Salve, ho bisogno di un psicologo credo. Ho un figlio che a marzo compie 16 anni. Cresciuto con i no

24 risposte
Salve, ho bisogno di un psicologo credo. Ho un figlio che a marzo compie 16 anni. Cresciuto con i nonni( mentre io lavoravo in ristorante) perché non riconosciuto dal padre. È stato sempre introverso, timido,silenzioso, non esce mai, non ha avuto mai amicizie costanti,triva piacere solo nei videogiochi, che se glieli tolgo si deprime maggiormente. Comunque è buono.
Attualmente a scuola è un disastro, i professori sono dispiaciuti perché dicono sia intelligente. In famiglia non vuole stare mai nella stessa stanza con qualcun'altro di noi.
Non sopporta mio marito (sono 10 anni che stiamo insieme e abbiamo avuto una bambina).
Come posso fare? Gli vogliamo tutti bene ma lui si rifiuta di accettare aiuto e attenzioni, è bloccato.
Buongiorno signora, la situazione che descrive è sicuramente degna di attenzione clinica. Nel suo racconto non menziona quale sia il livello di dialogo tra i vari componenti della famiglia e soprattutto non fa cenno a quelli che sono i pensieri o le emozioni del ragazzo rispetto al suo status. Provi a dialogare maggiormente con lui cercando di capire quali sono le sue difficoltà e le sue paure. Oltre alla figura di uno psicologo o psicoterapeuta da consigliare al ragazzo, valuterei anche la possibilità di una terapia familiare sia per migliorare i rapporti all'interno nel nucleo, sia per fargli capire che non lo state additando come "sbagliato", ma più probailmente c'è qualcosa che non funziona nell'intero sistema.
Cordialmente, Francesca Agostinelli

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L'adolescenza è una fase sicuramente critica, è una sorta di nuova nascita, il bambino deve fare spazio al giovane uomo.
E' questo il momento in cui i nodi vengono al pettine, traumi non elaborati, abbandoni, situazione emotive complesse non possono più essere nascoste e misconosciute e si presentano come tanti interrogativi, richieste, bisogni, vuoti.
Come nel caso del ragazzo descritto che non è stato riconosciuto dal padre, è essenziale riconoscere le origini per quanto queste possano essere difficili e dolorose.
Un aspetto importante è il fattore tempo, se si riesce ad offrire un aiuto significativo ad un adolescente in difficoltà, è molto più alta la possibilità di risolvere in modo positivo la crisi e quindi ampliare la possibilità di un pieno sviluppo.
Buongiorno. Dalle sue parole emerge, quasi di sottofondo, una certa angoscia perché si sta lentamente incrinando una situazione che, dalla sua lettera, appariva già un po' precaria. C'è da dire, tuttavia, che a 16 anni suo figlio è nel.pieno dell'adolescenza, della contestazione, della crisi pro-identità. Concordo con la collega, costruite intanto occasioni di dialogo e momenti di condivisione, se.possibile non gruppali, ma privilegiando il rapporto 1:1. Nella mia esperienza però mi viene da dirle che portare lui, senza portare il sistema rischia di essere un passo poco fruttuoso. Di solito, in questa fascia di eta', si suggeriscono trattamenti in parallelo oppure sistemico-familiari
È importante l'attenzione che ha rivolto alla situazione di suo figlio e condivido appieno le indicazioni delle colleghe. In più la inviteterei a fare delle riflessioni e analisi maggiori sul rapporto tra lei e suo figlio e dell'intera famiglia al fine di individuare i punti di debolezza e di forza che hanno caratterizzato la vostra relazione fino ad ora.
Salve, sicuramente il ragazzo avverte delle difficoltà dovute sia per il periodo adolescenziale ma potrebbe essere anche caratteriale. Non riesce ad interagire con la famiglia isolandosi e neanche con i suoi amici riesce a legare, però si rifugia nel mondo dei videogiochi. Fa bene a dosargli il tempo che dedica ai videogiochi, perchè con il tempo potrebbe diventare una dipendenza. Nell'ambito della famiglia avverte un disagio, non essendo riconosciuto dal padre prova uno stato di abbandono che sicuramente non lo fa stare bene, inoltre non riesce ad instaurare un rapporto con suo marito. Come già suggeritole dalle mie colleghe, farebbe bene non solo al ragazzo ma a tutta la famiglia, intraprendere delle sedute di terapia famigliare, perchè quando i ragazzi vanno male a scuola è il primo segnale che ci sono dei problemi nell'ambito della famiglia. la saluto cordialmente, dott. Eugenia Cardilli
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Sono in grado di sviluppare il potenziale evolutivo bloccato di questo adolescente
Alessandra Lancellotti
Salve. direi che il piano di intervento per trattare il disagio di suo figlio non puo' prescindere da una attenzione al funzionamento delle dinamiche familiari attuali e remote.
suo figlio sta certamente attraversando una fase complicata per definizione, l'adolescenza, tuttavia si trova dentro un sistema familiare che lo blocca.
le suggerisco di rivolgersi ad un terapeuta ad orientamento sistemico relazionale. Cordiali Saluti.
gentilissima, dalle sue parole mi è arrivato quanto sia difficile per lei capire suo figlio e quanta distanza ci sia tra di voi in questo momento. Forse tra di voi si è costruita piano piano nel tempo, in quegli anni in cui ha dovuto rimboccarsi le maniche per mantenerlo economicamente, al costo di rinunciare a tanti momenti insieme, di condivisione che forse piano piano hanno contribuito a costruire una certa distanza tra voi. L'adolescenza è un periodo critico, dove certi nodi emotivi e psicologici irrisolti ritornano fuori. Stavolta però è l'occasione per cercare di costruire quella strada che al tempo fu interdetta per dover dedicare energie e tempo al lavoro. Il bisogno di isolamento e la "ribellione" verso di voi che si manifesta nel non voler condividere lo stesso spazio fisico sono segnali assolutamente da non ignorare. Si rivolga ad un terapeuta della sua zona per un aiuto concreto. rimango comunque a disposizione. Cordialmente D.ssa capaccioli
Buonasera,

la situazione che lei descrive è molto articolata e complessa: il bambino sta manifestando chiari segnali di malessere che ovviamente risultano di difficile interpretazione per tutta la famiglia.
Questo potrebbe portarvi a sviluppare sentimenti di colpa o di inefficacia, creando dunque un ulteriore problema rispetto alla situazione già delicata.
Quello che risulta importante è un'immediata valutazione clinica del bambino, che possa permettervi di attivare un percorso che dia gradualmente sollievo alle problematiche relazionali che paiono rilevanti per vostro figlio.
Parallelamente, credo sia molto importante, essendo la famiglia un sistema complesso, che si possa pensare ad un percorso di sostegno anche per la coppia genitoriale, in modo da analizzare ed approfondire eventuali dinamiche ormai consolidate e magari disfunzionali, oltre che fantasmi legati a vissuti di perdita risalenti al passato.

Un caro saluto.
Dott.ssa Elisabetta Giuli
Buongiorno, è molto importante diagnosticare di quale disturbo soffra il giovane, quindi va fatto visitare da un neuropsichiatra infantile, il quale potrà eventualmente coinvolgere i famigliari nella cura..
La saluto cordialmente, Maurizio Luppi.
Buonasera,
l'approccio al disagio di suo figlio, per essere maggiormente risolutivo, deve essere familiare.
Gli proponga un sostegno psicologico ma nello stesso tempo ipotizzate un percorso psicologico di sostegno alla vostra coppia genotoriale.

Cordialmente
Buonasera, la situazione che descrive è degna di attenzione. La sua famiglia è passata attraverso tante prove e cambiamenti, certamente ognuno di voi avrebbe il diritto di raccontare la sua parte di storia, e ciò aiuterebbe tutti a dare nuovi significati al proprio vissuto personale/familiare. È vero che oggi suo figlio esprime un disagio che immagino coinvolga e preoccupi tutti, ma è altrettanto vero che lavorando insieme potreste aiutarlo e aiutarvi. Un percorso di terapia familiare sistemico relazionale è probabilmente la strada migliore da intraprendere. Le faccio i miei migliori auguri. Un caro saluto
Buongiorno a lei,
a 16 anni un ragazzo si trova in un momento di "crisi" soggettiva: crisi da intendersi come momento di trasformazione e ridefinizione della propria identità maschile. Affinché suo figlio possa operare questo passaggio, è necessario si interroghi sulle sue origini e sul padre biologico. E' un passaggio delicato, complesso e doloroso, ma indispensabile. Un percorso di psicoterapia certamente potrebbe dargli giovamento, qualora accetti di farsi aiutare. Nel salutarla le consiglio un film interessante rispetto a tale tema: "Scialla!" di Francesco Bruni.
Un caro saluto, dottoressa Margherita Maggioni.
Buon giorno. Presenta una situazione certamente interessante per me che sono un clinico dell'adolescenza e lavoro spesso con situazioni simili alle sue. Quello che le posso dire è di provare a conoscere senza alcuna forma di giudizio il mondo di suo figlio, anche quello dei videogiochi. Il mondo virtuale è una realtà nella quale i giovani spesso cercano rifugio poichè non soddisfatti del mondo reale. Opportuno potrà essere il provare ad avvicinarsi il più possibile al mondo del ragazzo non facendogli percepire alcun giudizio ma esclusivamente la voglia e il desiderio di avvicinarci a lui. Cordialmente Gian Piero Grandi.
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Gentilissima signora,
l'adolescenza è un periodo complesso, da quel che lei scrive si percepisce come ci siano tra lei e suo figlio e gli altri membri della vostra famiglia una serie di aree di "non contatto", caratterizzate dalla impossibilità di dialogare e di sentirsi "vicini" emotivamente. Nello specifico l'atteggiamento ed i comportamenti da lei descritti di suo figlio meritano un approfondimento specialistico, ma mi posso immaginare che non sarà semplice trovare l collaborazione del ragazzo. Le consiglio, qualora non riuscisse a farlo accedere ad una consulenza specifica per sè, di iniziare lei un percorso in favore del suo ruolo genitoriale così da mettere a fuoco quali sono, in questa fase critica, i comportamenti migliori da tenere con il ragazzo per poter ricostruire o costruire un equilibrio funzionale tra voi.
Resto a disposizione per eventuali approfondimenti.
Dott.ssa Arianna Sala - Cernusco sul Naviglio
Salve, sono pienamente d’accordo sul cercare uno spazio per sé, mentre il ragazzo non maturi la collaborazione ad una consultazione neuropsichiatrica. Spesso in adolescenza sentire che qualcosa fuori, in famiglia, si muove, aiuta anche a pensare per sé.
In bocca al lupo
Marta Calderaro
Buongiorno, mi trovo d'accordo con i suggerimenti dei colleghi. Essendo una psicologa specializzata in età evolutiva, mi trovo spesso a lavorare con situazione simili alla sua. L' adolescenza è di per sé un momento di 'crisi', cambiamento, scoperta e 'rinascita', non solo per il bambino che sta per diventare un giovane adulto e quindi in lui vanno a modificarsi aspetti sia fisici che psicologici, ma anche per l'intero nucleo familiare che si trova a dover ristabilire una sorta di equilibrio in una nuova fase di vita. Per farlo però, a volte, è necessario l'aiuto di una figura esterna, specializzata in queste tematiche che possa aiutare nel trovare quei nodi che bloccano e creano disagio. Le consiglierei quindi di rivolgersi ad una figura con queste competenze e specializzazioni. Rimango a sua disposizione per qualsiasi chiarimento. Una buona giornata.
Dott.ssa Paola Garilli
Salve signora, l'adolescenza è un periodo critico, dove i ragazzi si trovano ad affrontare numerosi "eventi critici", tra questi la ricerca di indipendenza e lo svincolo dalle figure genitoriali, gli aspetti che lei riporta ovvero la mancanza di amicizie costanti, le difficoltà scolastiche, la difficoltà di stare con gli altri membri della famiglia, sono tutti fattori che esprimono un disagio dovuto magari anche al momento delicato che sta vivendo ovvero l'adolescenza. Sarebbe bene che suo figlio abbia uno spazio suo con un esperto, all'interno di uno spazio terapeutico. Resto a disposizione per ulteriori chiarimenti.
Cari saluti.
Dott.ssa Domenica Lipari
Gentile utente, la preoccupazione che lei esprime per la situazione di suo figlio è certamente comprensibile e deve essere accolta. Lei descrive alcune difficoltà del ragazzo, che comprendono diversi ambiti della sua vita (difficoltà scolastiche, problemi nelle relazioni familiari, umore deflesso). Per questo, nonostante suo figlio si trovi in un'età che può essere in se stessa critica, le suggerirei di consultare un professionista per considerare la sua situazione specifica. Questo consulto potrebbe essere utile anche alla luce della storia di vita del ragazzo, che come lei scrive non ha conosciuto il proprio padre e ora si affaccia al mondo adulto e alla necessità maturativa di diventare lui stesso uomo. Cordialmente, Dott.ssa Salustri
Una terapia familiare potrebbe aiutare tutti.
Fondamentale trovare una comunicazione efficace. Se il ragazzo non vuole affrontare una terapia iniziate Voi.
Quando qualcuno si muove, gli altri componenti del nucleo familiare non possono più stare fermi.
Si ricordi che di relazioni ci si ammala, ma di relazione si guarisce!
Dalle sue parole sembra attraversare un momento davvero particolare e profondamente pesante da sopportare, che meriterebbe di essere condiviso per alleviarne il dolore. I suoi vissuti, così importanti e delicati, necessiterebbero di essere ascoltati e approfonditi in un contesto terapeutico, certamente un percorso psicologico la aiuterebbe a fare chiarezza e ad affrontare questo momento, così difficile per lei. La psicoterapia è prima di tutto un viaggio, un'esplorazione di noi stessi con la compagnia di qualcuno a cui affidarsi e su cui poter contare che può aiutarci a conoscerci meglio, a sondare parti di noi emozioni, pensieri, prospettive ancora sconosciuti che è arrivato il momento di incontrare. Le suggerisco di valutare l'inizio di un percorso di terapia con la compagnia di qualcuno che si sintonizzi al meglio con le sue necessità e aspettative, in caso mi trova disponibile ad riceverla (attraverso la video-consulenza online) e, se mi permette, la invito con piacere a ritagliarsi qualche minuto per leggere la mia descrizione presente su questa piattaforma e farsi una prima idea di me del mio approccio; se la lettura le piacerà e se la motiverà a mettersi in gioco (scegliere di affrontare il nostro dolore è una scelta molto coraggiosa e una scommessa su noi stessi!), mi troverà felice di accoglierla. Resto a sua disposizione e, se vuole, la aspetto. Un gentile saluto
Gentile signora, cerchi di accedere ai servizi territoriali, visto che suo figlio è minorenne potrebbe contattare il TSMREE e vedere se è possibile fare un primo colloquio. In alternativa può consultare uno psicoterapeuta per una consulenza online o una prima visita di valutazione della situazione. Resto a Sua disposizione, dr.ssa M. Di Iorio.
Un giovane timido riservato silenzioso non necessariamente deve preoccupare, i primi anni sono spesso i più difficili per le persone sensibili ed intelligenti.
Invece il fatto che non ottenga risultati a scuola può rappresentare una difficoltà nel suo futuro inserimento sociale. A questo fine può consultare uno psicoterapeuta per un colloquio conoscitivo al fine di valutare cosa fare.
Salve, credo anche io che la sua intuizione del supporto psicologico sia ottima. Purtroppo non è facile vedere il proprio figlio soffrire e sentirsi impotenti, a volte però la famiglia può solo indirizzarlo da una specialista che lo può aiutare, perciò le consiglio di rivolgersi al più presto ad uno psicoterapeuta che possa prendere in carico suo figlio, prima si interviene in questi casi, meglio è. Per altre domande sono qui, un caro saluto.

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