Salve, ho 49 anni e premetto che sono sempre stato ipocondriaco ma dal mese di maggio in poi questo

19 risposte
Salve, ho 49 anni e premetto che sono sempre stato ipocondriaco ma dal mese di maggio in poi questo tipo di disturbo si è accentuato molto.
In questi mesi infatti ho avuto alcuni attacchi di panico dovuti a problemi di deglutizione, avevo paura di strozzarmi, sudavo quando stavo a tavola e non mangiavo quasi nulla per paura, ché mi sarei soffocato e ancora tuttora avvolte capita, anche se sto leggermente meglio. Ma la cosa che mi preoccupa e chiedere a voi un consiglio, che da quando ho avuto il problema di aver paura di mangiare è aumentato molto il mio lato ipocondriaco, con paura di star male, avere patologie particolari, pensieri negativi e di morte anche improvvisa.
Secondo voi posso superare questo disturbo che non riesco in questo particolare momento a superare e come, sto andando da una psicologa. Grazie
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

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Salve, grazie per la condivisione della sua esperienza. Le suggerirei di parlarne con la sua psicologa di questi dubbi che esprime, è importante ai fini della terapia poter condividere con lei queste preoccupazioni. Qualora non lo avesse fatto la invito a chiedersi come mai ha ritenuto di non parlarne con lei. Quello che descrive sembrerebbe un tipico meccanismo ansioso, ma è difficile poterlo dire con certezza, andrebbero viste e approfondite le situazioni e le circostanze in cui le capitano questi pensieri. Spero di essere stato di aiuto. Un cordiale saluto.
Salve, grazie per aver condiviso con noi la sua storia. Percepisco che la situazione la stia mettendo a disagio, l'ipocondria può essere molto debilitante, ma già prendendone atto si fa un primo passo verso la guarigione. Sarebbe necessario effettuare alcuni test per valutare lo stato generale per poi seguire una terapia cognitivo-comportamentale. Se lo desidera, io sono a dispozizione, anche online..
Dott.sa Elena Bonini
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Buongiorno.
Lei ha già fatto una scelta molto valida e importante: va da una psicologa.
E' proprio in quel contesto che può e deve, per rispetto a se stesso, parlare di questi pensieri e sintomi che descrive: si tratta di qualcosa che si può affrontare e lenire, valutando con la psicologa anche la possibilità di non avere più del tutto sintomi del genere.
Gentile utente, mi dispiace tanto per ciò che ha raccontato, leggo tanta sofferenza nelle sue parole. È molto importante capire le cause di ciò che ha descritto in modo da lavorarci con uno psicologo.
Le auguro il meglio!
Se dovesse avere dei dubbi, può contattarmi premendo il tasto 'messaggio' sul mio profilo.
Resto a disposizione attraverso consulenze online.
Dott. Luca Rochdi
Gentilissimo, mi dispiace per questi vissuti che ha. E' successo qualche evento a maggio che potrebbe aver accentuato il suo disturbo? Si è messo in atto un circolo vizioso che la tormenta. Bene che si è già rivolto ad una psicologa. Da quanto? Per la terapia psicologica c'è bisogno di un po' di tempo. Come mai ha rivolto a noi queste domande? Ne ha parlato con lei? Dia fiducia al suo percorso. Se nel tempo non si confermasse la fiducia, può chiedere un'altra consulenza. Cordiali saluti dott.ssa Silvia Ragni
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buongiorno, il problema che ha presentato è piuttosto invalidante e le impedisce di vivere serenamente il suo quotidiano.
Le posso dire anche che è un disturbo molto diffuso ma che si può trattare con dei buoni risultati.
Per qualsiasi chiarimento o domanda può contattarmi.
Buona giornata
Dott.ssa Paola Farinelli
Salve, l'ipocondria è un disturbo completamente risolvibile ma ci vuole molto impegno. Se sta già andando da una psicologa significa che ha già deciso di fare qualcosa a riguardo, aspetti almeno metà anno prima di verificare se ci sono stati miglioramenti. In caso contrario mi permetto di suggerirle la terapia breve strategica che ha tra le sue punte di diamante proprio l'ipocondria.
Carissimo, il disturbo che lei descrive è frequente e si può manifestare come un "nodo in gola" che impedisce di deglutire. Può avere natura psicosomatica e comparire dopo un lutto oppure nel caso in cui non si ha il coraggio di parlare apertamente (parole strozzate in gola). Se è già supportato da un terapeuta abbia fiducia e agevoli il cambiamento che è necessario in lei. Sono a disposizione per chiarimenti e supporto. Un caro saluto. Dott. ssa Anna Verrino
È positivo che tu stia già frequentando una psicologa per affrontare queste ansie e paure. Continua ad esplorare con lei le radici profonde del tuo ipocondriaco e della paura di mangiare. La terapia cognitivo-comportamentale potrebbe aiutarti a cambiare i modelli di pensiero negativi e affrontare le paure in modo costruttivo. Lavorare sulla gestione dell'ansia e sulle strategie di coping può essere fondamentale per superare questo disturbo.

Rimango a disposizione per ulteriori informazioni. Dott.ssa Francesca Gottofredi.
Gentile utente, ha già intrapreso il primo passo che è quello di rivolgersi ad un professionista, molto bene!. Capisco i timori che possono ruotare intorno alla deglutizione soprattutto se scatenati da un episodio specifico. Personalmente utilizzo una terapia cognitivo-comportamentale e lavoro insieme al paziente allo sviluppo di nuove strategie di fronteggiamento da poter utilizzare nelle situazioni di vita difficili. E' importante modificare il sistema cognitivo, emotivo e comportamentale alla base del disturbo ansioso.
In bocca al lupo!
Dott.ssa Melania Filograna
Buongiorno,
L'ipocondria fa parte dei disturbi d'ansia per cui affidarsi ad una psicologa è stata sicuramente la scelta più corretta.
In bocca al lupo per il suo percorso!
Dott. Marco Cenci
Gentile paziente, innanzi tutto mi meraviglia la precisione e la capacità di sintesi con cui lei è riuscito a descrivere la sua situazione: a primo impatto mi pare si possa trattare di un disturbo d'ansia, molto probabilmente trattabile con un percorso psicologico. So bene che il vissuto personale, in questo tipi di disturbi, è estremamente problematico e causa sofferenza. Se posso permettermi però, la inviterei a riflettere sul fatto che i sintomi ansiosi (l'ipocondria, attacchi di panico, timore del soffocamento) ci forniscono preziose indicazioni rispetto ad aspetti della sua persona che richiedono di essere elaborati e analizzati. Purtroppo è molto difficile che si riesca a comprendere tali meccanismi da soli e sarebbe pertanto opportuno rivolgersi ad uno specialista. Poco importa l'orientamento di riferimento: tutte le principali scuole offrono risposte solide e convincenti a tali disturbi. Le suggerisco quindi di scegliere il/la terapeuta in base alle sensazioni e alla fiducia che le suscita. La saluto con un sincero "in bocca al lupo" e un invito a non scoraggiarsi: la via per la crescita e il miglioramento passa spesso attraverso a difficoltà e sfide.
Gentile utente, l'ipocondria può essere estremamente invalidante soprattutto perché è un disturbo che si autoalimenta: più abbiamo paura, più temiamo che qualcosa non vada e così all'infinito. Considerando che ha già iniziato un percorso con una psicologa, la invito caldamente a parlarne con lei. Un caro saluto
Salve, è normale che un'esperienza così intensa e persistente come la paura di mangiare possa amplificare le tue preoccupazioni ipocondriache. Stai già facendo un passo importante rivolgendoti ad una Psicologa. Questo è il primo passo verso il superamento di questi disturbi. La terapia cognitivo-comportamentale e la EMDR sono spesso molto efficaci nel trattare l'ipocondria e l'ansia generalizzata, compresa quella legata al mangiare. È importante ricordare che non sei solo: molte persone sperimentano ansia e preoccupazioni simili. Puoi migliorare: attraverso il giusto supporto e impegno, puoi superare queste difficoltà. La paura di mangiare è un sintomo, non una causa: concentrarsi sulla gestione dell'ansia può aiutare a ridurre la paura del cibo. Ogni percorso è individuale e i tempi di recupero possono variare. Sii paziente con te stesso, affidati al tuo terapeuta e celebra ogni piccolo passo avanti.
Cordialità, Dott. Gianluca Zazzi
Salve, capisco il problema avendo avuto casi vicino a me direttamente. La paura è una emozione che ci avvisa e che ci mette a distanza dal pericolo. Il fatto è che quando l'amigdala che una ghiandola che vede in particolare la paura ha fatto tracce mnemoniche occorre fare nuove esperienze emozionali. Le dò qualche Info.
"Amigdala
I segnali dal cuore viaggiano anche verso l’amigdala attraverso differenti percorsi di quelli che portano al talamo.
L’amigdala è un centro che processa le emozioni e codifica le memorie emozionali. L’amigdala è anche un sistema di confronto di pattern che cerca e processa tutto quello che è familiare e che conosce già. Per esempio, quando c’è la percezione di una situazione stressante, l’amigdala risponde scandagliando la sua banca di memoria, finché non trova quell’emozione immagazzinata da una precedente esperienza stressante, che ritiene simile. E quindi stimola la stessa reazione emozionale che è stata innescata quella volta, come magari ansia, dolore, rassegnazione o depressione. L’amigdala è capace di paralizzare i percorsi neuronali e attivare una risposta emozionale familiare prima che i nostri più elevati centri cerebrali ricevano l’informazione e prima di avere tempo perfino di pensare a come rispondere.
Questa è una delle ragioni per cui spesso reagiamo dicendo o facendo cose per cui ci pentiamo.
L’amigdala comunica cosa è familiare ai centri percettivi nel cervello. Così, se la rabbia è diventata uno schema familiare per l’amigdala, allora percepire qualcuno che ci guarda in maniera strana può stimolare una reazione di rabbia prima di aver tempo di considerare se quella rabbia è una risposta appropriata.
I ricercatori sanno che i programmi di sopravvivenza istallati profondamente nel cervello fanno sì che l’amigdala metta più peso sulle esperienze negative che su quelle positive.
La buona notizia è che attivando la coerenza cardiaca e le emozioni positive, come equanimità, pace, compassione e gratitudine, possiamo istallare nuovi programmi nell’amigdala, così che si possono stabilire nuovi schemi di risposta più equilibrati ed appropriati." Se vuole mi conttati pure. grazie mille.
Gentile utente, il fatto che stia andando già da una psicologa è una decisione molto importante, perchè vuol dire che si sta prendendo cura del problema. La invito ad esprimere questi dubbi alla collega con onestà perchè sono fondamentali per una buona terapia. Le suggerisco anche, se la parte ansiosa con attacchi di panico e pensieri negativi improvvisi, diventasse insopportabile di valutare l'aiuto di uno psichiatra che possa aiutarla farmacologicamente a ridurre la componente ansiosa che le impedisce di mangiare e vivere la sua vita. Resto a disposizione Dott.ssa Roberta Maccarone
Salve,

Mi dispiace molto per la situazione che sta vivendo. È evidente che l’ipocondria e gli attacchi di panico stanno avendo un impatto significativo sulla sua vita quotidiana. Vorrei offrirle alcune riflessioni e suggerimenti che potrebbero aiutarla a gestire meglio questa situazione.

-Accettazione e Consapevolezza: È importante riconoscere e accettare che l’ipocondria è un disturbo d’ansia che può essere trattato. La consapevolezza è il primo passo verso il cambiamento. Accettare che questi pensieri e paure fanno parte della sua esperienza attuale può ridurre il senso di lotta interna.
-Esplorazione delle cause: ha menzionato che il disturbo si è accentuato a partire da maggio. È utile riflettere su eventuali eventi o cambiamenti significativi che potrebbero aver contribuito a questo peggioramento. A volte, situazioni di stress o cambiamenti nella vita possono innescare o amplificare i sintomi dell’ansia.
-Tecniche di Gestione dell’Ansia: esistono diverse tecniche che possono aiutare a gestire l’ansia, come la respirazione profonda, la meditazione e il rilassamento muscolare progressivo il protocollo AWARE. Queste tecniche possono essere apprese e praticate regolarmente per ridurre i sintomi dell’ansia.
-Supporto Psicologico Continuo: è positivo che stia già vedendo una psicologa. È importante continuare a lavorare con lei, condividendo apertamente tutte le sue preoccupazioni e sintomi. La terapia cognitivo-comportamentale (CBT) è particolarmente efficace nel trattare l’ipocondria e gli attacchi di panico, aiutandola a identificare e modificare i pensieri disfunzionali.
-Stabilire Routine e Abitudini Sane: mantenere una routine quotidiana equilibrata, che includa attività fisica, una dieta sana e un sonno regolare, può contribuire a migliorare il suo benessere generale e ridurre i sintomi dell’ansia.
-Evitare Comportamenti di Evitamento: è naturale voler evitare situazioni che scatenano l’ansia, come il mangiare nel suo caso. Tuttavia, affrontare gradualmente queste situazioni con il supporto della sua psicologa può aiutarla a superare le paure e a ridurre l’ansia associata.
Ricordi che il percorso verso il benessere può richiedere tempo e pazienza. È importante essere gentile con sé stesso e riconoscere i progressi, anche se piccoli. Se ha bisogno di ulteriori chiarimenti o supporto, restiamo tutti a disposizione.

Un caro saluto, Dott. Andrea Boggero
Buongiorno, non so quanto aiuto possa avere da eventuali rassicurazioni rispetto alla domanda che porta. Le consiglierei di porre le stesse domande alla sua terapeuta, potrebbe essere il punto di partenza per una maggiore esplorazione del disagio che sperimenta. Cordialmente, Dott.ssa Bonomi

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