Salve, mi rivolgo a voi, gentili dottori, in quanto abito in un piccolo centro in cui non è presente
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Salve, mi rivolgo a voi, gentili dottori, in quanto abito in un piccolo centro in cui non è presente alcuno specialista preparato in campo psicologico ed avendo ritmi frenetici di lavoro non posso recarmi in altre città con la frequenza che immagino implichi un percorso di tal genere.
Ho 41 anni ed all’età di 23 ho avuto una gravidanza. Non entro nel dettaglio della mia vita in quel periodo e delle circostanze che avevano condotto all’evento. Il mio fidanzato era ben lieto, meno i miei genitori, sconvolti all’idea che io non avessi ancora terminato gli studi e che non avrei potuto impegnarmi nella costruzione di una vita professionale appagante e degna delle aspettative che avevano forse riposto in me, dati i miei brillanti risultati scolastici. Tuttavia, una volta deciso che avrei portato a termine la gestazione, mi hanno supportato in tutto e per tutto. Ancora grazie al loro supporto ho conseguito la laurea ed ho avuto anche la fortuna di superare un concorso ed avere un c.d. posto fisso nella P.A., anche se trattasi di un lavoro molto impegnativo e che implica che io tutti i giorni affronti molti km per raggiungere la mia sede. A 30 anni, nonostante il trauma del parto ancora molto presente, ho iniziato a riflettere sul fatto che avrei potuto provare a dare una sorella o fratello a mia figlia. Difatti l’idea che rimanesse unica mi rendeva malinconica. Inoltre desideravo vivere una esperienza differente dalla prima, segnata dal senso di colpa per aver deluso i miei genitori e dal costante timore di complicanze ( vivo da sempre con il terrore delle malattie). Ecco però che all’improvviso mio marito mi ha lasciato. Evito un excursus in quello che sarebbe un capitolo a sè, ma certo questo accadimento ha condizionato le mie successive scelte. Superato lo shock, affievolitasi la disperazione, ho trovato un nuovo equilibrio. Ed anche un nuovo compagno, dopo aver tra l’altro rifiutato di tornare insieme al mio ex che si era nel frattempo dichiarato pentito della scelta avventata. Quest’uomo, mio coetaneo, mi aveva colpito tra i diversi conosciuti allora, perché non appariva come uno dei soliti “assatanati”. Non aveva una donna a fianco, ma non sembrava cercarla ed i suoi atteggiamenti erano premurosi ma mai espliciti. Forse proprio questo suo essere sfuggevole mi aveva indotto ad interessarmi a lui. Tutto si è evoluto con estrema lentezza. Certo, io procedevo a piccoli passi, ma lui non premeva perché io accelerassi, pur dimostrandomi sempre grande affetto. Due anni fa abbiamo deciso di iniziare a convivere. In realtà lui prospettava da tempo tale ipotesi, ma proiettandola in un indefinito futuro, io tergiversavo perché avevo timore di una esperienza fallimentare. È però arrivato un momento in cui mi sembrava ridicolo che, a 40 anni suonati, ci vedessimo alle condizioni di due adolescenti. Dalla convivenza non ho avuto grosse sorprese e mia figlia, che pur trascorre quasi tutto il tempo dai nonni perché io, come dicevo, passo fuori casa quasi l’intera giornata, si è adattata bene alla situazione. Perché scrivo allora? Dopo questa lunga premessa eccomi al punctum dolens. Non so esiste una propensione innata alla maternità nè se la natura ci pungoli, quando il periodo fecondo sta per terminare, ma circa due anni fa ha iniziato a balenare nella mia mente un pensiero: e se provassi ad avere un figlio? L’idea faceva capolino ad intermittenza, magari allo scorgere una donna in attesa o nel partecipare alle vicende delle mie amiche alle prese con i tentativi di concepimento. Ma ormai, forse perché so di essere fuori tempo massimo, questi segnali sono diventati costanti. Sono combattuta: da un lato un equilibrio basato su abitudini e meccanismi collaudati. Cura della casa, lavoro, qualche gita, passeggiate, film, musica, palestra, una figlia quasi maggiorenne, un compagno che lavora ugualmente tanto. Ammesso anche che fosse possibile instaurare e portare a termine una gravidanza, un figlio è davvero ciò che desidero? O è solo la proiezione del timore del rimpianto o della fine della gioventù che vorrei rinverdire mettendo alla prova il mio corpo? Vivo in una routine che mi infonde sicurezza, ma è appunto una ripetizione di gesti e compiti sempre uguali. Per natura sono abitudinaria, non cerco i cambiamenti e non so davvero distinguere tra un desiderio dettato da una esigenza profonda e reale ed una sorta di capriccio. In questo contesto però un ruolo importante riveste l’uomo con cui ho una relazione. Sto iniziando a manifestare nei suoi riguardi insofferenza. Perché, mi domando, al di là di qualche sporadica frase come: “ e noi un bambino non lo facciamo?” non ha mai affrontato seriamente questo tema. Vero è che inizialmente lo stroncavo dicendo che io non desideravo altri figli, ma altrettanto vero è che lui non abbia mai insistito. Oppure, se gli rispondevo di essere troppo vecchia, se la cavava con una battuta “ ma se sembri una ragazzina...”. A volte mi scopro a fissarlo con una misto di rabbia e rancore. Perché non ha sentito il bisogno di avere un figlio con me? Forse se avesse manifestato questo desiderio avrei deciso con lui e con più serenità, anziché rimuginare tra me e me, covando sentimenti che non mi fanno stare serena. Ammetto che lui non dá grande peso alle parole mentre io ne attribuisco loro troppo, però non riesco a superare una sua esternazione. Qualche settimana fa camminavamo di fronte al mare in una bella giornata di sole. Ovunque bimbi vocianti, puntuale si è affacciato in me il solito tarlo. Paura di perdere la libertà di cui ora godo e della cui mancanza si lamentano le mamme con figli piccoli, ma nel contempo un afflato di creare una vita con il mio uomo. Io ho lo provocato e lui come suo solito ha replicato: “ potremo averlo anche noi un bambino” ed io “ sii onesto, neppure tu lo desideri davvero altrimenti ne avresti parlato con più convinzione”. Risposta che mi ha gelato:” hai ragione”. Il giorno dopo vado dalla ginecologa per un controllo. Lui mi chiama per sapere come sia andata ed io: “ ha detto che sono incinta”. Replica: “ sono contentissimo”. Io invece sono confusa. Non riesco a riprendere la mia vita normalmente perché queste sensazioni di disagio ed insoddisfazione mi attanagliano. Sono distratta e fredda nei riguardi della persona che ho accanto. Non so come affrontare questa strana fase esistenziale. Mi scuso per il racconto prolisso ma non è facile descrivere il mio stato d’animo. Grazie a chi vorrà aiutarmi.
Ho 41 anni ed all’età di 23 ho avuto una gravidanza. Non entro nel dettaglio della mia vita in quel periodo e delle circostanze che avevano condotto all’evento. Il mio fidanzato era ben lieto, meno i miei genitori, sconvolti all’idea che io non avessi ancora terminato gli studi e che non avrei potuto impegnarmi nella costruzione di una vita professionale appagante e degna delle aspettative che avevano forse riposto in me, dati i miei brillanti risultati scolastici. Tuttavia, una volta deciso che avrei portato a termine la gestazione, mi hanno supportato in tutto e per tutto. Ancora grazie al loro supporto ho conseguito la laurea ed ho avuto anche la fortuna di superare un concorso ed avere un c.d. posto fisso nella P.A., anche se trattasi di un lavoro molto impegnativo e che implica che io tutti i giorni affronti molti km per raggiungere la mia sede. A 30 anni, nonostante il trauma del parto ancora molto presente, ho iniziato a riflettere sul fatto che avrei potuto provare a dare una sorella o fratello a mia figlia. Difatti l’idea che rimanesse unica mi rendeva malinconica. Inoltre desideravo vivere una esperienza differente dalla prima, segnata dal senso di colpa per aver deluso i miei genitori e dal costante timore di complicanze ( vivo da sempre con il terrore delle malattie). Ecco però che all’improvviso mio marito mi ha lasciato. Evito un excursus in quello che sarebbe un capitolo a sè, ma certo questo accadimento ha condizionato le mie successive scelte. Superato lo shock, affievolitasi la disperazione, ho trovato un nuovo equilibrio. Ed anche un nuovo compagno, dopo aver tra l’altro rifiutato di tornare insieme al mio ex che si era nel frattempo dichiarato pentito della scelta avventata. Quest’uomo, mio coetaneo, mi aveva colpito tra i diversi conosciuti allora, perché non appariva come uno dei soliti “assatanati”. Non aveva una donna a fianco, ma non sembrava cercarla ed i suoi atteggiamenti erano premurosi ma mai espliciti. Forse proprio questo suo essere sfuggevole mi aveva indotto ad interessarmi a lui. Tutto si è evoluto con estrema lentezza. Certo, io procedevo a piccoli passi, ma lui non premeva perché io accelerassi, pur dimostrandomi sempre grande affetto. Due anni fa abbiamo deciso di iniziare a convivere. In realtà lui prospettava da tempo tale ipotesi, ma proiettandola in un indefinito futuro, io tergiversavo perché avevo timore di una esperienza fallimentare. È però arrivato un momento in cui mi sembrava ridicolo che, a 40 anni suonati, ci vedessimo alle condizioni di due adolescenti. Dalla convivenza non ho avuto grosse sorprese e mia figlia, che pur trascorre quasi tutto il tempo dai nonni perché io, come dicevo, passo fuori casa quasi l’intera giornata, si è adattata bene alla situazione. Perché scrivo allora? Dopo questa lunga premessa eccomi al punctum dolens. Non so esiste una propensione innata alla maternità nè se la natura ci pungoli, quando il periodo fecondo sta per terminare, ma circa due anni fa ha iniziato a balenare nella mia mente un pensiero: e se provassi ad avere un figlio? L’idea faceva capolino ad intermittenza, magari allo scorgere una donna in attesa o nel partecipare alle vicende delle mie amiche alle prese con i tentativi di concepimento. Ma ormai, forse perché so di essere fuori tempo massimo, questi segnali sono diventati costanti. Sono combattuta: da un lato un equilibrio basato su abitudini e meccanismi collaudati. Cura della casa, lavoro, qualche gita, passeggiate, film, musica, palestra, una figlia quasi maggiorenne, un compagno che lavora ugualmente tanto. Ammesso anche che fosse possibile instaurare e portare a termine una gravidanza, un figlio è davvero ciò che desidero? O è solo la proiezione del timore del rimpianto o della fine della gioventù che vorrei rinverdire mettendo alla prova il mio corpo? Vivo in una routine che mi infonde sicurezza, ma è appunto una ripetizione di gesti e compiti sempre uguali. Per natura sono abitudinaria, non cerco i cambiamenti e non so davvero distinguere tra un desiderio dettato da una esigenza profonda e reale ed una sorta di capriccio. In questo contesto però un ruolo importante riveste l’uomo con cui ho una relazione. Sto iniziando a manifestare nei suoi riguardi insofferenza. Perché, mi domando, al di là di qualche sporadica frase come: “ e noi un bambino non lo facciamo?” non ha mai affrontato seriamente questo tema. Vero è che inizialmente lo stroncavo dicendo che io non desideravo altri figli, ma altrettanto vero è che lui non abbia mai insistito. Oppure, se gli rispondevo di essere troppo vecchia, se la cavava con una battuta “ ma se sembri una ragazzina...”. A volte mi scopro a fissarlo con una misto di rabbia e rancore. Perché non ha sentito il bisogno di avere un figlio con me? Forse se avesse manifestato questo desiderio avrei deciso con lui e con più serenità, anziché rimuginare tra me e me, covando sentimenti che non mi fanno stare serena. Ammetto che lui non dá grande peso alle parole mentre io ne attribuisco loro troppo, però non riesco a superare una sua esternazione. Qualche settimana fa camminavamo di fronte al mare in una bella giornata di sole. Ovunque bimbi vocianti, puntuale si è affacciato in me il solito tarlo. Paura di perdere la libertà di cui ora godo e della cui mancanza si lamentano le mamme con figli piccoli, ma nel contempo un afflato di creare una vita con il mio uomo. Io ho lo provocato e lui come suo solito ha replicato: “ potremo averlo anche noi un bambino” ed io “ sii onesto, neppure tu lo desideri davvero altrimenti ne avresti parlato con più convinzione”. Risposta che mi ha gelato:” hai ragione”. Il giorno dopo vado dalla ginecologa per un controllo. Lui mi chiama per sapere come sia andata ed io: “ ha detto che sono incinta”. Replica: “ sono contentissimo”. Io invece sono confusa. Non riesco a riprendere la mia vita normalmente perché queste sensazioni di disagio ed insoddisfazione mi attanagliano. Sono distratta e fredda nei riguardi della persona che ho accanto. Non so come affrontare questa strana fase esistenziale. Mi scuso per il racconto prolisso ma non è facile descrivere il mio stato d’animo. Grazie a chi vorrà aiutarmi.
Gentilissima, le sue parole sono molto sentite e si avverte tanta riflessione su di se’, sulla sua vita e sulle sue esperienze. La possibilità di divenire ora nuovamente madre, dopo tanti anni e dopo un percorso di vita così complesso, porta necessariamente a vedersi aprire davanti a se’ tante questioni importanti. Questo e’ il momento giusto per affrontare tutte le giuste domande che ci pone (e di fatto pone a se stessa) in un percorso psicoterapeutico. So che abita in un piccolo centro e che non ha facilità agli spostamenti per ragioni lavorative, ma tenga presente che tanti professionisti come me effettuano in questi casi consulenze via Skype. Resto a disposizione per qualsiasi chiarimento, un caro saluto, Marta Corradi.
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Buongiorno, la ringrazio per il suo racconto perché è molto intenso e toccante. Non credo che si tratti tanto di scusarsi perché spesso provare a mettere per iscritto quel che si prova può avere effetti inaspettati! Ritengo che sia importante che la sua interrogazione possa trovare un luogo in cui essere ascoltata: ha provato a fare una ricerca approfondita di uno psicologo nella sua zona su questo portale? Magari potrebbe provare a contattare qualcuno che si trova nella sua provincia e chiedere eventualmente di un collega più vicino possibile a lei con cui poter concordare un appuntamento anche in base alle sue esigenze. Cordiali saluti, Alessia Vaudano
Buongiorno, i suoi dubbi impongono più di una risposta su questo portale, credo siano complessi e meritino un trattamento approfondito. Ho il dubbio che oltre una difficoltà oggettiva non se la senta di andare a fondo, la invito a cercare un terapeuta, io sono disponibile ad un percorso via Skype se dovesse essere troppo lontana e sono sicura che nelle sue vicinanze qualcuno c'è. Per ulteriori dubbi sono a sua disposizione. Cordiali saluti.
Il suo racconto è molto ricco e così anche la necessità di esprimere il suo punto di vista, il suo vissuto, il suo sentire più approfonditamente. Quello che si percepisce è che attualmente è in una situazione di dubbio e confusione e ha bisogno di ridefinire il suo rapporto con l'esser donna, madre, compagna. Le consiglio di fare una ricerca approfondita qui sul portale per cercare uno specialista nella sua zona, consulti anche i servizi dell'ASL di sua competenza.
Gentile Signora, ho letto attentamente il suo racconto che descrive una vita con difficoltà che lei ha saputo affrontare seppure con fatica con tanto coraggio. I tempi cambiano e le situazioni evolvono e alcune volte quello che volevamo prima fermamente non è più Quello che desideriamo attualmente è questo crea in noi tanta confusione e a volte sconforto. La cosa che posso condigliarle è un supporto psicologico online, attraverso Skipe o whatapp o face time, che le permetta di approfondire i diversi aspetti della sua attuale situazione e valutare la cosa che in questo momento la farebbe stare meglio. Rimango a disposizione.
Salve, ho letto attentamente la sua domanda, il momento in cui lei ha scoperto la sua seconda gravidanza è completamente diverso dalla prima. Lei è una donna realizzata a livello lavorativo e con una maturità diversa ed anche se non era molto convinta, ora dalla sua lettera traspare un grande desiderio, anche se molto confusa per la grande responsabilità di mettere al mondo un figlio. Il padre anche lui non molto convinto, ma come lei scrive ha mostrato di essere molto contento, quindi accettate questa gravidanza con gioia. Dovrebbe in questo momento anche se complicato, però bello per la coppia e soprattutto per lei, che si faccia aiutare psicologicamente, per trovare l'equilibrio giusto e l'accettazione completa per questo figlio che dovrà venire al mondo. Inoltre capisco il suo lavoro, però ci sarà un centro vicino alla sua abitazione o dove lavora per trovare un bravo professionista che la possa aiutare, un ora alla settimana per il benessere di se stessa si può trovare. Altrimenti anch'io sento pazienti via Skipe dove supporto pazienti che non riescono ad andare nello studio di uno psicoterapeuta, sono a sua disposizione e la saluto cordialmente, dott. Eugenia Cardilli.
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Buongiorno. Mi sembra in una fase della vita in cui si sta chiedendo cosa può ancora essere, diventare, cosa può lasciare andare, cosa importa e cosa no, in cui resta una forte spinta alla vita che vuole trovare una strada. Probabilmente vive una fase di transizione pur in momento in cui è ancora giovane, in forze, con molte risorse. E si percepisce come un senso di incompletezza e insoddisfazione, di cui deve comprendere la causa. E' stata forte nell'affrontare varie vicende della sua vita, anche nel tenere lontano un ex marito che già l'aveva ferita. Sa proteggere se stessa. Le sue domande sono acute, profonde, a volte tuttavia troppe domande possono confondere e far perdere disperdere la preziosità di momenti presenti unici, che comunque fanno parte della sua vita. Viste le sue competenze psicologiche ed emotive, come le hanno già indicato, potrebbe giovare di un percorso online, se non riesce di persona a rivolgessi a uno specialista.
Buonasera. Quanta fatica! Questa è la prima sensazione che provo leggendola. È possibile che la decisione di avere oggi un figlio sia sostenuta da un reale desiderio o piuttosto da una logica razionale? Come dei pensieri, quasi rimuginativi, che intrudono nei momenti di vuoto? Sicuramente lei è stata una madre forte, una donna determinata e ha raggiunto vertici di realizzazione personale. Oggi il secondo figlio è immaginato da entrambi? C'è uno spazio mentale che possa ospitare una nuova vita? Il figlio è sempre fantasmatico e poi reale. Se la coppia lo desidera, lo sogna, lo immagina allora la partenza sarà meno faticosa. Cordialmente SP
Buongiorno, ho letto il suo racconto completo e toccante che permette a noi lettori di provare a capire come lei si senta nel profondo e l'importanza delle domande che si sta ponendo. Ogni commento sarebbe incompleto. Continui a guardarsi dentro. Provi a capire cosa sia meglio per lei, per lei e la sua famiglia e all'interno di questa relazione di coppia. Non é semplice, ma può scegliere la strada per lei migliore dopo un'attenta valutazione dei suoi bisogni e del contesto. Il consiglio è quello di fare questo lavoro appoggiandosi ad un professionista esperto che la guidi ad esplorarsi e trovare le sue risposte, anche via Skype. Un caro augurio, Dr.ssa Elisa Paganini
Salve. Nel suo racconto è presente la complessità della sua vita. Complicata e frenetica....auspico che riesca a trovare uno spazio psicologico per poter mettere in ordine ogni scomparto della sua vita.
Cordiali saluti Dottor Emanuele Grilli.
Cordiali saluti Dottor Emanuele Grilli.
Ha detto molte cose. Narrazioni che meriterebbero l'ascolto di un professionista. La sua esposizione è chiara e denota una certa 'confusione' comprensibile. Fare un percorso psicologico significa mettete al posto giusto i tasselli del puzzle dei suoi vissuti. Vissuti da cui partire per comprendere l'attuale. La invito a contattare un professionista della psicologia e insieme costruire i significati che ora non sono troppo chiari.
Gentile signora, nel suo racconto ci sono molti fatti ma poco di come li ha vissuti lei. Per la prima gravidanza dice che il suo fidanzato ha risposto con gioia, dice dei suoi genitori, ma lei? Cosa ha provato? Cosa è stato per lei diventare madre? Sua figlia sta spesso dai nonni, che rapporto avete? Mi sembra che lei abbia seguito le proiezioni che i suoi genitori avevano su di lei, senza farsi troppe domande sul suo desiderio. Inoltre dice anche che inizialmente era lei a stroncare i discorsi su una eventuale nuova gravidanza , perché oggi attribuisce la responsabilità al suo compagno? Forse lui non ha questo desiderio.. forse lui si è fatto andar bene l’idea che fosse lei a non volerne sapere. Dovreste dedicare del tempo a cercare di comprendervi su questa questione così delicata e complessa. Forse è arrivato per lei il momento di dare voce e corpo a questi interrogativi. Si rivolga con fiducia ad uno psicoterapeuta ne trarrà benefici enormi.
Cordialmente AR
Cordialmente AR
Buongiorno, ho letto con attenzione la sua storia. Siamo esseri complessi. Spesso proviamo sentimenti antitetici e dobbiamo riuscire a venirne a capo. Lei ha una buona attitudine introspettiva, e questo è certamente un punto di forza. Le suggerisco di prestare attenzione alla sua attività onirica. Se al mattino, al risveglio, ricorda ciò che ha sognato, è importante annotarlo subito (anche con poche parole - chiave) e, successivamente, ripensare e rievocare il sogno, cercando di comprendere il messaggio simbolico che contiene. A volte, le risposte ai nostri dubbi emergono proprio nei sogni. Può esserle utile anche una consulenza psicologica. Decida in base a ciò che sente. Le auguro ogni bene.
Rosella Latella
Rosella Latella
Buongiorno Signora, la invito a prendere appuntamento per un colloquio online, in quanto, da tutto quello che ha scritto emerge chiaramente la necessità di comunicare ed approfondire la questione.
Non sottovaluti la questione, si affidi ad un professionista.
dott Tealdi
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Buongiorno. Leggendo il suo scritto, dove emerge tanta sofferenza, mi ha colpito la questione genitoriale. C'è uno spazio nella mente di entrambi che possa essere colmato con l'arrivo di un altro figlio?Un figlio è innanzitutto un idea che prende forma e poi una realtà che va affrontata con minuzia. Valuti di poter condividere con uno specialista la sua visione ed i suoi pensieri, in modo da poterli meglio chiarire.
Cordialità
Massimiliano Trossello
Cordialità
Massimiliano Trossello
Buongiorno,
grazie per la sua lettera così dettagliata e chiara.
La scelta di avere un figlio non è facile, da un lato il desiderio e dall'altra gli inevitabili cambiamenti della propria vita, del proprio corpo, delle dinamiche di coppia che questo comporta. Lei sente di non poter rimandare ancora a lungo la decisione e cosa pesa di più in questa scelta.. quando scrive se è un desiderio vero o un capriccio.
Il suo compagno, per come lo ha descritto, non prende l'iniziativa, c'è, è premuroso, ma non si espone in modo netto e deciso. Questo sempre irritarla, perché si sente ancora di più la responsabilità di una scelta così "rivoluzionaria".
Credo che dobbiate trovare il coraggio di affrontare insieme questo argomento, esponendo i vostri desideri e le vostre paure. Inoltre credo che sia diverso affermare "vorrei un figlio" e "vorrei un figlio da/con te".
Spero che possa in qualche modo esserle stata di aiuto.
Rosanna De Pace
grazie per la sua lettera così dettagliata e chiara.
La scelta di avere un figlio non è facile, da un lato il desiderio e dall'altra gli inevitabili cambiamenti della propria vita, del proprio corpo, delle dinamiche di coppia che questo comporta. Lei sente di non poter rimandare ancora a lungo la decisione e cosa pesa di più in questa scelta.. quando scrive se è un desiderio vero o un capriccio.
Il suo compagno, per come lo ha descritto, non prende l'iniziativa, c'è, è premuroso, ma non si espone in modo netto e deciso. Questo sempre irritarla, perché si sente ancora di più la responsabilità di una scelta così "rivoluzionaria".
Credo che dobbiate trovare il coraggio di affrontare insieme questo argomento, esponendo i vostri desideri e le vostre paure. Inoltre credo che sia diverso affermare "vorrei un figlio" e "vorrei un figlio da/con te".
Spero che possa in qualche modo esserle stata di aiuto.
Rosanna De Pace
Salve,
io credo che debba rivolgersi ad uno psicoterapeuta ed affrontare tutti questi aspetti del suo vissuto in terapia. Non è necessario che lo trovi nel suo paese, può cercarlo anche altrove e lavorare tramite consulenza on line.
Saluti.
io credo che debba rivolgersi ad uno psicoterapeuta ed affrontare tutti questi aspetti del suo vissuto in terapia. Non è necessario che lo trovi nel suo paese, può cercarlo anche altrove e lavorare tramite consulenza on line.
Saluti.
Ha ricevuto un dono. Si ascolti profondamente, ascolti tutto di se, ciò che suona e ciò che stride. Inizi un percorso che la porti ad un confronto con i propri desideri. Le sue parole hanno avuto la forza di una chiamata irresistibile. Le voglio riportare qui la citazione di Lacan sul desiderio. Il desiderio è una forza eccentrica e sovversiva che ”provoca un disordine permanente all’ interno di un corpo sottomesso allo statuto dell’adattamento”. Il desiderio è una forza che muove la vita e restituisce alla verità. Se vuole e può sono a disposizione per un percorso psicologico online.
Saluti,
Monica D’Ettorre
Saluti,
Monica D’Ettorre
Salve, la sua storia è ricca di particolari.
Le consiglio pertanto di intraprendere un percorso di psicoterapia, per trovare le risposta che cerca e per fare un po' di chiarezza.
Buona giornata.
Dott. Fiori
Le consiglio pertanto di intraprendere un percorso di psicoterapia, per trovare le risposta che cerca e per fare un po' di chiarezza.
Buona giornata.
Dott. Fiori
Salve, la sua storia è davvero molto articolata e ricca di molti dettali. Il conflitto che emerge come madre, donna, moglie, merita più di questo spazio. Non esiti a contattare un professionista per una consulenza psicologica.
Un saluto,
MMM
Un saluto,
MMM
Buonasera, penso che al momento attuale, rivolgersi ad uno psicologo potrebbe esserle di aiuto per fare chiarezza e avere maggiore comprensione del periodo e della difficoltà che sta vivendo. Un saluto, Dott. Alessandro D'Agostini
Salve, se ha problemi logistici per incontrare fisicamente un collega, può optare per la consulenza online. Nel suo lungo racconto mi è mancato molto il suo vissuto in merito ai fatti.
Saluti
Saluti
Gentilissima, io penso che questo lungo post lo ha scritto a se stessa per mettere giù tutto il caos che sente rispetto al legame: come partner e come madre. Le consiglierei di prendersi proprio questo momento (prima della nascita) per riflettere sulle sue modalità di legame. Se vuole rappresentare per il figlio un luogo caldo, accogliente, rassicurante, prima di questo luogo ne deve fare esperienza lei. Non per tutti il legame e la parola 'assieme' hanno lo stesso significato. Lei deve cercare il suo che proviene dal passato e concedersi di costruire quello che la fa sentire in una relazine serena e rassicurante. In bocca al lupo.
Gentile signora,
dal suo racconto lungo e complesso si evince il suo bisogno di parlare, di esternare i suoi pensieri e far chiarezza dentro di lei. Vorrei andare al focus del quesito che ci pone o al punctum dolens come lei lo definisce e lo faccio riproponendole una sua frase significativa “Sono combattuta” , ossia lei desidera dentro di sé da diversi anni dare un fratello o una sorella a sua figlia, rivivere le emozioni della giovanile maternità stavolta senza sensi di colpa. In realtà qualcosa del tempo passato si stà ripresentando, un nodo non sciolto, anche a 23 anni si trovò di fronte ad “un combattimento”, portare avanti la gravidanza o proseguire con gli studi, scelse la maternità ma i sensi di colpa inculcati dai genitori e le circostanze dell’epoca non le hanno permesso di vivere serenamente questa scelta. Oggi è nuovamente “combattuta” tra ciò che desidera e ciò a cui potrebbe rinunciare. Al tempo della prima gravidanza rinunciò agli studi per poi riprenderli successivamente con sacrificio, adesso perderebbe la sicurezza della routine quotidiana, la libertà di andare al mare, di dedicare del tempo per sé stessi. È proprio questo stato di confusione che deriva dal combattimento interiore che non le consente di fare una scelta consapevole e allora vien fuori un’altra strategia “aspettare la spinta in un senso o nell’altro dal compagno”. Ma se lei esterna al suo compagno “confusione” come fa lui a sostenerla? Non mi pare che sia successo che lei abbia detto “desidero un figlio” e il suo compagno abbia risposto “non lo voglio” ma il suo compagno và dietro ciò che lei esterna, intanto perché non può leggerle nella mente e anche se potesse leggerebbe “confusione”, questa mia ipotesi è confermata dalla reazione del suo compagno quando lei stando dalla ginecologa comunica la gravidanza, lui è contentissimo. Concludendo, credo sia necessario sciogliere quel nodo dolente in lei ponendosi alcune domande, ad esempio, “quanto e cosa sono disposta a sacrificare per figlio?”. Comprendo che non è facile far chiarezza tenendo conto degli eventi di vita, dei traumi, dei sensi di colpa e delle sofferenze accumulate, per questo le consiglio di richiedere l’aiuto di uno psicologo, anche on line che l’aiuterà senz’altro a far luce dentro di sé per compiere, senza fretta e ansia, scelte future consapevoli. Resto a disposizione per qualsiasi sua necessità o chiarimento.
Cordiali saluti.
Dott.ssa MARIA GRAZIANO
dal suo racconto lungo e complesso si evince il suo bisogno di parlare, di esternare i suoi pensieri e far chiarezza dentro di lei. Vorrei andare al focus del quesito che ci pone o al punctum dolens come lei lo definisce e lo faccio riproponendole una sua frase significativa “Sono combattuta” , ossia lei desidera dentro di sé da diversi anni dare un fratello o una sorella a sua figlia, rivivere le emozioni della giovanile maternità stavolta senza sensi di colpa. In realtà qualcosa del tempo passato si stà ripresentando, un nodo non sciolto, anche a 23 anni si trovò di fronte ad “un combattimento”, portare avanti la gravidanza o proseguire con gli studi, scelse la maternità ma i sensi di colpa inculcati dai genitori e le circostanze dell’epoca non le hanno permesso di vivere serenamente questa scelta. Oggi è nuovamente “combattuta” tra ciò che desidera e ciò a cui potrebbe rinunciare. Al tempo della prima gravidanza rinunciò agli studi per poi riprenderli successivamente con sacrificio, adesso perderebbe la sicurezza della routine quotidiana, la libertà di andare al mare, di dedicare del tempo per sé stessi. È proprio questo stato di confusione che deriva dal combattimento interiore che non le consente di fare una scelta consapevole e allora vien fuori un’altra strategia “aspettare la spinta in un senso o nell’altro dal compagno”. Ma se lei esterna al suo compagno “confusione” come fa lui a sostenerla? Non mi pare che sia successo che lei abbia detto “desidero un figlio” e il suo compagno abbia risposto “non lo voglio” ma il suo compagno và dietro ciò che lei esterna, intanto perché non può leggerle nella mente e anche se potesse leggerebbe “confusione”, questa mia ipotesi è confermata dalla reazione del suo compagno quando lei stando dalla ginecologa comunica la gravidanza, lui è contentissimo. Concludendo, credo sia necessario sciogliere quel nodo dolente in lei ponendosi alcune domande, ad esempio, “quanto e cosa sono disposta a sacrificare per figlio?”. Comprendo che non è facile far chiarezza tenendo conto degli eventi di vita, dei traumi, dei sensi di colpa e delle sofferenze accumulate, per questo le consiglio di richiedere l’aiuto di uno psicologo, anche on line che l’aiuterà senz’altro a far luce dentro di sé per compiere, senza fretta e ansia, scelte future consapevoli. Resto a disposizione per qualsiasi sua necessità o chiarimento.
Cordiali saluti.
Dott.ssa MARIA GRAZIANO
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- Buonasera, ho 54 anni, mio malgrado ho una gelosia morbosa verso mia moglie. Consapevole , vorrei uscire da questo incubo che potrebbe distruggere un rapporto di anni e pensavo all'ipnosi e non a farmaci. Grazie, attendo, Salvo, Torino.
- Buongiorno dottore sono un uomo sposato da circa 30 anni qualche mese fa a causa di miei mancati atteggiamenti naturali di corteggiamento che davo per scontato ho scoperto che mia moglie ha una relazione con un uomo sposato e con figli li ho visti insieme ma non ho le prove che ci sia stato qualcosa…
- Salve a tutti, vorrei chiedervi un consiglio su una dinamica che mi sta stressando ultimamente. È da 3 mesi che mi frequento con una ragazza, la quale mi piace molto esteticamente e abbiamo anche molti interessi comuni, e avrei il piacere di iniziare una relazione. Purtroppo non mi trovo d'accordo…
- Salve, per curare dolori ossei neuropatici, lo scorso anno mi è stato prescritto da un neurologo il medicinale LYRICA. Due capsule al mattino e due la sera, per quatrro mesi. Dopo due mesi il mio peso era aumentato di Kg. 8. Prima della cura pesavo circa 81-82 Kg. La condizione di peso maggiore ha aumentato…
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