Salve,ho 35 anni ,da qualche mese sono uscito da una relazione durata 7 anni finita in maniera non p

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Salve,ho 35 anni ,da qualche mese sono uscito da una relazione durata 7 anni finita in maniera non piacevole,dietro un dubbio di un tradimento ho scoperto di soffrire di DOC ,ho fatto terapia farmacologica e consulti psichiatrici nel vano tentativo di “perdonare”e non ossessionarmi su usata cosa,il rapporto da quell evento si è incrinato e dopo un anno abbiamo deciso di mettere un punto,la sofferenza che mi ha provocato perdurata nel tempo mi ha fatto scoprire profondità di dolore che non conoscevo..
Ma il punto è un altro,dopo qualche mese dalla rottura ho conosciuto una ragazza che mi ha provocato una gioia ed una spensieratezza che avevo dimenticato di poter provare,a letto molto complici e c’era molta chimica tra noi,insomma,andava tutto bene,perfetto direi..
Abbiamo deciso di consolidare il nostro rapporto e a me faceva piacere questo ma dopo due mesi ho cominciato a ritenere il suo corpo non tanto piacente ai miei occhi e da lì il panico generale,e da qualche settimana che sto soffrendo di attacchi d ansia generali,non riesco a vivere più l infinita spensieratezza che vivevo prima,sessualmente se pure va benissimo l atto sessuale sento che potrei “non farcela”se solo mi focalizzassi su ciò che mi disturba,la mia terapista dice che alla fin dei conti a me lei piace e che non ci può essere un calo così improvviso,io vorrei solo non fossilizzarmi su queste cose,tornare come prima e vivere la vita con lei come avevo deciso di fare,ma quando sto in sua presenza molte volte sono apatico,la analizzo,angosciandomi sempre più,mi dicono che si possa cambiare pensiero su questo ma non trovo come sia umanamente possibile,da qualche giorno ho sviluppato una sorta di apatia mista ad ansia che non mi permette nemmeno di godermi i momenti con lei ,qualche settimana fa provavo ansia solo al pensiero di incontrarla ,ma non capisco come una cosa così bella e perfetta possa fare così un cambio radicale senza un valido motivo,sono a pezzi e L ipotesi che possa andare avanti così mi strazia perché non vedo come sia possibile che la mia mente cambi pensiero a riguardo..
Ps.ho interrotto la cura farmacologica mesi prima di interrompere la mia vecchia storia.
Sento di non volerla perdere e che realmente stavo benissimo con lei
Caro paziente, dal suo scritto trapela il dolore che le stanno dando questi pensieri. Comprendo la sua sofferenza. La CBT di terza generazione però arriva a rincuorarci al riguardo.. i pensieri sono solo delle storie che la nostra mente ci racconta, ne abbiamo migliaia al giorno, la nostra mente tende a concentrarsi soprattutto su quelli emotivamente più disturbanti che non è affatto detto siano i più veri. Un bel lavoro di defusione può aiutarla a fare due passi indietro e prenderli per quello che sono: solo dei pensieri, delle storie temporanee da cui si può prendere un pò di distanza per non iperpercepirli/e, ma relativizzarli e di conseguenza non perdere di vista la qualità di questa relazione che invece prevale nettamente sul resto.

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Ciao,
leggendo le tue parole, emerge quanto tu stia soffrendo e quanto questa situazione ti stia mettendo alla prova. Prima di tutto, voglio riconoscere il tuo coraggio nell'esprimere il tuo disagio e nell'esserti affidato a un percorso terapeutico. Questo dimostra una grande forza e una profonda volontà di stare meglio, ed è un aspetto importante da tenere a mente anche nei momenti più difficili.

Quello che descrivi, questa alternanza tra momenti di gioia e profonda ansia nella tua nuova relazione, sembra legato non tanto alla persona che hai accanto, ma a un conflitto interno che probabilmente ha radici più profonde. Quando ci apriamo a una nuova relazione, soprattutto dopo un’esperienza dolorosa come la tua, possiamo inconsciamente sentire paura o resistenza di fronte all’idea di rendere il legame stabile e impegnativo. È come se una parte di te, forse ancora ferita o insicura, stesse cercando di proteggerti, anche se lo fa in modi che ti confondono o ti fanno soffrire.

Questa difficoltà nel vedere il corpo della tua compagna “piacente” come prima potrebbe essere un riflesso della tua paura, più che un vero cambiamento di desiderio o attrazione. Quando ci concentriamo su qualcosa di specifico (come un dettaglio fisico), spesso lo usiamo inconsapevolmente per dare forma a una paura più grande e meno visibile. Potrebbe essere il timore di impegnarti a lungo termine o di soffrire ancora, come nella relazione precedente.

La tua terapeuta ha ragione: è molto improbabile che il tuo desiderio per lei sia svanito così improvvisamente e senza motivo. Quello che potrebbe essere successo è che la leggerezza iniziale, così bella e spontanea, si sia trasformata in qualcosa di più serio, e la tua mente abbia reagito con un campanello d’allarme. È normale che questo accada, ma è importante distinguere tra ciò che senti davvero per lei e ciò che le tue paure stanno proiettando.

Prova a chiederti: "Se non avessi questa paura, come mi sentirei con lei? Se potessi semplicemente essere nel momento presente, cosa vedrei, cosa proverei?" A volte, l’ansia ci distoglie dal vivere l’istante e ci fa focalizzare su pensieri che non ci appartengono davvero.

Infine, voglio sottolineare una cosa importante: il cambiamento di pensiero è possibile, ma non è un processo immediato. Richiede pazienza, accettazione e il permesso di essere vulnerabile. Non devi forzarti a "tornare come prima", ma piuttosto permettere a te stesso di esplorare cosa sta realmente accadendo dentro di te, senza giudicarti per ciò che provi. Ogni passo che fai verso una maggiore consapevolezza ti avvicinerà a vivere questa relazione in modo più sereno.

Non sei solo in questo, e chiedere aiuto è sempre una scelta di valore. Continua a lavorare con la tua terapeuta, condividendo queste emozioni e paure. È un percorso, ma uno che può portarti a scoprire una versione più libera di te stesso.

Un passo alla volta, sei sulla strada giusta.
Buongiorno,

Quello che descrivi è un'esperienza intensa e dolorosa, che tocca corde profonde della tua vita emotiva e relazionale. È comune che, dopo una relazione lunga e travagliata, si attivino meccanismi di difesa e paure che interferiscono anche nei rapporti successivi. La tua sofferenza sembra legata a un conflitto interno tra il desiderio di vivere serenamente la nuova relazione e l'ansia che qualcosa possa non andare come sperato.

L'ansia e l'apatia che si riferiscono possono essere segnali di un Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC) che si manifesta in ambito relazionale, a volte definito “DOC da relazione”. Questo disturbo può spingere a focalizzarsi eccessivamente su difetti percepiti del partner o della relazione, portando a dubbi persistenti, nonostante il desiderio di continuare la relazione.

È importante ricordare che il DOC può distorcere la percezione della realtà alimentare e pensieri intrusivi che non rispecchiano realmente i tuoi sentimenti più profondi. La tua sofferenza dimostra quanto tu tenga a questa persona e quanto sia importante per te superare questo blocco.

Il lavoro terapeutico può aiutarti a riconoscere e gestire questi pensieri ossessivi, evitando che influenzino negativamente il tuo rapporto. Spesso è utile abbinare alla psicoterapia un'eventuale valutazione psichiatrica per comprendere se una terapia farmacologica temporanea possa supportare il percorso.

Ti consiglio vivamente di continuare a lavorare su questi aspetti con uno specialista. Approfondire queste dinamiche con una guida esperta può fare una grande differenza nel ritrovare serenità e gioia nella tua vita relazionale.

DOTTORESSA SILVIA PARISI
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Buongiorno, capisco quanto possa essere difficile vivere il conflitto tra il desiderio di restare in una relazione che considera appagante e perfetta, e al contempo sentire il bisogno di allontanarsi perché il corpo della sua compagna non la attrae più come all’inizio. Indaghi con la sua terapeuta le possibili ragioni di questa "disaffezione"; potrebbe temere di buttarsi completamente in una relazione "sbagliata"; potrebbe essere che il peso dei suoi pensieri e dubbi ricorrenti non riflettano realmente i suoi sentimenti profondi e orientino l'attenzione eccessivamente sui dettagli fisici; tutto ciò, purtroppo, la porta a trascurare il valore del legame, dei momenti di piacere condivisi, di ciò che la fa stare bene con questa donna. Provi a riflettere su alcuni aspetti: che cosa la fa stare bene con questa donna al di là dell’aspetto fisico? È possibile che l’ansia stia amplificando la sua attenzione sui dettagli fisici? Cosa potrebbe perdere se decidesse di interrompere questa relazione?
Se, dopo un lavoro di esplorazione interiore, si rendesse conto che per lei l’attrazione fisica è un elemento prioritario, lo accetti come parte della sua autenticità e lo comunichi alla sua partner con delicatezza e rispetto. La sincerità, anche quando dolorosa, è sempre la scelta migliore per entrambi.
Rimango a disposizione per eventuali ulteriori chiarimenti.
Gentilissimo,
l'ansia e l'apatia spesso sono sintomi che si presentano in numerose patologie tra cui il DOC. E' difficile poterle dire cosa è da fare o come mai risente certi sentimenti, sicuramente il disturbo riporta una componente di perfezionismo che forse potrebbe influenzarla nella relazione con la sua ragazza, ma è un'ipotesi molto azzardata senza conoscerla e conoscere la vostra storia. Parli con la sua terapeuta e con il suo psichiatra (il farmaco è stato interrotto con la supervisione e indicazione di un professionista?), descriva le sensazioni, le emozioni, i dubbi e soprattutto il momento in cui è iniziata questa difficoltà con la sua compagna per comprendere i motivi per cui è emersa e cosa esattamente è emerso (ansia nello stare insieme? nel vedersi nei momenti più intimi? cosa è successo prima?). Sicuramente la sua psicoterapeuta l'aiuterà a comprendere meglio questo momento e questi fenomeni che stanno accadendo.
Spero di averle dato un po' più di chiarezza, per qualsiasi cosa non esiti a contattarmi. Dott.ssa Tommasini
Salve,

Capisco quanto possa essere frustrante e doloroso sentirsi intrappolati in questo ciclo di pensieri e sensazioni. Tuttavia, vorrei portare una prospettiva diversa sulla diagnosi di DOC. In un approccio interazionista, più che cristallizzare il problema in un’etichetta diagnostica, si guarda al senso che questi pensieri e vissuti hanno nella tua storia personale e nelle tue relazioni.

I pensieri ossessivi e l’ansia non sono "errori" della mente, ma segnali che cercano di comunicare qualcosa. Il passaggio da una relazione lunga e dolorosa a una nuova storia d’amore può aver riattivato paure profonde: la paura di perdere di nuovo qualcosa di bello, il bisogno di controllo o forse un’immagine di te stesso che senti minacciata.

La tua difficoltà a lasciarti andare potrebbe non derivare da un "difetto" nella tua mente, ma da un conflitto interno irrisolto. Cosa rappresenta per te questa nuova relazione? Cosa temi possa accadere se ti lasci andare del tutto?

Questi interrogativi potrebbero aprire spazi di dialogo con la tua terapeuta. Non si tratta di combattere o "correggere" i tuoi pensieri, ma di comprendere il messaggio che portano.

Continua a dare fiducia al percorso che stai facendo, nonostante le difficoltà. Spesso, la chiave non è "cambiare pensiero", ma cambiare il modo in cui ci si relaziona a esso.

Marco Di Campli, psicologo psicoterapeuta
Salve gentile Utente, capisco quanto questa situazione possa essere fonte di dolore e confusione per lei, soprattutto considerando il contesto emotivo complesso che sta vivendo. Uscire da una relazione lunga e difficile, scoprire di soffrire di disturbo ossessivo-compulsivo e affrontare una nuova relazione rappresentano esperienze significative che mettono alla prova chiunque. Le emozioni che descrive, dalla spensieratezza iniziale con questa nuova persona all'ansia e all'apatia attuale, possono essere comprensibili nel quadro di una mente che cerca di adattarsi a cambiamenti profondi.

Da ciò che racconta, sembra che il suo disagio non sia realmente legato alla persona che ha accanto, ma piuttosto a una lotta interiore. L’analisi che fa del suo comportamento e della situazione, la paura di perdere questa nuova relazione e il modo in cui focalizza l'attenzione sui dettagli che le provocano ansia suggeriscono che la sua mente stia cercando di elaborare qualcosa di più profondo. Il DOC può spesso spingere le persone a concentrarsi su particolari specifici, amplificando dubbi o preoccupazioni in modo sproporzionato rispetto alla realtà.

Lei descrive un periodo iniziale di grande serenità e complicità, seguito da un cambiamento improvviso nei suoi pensieri e nelle sue emozioni. Questo tipo di oscillazione può essere comune in chi ha una storia di ansia o disturbo ossessivo-compulsivo. L’interruzione della cura farmacologica potrebbe aver contribuito a una maggiore vulnerabilità emotiva, rendendo più difficile gestire questi stati d’animo.

Il primo passo per affrontare questa situazione è accogliere il fatto che le sue emozioni e i suoi pensieri, per quanto intensi e difficili, non definiscono la realtà della relazione. La sua terapeuta ha ragione nel sottolineare che un cambiamento così improvviso e drastico nel modo in cui percepisce la sua compagna non è del tutto coerente con i sentimenti che descrive di voler stare con lei e non perderla. Probabilmente ciò che sta vivendo è un conflitto interno che proietta sull’immagine della sua relazione.

Le consiglierei di riprendere il confronto con la sua terapeuta, magari approfondendo i temi legati alla gestione dell’ansia e delle ossessioni, oltre a valutare con uno psichiatra se sia opportuno reintrodurre un supporto farmacologico temporaneo per aiutarla a ritrovare un maggiore equilibrio. Non è una resa, ma un aiuto per affrontare un momento particolarmente intenso.

Infine, la invito a essere paziente con sé stesso e a non giudicarsi per ciò che sta provando. L’ansia può offuscare la chiarezza, ma con il giusto supporto e con il tempo, è possibile ritrovare serenità e tornare a vivere la relazione in modo pieno. È importante che lei continui a credere nella possibilità di superare questa fase e a investire in ciò che sente essere importante per lei.

Dott. Luca Vocino
Salve,

La situazione che descrive riflette una profonda sofferenza legata a un conflitto interno che sembra amplificato da pensieri ossessivi. Il fatto che le sia stato diagnosticato un disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) in passato è significativo, poiché questo disturbo può manifestarsi in vari ambiti della vita, incluse le relazioni affettive. Quando si tratta di sentimenti verso il partner, si parla talvolta di DOC da relazione, caratterizzato da dubbi persistenti, analisi eccessive e angoscia rispetto al proprio legame e ai propri sentimenti.

L’esperienza di piacere e spensieratezza con questa nuova persona suggerisce che la relazione abbia del potenziale e che i sentimenti positivi siano autentici. Tuttavia, il suo focalizzarsi su dettagli come l’aspetto fisico, unito all’ansia e all’apatia che descrive, sembra parte di un meccanismo ossessivo. Questo meccanismo non riguarda la relazione in sé, ma è più probabilmente una manifestazione delle sue difficoltà emotive e dei suoi schemi di pensiero.

La sua terapista ha ragione nel sottolineare che cambiamenti così improvvisi sono poco probabili quando c'è una base di attrazione e sentimento genuini. La mente ossessiva, però, tende a distorcere e amplificare paure irrazionali, trasformandole in un senso di urgenza e sofferenza. È importante comprendere che questi pensieri non rappresentano una verità assoluta, ma un riflesso del suo stato emotivo.

Un approccio terapeutico sistemico potrebbe aiutarla a esplorare come il suo passato e il suo vissuto relazionale influenzino il presente. Lavorare sui traumi della precedente relazione e sul significato che attribuisce a concetti come "perfezione" e "valido motivo" potrebbe sbloccare alcune rigidità mentali. Inoltre, un'integrazione con tecniche basate sulla mindfulness o sulla ristrutturazione cognitiva potrebbe supportarla nel ridurre l’impatto di questi pensieri ossessivi.

Infine, le consiglio di valutare l’opportunità di una rivalutazione psichiatrica per comprendere se il supporto farmacologico possa essere nuovamente utile in questa fase, anche in sinergia con la psicoterapia.

Rimango a disposizione qualora volesse esplorare più a fondo queste tematiche o considerare un percorso terapeutico di tipo sistemico.

Un caro saluto.
Buongiorno, dalle sue parole emerge un profondo disagio emotivo, e le dinamiche di pensiero ricorrenti e intrusive che lei stesso descrive sembrano amplificare le sue difficoltà relazionali. La sua esperienza potrebbe essere influenzata dal suo Disturbo Ossessivo-Compulsivo e dalle sue possibili implicazioni sulle relazioni interpersonali, in particolare in termini di dubbi, perfezionismo e tendenza all'analisi eccessiva.
È comprensibile che il cambiamento improvviso nella percezione del suo partner e l'ansia associata possano sembrare incoerenti con i sentimenti di felicità iniziali. Tuttavia, la mente umana è complessa e spesso influenzata da dinamiche inconsce o da schemi di pensiero che necessitano di essere esplorati con attenzione. La reazione ansiosa e il senso di apatia potrebbero essere segnali di una difficoltà nel gestire le aspettative, il bisogno di controllo o la paura di perdere qualcosa di prezioso.
Le consiglio vivamente di rivolgersi nuovamente a un professionista, idealmente uno psicoterapeuta esperto in DOC e disturbi d'ansia, per approfondire le radici di questo disagio e sviluppare strategie personalizzate per gestirlo. È altrettanto importante valutare, in accordo con uno psichiatra, se ripristinare un supporto farmacologico possa essere utile nel suo caso.
Ricordi che solo un percorso terapeutico mirato può aiutarla a ritrovare un equilibrio emotivo e a vivere pienamente le sue relazioni.
Buongiorno, i suoi interrogativi sono molto interessanti e sicuramente hanno il loro senso.
La inviterei a portare queste riflessioni alla sua terapista e a parlarne nuovamente con lei.
Un saluto, L.R
Salve, grazie per aver condiviso la sua esperienza in modo così aperto. Quello che descrive sembra essere una situazione complessa ma non insolita, soprattutto in persone che hanno una storia di disturbi ossessivi-compulsivi e che si trovano ad affrontare nuove relazioni dopo una rottura difficile. È importante comprendere che i pensieri ossessivi e l'analisi costante della realtà possono essere il risultato di schemi mentali legati all'ansia e al perfezionismo emotivo più che a un problema reale nel rapporto con la sua attuale compagna. Il cambio radicale che descrive potrebbe essere spiegato dal fatto che, dopo un periodo iniziale di entusiasmo e spensieratezza, la sua mente è tornata a focalizzarsi su aspetti critici o su timori legati al passato, come meccanismo di protezione contro il dolore. La sua terapeuta ha ragione nel dire che un calo così improvviso nei sentimenti è poco probabile, e ciò potrebbe indicare che la difficoltà principale non è tanto nei sentimenti che prova ma nel modo in cui la sua mente interpreta e analizza continuamente la relazione. Questo può generare ansia, apatia e difficoltà nel godersi i momenti presenti con la sua compagna. Per affrontare questa situazione potrebbe considerare di riprendere un supporto farmacologico poiché la sospensione della cura potrebbe aver contribuito al ritorno di questi pensieri intrusivi e all'ansia; una valutazione psichiatrica potrebbe aiutarla a capire se un supporto farmacologico temporaneo potrebbe essere utile per ridurre i sintomi. È importante lavorare con la sua terapeuta sui pensieri ossessivi utilizzando tecniche di terapia cognitivo-comportamentale, come la ristrutturazione cognitiva o l'esposizione con prevenzione della risposta, per gestire i pensieri intrusivi e non lasciare che essi guidino le sue emozioni. Inoltre, si concentri sul presente poiché l'analisi costante della relazione la sta allontanando dal vivere i momenti di gioia con la sua compagna; può essere utile praticare tecniche di mindfulness per imparare a rimanere ancorato al "qui e ora" senza giudicare o analizzare ogni pensiero che le viene in mente. È evidente che tiene molto a questa relazione e che desidera superare questi blocchi, con il giusto supporto terapeutico e, se necessario, farmacologico, è possibile ritrovare la serenità che ha vissuto all'inizio del rapporto e costruire un legame stabile e appagante.
Un caro saluto,
Dott.ssa Chiara Lisa Lovati
Buongiorno, da quel che leggo lei sta vivendo un profondo disagio legato al conflitto che vive rispetto a questa ragazza con cui si sta frequentando. Da una parte lei parla di perfezione e intensa gioia, dall'altra invece mette in luce suoi difetti, fisici e non, che non riesce ad ignorare e che prendono molto spazio quando si trova a passare del tempo con lei. Inizialmente parla di una diagnosi di DOC, dunque si potrebbe ipotizzare che questi pensieri che lei non riesce ad ignorare circa quelli che lei etichetta come "difetti" di questa ragazza possano essere da ricondursi proprio a quest'aspetto. Infatti, in conclusione comunica di aver interrotto la cura farmacologica. Anche l'idea di perfezione, a cui fa riferimento in un passaggio del suo racconto, rimanda ad un funzionamento di questo tipo. E' stato forse molto doloroso per lei non esser riuscito a prevedere quanto sarebbe accaduto nella sua precedente relazione? Potrebbe essere forse per questo che adesso cerca in qualche modo di individuare ogni aspetto che non le piace?
Posso solamente limitarmi a qualche ipotesi non conoscendola, sarebbe buono approfondire la sua storia di vita per poter comprendere cosa ci sia dietro a questi eventi. Spero comunque di esserle stata d'aiuto con qualche spunto!
Carissimo, rispetto alle problematiche da lei lamentate, le sarebbe utile intraprendere un percorso di psicoterapia Metacognitiva, un approccio che si colloca nell'ambito della terza generazione delle terapie Cognitivo-Comportamentali e che vanta crescenti evidenze empiriche di efficacia. Rimango a disposizione per ulteriori chiarimenti. Cordiali saluti. Dott.ssa Daniela Voza
Salve, la ringrazio per aver condiviso una parte così complessa e delicata della sua vita. Posso immaginare quanto sia difficile per lei affrontare questo momento, con la confusione emotiva e l’ansia che sta vivendo. Vorrei rassicurarla sul fatto che ciò che sta provando non la rende "sbagliato" o incapace di amare, ma riflette il modo in cui la sua mente e le sue emozioni stanno reagendo a situazioni che richiedono comprensione e tempo. La sua esperienza con il Disturbo Ossessivo-Compulsivo sembra avere un ruolo centrale in ciò che sta vivendo ora. Il DOC spesso si manifesta attraverso dubbi persistenti e pensieri intrusivi che possono prendere di mira ciò che per noi è più importante. Nel suo caso, sembra che il DOC stia dirigendo la sua attenzione verso la relazione con questa nuova persona, portandola a un’analisi costante e a focalizzarsi su dettagli che generano ansia e senso di smarrimento. Non è raro che chi soffre di DOC sperimenti proprio questo tipo di "blocchi" emotivi e mentali, specialmente quando si tratta di situazioni significative come l’amore e le relazioni. È importante notare che il cambiamento improvviso che descrive (passare da un grande entusiasmo a una sensazione di apatia e ansia) non significa necessariamente che i suoi sentimenti siano spariti o che la relazione sia sbagliata. È possibile che sia la paura di perdere ciò che ha trovato di bello con questa persona a generare l'ansia e a spingerla a focalizzarsi su dettagli che prima non notava. Questa iper-analisi, purtroppo, alimenta il ciclo dell’ansia, rendendo difficile godere del presente. Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, uno degli obiettivi principali sarebbe quello di aiutarla a riconoscere questi pensieri intrusivi per ciò che sono: dei "rumori di fondo" che non definiscono la realtà della relazione né ciò che lei prova realmente. Un passaggio fondamentale è imparare a non attribuire troppo significato o valore a questi pensieri, lasciandoli passare senza giudicarli o reagire ad essi. Inoltre, l’ansia e l’apatia che descrive sembrano essere il risultato del tentativo di trovare una certezza assoluta in un’area della vita (l’amore) che per natura è complessa e incerta. Nessuna relazione è priva di difetti o di momenti di dubbio, ma ciò non significa che non sia valida o che non possa portare felicità. Potrebbe essere utile esplorare insieme come accettare l’incertezza senza lasciarsi bloccare da essa, permettendosi di vivere la relazione per quello che è, piuttosto che cercare di controllarla o analizzarla eccessivamente. Non è necessario affrontare tutto questo da solo. Se la terapia che sta seguendo le sta offrendo supporto, continui a lavorare con la sua terapeuta su questi aspetti, magari integrando tecniche come l’esposizione con prevenzione della risposta (ERP), specificamente mirate a ridurre l’impatto del DOC. E se ritiene che il trattamento farmacologico che aveva sospeso possa essere utile, consideri di discuterne nuovamente con il suo psichiatra. Ciò che conta è che lei sente di voler proseguire con questa relazione e che riconosce quanto fosse significativa per lei. Questo è un punto di partenza importante, che può guidarla verso una maggiore serenità e consapevolezza. Le ricordo che il cambiamento è possibile, anche quando sembra difficile: con il giusto supporto e un po’ di pazienza, può imparare a vivere il suo rapporto con maggiore leggerezza e autenticità. Resto a disposizione, Dott. Andrea Boggero
Buon pomeriggio,
si percepisce chiaramente la sofferenza per questa apatia alternata da ansia.
Sarebbe molto utile ascoltarsi, specchiare le proprie emozioni, accoglierle e comprenderle, perché potrebbe esserci un'emozione nascosta, non consapevole, non collegata al vissuto di vita quotidiana. Quando capita di non collegare consapevolmente l'emozione ad un evento, può insorgere ansia e malessere. Comprendere che vissuto emotivo sia presente, quando sia insorto e cosa lo abbia innescato è fondamentale per affrontare questo cambio di pensiero.
Potrebbe esser faticoso ascoltarsi, staccando il giudizio verso sé stessi, cercando di accogliere ciò che si prova e sente, piuttosto che di capire e controllare il pensiero.

Ricorda sempre che il pensiero è un fenomeno mentale, non la realtà concreta. Inizia e finisce nel nostro cervello, non coincide automaticamente con la realtà. Il pensiero è come un'ombra, parte da noi, ma non coincide con la nostra persona.
Buongiorno, i pensieri ossessivi su cui le rimugina credo abbiano una genesi profonda che forse varrebbe la pena indagare all'interno di un percorso terapeutico per comprendere come mai la perdita di controllo la angoscia terribilmente. Entrare in una nuova relazione se da una parte la rende felice dall'altra la spaventa molto, proprio perché l'altra persona è qualcosa che massimamente sfugge a qualsiasi controllo.
Gentile utente, mi sembra di comprendere che lei stia già seguendo un percorso e che questo tema sia già in analisi nella sua terapia. Nel raccontarci cosa le sta accadendo descrive un cambiamento improvviso dentro di lei. Se però provasse a frammentare in piccoli fotogrammi i momenti precedenti al cambio di visione della sua partner, cosa pensava? Cosa sentiva emotivamente nei momenti precedenti? La sua mente probabilmente era da qualche, pur se lei sente che questa cosa sia piombata nella sua vita all'improvviso. Nulla accade per caso nella nostra vista. Provi a ripercorre qui momenti e provare a comprendere cosa sia emerso, pensieri, timori, ricordi del passato.
Inoltre lei descrivere di provare ansia all'idea di vedere la sua ragazza, da dove arriva la sua ansia? Cosa teme? Cosa pensa accadrebbe?
SI fidi del percorso di terapia che sta intraprendendo. Cordialmente Dott.ssa Alessia D'Angelo
Gentile utente, quando l'ansia è così pervasiva diventa invalidante e intacca la qualità della nostra vita, è quindi importante poter fare un percorso psicologico che le dia gli strumenti per far pronte ai sintomi dell'ansia e poter affrontare le avversità della vita in modo più funzionale. E' importante lavorare sulla consapevolezza rispetto alle sue paure che sono, appunto, solo paure e di imparare ad affrontare la vita e le difficoltà facendo appello a tutte le sue risorse e capacità. Non sono mai le situazioni a generare l'ansia dentro di noi, bensì sono i pensieri che noi facciamo sulle situazioni a provocarci l'ansia. Infatti, ciò che le capita si chiama ansia anticipatoria cioè una preoccupazione sproporzionata rispetto a una situazione che percepiamo come difficile o minacciosa. L'ansia anticipatoria intacca la nostra prestazione generando quindi la profezia che si autorealizza: mi aspettavo che andasse male ed effettivamente è andata male perchè io stessa creo delle condizioni sfavorevoli che la fanno andare male. Lei deve quindi lavorare sui suoi pensieri, ristrutturarli con l'aiuto di uno psicologo/psicoterapeuta e acquisire maggiore fiducia in se stessa. La vita la affrontiamo grazie alle nostre risorse e se non siamo consapevoli delle risorse che abbiamo non ci sentiremo in grado di affrontare neanche il più piccolo ostacolo. L'approccio cognitivo-comportamentale propone i trattamenti e le tecniche più efficaci per la gestione dell'ansia, degli attacchi di panico e del doc. Lei è giovane, ha tutta la vita davanti a sè e merita di viverla in uno stata di serenità e benessere. Le auguro il meglio e resto a disposizione. Dott.ssa Arianna Savastio
Gentile utente, la sua esperienza mostra chiaramente una complessa interazione tra le emozioni e le dinamiche relazionali che stanno influenzando il suo benessere psicologico. È evidente come il dolore derivante dalla rottura precedente e l’ansia legata a questa nuova relazione abbiano un impatto profondo sulla sua psiche. La chimica iniziale con la sua nuova partner ha portato una rinnovata gioia, ma ora, con l'emergere del dubbio rispetto al suo attrattivo e delle ansie associate, sembra che la sua mente stia ricadendo in schemi di pensiero disfunzionali. La sua osservazione sul passaggio dall’euforia all'apatia è un'esperienza comune quando ci si confronta con il timore di perdere ciò che si desidera. I pensieri critici che si innescano in presenza della sua partner potrebbero essere meccanismi di difesa creati dalla paura di ricadere in schemi dolorosi, simili a quelli della relazione precedente. Collaborare con la sua terapista per esplorare queste paure e identificare le convinzioni personali alla base di questi pensieri può essere un passo prezioso. L'obiettivo non è solo quello di riottenere la spensieratezza di un tempo, ma anche di costruire un rapporto più autentico e meno condizionato da ansie interne. Concedersi il permesso di vivere i momenti con la sua partner senza il peso del passato è fondamentale.
Se desidera approfondire ulteriormente queste emozioni e trovare strategie per affrontarle, non esiti a contattarmi.
Troverà uno spazio di profondo ascolto e sostegno senza giudizio.
Cordialmente, dottoressa Laura Lanocita.
Buonasera, na ha parlato con la sua terapeuta?
Gentile utente, le consiglio di associare al farmaco anche una terapia psicologica per avere maggiori risultati e più duraturi nel tempo.
Se dovesse decidere di intraprendere un percorso psicologico, sarei felice di accompagnarla.
Per dubbi, può contattarmi premendo il tasto 'messaggio' sul mio profilo.
Resto a disposizione attraverso consulenze online.
Dott. Luca Rochdi

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