Salve, ho un dubbio riguardo un mio collega. E' un ragazzo molto giovane appena finita la scuola s

19 risposte
Salve,
ho un dubbio riguardo un mio collega.
E' un ragazzo molto giovane appena finita la scuola superiore ma gli altri colleghi lo hanno preso molto in giro (anche davanti a me) perchè si è preso una cotta per me.
Io ho 14 anni più di lui, felicemente sposata e chiaramente non interessata ad avere nessun tipo di relazione amorosa con lui.
Lui non mi ha fatto assolutamente nessun avances, anzi spesso non mi rivolge la parola per la timidezza.
Avrei due domende in merito a questa situazione.
1) io chiaramente non voglio nè dargli l'impressione di voler coltivare un rapporto con lui nè ferirere troppo il suo ego già "bullizzato" dai colleghi che secondo il mio parere non si sono comportati affatto bene nei suoi confronti. Al momento sto ignorando la situazione, parlando con lui normalmente. Dovrei fare o dire altro?
2) questo ragazzo fa spesso uso di cannabis, questa mattina è arrivato a lavoro con il viso molto gonfio e gli occhi piccolissimi.
Data la sua giovane età e l'influenza che potrei avere su di lui dovrei dire qualcosa? Non un vero e proprio discorso da genitore ma una frase che gli rimbombi in testa e che magari gli dia modo di godersi le piccole gioie della vita senza strafare?
Chiedo a chi è più esperto di me perchè sono dell'idea che i ragazzi adolescenti o in giovane età non vengano seguiti a sufficienza da persone qualificate per farlo e mi rendo conto che quando io avevo quell'età posso aver ferito molte persone dicendo cose che potevo evitare di dire o dicendole in un altro modo. Vorrei evitare di commettere gli stessi errori.
Buongiorno, grazie della sua condivisione. E' molto apprezzabile la sua sensibilità verso un giovane collega bullizzato. Senza esporsi troppo, potrebbe prendere da parte il ragazzo e segnalargli che lo ha visto con gli occhi piccolissimi e il viso gonfio. Partendo da dati oggettivi lei non avanza ipotesi, ma questo le permette di chiedergli se c'è qualcosa che non va. Se lui riconosce il problema potrebbe suggerirgli di andare a lavorare su di sè, non per motivi morali, ma perchè in un posto di lavoro, dove peraltro si è sotto controllo, non si può andare a lavorare in quelle condizioni e che sta rischiando. Può aggiungere quello che ha scritto alla fine della sua lettera. Questo è il senso, le parole le trova lei. Dopodichè sarà responsabilità del ragazzo decidere cosa fare di sè. Continuerei a trattarlo normalmente. Per quanto riguarda i colleghi, valuti lei, li conosce bene. Chissà se prima o poi una battuta del tipo "Auguratevi chei non capiti ai vostri figli (di essere bullizzati sul lavoro)" può servire a farli riflettere. O qualcosa di simile. Ma questa battuta non è molto professionale per me, diciamo che me l'ha suscitata immaginarmi la situazione. Spero di esserle stata d'aiuto, diciamo che è importante che lei non si lasci coinvolgere nella vita di questo collega, ma dare un piccolo aiuto a chi è in difficoltà migliora anche la società. Sono disponibile per eventuali approfondimenti, cordiali saluti dott.ssa silvia Ragni
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E' encomiabile il suo interesse che definirei materno per questo ragazzo che però sembra sentire qualcosa di diverso per lei. Un riferimento a ciò che ha visto in lui potrebbe portarlo a riflettere ma mi sento anche di dirle di farlo con l'ooportuna distanza perchè potrebbe anche portarlo ad equivocare. Se ha bisogno di un ulteriore confronto non esiti a contattarmi
Buongiorno. Mi sento di sottolineare che lei non deve sentirsi in dovere di fare nulla. Per quanto ammirabile il suo interesse, deve pensare innanzitutto a non mettere se stessa in una situazione che la faccia sentire non a suo agio, per il suo benessere ma probabilmente anche di questo ragazzo. Se pensa che parlarne direttamente con lui possa aiutare a chiarire la situazione può essere utile le consiglierei di farlo con la consapevolezza dei ruoli, quindi da colleghi con buoni rapporti. Magari può essere utile anche affrontare la questione con i colleghi che bullizzano: questi atteggiamenti trovano terreno fertile quando nessuno si oppone. Sulla questione della canne, penso valga lo stesso principio: se ne vuole parlare, lo faccia nel ruolo di una collega che dà un consiglio. Se cerca di usare l'influenza che ha su di lui, finirà solo con l'accrescere questa influenza e l'interesse che il ragazzo prova per lei ma che lei non desidera.
Buongiorno Gentile Utente, comprendo la delicatezza della situazione e apprezzo molto il suo desiderio di gestirla con sensibilità e rispetto. Entrambi gli aspetti che ha menzionato sono importanti e meritano una riflessione attenta.

Per quanto riguarda la prima domanda: è positivo che lei stia cercando di mantenere un comportamento rispettoso e professionale con il suo giovane collega. Continuare a trattarlo con gentilezza e rispetto, senza però dare segnali che possano essere fraintesi, è sicuramente la strada migliore.

Se ritiene che i commenti dei colleghi siano diventati eccessivi o irrispettosi, potrebbe intervenire in modo assertivo, facendo notare che tali atteggiamenti non sono appropriati o professionali. Può, ad esempio, dire qualcosa come: "Non credo sia giusto prendere in giro qualcuno per i suoi sentimenti. Manteniamo un ambiente rispettoso per tutti." Questo potrebbe aiutare a proteggere il ragazzo da ulteriori imbarazzi senza metterlo ulteriormente in difficoltà.

Per quanto riguarda la seconda domanda: è comprensibile che si senta preoccupata per il suo uso di cannabis, soprattutto considerando la sua giovane età. Un approccio che potrebbe essere utile è quello di esprimere il suo interesse per il suo benessere in modo genuino e non giudicante. Potrebbe dirgli qualcosa di semplice e diretto, come: "mi preoccupo per te. A volte, le scelte che facciamo da giovani possono avere conseguenze che non ci aspettiamo. Spero che tu riesca a trovare modi per stare bene che ti facciano sentire meglio anche a lungo termine."

Questa frase è abbastanza aperta da permettere a lui di riflettere senza sentirsi attaccato, ma anche sufficientemente chiara da trasmettere la sua preoccupazione.

Infine, alcune considerazioni generali: è importante mantenere una linea di confine chiara e professionale, senza assumersi un ruolo troppo da "genitore". L'obiettivo è comunicare in modo sincero ma anche rispettoso della sua autonomia. Ricordare a se stessa che non può cambiare le sue scelte da sola, ma può comunque essere una presenza positiva e incoraggiante nel suo ambiente lavorativo.

La sensibilità che sta mostrando nel voler gestire questa situazione nel miglior modo possibile è già un passo importante per avere un impatto positivo su questo giovane collega.

Per ulteriori consigli o per intraprendere un percorso di supporto psicologico resto a disposizione. Augurandole di superare al più presto questo momento di difficoltà le porgo cordiali saluti.
Dott. Luca Vocino
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Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Buonasera gentile utente.
Preoccuparsi per il suo giovane collega è segno di sensibilità ed empatia. E' normale che lei si senta particolarmente coinvolta e magari avverta anche un po' di responsabilità per quello che sta accadendo, visto quanto ha raccontato della presunta infatuazione del ragazzo nei suoi confronti e del comportamento meschino ed opinabile dei suoi colleghi.
Se questo si debba tradurre in un suo intervento diretto non è altrettanto scontato. Potrebbe essere utile ma anche dannoso se non recepito nel modo giusto, creando imbarazzi e incomprensioni.
La stessa cosa vale per il discorso relativo al presunto utilizzo di cannabinoidi. Sebbene, possa ritenerla una pratica scorretta e poco sana dal punto di vista fisico e psicologico, si tratta di un comportamento esterno all'ambiente di lavoro e relativo alla libertà del collega di condurre la sua vita come ritiene opportuno, anche nelle cattive abitudini.
Cosa fare dunque? Essere sé stessa, sincera e onesta, disponibile quando serve, ma sempre rispettosa dei limiti che l'altra persona vuole stabilire. Laddove, ci sarà maggiore condivisione e una comunicazione più attiva, potrà avere occasione di toccare alcuni argomenti più delicati.

Altra faccenda, invece, è il comportamento dei suoi colleghi. Non conosco l'ambiente lavorativo che condividete, né il livello di educazione di queste persone, ma i comportamenti di bullismo e prevaricazione vanno energicamente condannati. La violenza psicologica non è un affare di poco conto e ferisce dentro, dove nessuno può vedere le conseguenze di certe angherie e prese in giro. Non sarebbe la prima volta che un lavoratore abbandoni il suo posto di lavoro per tali motivi.
Se ha il potere di intervenire sui suoi colleghi per smorzare certe condotte, abbia il coraggio di farlo. Sarebbe un modo onorevole di aiutare un collega in difficoltà.

Spero di averla aiutata ad affrontare serenamente la situazione.
Un caro saluto, Dott. Antonio Cortese
Gentile utente,
da quanto scrive, intuisco che tenga a questo collega, pur non avendo interessi amorosi o sessuali nei suoi confronti e che si è presa a cuore la sua salute fisica (per l'uso di cannabis) e psicologica (per via del fatto che viene "bullizzato"). è facile in queste circostanze non sapere come comportarsi e sentire il desiderio di essere di sostegno, pur rimanendo nel proprio ruolo, tenendo una giusta distanza, come mi pare che lei stia facendo. Se ha occasione di dialogare con questo collega, vista la maturità che ha rispetto a lui che è molto più giovane, potrebbe consigliargli di rivolgersi a qualcuno, o provare ad instaurare con lui un rapporto amichevole che gli consenta di essere visto e ascoltato senza che si faccia troppe fantasie. Suppongo sia bene che della sua salute fisica e mentale se ne occupi qualcuno di esterno, ma certamente se lui si è preso una cotta per lei, potrebbe darsi che egli ha colto in lei, rispetto agli altri colleghi meno sensibili, una capacità di ascolto e di entrare in relazione di cui evidentemente ha molto bisogno. Se lui riuscirà a comprendere che lei può essere un punto di riferimento che gli è mancato in passato, allora forse potrà anche capire che quel che prova per lei non è un innamoramento, ma la gioia di aver scoperto qualcuno capace di rispettarlo e di volergli bene.
Rimango a disposizione.
Cordialmente,
Dott.ssa Cecilia Bagnoli
Salve, la sua intenzione è assolutamente apprezzabile, però potrebbe accadere che con il suo intervento le cose si possano complicare notevolmente. Se questo ragazzo timido arrivasse a pensare che lei manifesta in qualche modo interesse e poi invece questo non accade, che cosa potrebbe succedere? La delusione è una possibilità, e anche la rabbia connessa e rivolta verso di lei lo è. Per cui, se proprio vuole intervenire lo faccia agendo sui colleghi, magari prendendo quelli più disponibili a mettersi in discussione, chiedendo coinvolgimento e disponibilità. La sua è una posizione delicata, stia in campana. Saluti, dott.ssa Petralli
Capisco la delicatezza della situazione in cui ti trovi, e apprezzo la tua sensibilità nel voler gestire entrambe le questioni in modo appropriato e rispettoso.

1) **Riguardo al comportamento nei confronti del collega:**
È lodevole che tu voglia gestire la situazione con rispetto, evitando di ferire ulteriormente il suo ego, già messo a dura prova dai commenti inappropriati degli altri colleghi. Continuare a mantenere un comportamento professionale e rispettoso, come stai già facendo, è fondamentale. Parlare con lui normalmente, senza dare segnali ambigui o che possano essere interpretati male, è la strada giusta. Se senti che la situazione potrebbe evolversi o se il comportamento dei colleghi dovesse continuare, potresti considerare di intervenire in modo discreto, magari facendo notare che certi commenti non sono appropriati in un ambiente di lavoro. Questo potrebbe aiutare a ridurre l’imbarazzo e a creare un ambiente più rispettoso per tutti.

2) **Riguardo all’uso di cannabis e il suo benessere:**
Data la tua preoccupazione per il suo benessere, potrebbe essere utile trovare un momento opportuno per dirgli qualcosa che lo faccia riflettere, senza sembrare eccessivamente invadente. Potresti, ad esempio, fare un’osservazione del tipo: "Sai, mi preoccupo per te e per il tuo benessere. So che a volte può essere difficile gestire lo stress o la pressione, ma ci sono modi più sani per farlo. Se mai ti va di parlarne, sono qui." Questo tipo di commento è empatico, non giudicante, e potrebbe aiutarlo a riflettere sulle sue scelte senza sentirsi attaccato.

È importante mantenere il rispetto per la sua autonomia, ma offrire una presenza di supporto può fare una grande differenza, soprattutto in un momento della vita in cui potrebbe sentirsi perso o poco seguito, come giustamente hai sottolineato.

Se la situazione dovesse evolversi o se il suo comportamento dovesse destare ulteriori preoccupazioni, potrebbe essere utile considerare di coinvolgere figure professionali adeguate per offrirgli il supporto di cui potrebbe avere bisogno.

Cordiali saluti,
Dott.ssa De Pretto
Buongiorno.
Esprimere dichiarazioni in difesa del suo collega ma rivolgendosi agli altri nel momento in cui mostrano comportamenti da bulli è utile sia per il collega che si sente sostenuto sia per gli altri che è bene che si comportino da veri adulti. Oltretutto fare il bullo davanti a lei può avere più significati.
Fare la paternale al giovane collega circa l'approccio alla vita può avere senso quando c'è già un dialogo aperto su vari temi. Le sue riflessioni, che scrive in proposito, appartengono al suo modo di pensare ma potrebbero non avere alcuna presa sull'altro. E allora resterebbero solo una paternale...
Buongiorno,
è sempre difficile poter aiutare una persona senza che venga richiesto e soprattutto senza che vi sia un rapporto confidenziale in essere. Aggiungo inoltre che in un contesto lavorativo, se un collega viene messo in difficoltà da altri colleghi lo si potrebbe comunicare al capo del personale, potendo così sollevarlo da una situazione troppo difficile per poter esser affrontata da solo.
Cordialmente
Dott. Diego Ferrara
Gentile utente,
la situazione che descrivi è delicata, ma dimostra la tua sensibilità e il tuo desiderio di agire nel modo migliore per proteggere e aiutare questo giovane collega.
Riguardo alla tua prima domanda hai già adottato un approccio molto equilibrato, mantenendo un comportamento professionale e rispettoso. Parlare con lui normalmente senza alimentare malintesi è la strada giusta. Non c'è bisogno di affrontare direttamente la questione dei sentimenti, a meno che lui stesso non ne parli. Se dovesse accennare qualcosa in merito, puoi rispondere gentilmente ma con fermezza, ribadendo il tuo ruolo di collega e il fatto che sei felicemente sposata. Questo può aiutare a chiarire i confini senza ferire i suoi sentimenti.
Per quanto riguarda il comportamento degli altri colleghi, potrebbe essere utile, se ti senti a tuo agio, intervenire in modo discreto quando assisti a episodi di derisione. Un semplice commento che sottolinei l'importanza del rispetto reciproco può fare la differenza, senza mettere nessuno in imbarazzo.
Per quanto riguarda al suo uso di cannabis,
essendo una figura più adulta e con esperienza, hai una posizione privilegiata per offrire un consiglio che potrebbe influenzare positivamente questo giovane. Senza assumere un tono troppo severo o giudicante, potresti approcciare la questione in modo amichevole. Ad esempio, durante una conversazione casuale, potresti accennare a quanto sia importante prendersi cura di sé stessi, soprattutto in un ambiente di lavoro, e quanto possa essere dannoso per il benessere generale l’abuso di certe sostanze. Un commento del tipo: "Sai, a quest'età è importante avere energia e lucidità per godersi davvero ogni esperienza, sia sul lavoro che fuori. A volte, certe abitudini possono sembrare una via di fuga, ma finiscono per farti perdere momenti che non torneranno più" potrebbe piantare un seme di riflessione senza sembrare un rimprovero.
In conclusione, stai già facendo molto semplicemente mostrando empatia e preoccupazione genuina. Continua su questa strada, e non sottovalutare l'impatto positivo che puoi avere attraverso gesti piccoli ma significativi.
Un caro saluto,
Dott.ssa Pinella Chionna
Salve, grazie per aver condiviso la sua situazione. È evidente che si preoccupa sinceramente per il benessere del suo giovane collega e desidera affrontare la situazione con sensibilità e rispetto, e questo scalda il cuore. Innanzitutto, è importante riconoscere che il bullismo, anche se può sembrare innocuo o divertente per alcuni, può avere un impatto profondo sulla persona presa di mira. Ignorare il comportamento dei suoi colleghi e continuare a trattare il ragazzo con rispetto è già un passo positivo. La sua scelta di non alimentare ulteriormente le prese in giro è lodevole e dimostra empatia. Questo potrebbe aiutare a creare un ambiente di lavoro più rispettoso. Per quanto riguarda la sua prima domanda, continuare a interagire con lui in modo normale è una buona strategia (un consiglio personale: se deciderà di fargli complimenti sul suo operato, invitarlo a prendere un caffè, et similia, sia molto cauta, perchè il fraintendimento è dietro l’angolo). Questo potrebbe aiutarlo a sentirsi più sicuro e meno vulnerabile. Per quanto riguarda la seconda domanda, l'uso di cannabis da parte del suo collega è un aspetto altrettanto delicato. È comprensibile che desideri dirgli qualcosa che possa farlo riflettere. Potrebbe avvicinarsi a lui in un momento tranquillo e dirgli, in modo gentile e diretto, che ha notato la situazione e che è disponibile per parlarne (sempre occhio al fraintendimento). Potrebbe anche condividere una frase semplice, come: "La vita è piena di piccole gioie, e meriti di godertele senza sentirti sopraffatto". Questo tipo di approccio non è accusatorio e potrebbe aprire la porta a una conversazione più profonda, se lui lo desidera. Il suo desiderio di essere un'influenza positiva nella vita di questo giovane collega è ammirevole. Continuare a trattarlo con rispetto e gentilezza, difenderlo dalle prese in giro e offrirgli un supporto delicato riguardo al suo uso di sostanze può fare una grande differenza. Ricordi che, anche se non può risolvere i suoi problemi, il suo sostegno e la sua comprensione possono aiutarlo a sentirsi meno solo e più valorizzato. Dott. Andrea Boggero
Buonasera, la situazione che descrive è delicata e complessa e capisco ed apprezzo che ha sentito il bisogno di confrontarti con noi. A mio avviso la sua sensibilità ed intelligenza emotiva le permettono di percepire ed analizzare sia la situazione difficile in cui si trova il suo giovane collega ma anche i pericoli del proporsi a lui in un ruolo di guida che lei stessa definiva genitoriale, visto anche il già evidente interesse del giovane nei suoi confronti. Interesse che peraltro potrebbe celare il tentativo di instaurare un legame particolare di attaccamento e dipendenza/ribellione.
Mentre le è semplice pensare alla positività e alle parole per sostenere chi si trova in una fase evolutiva e di vita delicata resa ancora più pesante dai colleghi/bulli, immagino diventi più difficile trovare la migliore “posizione esistenziale”, mix tra ruolo e tipo di interazione emotiva e non verbale, a partire dalla quale portare il tuo aiuto. Difficile è trovare il giusto equilibrio tra la propria voglia di esserci per l’altro, rappresentando quello sguardo interessato, che fa crescere, fa sentire protetti, supportati, importanti, l’esigenza di stimolare e rispettare l’autonomia dell’altro affinché sia il protagonista del suo proprio percorso e la difesa di confini sani e funzionali.
Ho visto che molti colleghi le hanno già risposto fornendole ottimi e dettagliati consigli sia su come supportare la crescita personale del suo giovane collega, che su come intervenire in merito ai fenomeni dil bullismo dei colleghi. Se dovesse verificare che malgrado questo la situazione diventa difficile da gestire o le dovesse sfuggire di mano, potrà innanzitutto parlarne con il suo responsabile o referente HR oppure contattare me o un altro collega che con piacere potremo aiutarla a sostenere come merita il suo benessere e la tua serenità professionale.
Un caro saluto
Dott.ssa Giovanna Miano
Buongiorno, continuare a interagire con il suo collega in modo professionale ed educato è sempre un’ottimo modo di relazionarsi e far sentire il ragazzo un po’ più a suo agio in un ambiente lavorativo bullizzante.
Per quanto concerne l’uso di cannabis che farebbe il ragazzo, è un aspetto personale su cui lui non ha aperto un terreno di dialogo quindi probabilmente sarebbe importante rispettare i confini e valutare, se se la sente, di mostrarsi disponibile a far quattro chiacchiere qualora ne avesse bisogno. In questo modo potrebbe sentirsi accolto e condividere con lei un eventuale disagio o malessere, tale per cui potrebbe aprirsi un terreno di confronto e sostegno.
Un caro saluto, Dott.ssa Martina Orzi
Gentile Signora, da quanto dice, mi semnbra di comprendere la sua delicata posizione: sul filo tra il timore di alimentare false speranze nel giovane uomo suo collega e il non voler demarcare eccessiva distanza o come lei dice appunto, ferire l'animo di questi. Si chiede quale potrebbe essere il comportamento milgiore nei confronti di questo ragazzo e se possa permettersi di dargli qualche consiglio per vivere al meglio la sua fase di vita. Immagino che qualche tratto di questa persona risuoni in lei come qualcosa di familiare e forse per questo si sente coinvolta in qualche modo. Spesso infatti proiettiamo sugli altri aspetti inerenti la nostra vita. Per venire alla sua domanda, mi sento di risponderle dicendo che la posizione di equilibrio che lei sta tenendo è forse la piu' appropriata: comportarsi normalmente, con educazione gentile. Per quanto rigurada i consigli sulla vita giovanile, direi che forse è prematuro avanzare suggerimenti. Credo che solo dopo che si sia stabilito un rapporto autentico e libero, lo scambio di esperienze e la condivisione possano avere l' effetto desiderato.
Un caro saluto. Dr.ssa Claudia Quaglieri
Buonasera, è un bel gesto volere aiutare un ragazzo chiaramente fragile e in difficoltà. Forse teme che le sue azioni possano essere fraintese? Penso comunque che qualche osservazione spontanea, chiara e accogliente non possa nuocere. Ritengo che, data la sua sensibilità, saprebbe come mantenere i confini. Gradualmente e con tatto, potrebbe suggerirgli di cercare un supporto professionale. Mi sembra, da ciò che lei scrive, un ragazzo che ha tanta necessità di fortificare la sua persona e la sua mascolinità.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Buongiorno, comprendo la sua preoccupazione ma credo che lei debba proporre a lui di inizare un percorso senza che lei si faccia coinvolgere troppo dalla situazione.
E' evidente che lei sia una persona molto sensibile ed empatica ma deve cercare di separare i piani.
Buongiorno, apprezzabile e’ il suo interesse che definirei materno per questo ragazzo che però sembra sentire qualcosa di diverso. Utilizzi la dovuta distanza perchè potrebbe anche portarlo ad equivocare. Se ha bisogno di un ulteriore confronto resto a disposizione. Dr.ssa Versari Debora.

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