Salve ho iniziato un percorso di psicoterapia da circa un anno inizialmente erano sedute in presenza
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Salve ho iniziato un percorso di psicoterapia da circa un anno inizialmente erano sedute in presenza poi si è passati per motivi imprecisati a sedute online e credendo che fosse solo una soluzione temporanea avevo accettato di proseguire poi sono diventate sedute sempre online ma con meno flessibilità oraria disponibili solo il pomeriggio e non più la mattina cosa che si mal concilia con il mio lavoro. Mi chiedevo se fosse una cosa comune tra i terapisti e che dunque è spesso il paziente che deve adattarsi agli orari del professionista o se mi sono imbattuto io in una situazione particolare. Inoltre avevo letto in più articoli che la modalità online era più conveniente dal punto di vista economico ma nel mio caso il prezzo è rimasto pure invariato. Devo dire che la modalità in presenza oltre a permettermi una maggiore connessione con la persona che avevo di fronte mi era utile per tante motivazioni: era una scusa per uscire di casa visto che lo faccio molto poco, per approfittare e fare una passeggiata dopo le sedute ma anche per un discorso di prepararmi mentalmente alla seduta riflettere sul percorso e sulla mia problematica al momento di recarmi sul luogo e riflettere su ciò che c’eravamo detti in seduta al termine durante il tragitto per tornare a casa. Non so sinceramente come comportarmi e se esprimere tutto ciò con il terapeuta perché parlare apertamente significa porre fine alla terapia in fin dei conti. Più che il solito consiglio “ne parli apertamente con il terapeuta” vorrei un confronto sulle abitudini degli altri psicologi solo per capire se sono stato sfortunato io con queste “restrizioni” o se solitamente è prassi dare poche opzioni al paziente.
Buongiorno, direi come in tutte le cose che si verifica un incontro di bisogni e necessità ai quali bisogna trovare un accomodamento se si vuole iniziare o continuare, MA non è che debba andarci bene tutto. Ci potrebbero essere anche esigenze inconciliabili, come ad esempio fasce orarie e prezzi. Possono cambiare le condizioni durante il percorso? certamente ma non in modo subdolo e al cambiare delle condizioni si decide se continuare o interrompere. Questo mi sembra uno di quei casi in cui le cose non sono molto chiare, tuttavia se lei non apprezza le sedute on-line (personalmente sono contrario, anche se per noi professionisti amplifica il numero teorico di pazienti che possiamo raggiungere preferisco parlare con qualcuno che è seduto davanti a me) dovrebbe poterlo prima comunicare e se non c'è altra possibilità decidere se interrompere. Idem per il prezzo. Patti chiari e amicizia lunga.
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Buonasera, un Terapeuta sa perfettamente che la seduta in presenza è più produttiva per svariati motivi: I messaggi (più importanti di quanto immagina) non verbali non hanno il filtro dello schermo, si crea un ambiente più intimo, protetto e conviviale e quindi più predisponente all'apertura, si da maggiore tempo (e lei lo sottolinea benissimo) sia prima che dopo per una preparazione e riflessione di ciò che avverrà ed è successivamente avvenuto nella seduta, la lista dei benefici è lunga. Tuttavia, per alcuni pazienti vi sono anche benefici nella seduta online, quelli a grande distanza per esempio, o coloro che per svariati motivi hanno difficoltà a uscire all'esterno, e così via. Un punto su cui la invito a riflettere è se lei ha una buona e prolifica alleanza terapeutica con il suo Dottore e se trae più benefici che difficoltà da questa condizione, nel secondo caso, e se fossi io il suo terapeuta, preferirei che me ne parlasse per trovare un compromesso, non è detto, infatti, che si porrebbe inevitabilmente fine alla terapia. Buona serata
Buongiorno, la ringrazio per la domanda. Per quanto riguarda le modalità di gestione delle sedute, non esiste una regola standard, tuttavia generalmente, se è previsto un cambiamento, è giusto che avvenga affrontato insieme in modo chiaro, ma la responsabilità di parlarne è condivisa. Il terapeuta è tenuto a fornire queste informazioni specificando per quanto tempo sarà necessario il cambiamento, dall'altra parte il paziente ha tutto il diritto di chiedere informazioni più precise considerato che è il protagonista del percorso. Invece il prezzo, a parer mio, non dev'essere vincolato alla modalità. Il terapeuta impiega tutta la sua professionalità sia che svolga la seduta in presenza, sia che la svolga a distanza, quindi personalmente non ritengo che il prezzo debba variare a seconda del canale utilizzato. Rispetto alla flessibilità oraria, dobbiamo abituarci a pensare le sedute di psicoterapia, come un qualsiasi altro appuntamento medico, in cui il professionista solitamente comunica le sue disponibilità e il paziente sceglie quella che più si combina con le proprie possibilità. Quindi un minimo di adattamento da parte del paziente è necessario, dopo però aver fatto presente al terapeuta i propri vincoli, in modo da trovare un compromesso quando è possibile. In ultimo, vorrei solamente sottolineare l'importanza di un'espressione libera da parte del paziente di quelle che sono le proprie necessità e i propri dubbi al fine di massimizzare i risultati del percorso anche attraverso l'importante strumento della relazione terapeutica. Spero di aver chiarito le sue perplessità. Resto a disposizione. Dott.ssa Anna Tosi
Non è prassi dare poche opzioni alle persone. Per motivi di agenda, può capitare che il lavoro del terapeuta vari nel tempo e che di conseguenza abbia disponibilità orarie diverse rispetto a quelle che aveva nel momento in cui inizia con un paziente e che magari non collimino con le sue. Comprendo che sia deluso dall'idea di continuare online dal momento che la seduta in presenza aveva così tanti benefici. Avrebbe qualche vantaggio anche nel continuare il percorso con la sua attuale terapeuta, seppur online?
Salve, quello che descrive non è una prassi universale, ma dipende molto dal professionista e dalla sua organizzazione. Non tutti i terapeuti lavorano esclusivamente online o con orari così rigidi, ma è vero che, per questioni logistiche, spesso sono i pazienti a doversi adattare agli orari disponibili. La modalità online, sebbene comoda per alcuni, non è equivalente per tutti, soprattutto se, come nel suo caso, l'incontro di persona rappresentava un valore aggiunto al percorso, sia a livello pratico che emotivo.
Riguardo al costo invariato, è una scelta individuale del professionista: non tutti abbassano i prezzi per le sedute online, anche se in teoria comportano meno spese per loro. Questo può sembrare poco equo, soprattutto se la modalità non è stata concordata apertamente come una modifica definitiva.
Detto questo, esprimere queste difficoltà al terapeuta non equivale necessariamente a interrompere la terapia. Si tratta di portare alla luce una parte del suo vissuto legata al percorso, che potrebbe essere utile anche a livello terapeutico. Se però avverte che queste restrizioni stanno ostacolando il processo o che il setting non risponde più ai suoi bisogni, potrebbe considerare anche l’idea di cercare un professionista con modalità più adatte a lei. Non è una questione di sfortuna, ma di compatibilità tra le sue necessità e l’organizzazione del terapeuta.
Riguardo al costo invariato, è una scelta individuale del professionista: non tutti abbassano i prezzi per le sedute online, anche se in teoria comportano meno spese per loro. Questo può sembrare poco equo, soprattutto se la modalità non è stata concordata apertamente come una modifica definitiva.
Detto questo, esprimere queste difficoltà al terapeuta non equivale necessariamente a interrompere la terapia. Si tratta di portare alla luce una parte del suo vissuto legata al percorso, che potrebbe essere utile anche a livello terapeutico. Se però avverte che queste restrizioni stanno ostacolando il processo o che il setting non risponde più ai suoi bisogni, potrebbe considerare anche l’idea di cercare un professionista con modalità più adatte a lei. Non è una questione di sfortuna, ma di compatibilità tra le sue necessità e l’organizzazione del terapeuta.
salve , parlare apertamente al suo terapeuta non significa porre fine al percorso finora intrapreso ma di certo consente di far chiarezza sul cambiamento di setting. ne parli e vedrà che ci saranno molti spunti di riflessione che l’aiuteranno a capire di più di se. nel caso volesse cambiare sono disponibile a seguirla . ricevo a Roma in zona Prati ed effettuo colloqui Online se necessari. cordialmente. Carlo Benedetti Michelangeli
Buongiorno a Lei.
Il successo di una terapia dipende in gran parte dalla qualità della relazione terapeutica instaurata tra terapeuta e paziente, al di la del tipo di approccio seguito dal terapeuta stesso.
Questo legame emotivo, basato su fiducia, empatia e comprensione reciproca, è essenziale per il raggiungimento degli obiettivi terapeutici.
L’alleanza terapeutica raggiunge qualità ottimali quando entrambi i membri della diade terapeutica sono cooperativi nel perseguire gli obiettivi condivisi, i compiti reciproci nella cornice del trattamento e il legame affettivo costituito da fiducia e rispetto. In questo caso, il sistema motivazionale che si attiva è quello cooperativo che manterrebbe salda l’alleanza terapeutica.
Se Lei ritiene che ci siano dei bisogni diversi nel setting ne parli al suo terapeuta, questo diventerà uno scambio di vedute e non necessariamente una rottura dell terapia.
Si ricordi che nella terapia entrambi (terapeuta e cliente) sono protagonisti del percorso intrapreso assieme.
Un caro saluto.
Il successo di una terapia dipende in gran parte dalla qualità della relazione terapeutica instaurata tra terapeuta e paziente, al di la del tipo di approccio seguito dal terapeuta stesso.
Questo legame emotivo, basato su fiducia, empatia e comprensione reciproca, è essenziale per il raggiungimento degli obiettivi terapeutici.
L’alleanza terapeutica raggiunge qualità ottimali quando entrambi i membri della diade terapeutica sono cooperativi nel perseguire gli obiettivi condivisi, i compiti reciproci nella cornice del trattamento e il legame affettivo costituito da fiducia e rispetto. In questo caso, il sistema motivazionale che si attiva è quello cooperativo che manterrebbe salda l’alleanza terapeutica.
Se Lei ritiene che ci siano dei bisogni diversi nel setting ne parli al suo terapeuta, questo diventerà uno scambio di vedute e non necessariamente una rottura dell terapia.
Si ricordi che nella terapia entrambi (terapeuta e cliente) sono protagonisti del percorso intrapreso assieme.
Un caro saluto.
Salve,
sarebbe opportuno capire quali siano i motivi imprecisati per cui si è passati dalla modalità in presenza all'online. Le restrizioni esistono quando non sappiamo cosa delimitano; e lei ha il pieno diritto di chiederlo e di esprimere quanto il fatto stesso di ANDARE, sia produttivo per il suo percorso.
Anche in questo caso, lei pone una restrizione: "Non so sinceramente come comportarmi e se esprimere tutto ciò con il terapeuta perché parlare apertamente significa porre fine alla terapia in fin dei conti." Assolutamente no; anzi, questa domanda potrebbe meglio orientare il suo terapeuta verso una direzione della cura più idonea.
Per Freud, sono due gli imperativi della psicoanalisi: VIENI e PARLA.
Anche lei ha il diritto di poter ANDARE e PARLARE.
Saluti.
sarebbe opportuno capire quali siano i motivi imprecisati per cui si è passati dalla modalità in presenza all'online. Le restrizioni esistono quando non sappiamo cosa delimitano; e lei ha il pieno diritto di chiederlo e di esprimere quanto il fatto stesso di ANDARE, sia produttivo per il suo percorso.
Anche in questo caso, lei pone una restrizione: "Non so sinceramente come comportarmi e se esprimere tutto ciò con il terapeuta perché parlare apertamente significa porre fine alla terapia in fin dei conti." Assolutamente no; anzi, questa domanda potrebbe meglio orientare il suo terapeuta verso una direzione della cura più idonea.
Per Freud, sono due gli imperativi della psicoanalisi: VIENI e PARLA.
Anche lei ha il diritto di poter ANDARE e PARLARE.
Saluti.
Capisco quanto questa situazione possa essere frustrante per lei e quanto stia mettendo in discussione il percorso che sta facendo. La terapia, in qualunque forma venga svolta, dovrebbe essere un luogo in cui si sente accolto, libero di esprimere anche dubbi o disagi come quelli che sta vivendo. Ed è comprensibile che il cambiamento della modalità delle sedute e delle condizioni orarie abbia un impatto sul modo in cui lei percepisce il percorso, soprattutto perché la presenza fisica sembra svolgere un ruolo importante per il suo benessere e la sua preparazione mentale. Da un punto di vista più generale, non esiste una "prassi" universale per tutti i terapeuti: ogni professionista organizza il proprio lavoro in base a vari fattori, come la gestione del tempo, la logistica e l’efficacia delle modalità online o in presenza. Molti terapeuti, soprattutto negli ultimi anni, hanno introdotto la terapia online come una soluzione alternativa e valida, e per molte persone si è dimostrata funzionale. Tuttavia, è chiaro che questa modalità non è adatta a tutti allo stesso modo: alcune persone, come nel suo caso, traggono grandi benefici dall’esperienza “in presenza”, che include anche il tragitto, la preparazione mentale e il contatto umano diretto. La questione degli orari, invece, dipende spesso dalla disponibilità del terapeuta. È abbastanza comune che i professionisti offrano fasce orarie limitate, e purtroppo non sempre riescono ad adattarsi alle esigenze di tutti i pazienti, anche se sarebbe ideale trovare un equilibrio reciproco. È importante però sottolineare che questa situazione non è necessariamente una norma, né un riflesso di una sua “sfortuna”. Alcuni terapeuti riescono a mantenere una maggiore flessibilità, altri no, e questo può variare anche a seconda del contesto lavorativo (ad esempio, se lavorano privatamente o presso centri specifici). Rispetto alla questione economica, è vero che spesso si pensa che la terapia online debba avere un costo inferiore, ma in realtà non è una regola fissa. Il valore della seduta non dipende esclusivamente dalla modalità (online o in presenza), ma dall’esperienza e dall’impegno del professionista. Molti terapeuti continuano a mantenere lo stesso costo perché ritengono che la qualità del lavoro e del tempo dedicato al paziente rimanga invariata. Detto ciò, mi sento di dirle che il suo disagio è legittimo e merita di essere accolto. Parlare apertamente con il suo terapeuta non equivale necessariamente a interrompere la terapia: anzi, può rappresentare una parte importante del percorso. Esprimere le sue difficoltà non significa criticarlo o rifiutare la sua professionalità, ma piuttosto dare voce a un aspetto della relazione terapeutica che sta influendo sul suo coinvolgimento e sul senso stesso delle sedute. Anche questo può diventare un momento di riflessione su come affronta i cambiamenti e le situazioni di disagio nella sua vita. In fondo, il terapeuta è lì per lei, e il dialogo può servire proprio a trovare una soluzione o, quantomeno, a rendere il percorso più adatto alle sue esigenze. Se non si sente a suo agio con la modalità online e con la flessibilità oraria ridotta, potrebbe valere la pena esplorare insieme se esistono altre possibilità o, se necessario, valutare un professionista che possa meglio rispondere alle sue necessità logistiche e personali. Ciò che conta è che la terapia continui a essere un luogo sicuro e utile per lei, in cui sentirsi libero di esprimere ogni aspetto del suo vissuto, compresi dubbi e difficoltà come questa. È normale desiderare una maggiore connessione e continuità, e questo desiderio merita spazio e ascolto. Dott. Andrea Boggero
Salve, di solito ci si accorda con il paziente. Nel caso il terapeuta non abbia altre soluzioni in quanto i suoi orari sono cambiati, deve mettere in conto che la terapia possa concludersi. Per quanto riguarda l'aspetto dell'onorario, il tempo dedicato è il medesimo, per cui l'onorario non cambia. Le direi di parlarne, anche se questo già lo sa. Un cordiale saluto
Dott.ssa Marina Bonadeni
Dott.ssa Marina Bonadeni
Gentile utente, non entrerò nel merito delle scelte del collega poiché ogni terapeuta lavora a modo suo. Le dico però come è mia prassi fare. Dal mio punto di vista la flessibilità reciproca e la comunicazione di ogni scelta sono alla base di una terapia che pone le basi migliori possibili. Sicuramente non sempre le esigenze del terapeuta e del paziente possono conciliarsi. Credo che però dal suo vissuto quello che possa essere mancato è un po di comunicazione trasparente. Lei oggi è confuso e non comprende cosa stia accadendo nella sua terapia. Per quando parlarne possa essere difficile, non per forza debba condurre alla conclusione del percorso. Inoltre anche se poi dovesse andare così forse potrebbe essere interessante chiedersi, ma se non ne parlo e la terapia prosegue in queste modalità e con questi dubbi io sento che mi è utile?
Si prenda del tempo, provi a capire. Cordialmente Dott.ssa Alessia D'Angelo
Si prenda del tempo, provi a capire. Cordialmente Dott.ssa Alessia D'Angelo
Caro utente, nel leggere le sue righe mi sembra che viva le sedute on line/solo il pomeriggio come un'imposizione o un destino ineluttabile e me ne dispiaccio.
Ho sempre considerato il "contratto di psicoterapia" come un accordo reciproco tra terapeuta e paziente dove il terapeuta propone, tra le altre cose, uno spazio (reale/virtuale) il giorno x all'ora y in base alle proprie disponibilità e le disponibilità del paziente. Il paziente, a sua volta, decide se accettare, chiedere disponibilità di altro spazio o rifiutare la proposta.
Una volta definiti giorno/orario/ durata/modalità di incontro, può capitare che ci sia occasionalmente la necessità di modificare quanto pattuito. Può succedere, per esempio, che anche il terapeuta si ammali o debba cancellare l'appuntamento per imprevisti; in questo caso è importante, per quanto possibile, che proponga un momento alternativo in modo da garantire la continuità del lavoro.
La modifica deve essere un'eccezione e non la regola quindi nel momento in cui gli accordi iniziali vengono ripetutamente modificati è necessario chiarirsi per trovare, se possibile, un nuovo punto di incontro.
Tornando al suo caso specifico, è molto importante che abbia notato che la modalità in presenza è per lei di beneficio e sarebbe altrettanto importante condividere sia quest'informazione che quella della “scomodità” dei cambi di giorni e orari con chi la sta seguendo.
Mi domando se abbia già provato ad accennare qualcosa e abbia ricevuto un riscontro negativo visto che scrive “Non so se esprimere tutto ciò con il terapeuta perché parlare apertamente significa porre fine alla terapia in fin dei conti”. Qualora non l'avesse fatto, potrebbe valer la pena esprimere tutti i suoi dubbi a chi la segue per poi poter ridefinire gli accordi.
La terapia è, infatti, un accordo a cui segue un impegno reciproco e non un'imposizione unilaterale.
Per quanto riguarda la differenza tra tariffa on-line e tariffa in presenza, la prima non è necessariamente inferiore alla seconda se il professionista lavora sia in studio che on line. In ogni caso è buona consuetudine chiarire eventuali differenze di onorario, qualora ce ne fossero, in fase iniziale. Il paziente ha comunque il diritto di chiedere chiarimenti qualora gli accordi non siano chiari prima di accettare.
Mi auguro che possa presto riprendere con la terapia in presenza!
Un caro saluto
Ho sempre considerato il "contratto di psicoterapia" come un accordo reciproco tra terapeuta e paziente dove il terapeuta propone, tra le altre cose, uno spazio (reale/virtuale) il giorno x all'ora y in base alle proprie disponibilità e le disponibilità del paziente. Il paziente, a sua volta, decide se accettare, chiedere disponibilità di altro spazio o rifiutare la proposta.
Una volta definiti giorno/orario/ durata/modalità di incontro, può capitare che ci sia occasionalmente la necessità di modificare quanto pattuito. Può succedere, per esempio, che anche il terapeuta si ammali o debba cancellare l'appuntamento per imprevisti; in questo caso è importante, per quanto possibile, che proponga un momento alternativo in modo da garantire la continuità del lavoro.
La modifica deve essere un'eccezione e non la regola quindi nel momento in cui gli accordi iniziali vengono ripetutamente modificati è necessario chiarirsi per trovare, se possibile, un nuovo punto di incontro.
Tornando al suo caso specifico, è molto importante che abbia notato che la modalità in presenza è per lei di beneficio e sarebbe altrettanto importante condividere sia quest'informazione che quella della “scomodità” dei cambi di giorni e orari con chi la sta seguendo.
Mi domando se abbia già provato ad accennare qualcosa e abbia ricevuto un riscontro negativo visto che scrive “Non so se esprimere tutto ciò con il terapeuta perché parlare apertamente significa porre fine alla terapia in fin dei conti”. Qualora non l'avesse fatto, potrebbe valer la pena esprimere tutti i suoi dubbi a chi la segue per poi poter ridefinire gli accordi.
La terapia è, infatti, un accordo a cui segue un impegno reciproco e non un'imposizione unilaterale.
Per quanto riguarda la differenza tra tariffa on-line e tariffa in presenza, la prima non è necessariamente inferiore alla seconda se il professionista lavora sia in studio che on line. In ogni caso è buona consuetudine chiarire eventuali differenze di onorario, qualora ce ne fossero, in fase iniziale. Il paziente ha comunque il diritto di chiedere chiarimenti qualora gli accordi non siano chiari prima di accettare.
Mi auguro che possa presto riprendere con la terapia in presenza!
Un caro saluto
Buonasera. Prima di tutto mi dispiace per la situazione che sta vivendo e che mi sembra la faccia sentire "allontanata" e "poco compresa". Ci sono tanti motivi per cui il suo terapeuta possa aver preso tale decisione, ciò che sembra un po' strano è che l'abbia messa in atto senza discuterne prima con lei. In questo caso "parlarne apertamente" non significa per forza dover interrompere la terapia, ma un'occasione per lei per capire se si sente sicura di esprimersi liberamente, portando un suo bisogno all'interno di quello spazio, e poi vedere insieme al terapeuta cosa può succedere, se si andrà verso un cambiamento o una chiusura. In realtà non esiste una prassi da seguire, ogni relazione paziente-terapeuta è unica e irripetibile, tutto ciò che accade dovrebbe essere discusso al suo interno proprio perchè il lavoro terapeutico prevede essere in due e lavorare insieme.
Ciao, di solito cerco nei limiti del possibile di concordare con il paziente i tempi, le modalità e gli obiettivi, se mi è possibile cerco di venire incontro alle necessità del paziente e se non mi è possibile di suggerire soluzioni alternative.
In linea di massima invito tutti i miei pazienti a comunicarmi eventuali divergenze quando nascono.
In linea di massima invito tutti i miei pazienti a comunicarmi eventuali divergenze quando nascono.
Capisco perfettamente le tue preoccupazioni riguardo alla situazione che stai vivendo con la tua psicoterapia. È evidente che il cambiamento dalla terapia in presenza a quella online ti stia creando difficoltà, specialmente per come questa modalità sta influenzando la tua connessione con il terapeuta e la tua esperienza complessiva del percorso. È naturale che tu ti senta così, considerando che la terapia, soprattutto quando è utile e profonda, è un’esperienza che coinvolge diversi aspetti della tua vita quotidiana, non solo la seduta stessa.
Il fatto che le sedute siano diventate online e che gli orari siano meno flessibili, concentrandosi solo nel pomeriggio, può sembrare una limitazione, soprattutto se la tua vita lavorativa non si concilia bene con questi nuovi orari. In effetti, sebbene la modalità online abbia guadagnato molta popolarità per la sua comodità e flessibilità, non sempre risponde a tutte le esigenze del paziente, e tu sembri sentire una perdita di qualità nell’esperienza, cosa che è legittima. La modalità in presenza ti dava un’opportunità di riflessione che ti permetteva di connetterti meglio, di usare il tempo prima e dopo la seduta per prepararti e metabolizzare quanto detto. Questi aspetti sono significativi e non è facile adattarsi a un cambiamento che ti toglie parte di questa esperienza.
Riguardo alla questione degli orari e della flessibilità, capisco che possa sembrare che la disponibilità del terapeuta venga prima delle tue esigenze, ma in realtà la disponibilità di ogni professionista dipende dalla sua organizzazione. Certamente, in alcuni casi, i pazienti devono adattarsi, ma una buona terapia dovrebbe essere un processo che tiene conto anche delle necessità del paziente. Se questo non sta accadendo, sarebbe utile discuterne apertamente. La tua domanda sul costo della terapia online è anch’essa comprensibile, poiché molti articoli parlano di una riduzione dei costi con la modalità online, ma non sempre questo si riflette nel prezzo finale. In ogni caso, se senti che non c’è stata una giustificazione chiara per questo, potrebbe essere un punto di riflessione che vale la pena condividere con il tuo terapeuta.
Infine, so che ti preoccupa l’idea di parlare apertamente dei tuoi dubbi, ma la terapia deve essere un processo collaborativo. Esprimere ciò che non funziona per te non significa mettere fine al percorso, ma anzi, potrebbe essere il passo necessario per migliorarlo. Un terapeuta competente dovrebbe essere disposto a dialogare sui tuoi bisogni e, se necessario, adattare la modalità di lavoro per garantirti il supporto che cerchi. La tua esperienza e il tuo benessere sono fondamentali, e la terapia dovrebbe essere uno spazio sicuro e utile per te.
Il fatto che le sedute siano diventate online e che gli orari siano meno flessibili, concentrandosi solo nel pomeriggio, può sembrare una limitazione, soprattutto se la tua vita lavorativa non si concilia bene con questi nuovi orari. In effetti, sebbene la modalità online abbia guadagnato molta popolarità per la sua comodità e flessibilità, non sempre risponde a tutte le esigenze del paziente, e tu sembri sentire una perdita di qualità nell’esperienza, cosa che è legittima. La modalità in presenza ti dava un’opportunità di riflessione che ti permetteva di connetterti meglio, di usare il tempo prima e dopo la seduta per prepararti e metabolizzare quanto detto. Questi aspetti sono significativi e non è facile adattarsi a un cambiamento che ti toglie parte di questa esperienza.
Riguardo alla questione degli orari e della flessibilità, capisco che possa sembrare che la disponibilità del terapeuta venga prima delle tue esigenze, ma in realtà la disponibilità di ogni professionista dipende dalla sua organizzazione. Certamente, in alcuni casi, i pazienti devono adattarsi, ma una buona terapia dovrebbe essere un processo che tiene conto anche delle necessità del paziente. Se questo non sta accadendo, sarebbe utile discuterne apertamente. La tua domanda sul costo della terapia online è anch’essa comprensibile, poiché molti articoli parlano di una riduzione dei costi con la modalità online, ma non sempre questo si riflette nel prezzo finale. In ogni caso, se senti che non c’è stata una giustificazione chiara per questo, potrebbe essere un punto di riflessione che vale la pena condividere con il tuo terapeuta.
Infine, so che ti preoccupa l’idea di parlare apertamente dei tuoi dubbi, ma la terapia deve essere un processo collaborativo. Esprimere ciò che non funziona per te non significa mettere fine al percorso, ma anzi, potrebbe essere il passo necessario per migliorarlo. Un terapeuta competente dovrebbe essere disposto a dialogare sui tuoi bisogni e, se necessario, adattare la modalità di lavoro per garantirti il supporto che cerchi. La tua esperienza e il tuo benessere sono fondamentali, e la terapia dovrebbe essere uno spazio sicuro e utile per te.
Gentile Utente,
colgo con interesse il suo spirito critico. Porsi delle domande sulle modalità della terapia indica motivazione e modalità riflessive. Sicuramente i suoi quesiti troveranno accoglienza e uno spazio di confronto ad esse dedicato.
Questo per dirle che parlarne con il suo terapeuta rappresenta la via preferenziale sia per scogliere i dubbi che porta, che per decidere insieme il percorso migliore per lei, più adatto alle sue esigenze.
Voglio rasserenarla sull'importanza di sentirsi libero di parlare con il suo terapeuta, non abbia timore di confrontarsi con lui e sappia che è proprio la comunicazione che, in un modo o nell'altro, le porterà giovamento per questi dubbi e, in toto, nel percorso che sta affrontando.
Personalmente utilizzo modalità in presenza e on-line per le sedute concordando lo svolgimento di una o dell'altra modalità con il paziente. Resto a disposizione. Dottoressa Turchetto
colgo con interesse il suo spirito critico. Porsi delle domande sulle modalità della terapia indica motivazione e modalità riflessive. Sicuramente i suoi quesiti troveranno accoglienza e uno spazio di confronto ad esse dedicato.
Questo per dirle che parlarne con il suo terapeuta rappresenta la via preferenziale sia per scogliere i dubbi che porta, che per decidere insieme il percorso migliore per lei, più adatto alle sue esigenze.
Voglio rasserenarla sull'importanza di sentirsi libero di parlare con il suo terapeuta, non abbia timore di confrontarsi con lui e sappia che è proprio la comunicazione che, in un modo o nell'altro, le porterà giovamento per questi dubbi e, in toto, nel percorso che sta affrontando.
Personalmente utilizzo modalità in presenza e on-line per le sedute concordando lo svolgimento di una o dell'altra modalità con il paziente. Resto a disposizione. Dottoressa Turchetto
Salve, grazie per aver condiviso la tua esperienza e le tue riflessioni. È comprensibile che il passaggio dalla modalità in presenza a quella online possa aver avuto un impatto sul tuo percorso terapeutico, soprattutto considerando quanto valorizzavi le sedute in presenza per motivazioni pratiche ed emotive.
Il tuo terapeuta avrà sicuramente avuto ragioni valide per spostare le sedute online, che potrebbero includere necessità personali o organizzative. È anche possibile che abbia scelto questa modalità per garantirti una maggiore costanza e disponibilità negli orari stabiliti. Tuttavia, è importante ricordare che la relazione terapeutica è un rapporto biunivoco, basato sul dialogo e sulla collaborazione, dove sia il professionista sia il paziente devono sentirsi a proprio agio.
Per quanto riguarda il costo delle sedute, la modalità online e quella in presenza comportano gli stessi obblighi fiscali e lo stesso impegno professionale da parte del terapeuta. Per questo motivo, spesso non c’è una differenza economica tra le due. Tuttavia, la tua preferenza per le sedute in presenza non è solo una questione pratica, ma una parte essenziale del tuo benessere e della tua esperienza terapeutica, ed è più che legittimo che tu voglia esprimerla.
La cosa più importante è che tu ti senta ascoltato e accolto. Sei perfettamente in diritto di spiegare al tuo terapeuta che la modalità in presenza per te è più funzionale e che ti aiuta a ottenere il massimo beneficio dal percorso. Questo non significa "porre fine alla terapia", ma fare un passo per tutelare il tuo benessere all'interno di una relazione che dovrebbe essere sempre orientata a farti stare bene.
Se per qualsiasi motivo il tuo terapeuta non potesse accogliere questa richiesta e questa cosa fosse per te centrale, allora potresti considerare l’opzione di cercare un altro professionista che possa rispondere pienamente alle tue esigenze. La terapia è un percorso pensato per il tuo benessere, e trovare il giusto equilibrio tra i tuoi bisogni e le modalità del professionista è fondamentale per garantirne l’efficacia.
Qualunque sia la tua decisione, il fatto che tu stia riflettendo su questi aspetti dimostra quanto tu tenga al tuo percorso di crescita personale. Ti auguro il meglio per il prosieguo della tua terapia!
Il tuo terapeuta avrà sicuramente avuto ragioni valide per spostare le sedute online, che potrebbero includere necessità personali o organizzative. È anche possibile che abbia scelto questa modalità per garantirti una maggiore costanza e disponibilità negli orari stabiliti. Tuttavia, è importante ricordare che la relazione terapeutica è un rapporto biunivoco, basato sul dialogo e sulla collaborazione, dove sia il professionista sia il paziente devono sentirsi a proprio agio.
Per quanto riguarda il costo delle sedute, la modalità online e quella in presenza comportano gli stessi obblighi fiscali e lo stesso impegno professionale da parte del terapeuta. Per questo motivo, spesso non c’è una differenza economica tra le due. Tuttavia, la tua preferenza per le sedute in presenza non è solo una questione pratica, ma una parte essenziale del tuo benessere e della tua esperienza terapeutica, ed è più che legittimo che tu voglia esprimerla.
La cosa più importante è che tu ti senta ascoltato e accolto. Sei perfettamente in diritto di spiegare al tuo terapeuta che la modalità in presenza per te è più funzionale e che ti aiuta a ottenere il massimo beneficio dal percorso. Questo non significa "porre fine alla terapia", ma fare un passo per tutelare il tuo benessere all'interno di una relazione che dovrebbe essere sempre orientata a farti stare bene.
Se per qualsiasi motivo il tuo terapeuta non potesse accogliere questa richiesta e questa cosa fosse per te centrale, allora potresti considerare l’opzione di cercare un altro professionista che possa rispondere pienamente alle tue esigenze. La terapia è un percorso pensato per il tuo benessere, e trovare il giusto equilibrio tra i tuoi bisogni e le modalità del professionista è fondamentale per garantirne l’efficacia.
Qualunque sia la tua decisione, il fatto che tu stia riflettendo su questi aspetti dimostra quanto tu tenga al tuo percorso di crescita personale. Ti auguro il meglio per il prosieguo della tua terapia!
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso/a utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso/a utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Salve,
capisco il suo malessere e la confusione riguardo alla situazione che sta vivendo con il suo percorso.
Della sua domanda mi colpisce molto il fatto che "parlare apertamente" del suo vissuto relativo al percorso che sta facendo con il professionista che la segue voglia dire "porre fine alla terapia".
Credo sia importante poter comunicare sinceramente con il terapeuta. Capisco che possa sembrarle difficile, ma esprimere come si sente potrebbe aiutarla a trovare una soluzione che funzioni meglio per lei, senza che questo comprometta il percorso terapeutico.
Ogni seduta è un momento concordato tra paziente e terapeuta, che tiene conto delle disponibilità e necessità di entrambi, soprattutto quando condivise: esplicitare i suoi bisogni potrebbe aiutarla nel cercare un incontro con il professionista che la segue, qualora sia possibile. Per quanto riguarda i costi, dipende dalle politiche individuali di ciascun terapeuta.
Cordialmente, Dott.ssa Debora Triolo
capisco il suo malessere e la confusione riguardo alla situazione che sta vivendo con il suo percorso.
Della sua domanda mi colpisce molto il fatto che "parlare apertamente" del suo vissuto relativo al percorso che sta facendo con il professionista che la segue voglia dire "porre fine alla terapia".
Credo sia importante poter comunicare sinceramente con il terapeuta. Capisco che possa sembrarle difficile, ma esprimere come si sente potrebbe aiutarla a trovare una soluzione che funzioni meglio per lei, senza che questo comprometta il percorso terapeutico.
Ogni seduta è un momento concordato tra paziente e terapeuta, che tiene conto delle disponibilità e necessità di entrambi, soprattutto quando condivise: esplicitare i suoi bisogni potrebbe aiutarla nel cercare un incontro con il professionista che la segue, qualora sia possibile. Per quanto riguarda i costi, dipende dalle politiche individuali di ciascun terapeuta.
Cordialmente, Dott.ssa Debora Triolo
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