Salve! Grazie a tutti per l'attenzione! Sono una ragazza, ho 20 anni e studio all'univsità. Da un p

19 risposte
Salve! Grazie a tutti per l'attenzione!
Sono una ragazza, ho 20 anni e studio all'univsità. Da un po' di anni sto male a seguito di pensieri ricorrenti sulla morte, ansia, angoscia, attacchi di panico. Ho deciso di chiedere aiuto quando sentivo che da sola non potevo più andare avanti. Ora seguo una psicoterapia da un anno e stiamo lavorando su alcuni tratti di personalità e su problemi relazionali. Sono più consapevole di me stessa, l'ansia si è ridotta, inizio a stare meglio. Bene dovrei dire, ottima notizia. Il problema è che non voglio più guarire. Ora che intravedo la strada per stare meglio non la voglio percorrere, anzi vorrei quasi tornare indietro, toccare il fondo dinuovo. Voglio stare male, voglio tornare a stare peggio, come stavo un anno fa, voglio tornare a provare quell'angoscia che mi faceva sentire al limite dall'impazzire. Appena viene l'ansia o torna il pensiero di morte però vorrei non averlo e stare bene. È incoerente, perchè appena mi accorgo di stare meglio voglio tornare nel mio dolore. Voglio tornare a stare male, ma perchè? È come se mi piacesse sentirmi "pazza" , ritrovarmi nelle canzoni che parlano di quel mondo, di cui faccio parte anch'io e non voglio allontanarmene. Potete aiutarmi a capire?
Salve,
Abbandonare psicologicamente il modo di vivere che ci accompagna da anni a volte richiede tempo e può portare con sé, talvolta, la paura di scoprirsi diversi da prima. Il contesto della propria psicoterapia può aiutarla a capire ciò che le accade a lei personalmente.
Bicchi

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BUON GIORNO, LA SUA DESCRIZIONE DEI SINTOMI RICHIEDE UN PERCORSO PER LA GESTIONE DELL’ANSIA PRESTAZIONALE. NELLO SPECIFICO LEI TRATTA IL DOLORE COME UN FETICCIO, RISCHIA DI ESSERNE ATTRATTA E VINCOLATA, SENTIRSI BENE NEL STARE NEL MALE.

LE CONSIGLIO DI SEGUIRE UN PERCORSO CON PROFESSIONISTI, SE RITIENE ANCHE CON PRIMO COLLOQUIO ON LINE PER DEFINIRE LA TERAPIA. A DISPOSIZIONE SE LO RITIENE.
Buongiorno, probabilmente tutto questo che sta provando fa parte del processo di cambiamento. Noi tendiamo a mantenere un equilibrio e quando le cose cambiano, dobbiamo crearne uno nuovo. A volte bisogna fare due passi indietro per farne tre avanti.
Buongiorno,
sarebbe importantissimo che lei riportasse questi pensieri all'interno del rapporto terapeutico che sta portando avanti. Ritengo sia il 'luogo' più corretto in cui comprenderne il significato.

Le auguro una buona giornata
Gianpaolo Bocci
Salve è sicuramente utile per lei e per il lavoro che il vostro lavoro parlare con il suo terapeuta di questi temi e trovare in quella sede la ragione di questi vissuti. Un cordiale saluto
Salve! Mi dispiace che stia vivendo una situazione di incoerenza ma ha fatto bene a rivolgersi a un portale in cui poteva trovare risposta da parte di professionisti del settore. Concordo sul fatto che esplicitare questo tipo di vissuto con la sua terapeuta sia fondamentale per poter proseguire il percorso che state facendo. In più probabilmente il sintomo di ansia che lei descrive andava a rispondere a un qualche bisogno secondario che forse non essendo più soddisfatto genera in lei un senso di disagio, un voler tornare a quello stato ("cosa di quella situazione era preferibile?"), che seppur angosciante era "conosciuta", "utile" (in modo disfunzionale perché si esprimeva con un sintomo) a quali bisogni/scopi?. In ogni caso credo che debba parlarne con la sua terapeuta per portare a galla i vissuti soggiacenti alla problematica attuale e poter così impostare obiettivi terapeutici condivisi. Resto a disposizione, anche online
La psicoterapia è un percorso non lineare, direi che procede per onde come quelle del mare, un andare e tornare, un provare e un ritirarsi.
E' necessario questo andamento per poter tollerare il cambiamento anche se questo significa stare meglio, magari bene!
E' il cambiamento a spaventare, anche se positivo.
Il nuovo porta a perdere qualcosa, necessita comunque un processo di lutto, lasciare andare qualcosa che si conosce per qualcosa che ancora non si è sperimentato.
Per questo è necessario che la psicoterapia procededa come le onde del mare, andare e tornare fino a quando la persona è pronta per lasciare andare quello che è vecchio e disfunzionale.
Maria Grazia Antinori, Roma
Buongiorno,
se non ne ha ancora parlato con chi la segue, la invito a farlo! Ormai può avere compreso che più si riesce ad essere sinceri e diretti più si è collaborativi e più si procede nel proprio percorso... Ma forse è questo il punto!! Un anno non è molto e forse lei è andata avanti così bene che non le sembra vero o meglio che questo la spaventa. Un cambiamento profondo è anche una questione identitaria, potrebbe chiedersi che è lei senza tutti i suoi sintomi. Inoltre essere "sani" e non "pazzi" implica avere maggiori responsabilità e minori giustificazioni. Le rinnovo l'invito a parlare con il suo terapeuta, per esplorare le ragioni, senza dubbio legittime, di quella sua parte che vorrebbe tornare indietro...
Le auguro il meglio! E buona prosecuzione.
Dott.ssa Franca Vocaturi
Carissima, grazie di aver condiviso le sue preoccupazioni, grazie perché possono essere di aiuto a tanti pazienti nel comprendere che tutti i percorsi di cambiamento e di cura possono avere dei momenti di difficoltà anche quando nei fatti le cose stanno migliorando. E' fondamentale però condividere tutti questi aspetti con la sua terapeuta in modo da esplorare insieme i motivi per cui ora si sta sentendo così. Un caro augurio
Salve, Mi dispiace molto per la situazione e posso comprendere il disagio sperimentato. Innanzitutto Ritengo che abbia fatto bene ad intraprendere una psicoterapia e sono contento che già si notino i primi miglioramenti, ritengo fondamentale tuttavia che lei esprima queste perplessità al collega che l'ha presa in carico al fine di capire quali vantaggi secondari si Celano dietro ai sintomi e che non le consentono Dunque di potersene distaccare.
Cordialmente, dott FDL
Buongiorno, sono d'accordo con i colleghi nel ritenere parte integrante del processo di cambiamento, questa fase.

Buona giornata

MT
La sua reazione è perfettamente in linea con una delle strade per la guarigione... Si incomincia a vedere il fondo ma non si vuole la luce! Magari si è affezionata all'impianto psicoterapeutico? non vuole abbandonare il lavoro che fa ogni settimana? Non so questa è solo un ipotesi... Però è la cosa che accade più spesso... L'affetto per il terapeuta e per le abitudini prese insieme frenano il processo di guarigione! Ne parli con il/la collega... Buona fine...
Gentile utente, alle volte vogliamo tornare indietro alla nostra condizione passata poichè è quella che conosciamo meglio. Sappiano tutto di quel pezzo della nostra vita, in qualche modo ci rassicura.
Si chieda lei però cosa le da tornare indietro, che funzione ha per lei stare male? Cosa guadagna e cosa perse se starà meglio?
Tutto ciò potrebbe essere esplorato insieme alla sua psicoterapeuta.
Cordialmente Dott.ssa Alessia D'Angelo
Buongiorno, quello che le sta accadendo fa parte del cambiamento. Ci vuole del tempo per abituarsi a vivere di nuovo serenamente e adattarsi al nuovo cambiamento. Mi fa molto piacere che intravede la strada per stare meglio. Continui su quella strada.
Un caro saluto, Dott.ssa Carla Otilia Sno
Salve. Ne parli con chi la segue per indagare bene su ciò che la trattiene nel malessere. Nella mia lunga esperienza professionale ritengo importante comprendere il malessere che si è strutturato a cosa è stato funzionale. Ogni vissuto negativo è funzionale a coprire qualcos'altro ancora più angosciante e negativo, è una difesa verso qualcosa di inaccettabile in quel periodo della vita. Per questo va compreso, accolto e integrato in modo da poterlo lasciare andare, sapendo che è stata una protezione e non un nemico riuscendo a trasformare le apparenti fragilità in punto di forza. Finché non avviene la trasformazione attraverso l'integrazione il vissuto che lei descrive può presentarsi. Distinti saluti.
Buongiorno, sicuramente perseguire un cambiamento non è mai facile, però da quello che racconta mi sembra che il suo percorso stia procedendo. Può essere necessario del tempo per riuscire a modificare alcuni comportamenti che ci hanno accompagnato per parte delle nostra vita. Spesso anche le cose che sembrano non avere un senso, che fanno stare male, ci danno qualche vantaggio secondario. Il fatto che se ne renda conto e si domandi il perchè è un passo fondamentale verso il raggiungimento di un maggiore benessere. Buona prosecuzione del lavoro avviato, un saluto S.T.
Buongiorno. Esponga i suoi dubbi e i suoi pensieri alla sua terapeuta, che possiede le conoscenze sulla sua situazione e saprà inquadrarli nel modo giusto nella sua storia personale. In ogni terapia può comunque accadere un periodo di regressione e nel suo caso potrebbero esistere dei “vantaggi secondari” al sintomo d’ansia dei quali lei non è consapevole, ma che inconsciamente la portano a volere stare male al fine di riottenerli. Tuttavia obiettivo della terapia è anche permetterle di ottenere tali vantaggi senza passare dalla sofferenza emotiva che riporta, scoprire strade nuove per poter vivere nel benessere.
Faccia comunque riferimento alla sua terapeuta in modo da basarsi su un esperto che già la conosce a fondo.
Mi rendo disponibile anche online per un secondo consulto se lo ritenesse necessario. Nel mentre le auguro buon lavoro con la collega.
Cordialmente,
dott. Alfonso Panella.
Buongiorno, il cambiamento fa paura e può succedere di voler tirare il freno. Le suggerisco di condividere tutto questo con il/la psicoterapeuta a cui si è affidata che saprà sicuramente come orientare il vostro percorso insieme. Un caro saluto. Dott.ssa Alessandra Morosinotto
Gentile utente, la nostalgia per lo stato di sofferenza potrebbe rappresentare una zona di comfort paradossale, dove le emozioni estreme conferivano un'identità chiara e un contatto immediato con la propria esistenza. Inoltre, l'associazione con canzoni e narrazioni che esprimono angoscia e "follia" potrebbe fornire un contenitore simbolico per il Suo desiderio di appartenere a un mondo che riconosce la propria unicità nella sofferenza.
È possibile che il miglioramento della Sua condizione attuale rappresenti una minaccia per questo senso di identità e sicurezza che, sebbene forgiato nel dolore, Le offre un riconoscimento. Il desiderio di tornare indietro potrebbe riflettere una paura di ciò che il futuro potrebbe contenere, dell'ignoto che accompagna il cambiamento e la guarigione.
Nel Suo percorso terapeutico, potrebbe essere utile continuare a esplorare queste dinamiche, affrontando il desiderio di ritorno alla sofferenza come un richiamo a bisogni profondi di significato e identità. Se proseguire in questa direzione può sembrare arduo, affrontarlo può fornire nuove culture di sé più integrate e adattive, che non nascondano la complessità della Sua esperienza emotiva.
La invito a contattarmi per discutere ulteriormente di queste variabili in un contesto sicuro e di sostegno, al fine di comprendere meglio le Sue motivazioni e trovare modi di avvicinarSi alle Sue reali aspirazioni.
Cordialmente,
Dottoressa Laura Lanocita

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