramente che non voleva, eppure lui ha continuato nella sua intenzione, senza neanche accorgersi che lei era passiva, che stava piangendo e che sta subendo la situazione.
Il mio consiglio è di rivolgersi, al più presto, a un professionista per intraprendere un percorso terapeutico fondamentale per elaborare al meglio quanto vissuto durante e dopo l'episodio traumatico. L'intervento psicologico le consentirà di lasciar fluire tutte quelle emozioni che ha tenuto dentro finora, compreso il senso di colpa immotivato che sta provando. Prendere consapevolezza di ciò che realmente le è accaduto, della violazione del suo diritto di essere consenziente e di tutte le difficoltà che sta vivendo attualmente, le consentirà di riappropriarsi della personale autostima e dignità.
Le auguro davvero di superare al meglio questa situazione.
Un caro saluto, Dott. Antonio Cortese
Cara, da quel che scrive, l'episodio in questione sembra averle recato un danno ben più pesante di quanto forse riesce ad ammettersi. Infatti, credo che il suo problema andrebbe approfondito maggiormente in un contesto differente da una semplice domanda sul web. Ovviamente, resto a sua completa disposizione per affrontare assieme il tutto con le sue risorse e i suoi strumenti che già possiede! A presto. Dott.ssa Carola Lupia
Buonasera.
E' molto molto importante quello che lei prova e pensa.
Quello che socialmente potremmo ritenere "normale" ci può appartenere fino ad un certo punto: quello che davvero conta è ciò che sentiamo nel nostro cuore e sulla nostra pelle.
E se lei certamente continua a pensarci, potrebbe essere utile approfondire, perché imparare ad ascoltarsi senza colpevolizzarsi è una grande conquista.
Le propongo un colloquio online, se può esserle utile.
E' molto molto importante quello che lei prova e pensa.
Quello che socialmente potremmo ritenere "normale" ci può appartenere fino ad un certo punto: quello che davvero conta è ciò che sentiamo nel nostro cuore e sulla nostra pelle.
E se lei certamente continua a pensarci, potrebbe essere utile approfondire, perché imparare ad ascoltarsi senza colpevolizzarsi è una grande conquista.
Le propongo un colloquio online, se può esserle utile.
Gentile Utente, la ringrazio per aver condiviso la sua esperienza. Il suo vissuto soggettivo è quello che conta della sua esperienza e va al di là del fatto oggettivo, delle intenzioni positive o negative del suo compagno e della morale: tutto questo va in secondo piano in questo momento. Si focalizzi sul vissuto soggettivo della sua esperienza. Da quanto riporta sembrerebbe che quest'episodio abbia avuto e abbia un forte impatto su di lei, con conseguenze psicologiche, emotive, relazionali e sessuali.
Le conseguenze che associa a quest'evento (ansia, attacchi di panico, sensi di colpa, disagio, confusione, tremori iperventilazioni, pianti, senso di nausea, calo del desiderio sessuale...) possono essere i segnali che potrebbero indicare delle emozioni o un trauma legato a quell'esperienza che non ha ancora completamente elaborato.
Le consiglio di accogliere questi segnali e di cogliere in questi segnali i suoi bisogni più profondi, a cui molto probabilmente non sta dando ascolto. Una volta individuati i suoi bisogni più profondi ne parli col suo compagno, gli parli del suo vissuto soggettivo, di come ha vissuto quell'esperienza e di quali bisogni ora non sta soddisfando. Scelga un dialogo autentico. E' fondamentale mettersi in connessione con i suoi bisogni emotivi con i suoi blocchi e conflitti del momento per poter elaborare quanto ha vissuto. Questo processo non è semplice soprattutto se vuole un risultato a lungo termine risolvendo definitivamente il suo disagio interiore.
Mi rendo disponibile per intraprendere questo percorso insieme anche online, le sarò di supporto in questo processo.
Cordiali Saluti
Dott.ssa Helena Afflitto
Le conseguenze che associa a quest'evento (ansia, attacchi di panico, sensi di colpa, disagio, confusione, tremori iperventilazioni, pianti, senso di nausea, calo del desiderio sessuale...) possono essere i segnali che potrebbero indicare delle emozioni o un trauma legato a quell'esperienza che non ha ancora completamente elaborato.
Le consiglio di accogliere questi segnali e di cogliere in questi segnali i suoi bisogni più profondi, a cui molto probabilmente non sta dando ascolto. Una volta individuati i suoi bisogni più profondi ne parli col suo compagno, gli parli del suo vissuto soggettivo, di come ha vissuto quell'esperienza e di quali bisogni ora non sta soddisfando. Scelga un dialogo autentico. E' fondamentale mettersi in connessione con i suoi bisogni emotivi con i suoi blocchi e conflitti del momento per poter elaborare quanto ha vissuto. Questo processo non è semplice soprattutto se vuole un risultato a lungo termine risolvendo definitivamente il suo disagio interiore.
Mi rendo disponibile per intraprendere questo percorso insieme anche online, le sarò di supporto in questo processo.
Cordiali Saluti
Dott.ssa Helena Afflitto
Buonasera,
La ringrazio per aver condiviso la sua esperienza, non è mai facile raccontare qualcosa di sé, soprattutto quando si parla di qualcosa di così intimo.
Percepisco dalle poche righe che ha scritto che questa situazione genera in lei molta sofferenza. Da quello che ha riportato, pare che l'accaduto abbia avuto per lei una particolare rilevanza e che l'abbia turbata emotivamente. Credo possa essere utile per lei approfondire quanto accaduto con uno specialista per capire quali corde personali ha toccato questo evento.
Rimango eventualmente a disposizione.
La ringrazio molto
Alessia
La ringrazio per aver condiviso la sua esperienza, non è mai facile raccontare qualcosa di sé, soprattutto quando si parla di qualcosa di così intimo.
Percepisco dalle poche righe che ha scritto che questa situazione genera in lei molta sofferenza. Da quello che ha riportato, pare che l'accaduto abbia avuto per lei una particolare rilevanza e che l'abbia turbata emotivamente. Credo possa essere utile per lei approfondire quanto accaduto con uno specialista per capire quali corde personali ha toccato questo evento.
Rimango eventualmente a disposizione.
La ringrazio molto
Alessia
Salve, vorrei dirle che i sentimenti e le reazioni che sta provando sono importanti e validi. È comprensibile che stia affrontando queste difficoltà dopo l'evento che ha descritto. Le sensazioni di disagio, ansia e le altre emozioni che prova possono essere legate a quell'esperienza.
Potrebbe essere utile per lei parlare con un professionista, come uno psicologo o un terapeuta, che possano offrirle uno spazio sicuro e accogliente per esplorare questi sentimenti. Un esperto potrà aiutarla a comprendere meglio ciò che sta vivendo e supportarla nel percorso verso il benessere.
Un caro saluto.
Potrebbe essere utile per lei parlare con un professionista, come uno psicologo o un terapeuta, che possano offrirle uno spazio sicuro e accogliente per esplorare questi sentimenti. Un esperto potrà aiutarla a comprendere meglio ciò che sta vivendo e supportarla nel percorso verso il benessere.
Un caro saluto.
Gentile utente, grazie per averci raccontato la sua esperienza, non è mai facile trovare il coraggio di parlarne, ma parlarne è proprio il primo passo per risolvere una situazione. Il mio consiglio è di rivolgersi a un professionista per approfondire le emozioni che sente. In questo momento penso che essere ascoltata sia la cosa migliore e, durante il percorso, troverà la giusta via. Per informazioni, sono a disposizione =)
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Buonasera, ti ringrazio per aver trovato il coraggio di scrivere questo messaggio. Comprendo quanto sia difficile per te mettere nero su bianco qualcosa che ti fa sentire così vulnerabile e piena di dubbi. Voglio rassicurarti: quello che stai vivendo non è né insignificante né esagerato, ed è importante darti lo spazio e la comprensione che meriti. Quella sera, anche se non ci sono stati atti di violenza fisica o coercizione esplicita, hai vissuto un’esperienza che ha avuto un forte impatto emotivo su di te. È chiaro che non ti sei sentita ascoltata né rispettata nel tuo "no", e questo ha lasciato una ferita profonda. Il tuo corpo e la tua mente lo hanno registrato come un evento traumatico, anche se razionalmente potresti pensare che non sia stato niente di grave. Il trauma non si misura solo dalla gravità apparente dell’evento, ma dall'effetto che ha su di te, e nel tuo caso ha lasciato un segno. Questi sintomi che descrivi (il rifiuto, l'ansia, gli attacchi di panico, il senso di "sporco", la nausea) sono segnali molto comuni di una risposta post-traumatica. Non significa che sei "sbagliata" o "esagerata", ma che il tuo sistema emotivo e corporeo sta cercando di proteggerti da qualcosa che percepisce come minaccioso, anche se quella minaccia potrebbe non essere più presente. È come se una parte di te stesse ancora cercando di elaborare e guarire da quell'esperienza. Inoltre, i sensi di colpa che provi (il pensiero che "avresti dovuto evitarlo" o "avresti dovuto volerlo e basta") sono sentimenti comuni, ma ingiusti verso di te. Dire "no" dovrebbe essere sufficiente. Non è mai colpa tua se un tuo rifiuto non viene rispettato, anche se hai scelto di non opporre resistenza fisica o verbale. Quella scelta non ti rende colpevole di nulla: è stata una reazione umana e comprensibile di fronte a una situazione in cui ti sei sentita bloccata e impotente. Questa difficoltà che stai vivendo con l’intimità con il tuo fidanzato è legata a quell’evento, anche se magari in quel momento non lo avevi riconosciuto. È come se il tuo corpo stesse cercando di dirti qualcosa, segnalando un bisogno di spazio, di elaborazione e di rispetto. È importante non forzarti a provare desiderio o a “tornare alla normalità” senza prima esserti concessa il tempo e l’aiuto per capire e affrontare ciò che senti. Cosa puoi fare ora? Riconosci i tuoi sentimenti senza giudicarli: ciò che provi è legittimo e merita di essere ascoltato. Il primo passo è accettare che non c’è nulla di sbagliato in te per il fatto di sentire questa paura, nausea o distanza. Condividi ciò che senti con una persona di fiducia: so che hai detto di non averne mai parlato con nessuno, ma trovare un amico, un familiare o una figura di riferimento con cui confidarti potrebbe darti un grande sollievo. Non sei obbligata a raccontare tutto nei dettagli, ma anche solo dire “ho vissuto qualcosa che mi pesa e ho bisogno di parlarne” può aiutarti. Valuta di rivolgerti a uno psicologo: un professionista può aiutarti a comprendere ed elaborare questo evento senza giudizio, e a lavorare sui sensi di colpa o le emozioni di "sporco" che descrivi. La terapia cognitivo-comportamentale in particolare è efficace nel trattare i traumi e nel ridurre i sintomi associati. Non forzarti a provare desiderio: è fondamentale che tu rispetti i tuoi tempi e i tuoi confini. Anche se ami il tuo fidanzato, il desiderio non può essere forzato. Può essere utile, quando ti sentirai pronta, avere una conversazione sincera con lui per spiegare come ti senti, magari con l’aiuto di un terapeuta. Prenditi cura di te stessa: spesso eventi come questo ci fanno dimenticare di prenderci cura di noi stessi. Cerca piccoli momenti di autocompassione e attenzioni che possano farti sentire più connessa con il tuo corpo e più a tuo agio nella tua pelle. Ricorda, non sei sola in questo percorso. Quello che hai vissuto non definisce chi sei, e con il giusto supporto puoi ritrovare serenità e costruire una relazione più sicura e rispettosa con te stessa e con il tuo fidanzato. Puoi superare questa difficoltà, un passo alla volta. Non avere paura di chiedere aiuto: lo meriti. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Innanzitutto, voglio ringraziarti per il coraggio che hai dimostrato nel condividere ciò che hai vissuto. So che non è stato facile scrivere questo messaggio, e il fatto che tu lo abbia fatto mostra quanto tu tenga a te stessa e al tuo benessere, anche se in questo momento ti senti confusa e appesantita da quello che è successo.
Quello che mi hai raccontato non è “insignificante”, e il tuo dolore è reale e merita di essere ascoltato e accolto con rispetto. È comprensibile che quell’evento continui a tornarti in mente, anche se stai cercando di razionalizzarlo o minimizzarlo. È normale sentirsi così: il nostro corpo e la nostra mente spesso reagiscono in modi che non possiamo controllare quando viviamo situazioni che ci mettono a disagio o ci fanno sentire vulnerabili.
Da ciò che descrivi, sembra che quella sera tu abbia vissuto qualcosa che ha violato i tuoi confini. Nonostante non ci siano stati atti di violenza fisica o esplicite minacce, il fatto che tu ti sia sentita costretta, spaventata e incapace di opporre resistenza è molto significativo. Il tuo corpo e la tua mente l’hanno percepito come un’esperienza traumatica, ed è per questo che stai provando tutti questi sintomi: ansia, nausea, attacchi di panico, e la sensazione di "sporco" o rifiuto verso il tuo fidanzato. Queste reazioni sono segnali che indicano un profondo disagio emotivo, e non sono il risultato di qualcosa che hai sbagliato tu, ma di ciò che è accaduto quella sera.
Voglio dirti chiaramente una cosa importante: non è colpa tua. Non è colpa tua se ti sei sentita paralizzata, se non hai urlato, se non hai opposto resistenza fino alla fine. Non hai sbagliato nulla. La vergogna, i sensi di colpa e i pensieri come “avrei dovuto volerlo” sono molto comuni in queste situazioni, ma non cambiano la realtà: il tuo corpo e la tua mente ti stavano proteggendo nel miglior modo possibile in quel momento.
Questi sentimenti e reazioni che stai vivendo ora possono essere legati a quella sera, perché sembra che il tuo fidanzato abbia oltrepassato i tuoi confini, anche se forse non se ne è reso conto. Questo non cambia il fatto che tu abbia diritto a sentirti rispettata e al sicuro nella tua relazione, e che hai il diritto di non voler entrare in intimità se il tuo corpo e la tua mente ti dicono che non te la senti.
Credo che sia importante che tu possa parlare con qualcuno che possa aiutarti ad approfondire ciò che stai vivendo, come uno psicologo o una psicoterapeuta. Lavorare con una persona esperta in traumi potrebbe aiutarti a elaborare questa esperienza, a liberarti dai sensi di colpa e a capire come riprendere in mano la tua vita e le tue relazioni. Questo percorso non significa che tu sia “sbagliata” o che ci sia qualcosa di “rotto” in te: significa semplicemente darti lo spazio per prenderti cura del tuo benessere, così come faresti con qualsiasi altra ferita.
Se senti il bisogno di parlarne ancora, io sono qui per ascoltarti e per sostenerti nel modo che ti sembra più utile. Non devi affrontare tutto questo da sola, e non c’è nulla di cui vergognarsi. Sei una persona che merita rispetto, sicurezza e amore autentico.
Con affetto e stima,Dott.ssa Stefania Ludovici
Quello che mi hai raccontato non è “insignificante”, e il tuo dolore è reale e merita di essere ascoltato e accolto con rispetto. È comprensibile che quell’evento continui a tornarti in mente, anche se stai cercando di razionalizzarlo o minimizzarlo. È normale sentirsi così: il nostro corpo e la nostra mente spesso reagiscono in modi che non possiamo controllare quando viviamo situazioni che ci mettono a disagio o ci fanno sentire vulnerabili.
Da ciò che descrivi, sembra che quella sera tu abbia vissuto qualcosa che ha violato i tuoi confini. Nonostante non ci siano stati atti di violenza fisica o esplicite minacce, il fatto che tu ti sia sentita costretta, spaventata e incapace di opporre resistenza è molto significativo. Il tuo corpo e la tua mente l’hanno percepito come un’esperienza traumatica, ed è per questo che stai provando tutti questi sintomi: ansia, nausea, attacchi di panico, e la sensazione di "sporco" o rifiuto verso il tuo fidanzato. Queste reazioni sono segnali che indicano un profondo disagio emotivo, e non sono il risultato di qualcosa che hai sbagliato tu, ma di ciò che è accaduto quella sera.
Voglio dirti chiaramente una cosa importante: non è colpa tua. Non è colpa tua se ti sei sentita paralizzata, se non hai urlato, se non hai opposto resistenza fino alla fine. Non hai sbagliato nulla. La vergogna, i sensi di colpa e i pensieri come “avrei dovuto volerlo” sono molto comuni in queste situazioni, ma non cambiano la realtà: il tuo corpo e la tua mente ti stavano proteggendo nel miglior modo possibile in quel momento.
Questi sentimenti e reazioni che stai vivendo ora possono essere legati a quella sera, perché sembra che il tuo fidanzato abbia oltrepassato i tuoi confini, anche se forse non se ne è reso conto. Questo non cambia il fatto che tu abbia diritto a sentirti rispettata e al sicuro nella tua relazione, e che hai il diritto di non voler entrare in intimità se il tuo corpo e la tua mente ti dicono che non te la senti.
Credo che sia importante che tu possa parlare con qualcuno che possa aiutarti ad approfondire ciò che stai vivendo, come uno psicologo o una psicoterapeuta. Lavorare con una persona esperta in traumi potrebbe aiutarti a elaborare questa esperienza, a liberarti dai sensi di colpa e a capire come riprendere in mano la tua vita e le tue relazioni. Questo percorso non significa che tu sia “sbagliata” o che ci sia qualcosa di “rotto” in te: significa semplicemente darti lo spazio per prenderti cura del tuo benessere, così come faresti con qualsiasi altra ferita.
Se senti il bisogno di parlarne ancora, io sono qui per ascoltarti e per sostenerti nel modo che ti sembra più utile. Non devi affrontare tutto questo da sola, e non c’è nulla di cui vergognarsi. Sei una persona che merita rispetto, sicurezza e amore autentico.
Con affetto e stima,Dott.ssa Stefania Ludovici
Carissima, mi dispiace per questo suo dolore, a tutti gli effetti quella che ha subito è una violenza ed una profonda trascuratezza nel senso di mancanza di ascolto perché il suo partner non ha saputo/voluto rendersi conto della sua mancanza di partecipazione e della sua fatica. Credo proprio che lei non abbia colpe ma piuttosto debba pensare alla possibilità di prendere in mano quanto accaduto, facendosi aiutare; le suggerisco di rivolgersi ad un professionista ed avviare una consulenza psicologica. Potrebbe essere utile non solo per l'episodio da lei descritto ma anche per fare il punto della situazione su questa relazione e sulla difficoltà ad esprimere i suoi bisogni. Resto a disposizione per qualsiasi cosa, anche da remoto, qualora lei lo ritenesse opportuno. Cordiali saluti. Dottor Montanaro
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