Salve ho un dubbio. PRIMA seduta da uno psicanalista on line, esordisco dicendo che ho paura Dell

17 risposte
Salve ho un dubbio.
PRIMA seduta da uno psicanalista on line, esordisco dicendo che ho paura Dell abbandono e della solitudine e di quanto la mia infanzia mi abbia portato a questo. Un ora di sessione dove spiego i motivi del mio malessere ( come spiegato all'inizio di questo messaggio) ammetto escono spunti positivi e cose su cui pensare.
La seduta termina con lo psicanalista che dice che le prime sedute sono per conoscerci e vedere se è possibile proseguire questo percorso insieme specificando che anche il terapeuta potrebbe rifiutarsi di andare avanti nella terapia.
Premesso che non ho offeso, sono aperto al confronto nonostante il periodo di fragilità, ma soprattutto è la prima sessione. Nulla che possa fare pensare ad un interruzione, anche perché ricevevo diversi spunti su cui riflettere, quindi il dottore ha le competenze per aiutarmi.
Ho l'impressione un affermazione del genere a prima seduta, nei confronti di un paziente che dichiara di soffrire l'abbandono sia fuori luogo considerando le premesse.
Non vorrei pensare male in maniera frettolosa, ma ho l'impressione che venga usata qualche leva per prendere un cliente!?
Buongiorno.
Ritengo che la cosa miglior da fare sia parlarne proprio in terapia per vedere assieme al terapeuta se i suoi dubbi possano essere risolti ed eventualmente utilizzarli come spunti per una riflessione comune.
Distinti saluti
Dott.ssa Laura Bova

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Buongiorno,
a volte il terapeuta sceglie di non continuare il percorso perchè non tutti i terapeuti sono esperti in tutte le patologie e sono "giusti" per tutti i pazienti.
Molto probabilmente non dipende ma quanto fatto o detto da lei.
Le consiglio di parlarne apertamente con il suo terapeuta, le incomprensioni posso capitare e spesso queste "rotture" della relazione sono importanti per conoscersi meglio e per migliorare il vostro rapporto.
Cordialmente Dott.ssa Elena Sirotti
Buongiorno, capisco la sua perplessità e sono d'accordo con lei che, con un paziente che porta il tema dell'abbandono, mettere in dubbio fin da subito la prosecuzione degli incontri non aiuta a creare una buona alleanza terapeutica, necessaria per una buona psicoterapia. Sono sicuro però che non è stata una manovra per agganciarla e tenerla in terapia, anzi questa conclusione rischia semmai di farla allontanare da questo terapeuta. Detto questo penso che quando succedono queste cose in terapia è sempre bene parlarne in seduta con il terapeuta stesso, se riesce a farlo. Tenga presente che a volte non si trova la sintonia tra paziente e terapeuta e in quel caso è diritto del paziente cambiare professionista (l'ideale anche in questo caso sarebbe di farlo parlandone direttamente con il terapeuta stesso).

Spero di esserle stato di aiuto,

Cordiali saluti,

Dr. Emilio Selvini
Buona sera, potrebbe leggere quello che l'ha detto il collega come la possibilità di scegliere, di fidarsi di quello che sente e riuscire a condividerlo con lui, cioè scegliere senza il condizionamento dell'abbandono.
Un abbraccio
Buona sera,
ritengo che sia molto importante per lei e per il percorso che ha deciso di intraprendere, visto anche che si è trovato molto bene con il collega, condividere apertamente la sua riflessione e confrontarsi proprio su questo aspetto. Se ha bisogno di ulteriori delucidazioni non esiti a contattarmi

dott.ssa Letizia Muzi
Gentile Utente, considerando che ha evidenziato che da parte del collega ha avuto degli spunti di riflessione positivi potrebbe essere interessante che gli parli delle perplessità che sono emerse rispetto al contenuto che le arreca perplessità e che riporto "le prime sedute sono per conoscerci e vedere se è possibile proseguire questo percorso insieme specificando che anche il terapeuta potrebbe rifiutarsi di andare avanti nella terapia". Potrebbe essere una modalità del terapeuta per procedere cautamente prima di prendere magari "in carico" una difficoltà che non è in grado di accogliere, ma sono solo supposizioni, la cosa migliore è parlarne apertamente, anche questo fa parte della costruzione di un buon rapporto per iniziare un percorso insieme... un caro saluto.
Buonasera! Pone una questione scivolosa, che dovrebbe essere oggetto di confronto con il collega. Senza interferire, proverò a dare un piccolo contributo. Una questione che non sarà sfuggita è la modalità online. "Presenza" e "online" sono strumenti diversi, da valutare, preziosi ma non scontati o dovuti, una scelta che deve essere condivisa tra terapeuta e paziente. Questo potrebbe avere inciso sulla "cautela" percepita del collega. Lei esordisce con la "paura dell abbandono e della solitudine e di quanto la mia infanzia mi abbia portato a questo"... la relazione terapeutica suscita emozioni potenti e dolorose di dipendenza e abbandono. In questa situazione di tumulto interno potrebbe aver sentito il rischio di un legame tanto desiderato quanto rischioso (cosa se ne farà di lei l'analista, se si dovesse affidare. Meglio tenere le distanze, meglio essere prudenti). Chissà se riuscirà ad andare in seduta per un tempo abbastanza lungo da scoprirlo. In bocca al lupo per tutto
Buongiorno,
anche per ragioni di etica e deontologia professionale, non credo che il collega abbia avuto secondi fini. Solitamente, le prime fasi di un percorso psicoterapico sono organizzate in primi colloqui di conoscenza, alle fine dei quali, entrambe le parti possono scegliere se proseguire o meno. In ogni caso, credo che la cosa migliore sia parlarne direttamente con il suo analista.
Saluti,
dott.ssa Chiara Savini
Salve,

anch'io come gli altri colleghi penso sia utile parlarne direttamente con la terapeuta di come si è sentita e spero riuscirete a trovare una connessione per continuare il percorso. Cari saluti
Salve come consigliato dai colleghi le consiglio di parlarne con il terapeuta e di comunicare questa sua sensazione percepita. Comunque non tutti trattiamo tutte le patologie e sopratutto andiamo bene per tutti bisogna che si crei una connessione e un rapporto di fiducia e alleanza e come le ha detto il collega i primi colloqui servono a capirlo e non significa che non vengano dati degli spunti sin da subito anche per far capire al paziente il modi di lavorare e di gestire le sedute. Un Caro saluto Dott.ssa Valeria Sicari
Buongiorno, vorrei offrirle una riflessione. La relazione terapeutica non è soltanto il luogo in cui si "parla" della propria vita, delle proprie amicizie, delle altre relazioni. Essa mette in scena La relazione, ovvero tutto quell'insieme di sensazioni, percezioni, azioni e reazioni, modelli di comportamento, categorie di pensiero, fantasie che riguardano il me con l'altro. La relazione con il terapeuta le attiva (man mano) che la terapia va avanti. Ed è proprio la terapia il luogo in cui scandagliare questo mondo, vivere quelle emozioni ed elaborarle con l'aiuto di un esperto. Quindi colga immediatamente l'occasione di riportare al suo terapeuta ciò che ha provato, per lavorarci insieme su.
In bocca al lupo
Dott.ssa Cannata
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Non penso che il collega abbia voluto agganciarLa, non avrebbe senso parlare di una possibile interruzione per raggiungere questo obiettivo. Piuttosto, va nella direzione opposta, quella che vede Lei abbandonare la terapia. Diversamente, sarebbe una strategia un po' azzardata e maldestra... Forse potrebbe essere stato un modo per sperimentare insieme a Lei le Sue reazioni e partire da lì, dalle Sue emozioni e dal Suo dialogo interno conseguenti a un possibile addio, ma sono tutte illazioni, la verità la conosce solo il diretto interessato. Concordo con i colleghi che mi hanno preceduto che questa può essere un'ottima occasione per esprimere ogni Sua perplessità e aprirsi veramente. La relazione terapeutica è foriera di molti più spunti di quanto i pazienti possano pensare. E' nella stanza di terapia e nel rapporto che si istaura con il terapeuta che si svelano le maschere, ancor prima di ogni racconto o ricostruzione o ancora diagnosi preconfezionata. Provo a esserLe utile per dare un senso alla Sua domanda: come mai ha pensato di scrivere qui anzichè parlarne apertamente con lui, oppure scappare e mettersi alla ricerca di un altro psicoterapeuta? Quale risposta si aspetta da noi? E quali conseguenze questa risposta potrebbe determinare nelle sue decisioni? Spero che abbia raccolto qualche spunto utile per Lei e per il Suo percorso. Detto questo, non sempre la relazione paziente-terapeuta funziona, e questo non dipende nè dalla scarsa competenza dell'uno nè dalla mancata collaborazione dell'altro. E' un diritto sacrosanto quello di scegliere liberamente a chi affidarsi, senza problemi e senza sensi di colpa.
Grazie per la condivisione, anch'io come gli altri colleghi, credo sia utile parlarne direttamente con la terapeuta di come si è sentita e spero riuscirete a trovare una connessione per continuare il percorso insieme.
Quel momento deve essere di sincerità e devi riuscire a raccontare anche eventuali dubbi e perplessità. In bocca al lupo.
Buonasera,
potrebbe condividere questa sua perplessità durante la prossima seduta con il suo terapeuta. Tutto ciò che emerge può essere materiale di lavoro e di crescita.
Buon percorso!
Gentile utente,
questo suo vissuto può essere il primo tassello per iniziare a lavorare sulla sua paura. Ne parli con il suo terapeuta senza indugi, vedrà che riuscirete insieme a sfruttarlo al meglio.
In bocca al lupo,
Dott.ssa Ramona Borla
Gentile Utente la invito a confrontarsi con il terapeuta rispetto al suo vissuto. I primi incontri di psicoterapia spesso sono focalizzati alla raccolta dei dati e all'esplorare il problema presentato cosi che il professionista possa valutare se ha la competenze e l'esperienza per il trattamento della problematica riportata e qualora non abbia le competenze richieste può inviare ad un professionista più adatto al cliente. Cordialmente Dott.ssa Valentina Biddau
Salve, può fare due scelte, o ne parla con il professionista che ha scelto oppure va oltre.
Si ricordi che però aprire un dialogo rappresenta una scelta matura nell’affrontare i propri problemi.
Se poi non dovesse andare bene con questo analista la invito a non scoraggiarsi.
Saluti, dott.ssa Sandra Petralli

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