Salve, ho sofferto di anoressia nervosa fino a 3 anni fa, ho smesso di andare dallo psicoterapeuta d

22 risposte
Salve, ho sofferto di anoressia nervosa fino a 3 anni fa, ho smesso di andare dallo psicoterapeuta dopo poche sedute perchè non mi sembrava competente. In questi 3 anni ho provato a risolvere da sola il problema, ho ripreso peso, massa muscolare anche grazie alla palestra, ho reintrodotto determinati cibi ma alcune "fisse" sono rimaste come non toccare più dolci, pesare tutto ciò che mangio, usare app contacalorie in maniera praticamente ossessiva anche se ultimamente mi pesa farlo. Diciamo che ci convivo, non mi pesa, se devo adattarmi a qualche circostanza lo faccio, ultimamente sono riuscita a rimangiare il sushi ad esempio. Un'altra "fissa" che mi è rimasta è controllare cosa e quanto mangia mia sorella che vive con me, come se non volessi che mangiasse meno di me. Ho notato che rispetto a quando ho iniziato la "dieta" prescrittami dalla nutrizionista per riprendere peso comunque sono tornata a mangiare di meno, non meno di quando ero nel pieno della malattia ma ho comunque ristretto le kcal. Succede soprattutto nei momenti d'incertezza. In questo periodo di incertezze appunto sto mangiando di meno e sono combattuta sul "ora smetto di utilizzare applicazioni e contare kcal" al "no, non ci riesco, devo controllare quanto mangio". Sono consapevole del fatto che il problema sia scaricare l'eccessivo bisogno di voler controllare tutto sul cibo. Temo di non poterne uscire facilmente. So che un percorso psicoterapeutico sarebbe la cosa migliore ma nel frattempo cosa potrei fare? Grazie.
Salve,
In questo messaggio mi sembra di notare una buona consapevolezza del problema, di aver cominciato a restringere un po' il numero di kcal ingerite, di controllare eccessivamente le applicazioni relative agli alimenti, di controllare quello che mangia sua sorella... La presa di coscienza è davvero importante.
Parla anche di una esperienza negativa di un passato percorso di psicoterapia. Questo può succedere a prescindere dalla professionalità del terapeuta perché i fattori che determinano la riuscita di un percorso sono molti e soggettivi.
Il primo suggerimento che mi permetto di dare è di non lasciarsi dentro queste cose, di trovare il modo di parlarne o di esprimerle in qualche modo (un diario ad esempio)
Potrebbe anche essere utile segnare quante volte cade nei comportamenti che vorrebbe evitare, così da avere un quadro realistico.
Se non vuole aspettare per un supporto specialistico "dal vivo" , che potrebbe senz'altro alleggerire il momento ed essere utile ad analizzare il problema, può richiedere una prima consulenza online. E aggiungo di non fermarsi ad un unico terapeuta, nel caso non scatti la giusta sintonia, merita di sentirsi libera di affidarsi al professionista e di trovare quello più adatto a lei.
Resto a disposizione. Un caro saluto
Dott.ssa Linda Bori

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Buonasera,
rispondendo per la seconda volta alla sua missiva, mi sento di dirle con franchezza, che da sola , non può fare più nulla, se non ciò che già è riuscita ad ottenere , grazie alla sua prima esperienza curativa. Occorre lei metta da parte ogni indugio e si affidi ad una forma di psicoterapia del profondo, ossia la psicoanalisi . Alcuni testi molto interessanti sono stati scritti dallo Psicoanalista Lacaniano Massimo Recalcati, tra i quali: "L'ultima cena"e altri, che trattano appunto problemi come il suo, le loro origini, e possibili indirizzi di cura. La invito a prenderne visione e nel contempo se possibile , a lasciare tranquilla sua sorella , la quale ha il pieno diritto di mangiare ciò che desidera , senza la sua inopportuna intromissione.
Cordiali saluti
Buona sera, mi sembra di capire che vorrebbe trovare una strategia utile per arginare i sintomi e il malessere da sola pur di non chiedere aiuto ad uno psicoterapeuta. Ogni paziente ha il diritto di scegliere da chi farti aiutare e anche, e soprattutto, perché ogni esperto ha le sue caratteristiche di personalità che prescindono dalla professionalità. Quindi io le suggerisco di cercare scrupolosamente uno psicoterapeuta di cui potrebbe fidarsi. Mi dispiace dirle che da sola, si, potrebbe trovare strategie utili ed efficaci ma questo non vorrebbe dire ritrovare la serenità e di conseguenza un rapporto equilibrato con il cibo .
Le auguro di essere coraggiosa.
Cordiali Saluti
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Lei dimostra di essere lucida sul fatto che vi è un invischiamento ossessivo dei suoi pensieri sul cibo e l'alimentazione, del tutto frequente in chi ha sofferto di anoressia. Dovrebbe cercare di pensare al cibo soltanto in un momento circoscritto della giornata, per cominciare.
Ha fatto bene a lasciare lo psicoterapeuta col quale non si sentiva in sintonia, ma tenga presente che nel suo caso un percorso di tipo psicoterapeutico è quantomai auspicabile. Cerchi quindi un professionista preparato a cui affidarsi, i risultati non si faranno attendere. Tanti cari auguri per la sua vita. Dr.ssa Benvenuti
Gentile utente buonasera.
Ciò che ho compreso occupandomi della clinica legata ai disturbi alimentari è che il sintomo non è mai legato a problemi alimentari, dunque intervenire con una dieta aiuta ma non può essere risolutivo. Infatti chi ha un disturbo nella condotta alimentari sa bene cosa è opportuno mangiare e con quali modalità. Le persone che ho avuto l'onore di seguire nel corso degli anni mi hanno insegnato che ogni singolo pensiero è legato al cibo, ogni istante a contenere una fame insaziabile. Fame insaziabile di cosa?
Il cibo diventa uno strumento, la metafora di qualcos'altro.
Lei ha scritto qualcosa di molto importante, il suo pensiero nei confronti del cibo diventa maggiormente imperativo in alcuni momenti, sostiene infatti che le "..succede soprattutto nei momenti d'incertezza". Questo è un aspetto importante in quanto ha consapevolezza che utilizza il cibo per tenere a bada qualcos'altro, forse l'angoscia legata al fatto che non tutto è controllabile, gestibile dalla sua volontà.
E' un primo passo, la consapevolezza che lei è implicata nel suo sintomo.
Inizi una psicoterapia quanto prima.
Le auguro tanta serenità. Dott.ssa Di Mauro Grazia Maria


Buongiorno. Forse ora può solo ascoltarsi e capire quale reale motivazione la spingerebbe a ricontattare un terapeuta. Può provare a cercare un centro integrato per i disturbi del comportamento alimentare. In realtà anche se ha già fatto molto, reintegrando alcuni alimenti , ci sono altri aspetti mentali da reintegrare. Il perfezionismo, il controllo, il conflitto interno e vissuti sempre più stratificati sono ancora pericolosi agenti che richiedono una metabolizzazione condivisa nel.giusto spazio
Salve, perché "nel frattempo"? Perché non ora? È ora il momento, ora che si pone queste domande, ora che sceglie di farle qui. È ora il momento di fidarsi ed affidarsi. É ora il momento di controllare il controllo. Ci vediamo pensi, ma ne sono certa, è ora quel momento.

Se non si è trovata bene con un terapeuta si dia il permesso di provare di nuovo con un altro; è molto importante sentirsi a proprio agio in una relazione terapeutica per cui cambiare è del tutto legittimo (a prescindere dalla professionalità del terapeuta). Valuti però se tergiversare e pretendere di fare da sola non sia una strategia inconscia per non affrontare dei vissuti che le creano disagio. In questo periodo molti terapeuti sono disponibili a fare sedute a distanza, ad esempio su Skype, viste le difficoltà negli spostamenti. Spero di esserle stata utile.
Cordiali saluti.
Salve,
Quello che mi colpisce del suo messaggio è la sua domanda finale, perché li si intravede la possibilità per lei di potersi fidare di quello che le può dire un terapeuta, anzi in quest caso diversi terapeuti, riguardo la sua difficoltà di controllare-non controllare l’assunzione o meno di cibo.
Questo “affidarsi” , al contrario del “fare da sola”, è per lei l’aspetto più importante per poter riuscire a trovare una strada che la porti a viversi il più serenamente possibile il rapporto che ha con cibo, il quale rimanda sempre alle relazioni affettive. È per tale ragione che dovrebbe iniziare una psicoterapia, perché solo all’interno di una relazione di cura può scoprire nuovi modi di fare esperienza del cibo e quindi degli “altri intorno a lei”. Le auguro di riuscirci. Un caro saluto. MF
Gent.le Utente, ha cercato di affrontare da sola l’anoressia e in parte è riuscita ad ottenere dei miglioramenti (come l’aumento di peso), ma è consapevole che il bisogno di controllare l’alimentazione è ancora presente e la sua mente spende molte energie a contare le calorie, fare attenzione a certi tipi di cibi, osservare cosa mangia sua sorella. È curioso che proprio in questo periodo di incertezze, il bisogno di controllo sia maggiore, potrebbe esserci un legame?
Il mio consiglio è di iniziare una psicoterapia per comprendere cosa alimenta questo bisogno di controllo e che significato ha. È comprensibile la delusione che ha provato se il primo tentativo di fare una terapia non è andato bene, ma purtroppo capita che il primo professionista a cui ci si rivolge non sia adatto per noi. Perché la terapia funzioni è molto importante instaurare una buona relazione con lo psicoterapeuta, perciò non incide solo la professionalità ma ci sono fattori legati alla personalità di entrambi che possono essere d’ostacolo alla buona riuscita di un percorso. In questo periodo ci sono molti colleghi disposti a svolgere i colloqui online, potrebbe iniziare a cercare un professionista che le ispiri fiducia e contattarlo. Il potere di cambiare le cose è nelle sue mani, faccia il primo passo per aiutare se stessa. Cordiali saluti, dott.ssa Irene Capello
Buongiorno cara, da ciò che scrive emerge consapevolezza rispetto al suo problema, al suo bisogno di controllare calorie e quanto mangia sua sorella. Ha ottenuto senz'altro dei miglioramenti e mi complimento con lei per la forza che ci deve aver messo. Ma adesso credo sia arrivato di nuovo il momento di affidarsi a un professionista per lavorare a fondo sulla visione di se stessa, sull'accettazione di se, sulla sua sicurezza, sul significato che ha il cibo per lei. Anche se non si è trovata bene con lo psicoterapeuta che ha incontrato, non demorda, richieda una consulenza on line, che permette ugualmente di ricevere un supporto adeguato.
Un caro saluto, dott.ssa Paola De Martino
Buongiorno! Dai disturbi alimentari si può guarire e tornare ad una vita serena, senza ossessioni sul cibo, sul peso e sulle forme corporee. Il problema è che tendono a recidivare e che il trattamento è complesso. Bisogna impegnarsi in un percorso che non può affrontare da sola. Il mio consiglio è di riprendere un percorso di psicoterapia e / o rivolgersi ad un centro specializzato dove ci sono più figure che possono affrontare la situazione sotto tutti i profili: nutrizionale, medico, farmacologico.... Gli approcci ci sono, spetta a lei trovare la strada che è più idonea. Non si scoraggi e prosegua, vedrà che un giorno tutto questo sarà solo un ricordo.
Dott.ssa Valeria Randisi
Buongiorno, come ha detto giustamente lei i suoi problemi probabilmente derivano appunto dal fatto di voler controllare tutto ad ogni costo. Per questo sarebbe fondamentale intraprendere un percorso di psicoterapia. E' importante in un percorso terapeutico di qualsiasi tipo affidarsi ad una persona che si reputi competente. Quindi la invito a cercare il professionista più idoneo per lei. In questo particolare momento risulta molto utile la consulenza on line. Se le interessa potrei proporle una consulenza di questo tipo. Resto a disposizione per qualsiasi dubbio o chiarimento in merito. Cordialmente Dott.ssa Alice Braghieri.
Buonasera,
è chiaro che il problema l'hai risolto in parte, perchè non l'hai affrontato in profondità con un aiuto psicologico, quindi, come tu stessa sai, contatta un terapeuta della tua zona che effettua le consulenze on line ed inizia un percorso, hai la consapevolezza e la forza di farlo.
Saluti.
Buongiorno, trovo molto interessante l'accenno che fa riguardo a sua sorella, occorrerebbe capirne qualcosa di più.
Salve, parto dalla parte finale della sua richiesta, ovvero "So che un percorso psicoterapeutico sarebbe la cosa migliore ma nel frattempo cosa potrei fare?"
La risposta è, purtroppo non molto.
Quando si tratta di ossessioni, ossessioni di qualunque tipo (comprese le ossessioni riguardanti il peso) non ci si può basare sulla propria forza di volontà, perché siamo noi stessi con causa del problema e pertanto siamo ciechi di fronte alle soluzioni che riesce a vedere una persona che non sta vivendo quelle determinate ossessioni.
L'unica cosa che mi sento di consigliarle, oltre a iniziare un percorso terapeutico il prima possibile anche online dato il periodo, è di riflettere sul suo bisogno di controllo e su quanto questo bisogno condizioni alcuni aspetti della sua vita.
Resto a sua disposizione per ulteriori chiarimenti e le auguro una buona giornata.
Buonasera. Chiedendo cosa potrebbe fare nel frattempo - ovvero nel tempo che intercorre dalla domanda alla concretizzazione della sua decisione di farsi aiutare da un terapeuta che le sembri abbastanza "competente" - sta continuando ad agire un controllo sull'interlocutore (i dottori), ma anche sul suo malessere.
Lei anticipa la risposta dello specialista, che ovviamente non può che vertere nella direzione di un invito a farsi aiutare, disinnescandola con un semplice "nel frattempo cosa potrei fare?". In tal modo mantiene il controllo sulla relazione togliendo potere a chiunque voglia risponderle in maniera utile, magari incoraggiandola verso l'unica direzione possibile, ma anche sul suo malessere, evitando ogni forma di dialogo che possa andare verso un approfondimento del suo vissuto.
Scrive U. Galimberti "L'anoressia è un assedio da cui si può uscire facendo entrare qualcuno nella propria vita." E infatti l'anoressica tutela il proprio male cercando una bidimensionalità ascetica che impedisca a chiunque di entrare in contatto emotivo con lei. Allo stesso modo lei indirizza la domanda nei percorsi che lei stessa ha già deciso, per non rischiare di essere toccata dall'eventuale passionalità che potrebbe trovare nella risposta.
Bene, io non ci sto. Non per aggressività, ma perché voglio darle un feedback utile, che la tocchi, magari anche facendola arrabbiare, ma portandola comunque ad acquisire un po' di tridimensionalità, attraverso lo spessore dell'emozione.
Perché a ben vedere la sola risposta di senso che si possa dare alla sua domanda è che lei, nel frattempo, non può fare proprio nulla, in quanto ha già escluso - posticipandola a un tempo infinito - l'unica cosa da fare.
La saluto con cordialità e con la speranza di aver smosso qualcosa, di modo che lei possa accorgersi che qualcosa da smuovere c'è.
nulla deve fare nel frattempo!
solo affidarsi e fidarsi del giusto specialista.
le consiglio un percorso sistemico-relazionale oppure cognitivo-comportamentale.
non abbia paura.
si prenda cura di se.
saluti
Salve. Mi permetto di partire dall'ultima sua considerazione"mi rendo conto che un percorso psicoterapeutico sarebbe la cosa migliore, ma nel frattempo cosa faccio? ". Cosa le impedisce di ricominciare un percorso psicoterapeutico? Forse la quarantena?
Può iniziare online e poi andare a studio. Da quello che racconta di sé e da come lo racconta potrebbe trarre un enorme giovamento da un processo terapeutico.! Mi sento di dirle di non frapporre "tempo". La saluto cordialmente. Dottor Emanuele Grilli.
Salve, le consiglio vivamente di affrontare le sue incertezze con uno psicoterapeuta, vedrà che la seconda volta andrà meglio della prima.
Vorrei chiederle da cosa nascono queste sue incertezze e quando compaiono.
Buona giornata.
Dott. Fiori
Salve, è
il momento di affidarsi.
Contatti un professionista,
un saluto.
MMM
Buonasera, penso che al momento attuale, rivolgersi ad uno psicologo potrebbe esserle di aiuto per fare chiarezza e avere maggiore comprensione del periodo e della difficoltà che sta vivendo. Un saluto, Dott. Alessandro D'Agostini

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