Salve,ho 20 anni e soffro di binge eating,la mia terapista dice che è una conseguenza della mia inst

24 risposte
Salve,ho 20 anni e soffro di binge eating,la mia terapista dice che è una conseguenza della mia instabilità emotiva e fin qui concordo,ma a volte mi abbuffo per noia.Nonostante sia andata da una nutrizionista,mi ha sempre dato diete restrittive e sono arrivata al limite della tolleranza.Inoltre soffro di ipotiroidismo in una forma molto moderata.Mi consigliate di cambiare nutrizionista,andare dal dietista,o finire il percorso psicologico e poi tutto si risolverà da sè?
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo quanto possa essere difficile convivere con questa situazione riportata. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi e disfunzionali che mantengono in atto la sofferenza impedendole il benessere desiderato.
Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale connesso con la genesi della sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

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Buongiorno,
solitamente per situazioni come la sua il consiglio è di seguire entrambi i trattamenti in parallelo, sia nutrizionista che psicologa per cercare di comprendere la parte emotiva legata all'alimentazione. Ha avuto modo di condividere questa restrizione con la sua nutrizionista? sarebbe il caso di farlo proprio per evitare frustrazioni e ritiri da parte sua. Un saluto, spero di esserle stata utile. Dott.ssa Claudia Bava
Salve, intanto mi auguro che prenda regolarmente gli ormoni tiroidei come da prescrizione medica. La noia ha un significato importante insieme a tutto quello che è di pertinenza della sua psicoterapeuta.
Sarebbe opportuno che tutti i professionisti che la seguono vengano messi in condizione di poter collaborare.
Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Gentile utente, le consiglio di farsi seguire sul lato psicologico, nutrizionale e per la tiroide. La sinergia non può che aiutarla. Cordiali saluti, dott.ssa silvia Ragni
Mi dispiace molto che tu stia attraversando questa situazione, e ti apprezzo per aver cercato di affrontarla con il supporto di una terapista e una nutrizionista. La tua esperienza con il binge eating (abbuffate compulsive) è comune e spesso legata a una combinazione di fattori emotivi, psicologici e biologici, come suggerito dalla tua terapista.

Qualche riflessione e suggerimento per il tuo caso:
Binge Eating e instabilità emotiva

Il binge eating è spesso una risposta a emozioni difficili, come stress, ansia, solitudine o noia, e talvolta diventa una strategia per regolare le emozioni. Questo potrebbe essere quello che stai vivendo. La noia che menzioni, ad esempio, potrebbe essere uno stimolo per le abbuffate, ma può nascondere una difficoltà nel gestire certe emozioni o una sensazione di vuoto.
Il fatto che tu sia già in terapia è molto positivo, e può aiutarti a esplorare e affrontare le cause emotive del tuo comportamento alimentare.
Diete restrittive e nutrizionisti

Le diete restrittive spesso portano a frustrazione e senso di privazione, e questo può innescare ulteriormente il binge eating. Potrebbe essere una buona idea esplorare approcci diversi al cibo, come l'alimentazione intuitiva o strategie più flessibili, che non ti facciano sentire sotto pressione o privata del piacere di mangiare.
Se senti che la tua nutrizionista non è in sintonia con le tue esigenze, o se le diete prescritte sembrano troppo restrittive per essere sostenibili a lungo termine, potrebbe essere utile cambiare approccio. Rivolgerti a un dietista o nutrizionista specializzato nei disturbi alimentari potrebbe essere una scelta più adatta, poiché avrebbero esperienza nell'affrontare il binge eating in modo più equilibrato.
Il ruolo dell'ipotiroidismo

Anche se il tuo ipotiroidismo è moderato, può influenzare il tuo metabolismo, il peso e l'energia. Un medico o endocrinologo potrebbe monitorare la situazione e, se necessario, modificare la terapia. Il bilancio ormonale è importante, e a volte può contribuire ai cambiamenti di umore o alla tendenza ad abbuffarsi.
Finire il percorso psicologico

Continuare la terapia è fondamentale per affrontare le cause emotive profonde del binge eating. Tuttavia, è importante considerare che il binge eating non si risolverà automaticamente solo con la terapia. Spesso, serve un approccio integrato che includa supporto nutrizionale specifico e una continua esplorazione delle emozioni legate al cibo.
Suggerimenti pratici:
Valutare un approccio più flessibile al cibo:

Potresti cercare un professionista che utilizzi metodi più flessibili e olistici, come la mindful eating o l'alimentazione intuitiva, che ti permetta di sviluppare una relazione più positiva e serena con il cibo.
Continua il percorso psicologico:

La terapia può aiutarti a esplorare le emozioni che scatenano il binge eating e a trovare modi più sani di gestirle. Potrebbe essere utile lavorare su tecniche di regolazione emotiva, oltre che sul miglioramento dell'autostima e della gestione dello stress.
Collaborazione tra professionisti:

Una collaborazione tra la tua terapista e un dietista/nutrizionista specializzato potrebbe essere molto efficace. Insieme potrebbero aiutarti a costruire un piano nutrizionale che non solo tenga conto delle tue esigenze fisiche, ma anche di quelle emotive, senza ricorrere a diete troppo rigide.
Esplorare strategie anti-noia:

Visto che le abbuffate sembrano a volte scaturire dalla noia, potresti esplorare attività che ti appassionano, che ti tengono impegnata e che possono aiutarti a distrarre la mente dal cibo.

Probabilmente, un approccio combinato è il più adatto a te: continuare il percorso psicologico per affrontare le radici emotive del binge eating, e allo stesso tempo cercare un supporto nutrizionale più adatto, con un professionista che capisca le dinamiche legate ai disturbi alimentari e proponga un approccio meno restrittivo.

Rivolgersi a un dietista o nutrizionista specializzato in disturbi alimentari potrebbe aiutarti a trovare un equilibrio che rispetti i tuoi bisogni fisici senza farti sentire privata o frustrata.
Buongiorno. Mi sorge una domanda spontanea: come mai si sta rivolgendo a noi e non alla sua terapista? personalmente ritengo che essa possa darle delle risposte migliori di tutti noi messi assieme per il semplice fatto che c'è un rapporto terapeutico e di conseguenza una conoscenza infinitamente maggiore. Detto ciò, come hanno risposto i miei colleghi, sarebbe opportuno seguire i vari percorsi contemporaneamente per poter avere una prognosi maggiore, ma ripeto: il mio è un consiglio dato si da un professionista ma altresì da uno sconosciuto, non posso negare che possa esserci la remota possibilità che la dieta "restrittiva" possa avere per lei un significato simbolico che impatta e "frena" in qualche modo il processo di cambiamento. Prenda con le pinze ciò che le ho detto, ma l'ho fatto proprio per sottolineare l'importanza di seguire i consigli di professionisti che ci stanno già seguendo e che possono direzionare meglio ciò che ci dicono, basandosi su di noi e non su una descrizione di 5 righe.
Spero che la mia trasparenza possa esserle di aiuto a chiarirsi le idee. Cordialmente, dottor Moraschini.
Salve,
non me la sento di consigliarle di cambiare nessuno dei professionisti che ha citato, ma solo di accertarsi che ci sia una collaborazione tra di loro perché i tre aspetti vanno necessariamente di pari passo. Quello che dice la sua terapeuta in merito al legame tra le abbuffate e le difficoltà nella sfera emotiva è corretto. E anche la noia rientra perfettamente in questo quadro, potrebbe nascondere l'incapacità di tollerare un senso di vuoto interiore (che lei chiama noia), che cerca di superare riempiendosi di cibo in modo compulsivo.
Le auguro di superare al più presto questo suo disagio.
Un caro saluto
Dott.ssa Simona Di Napoli
Salve, sicuramente è indispensabile continuare il percorso con tutti i professionisti, mi permetto solo di consigliarti di aprirti di più con loro;
ad esempio far presente al nutrizionista che la dieta prescritta è per te è troppo restrittiva e cercare insieme delle alternative per seguirla al meglio;
con la tua terapeuta sarebbe il caso di approfondire il discorso della noia, di come vengono elaborati gli stimoli del mondo esterno e soprattutto di come viene percepito il mondo interiore...datti fiducia nel poter risolvere questa condizione e da fiducia agli esperti che sono lì per aiutarti, un grande augurio di serenità.
Buongiorno,
la ringrazio per aver condiviso con noi la sua situazione. Comprendo quanto possa essere difficile affrontare il binge eating e le sfide che ne derivano, soprattutto quando le strategie adottate finora non sembrano funzionare come desiderato.
È incoraggiante sapere che sta già seguendo un percorso terapeutico e riconosce il legame tra le sue emozioni e il comportamento alimentare. A volte, però, può essere utile affiancare al lavoro psicologico un supporto nutrizionale che sia più in sintonia con le sue esigenze. Se le diete restrittive proposte finora le risultano insostenibili, potrebbe considerare di consultare un dietista o un nutrizionista specializzato in disturbi alimentari, che possa offrirle un approccio più flessibile e personalizzato.
L'ipotiroidismo, seppur in forma moderata, può influire sul metabolismo e sul peso. Potrebbe essere utile parlarne con il suo medico di fiducia per valutare se la terapia in atto è adeguata o se necessita di aggiustamenti.
Infine, le suggerisco di continuare il percorso psicologico, poiché lavorare sulle emozioni sottostanti e sulle cause profonde delle abbuffate può portare a risultati duraturi. Affrontare anche la noia e trovare attività alternative che la coinvolgano potrebbe aiutarla a ridurre gli episodi di binge eating.
Ricordi che non esiste una soluzione unica per tutti; spesso, un approccio integrato che coinvolga diversi professionisti può fare la differenza. Non esiti a esprimere le sue preoccupazioni ai suoi attuali terapeuti, in modo da poter adattare insieme il percorso alle sue necessità.

Resto a disposizione se desidera ulteriori chiarimenti o semplicemente condividere i suoi pensieri.

Un cordiale saluto,

D.ssa Violeta Raileanu
Buongiorno gentile Utente, la situazione che descrive è complessa e merita un approccio multidisciplinare. La sua terapista ha identificato il binge eating come una conseguenza della sua instabilità emotiva, il che è piuttosto comune. Tuttavia, è anche importante riconoscere che ci possono essere vari fattori in gioco, come la noia, le abitudini alimentari, e persino le condizioni fisiche, come l'ipotiroidismo, che può influenzare l'appetito e il metabolismo.

Il fatto che stia già seguendo una terapia psicologica è molto positivo. Il binge eating è spesso collegato a emozioni difficili da gestire, e continuare questo percorso è cruciale. Con il tempo, imparerà a riconoscere e affrontare le emozioni che scatenano il bisogno di mangiare in modo incontrollato. Tuttavia, aspettarsi che il solo completamento della terapia risolva automaticamente tutti i problemi legati all'alimentazione potrebbe essere limitante. Spesso è necessario affrontare il problema su più fronti contemporaneamente.

Se le diete restrittive che ha ricevuto dal nutrizionista sono state troppo difficili da seguire, è possibile che non fossero adatte al suo caso specifico. Consideri di rivolgersi a un dietista o a un nutrizionista che abbia esperienza con disturbi alimentari. Le diete restrittive, infatti, possono peggiorare il ciclo di abbuffate e senso di colpa, soprattutto in casi di binge eating. Un professionista specializzato in questo ambito potrebbe lavorare su un approccio più flessibile e sostenibile, tenendo conto anche del suo ipotiroidismo.

Anche se è in forma moderata, l'ipotiroidismo può influire sull'energia e sul metabolismo. Continuare a monitorarlo con il suo medico è fondamentale, poiché una gestione ottimale della tiroide può contribuire al suo benessere generale e al controllo del peso.

È importante considerare la possibilità di lavorare in parallelo con un team multidisciplinare, che includa il terapeuta, un dietista o nutrizionista, e il suo medico per l'ipotiroidismo. Il binge eating non è solo una questione di dieta o terapia psicologica, ma una combinazione di fattori emotivi, fisici e comportamentali.

Per concludere le suggerirei di continuare il percorso psicologico, che può aiutarla a gestire le emozioni che alimentano le abbuffate, e di prendere in considerazione la possibilità di cambiare nutrizionista o di consultare un dietista specializzato in disturbi alimentari. L'importante è cercare un approccio più equilibrato e adatto alle sue esigenze. Non deve affrontare tutto da sola, e trovare un supporto adeguato su più fronti può fare una grande differenza nel suo percorso di guarigione.

Se dovesse avere bisogno di ulteriori consigli o di una consulenza resto a disposizione. Augurandole di superare al più presto questo momento di difficoltà le porgo cordiali saluti.
Dott. Luca Vocino
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Salve, la situazione che sta vivendo è certamente complessa e richiede un approccio integrato e coordinato. Il binge eating può essere influenzato da diversi fattori, tra cui quelli emotivi e relazionali, e la sua esperienza di abbuffate per noia suggerisce che ci possa essere una connessione con il suo stato emotivo attuale.
Le consiglio di lavorare in un contesto di equipe, collaborando sia con un nutrizionista che con un professionista della salute mentale. La nutrizionista potrebbe aiutarla a sviluppare un piano alimentare più equilibrato e meno restrittivo, che possa adattarsi meglio alle sue esigenze e al suo stile di vita. Un approccio di questo tipo può ridurre il senso di privazione e, di conseguenza, aiutare a controllare le abbuffate.
In parallelo, mantenere il supporto psicologico è fondamentale. La sua terapista può continuare a lavorare con lei sulle sue emozioni e le sue relazioni con il cibo. Un team affiatato, composta da un nutrizionista e uno psicologo, può fornire un supporto mirato e bilanciato.
A sua disposizione, un caro saluto
Buonasera, tra i molteplici fattori che sorreggono i fenomeni di binge eating ed ogni approccio particolare, personale al cibo c'è anche la rappresentazione interna del nostro corpo nello spazio e nelle relazioni: ossia lo schema corporeo. E' necessario riconoscere e trattare con cura anche le resistenze al cambiamento. Purtroppo si crea un circolo vizioso alimentato dopo ogni episodio e può rivelarsi pericoloso per il cuore se crea scompensi elettrolitici. Non è solo - come a volte accade di considerarlo- una cattiva abitudine alimentare. L'approccio terapeutico sistemico-relazionale, unitamente agli interventi di nutrizionista ed endocrinologo, potrebbe rivelarsi davvero efficace, così come ci indicano gli studi e le esperienze. Un caro saluto. B.C.
Buongiorno, avrei delle informazioni da darle che ritengo abbastanza importanti sia sul binge eating in senso stretto che sulla questione dell'ipotiroidismo. In questo caso non direi che le cose si risolvono da sé, soprattutto insistendo su una modalità (quella delle restrizioni) che notoriamente causa un effetto pentola a pressione che fa esplodere ancora più le cose anziché assestarle. Spero di sentirla.
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Buongiorno, la questione del percorso nutrizionale come quello psicologico sono due ambiti che hanno bisogno di essere coltivati ed esplorati. È difficile consigliare ad una persona di cambiare i propri terapeuti. Sono più propensa a chiederle che cosa si aspetterebbe cambiandoli. Credo che entrambi i percorsi abbiano bisogno di tempo Costanza e possibilità di essere discussi all'interno della relazione con chi la segue. Difficilmente le cose "si risolvono da sé", come scrive in conclusione.
Ciò che mi sento di consigliarle di parlare quindi con chi la segue dei suoi dubbi e delle sue difficoltà.
Un caro saluto
Dott.ssa Cristina Villa
Buonasera.
Come anche molti altri colleghi le hanno consigliato, le suggerirei di intervenire su più fronti. Sicuramente continuare con la sua psicologa, ma anche consultare il dietologo e il nutrizionista.
Spero di esserle stato utile.
Buona serata.
Dottor Stefano Ferraris
Gentile utente, innanzitutto grazie per aver condiviso la sua sofferenza, non sarà facile la situazione che sta vivendo. In situazioni come quella che descrive lei è indicato seguire entrambi i percorsi. Sarebbe opportuno condividere con la nutrizionista la sua sensazione di restrizione alimentare e non demordere con il percorso terapeutico (le suggerisco con approccio cognitivo comportamentale). Resto a disposizione, cordialmente, dr.ssa Melodia
Gentile utente , in questo casi é strettamente consigliato proseguire il percorso psicoterapeutico iniziato
Saluti
Cara utente,
innanzi tutto è importante riconoscere quanto coraggio richieda affrontare temi così profondi e complessi come il binge eating e il rapporto con il cibo.
Quello che stai vivendo ha molte sfumature, e ogni parte di ciò che hai descritto ha un suo valore nel percorso verso il benessere. La tua terapista ha colto un aspetto centrale, ossia il legame tra il binge eating e la tua instabilità emotiva. Il cibo, in situazioni come queste, diventa spesso più di una semplice necessità fisica: rappresenta un rifugio, un modo per gestire emozioni difficili o per riempire un vuoto interiore, anche quello che può emergere dalla noia. Questo vuoto non riguarda solo l'assenza di attività, ma anche, in un certo senso, un bisogno più profondo di connessione o di espressione che non trova spazio.
Le diete troppo restrittive, specialmente quando si soffre di binge eating, possono contribuire a mantenere un circolo vizioso. La restrizione estrema può creare un forte desiderio di ribellione, e spesso questo porta a episodi di abbuffate. Più che il rigore, è necessario trovare un equilibrio che rispetti il tuo corpo, i tuoi bisogni emotivi e anche la tua salute fisica, tenendo conto del tuo ipotiroidismo.
Riguardo alla tua domanda se cambiare nutrizionista o dietista, o continuare il percorso psicologico, la mia risposta è che queste due strade non si escludono a vicenda. In realtà, potrebbero integrarsi. Il supporto psicologico può aiutarti a esplorare le radici più profonde del tuo rapporto con il cibo, mentre una figura professionale esperta in nutrizione potrebbe collaborare con te per sviluppare un piano alimentare che non sia restrittivo, ma che rispetti il tuo corpo e la tua salute, senza alimentare la frustrazione o la sensazione di privazione.
Trovare un nutrizionista o un dietista che comprenda a fondo le dinamiche dei disturbi alimentari e che lavori in sinergia con il tuo percorso psicologico può essere un aiuto prezioso. Non si tratta solo di “finire il percorso psicologico” e sperare che tutto si risolva, ma piuttosto di costruire un approccio che tenga conto sia della tua salute emotiva che fisica, in modo integrato.
Il binge eating non è una battaglia che devi affrontare da sola. E, soprattutto, il cibo non è un nemico. È fondamentale che il tuo rapporto con esso diventi uno strumento di cura e nutrimento per il tuo corpo e la tua anima. Non c'è una strada unica, ma ti incoraggio a essere gentile con te stessa e a valutare con attenzione tutte le opzioni. Ciò che conta è che tu possa sentirti sostenuta, capita e libera di fare passi avanti, un piccolo passo alla volta.
Sii paziente con te stessa, e ricorda che sei già in cammino verso una maggiore consapevolezza e benessere.
Buona giornata.
Dott. Paolo Cavallin
Buongiorno, come i miei colleghi le hanno già detto sarebbe il caso di parlare con il suo terapeuta dei suoi dubbi e creare una collaborazione tra questo e il nutrizionista per creare una rete multidisciplinare che la aiuti a resistere alle abbuffate " per noia". Poi con il suo terapeuta cerchi di comprendere la natura di questa noia che le fa distruggere i risultati raggiunti con la dieta. E' molto importante riflettere su questa parte di se distruttiva che non le consente di andare avanti e migliorare. Buon lavoro!
Gentile utente di mio dottore,
continui pure il percorso di psicoterapia, vedrà che la aiuterà moltissimo a trovare maggior equilibrio e una maggiore stabilità; la sosterrà nel trovare strategie adattive ai fini della gestione delle sue emozioni.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
Gentile utente, un approccio integrato può essere efficace nelle situazioni cliniche che descrive.
Carissima il disturbo dell'alimentazione di cui soffri è importante e non deve essere sottovalutato pertanto ti consiglio di proseguire il percorso di psicoterapia e parla sempre apertamente dei tuoi dubbi. Non è un percorso facile ma porta alla consapevolezza ed alla guarigione. Un caloroso saluto. Dott.ssa Anna Verrino
Buonasera, l'aspetto nutrizionale è una conseguenza del suo assetto psicologico. La noia può essere riempita con altro, non necessariamente con il cibo che diventa il luogo di sentimenti inespressi, non riconosciuti. Un percorso psicologico con uno specialista è essenziale, necessario trovare quello giusto. Il nutrizionista può aiutare a bilanciare la dieta per aiutare il fisico a stare bene, darle delle nozioni generali che guidano nella nutrizione ma non eliminano il problema di che uso se ne faccia. Inoltre un ipotiroidismo non curato, oltre alle conseguenze fisiologiche, può peggiorare la percezione che ha del suo corpo. Per cui le suggerirei di continuare il percorso se sta dando buoni frutti, eventualmente cambiare approccio. Procedere con esami e cure per la sua tiroide e se vuole, aggiungere, un piano nutrizionale.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Buongionro, ciò che sicuramente non succederà è che le cose si risolvano da sè. La partwe più importante in questo momento è la psicoterapia, ma è difficile, e deve cercare di capire se la sua contrarietà rispetto a certi contenuti si dovuta ad una qualche resistenza. La cosa migliore è parlarne con la terapeuta. Lascierei stare in questo momento nutrizionista e dietista perchè in questa fase sarebbe molto difficile per lei seguire il programma. Valuterei se accostare un supporto psicofarmacologico.

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