Salve, ho 21 anni e da quando ne ho 12 penso alla morte e al suicidio. Tutto è iniziato con un profo
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Salve, ho 21 anni e da quando ne ho 12 penso alla morte e al suicidio. Tutto è iniziato con un profondo senso di tristezza e di paura per i cambiamenti che stavo subendo fisicamente, a scuola avevo difficoltà con l'inglese e la mia docente non comprendeva la mia difficoltà, pensava che solo non studiassi e mi interrogava ad ogni lezione mettendomi a disagio con i miei compagni. Ho poi scoperto di essere dislessia. Non sono mai stata la prima della classe ma dopo la scuola secondaria ho fatto della scuola il mio unico obbiettivo e sono riuscita a dimostrare a me stessa che non ero come credeva la mia professoressa, mi sono così diplomata in lingue straniere. L'ultimo anno però i miei pensieri suicidi hanno raggiunto l'apice e ho tentato il suicidio con pastiglie per la regolazione cardiaca, ho ingerito tutte quelle che ho trovato, 50 ma forse me ne servivano il doppio, infatti ho solo passato la notte a vomitare. Lo avevo raccontato ad una amica che mi è stata sempre vicina, lei lo ha poi raccontato ai miei genitori. Ho poi iniziato ad andare dalla psicologa ma non ho riscontrato grandi cambiamenti e così dopo un anno ho smesso di andarci. Sono al terzo anno di università,i miei pensieri suicidi non hanno mai cessato di girarmi in testa, così come l'idea/illusione che vivere una vita isolata dalla società possa farmi bene, una vita allo stato primordiale, di sopravvivenza dove i miei pensieri possano per un attimo cessare e dove debba pensare unicamente a sopravvivere. Un luogo dove non debba sentirmi a disagio per il mio aspetto e dove non c'è il bisogno di affermarsi. Penso di non sapere assolutamente cosa fare un domani, non sono sicura di quale professione svolgere. Non ho aspirazioni ne obbiettivi forti, non ho quella determinazione che avevo al liceo di andare bene a scuola. Mi sembra di essere un automa che deve fare tutto ciò che fanno gli altri: trovarmi un lavoro, avere una casa e fare una famiglia. È ciò che sento di dover fare ma che per come sono fatta non voglio. Non ho l'aspirazione di diventare una moglie e una madre ma altri modi di vivere una vita non vedo. Non ho mai conosciuto qualcuno con una vita diversa e alternativa e quella che ho sempre visto mi sembra l'unica opzione, anche se non mi piace e non vorrei per me. Mi sembra di essere già su quel binario e di non poter scegliere. Ho sempre amato disegnare ma non l'ho mai visto come il mio futuro lavorativo, tutti i miei sogni sembrano non trovare una via concreta e realizzabile. E poi mi sento sempre più sola, non esco per paura del giudizio delle persone, dei loro sguardi su di me, dall'asilo sono giudicata per il mio aspetto, per i miei tratti non occidentali e per il mio carattere introverso. Mi sento sempre giudicata perché parlo poco, ma in realtà parlo quando mi sento a mio agio con il mio interlocutore, spesso mi diverto ad assere dispettosa e chiassosa ma è quasi un ruolo che interpreto perché quando ritorno nella mia camera torno a essere pessimista, triste, ansiosa e nemmeno nei sogni trovo pace perché faccio solo incubi e mi svaglio di soprassalto o col respiro affannoso. Non sto male in particolari circostanze, come quando ol tempo è brutto, magari semplicemente cammino per caso e all'improvviso mi sento disperata in un modo così intenso che preferirei sentirmi male fisicamente: ho dei flash in cui mi butto dalla finestra, mi accoltello allo stomaco. alla gola o mi amputo una mano. E ciò che mi ritrovo a pensare spesso tra me e me è che vorrei sparire, che piuttosto che avere tutti questi pensieri è meglio la morte, perché solo con la morte avrò pace e potrò smettere di sentire questa disperazione, che non esterno anche se vorrei gridare a pieni polmoni o piangere.
Gentile utente riterrei opportuno che si rivolgesse ad uno specialista per affrontare bene tutto quello che ha espresso provando a chiedere aiuto ad una persona del mestiere. Come ha trovato il coraggio di scrivere tutto questo provi a trovarlo contattando uno psichiatra.
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