Salve, è possibile preferire il proprio mondo interiore alla vita reale? È possibile mandare all’a
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Salve,
è possibile preferire il proprio mondo interiore alla vita reale?
È possibile mandare all’aria tutto solo per vivere un’effimera illusione?
Mi pongo questi quesiti da tanto tempo, mi do delle risposte ma ogni volta non imparo niente.
Sono intrappolata in un circolo vizioso — che non disdegno — che mi fa vivere in una vita parallela costruita interamente da me. Ho una vita talmente triste che in qualche modo ho dovuto trovare un compromesso per riuscire a sopravvivere, altrimenti non so che fine avrei fatto.
Nel mio mondo so di essere al sicuro. Nessuno può giudicarmi, nessuno può prendermi in giro… Lì ci sono delle persone che amo, a cui io ho attribuito un nome, un aspetto, un carattere, e più passano gli anni più questa diventa la mia quotidianità.
So distinguere bene la realtà dalla finzione, ma è proprio questo che mi fa arrabbiare. Vorrei dissociarmi completamente dalla realtà per non soffrire più, ma purtroppo l’effetto dell’illusione non dura molto. In genere fantastico dalle otto alle nove ore al giorno, prima con più frequenza e intensità, e le storie che creo all’interno della mia testa possono protrarsi anche per anni. Ora, ad esempio, sono all’interno di una ‘storia’ iniziata a gennaio. Vivo emozioni incredibili che la vita reale non è e non potrà mai essere in grado di farmi provare.
Lì dentro io amo, odio, piango, rido, scherzo… I miei personaggi fanno lo stesso. A volte nemmeno io riesco a controllare la loro evoluzione. In poche parole si formano da sé.
Ho una fantasia molto fervida fin da bambina. La frustrazione mi ha accompagnata per tutta la vita complice i fallimenti e le delusioni continue.
Anche se leggendo questo penserete che sono malata [pazza, probabilmente], vi assicuro che so benissimo quello che faccio. So distinguere molto bene la realtà dalla fantasia.
Non posso liberarmi di questa cosa perché altrimenti non avrei più nessun motivo per vivere; mi chiedevo solo se vi fosse mai capitato, nella vostra esperienza lavorativa, di incontrare qualcuno con delle caratteristiche simili alle mie.
Avete mai avuto a che fare con qualcuno dipendente dalla propria fantasia?
è possibile preferire il proprio mondo interiore alla vita reale?
È possibile mandare all’aria tutto solo per vivere un’effimera illusione?
Mi pongo questi quesiti da tanto tempo, mi do delle risposte ma ogni volta non imparo niente.
Sono intrappolata in un circolo vizioso — che non disdegno — che mi fa vivere in una vita parallela costruita interamente da me. Ho una vita talmente triste che in qualche modo ho dovuto trovare un compromesso per riuscire a sopravvivere, altrimenti non so che fine avrei fatto.
Nel mio mondo so di essere al sicuro. Nessuno può giudicarmi, nessuno può prendermi in giro… Lì ci sono delle persone che amo, a cui io ho attribuito un nome, un aspetto, un carattere, e più passano gli anni più questa diventa la mia quotidianità.
So distinguere bene la realtà dalla finzione, ma è proprio questo che mi fa arrabbiare. Vorrei dissociarmi completamente dalla realtà per non soffrire più, ma purtroppo l’effetto dell’illusione non dura molto. In genere fantastico dalle otto alle nove ore al giorno, prima con più frequenza e intensità, e le storie che creo all’interno della mia testa possono protrarsi anche per anni. Ora, ad esempio, sono all’interno di una ‘storia’ iniziata a gennaio. Vivo emozioni incredibili che la vita reale non è e non potrà mai essere in grado di farmi provare.
Lì dentro io amo, odio, piango, rido, scherzo… I miei personaggi fanno lo stesso. A volte nemmeno io riesco a controllare la loro evoluzione. In poche parole si formano da sé.
Ho una fantasia molto fervida fin da bambina. La frustrazione mi ha accompagnata per tutta la vita complice i fallimenti e le delusioni continue.
Anche se leggendo questo penserete che sono malata [pazza, probabilmente], vi assicuro che so benissimo quello che faccio. So distinguere molto bene la realtà dalla fantasia.
Non posso liberarmi di questa cosa perché altrimenti non avrei più nessun motivo per vivere; mi chiedevo solo se vi fosse mai capitato, nella vostra esperienza lavorativa, di incontrare qualcuno con delle caratteristiche simili alle mie.
Avete mai avuto a che fare con qualcuno dipendente dalla propria fantasia?
Dott.ssa Maria Carla del Vaglio
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Santa Maria Capua Vetere
Quello che descrive è un fenomeno che può essere profondamente complesso e, al tempo stesso, estremamente umano. La capacità di creare un mondo interiore così ricco e vivido, che diventa una sorta di rifugio dalla realtà, è una strategia che alcune persone adottano per affrontare una vita percepita come deludente o dolorosa. Non è raro incontrare persone che sviluppano questa dinamica, spesso legata a un bisogno di protezione, di significato o di controllo in una realtà che sembra offrire poco di tutto ciò.
La sua lucidità nel distinguere la realtà dalla fantasia è un aspetto importante e significativo. Non sta perdendo il contatto con il mondo reale, ma sembra piuttosto aver costruito un compromesso per trovare conforto e soddisfazione emotiva. Tuttavia, la frustrazione e il desiderio di "dissociarsi completamente" dalla realtà suggeriscono che questo meccanismo, pur offrendo sollievo, potrebbe anche creare una barriera tra lei e la possibilità di vivere una vita più appagante nel mondo reale.
In ambito clinico, situazioni come la sua possono essere considerate nel contesto di ciò che viene talvolta chiamato "daydreaming maladattivo" (fantasia diurna eccessiva), anche se questo fenomeno non è ufficialmente riconosciuto nei manuali diagnostici. Si tratta di una tendenza a immergersi in fantasie elaborate e ricorrenti per molte ore al giorno, spesso a scapito delle attività quotidiane, ma non necessariamente associata a un distacco patologico dalla realtà.
Riconoscere il valore che questo mondo immaginario ha per lei è fondamentale, ma altrettanto importante potrebbe essere esplorare se esistano modi per integrare alcuni aspetti di questa ricchezza interiore nella vita reale. Ad esempio, molte persone con una fantasia vivida trovano beneficio nell’esprimere la propria creatività attraverso la scrittura, l’arte o altre forme di comunicazione, che possono trasformare questo mondo in un ponte verso la realtà piuttosto che in una via di fuga.
Se si sente intrappolata in questo circolo e desidera esplorare le ragioni profonde di questa dinamica, lavorare con uno psicoterapeuta potrebbe essere utile. Un percorso di questo tipo potrebbe aiutarla a comprendere meglio le radici di questa frustrazione e a scoprire nuove modalità per vivere emozioni autentiche e significative anche nel presente reale. Se lo desidera, sono a disposizione per offrirle un supporto mirato e aiutarla a navigare in questa complessità.
La sua lucidità nel distinguere la realtà dalla fantasia è un aspetto importante e significativo. Non sta perdendo il contatto con il mondo reale, ma sembra piuttosto aver costruito un compromesso per trovare conforto e soddisfazione emotiva. Tuttavia, la frustrazione e il desiderio di "dissociarsi completamente" dalla realtà suggeriscono che questo meccanismo, pur offrendo sollievo, potrebbe anche creare una barriera tra lei e la possibilità di vivere una vita più appagante nel mondo reale.
In ambito clinico, situazioni come la sua possono essere considerate nel contesto di ciò che viene talvolta chiamato "daydreaming maladattivo" (fantasia diurna eccessiva), anche se questo fenomeno non è ufficialmente riconosciuto nei manuali diagnostici. Si tratta di una tendenza a immergersi in fantasie elaborate e ricorrenti per molte ore al giorno, spesso a scapito delle attività quotidiane, ma non necessariamente associata a un distacco patologico dalla realtà.
Riconoscere il valore che questo mondo immaginario ha per lei è fondamentale, ma altrettanto importante potrebbe essere esplorare se esistano modi per integrare alcuni aspetti di questa ricchezza interiore nella vita reale. Ad esempio, molte persone con una fantasia vivida trovano beneficio nell’esprimere la propria creatività attraverso la scrittura, l’arte o altre forme di comunicazione, che possono trasformare questo mondo in un ponte verso la realtà piuttosto che in una via di fuga.
Se si sente intrappolata in questo circolo e desidera esplorare le ragioni profonde di questa dinamica, lavorare con uno psicoterapeuta potrebbe essere utile. Un percorso di questo tipo potrebbe aiutarla a comprendere meglio le radici di questa frustrazione e a scoprire nuove modalità per vivere emozioni autentiche e significative anche nel presente reale. Se lo desidera, sono a disposizione per offrirle un supporto mirato e aiutarla a navigare in questa complessità.
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Buongiorno molto probabilmente tende a chiudersi in se per un blocco internalizzante, le consiglio di intraprendere un percorso psicologico per affrontare al meglio il suo periodo del ciclo di vita.
Saluti. Dottoressa Versari Debora.
Saluti. Dottoressa Versari Debora.
Gentile utente buongiorno.
Non credo affatto che lei abbia qualche problema. Il suo racconto è lucido e molto consapevole. Saper utilizzare l'immaginazione è una delle più belle qualità che ha il cervello umano, una di quelle caratteristiche uniche che ci contraddistinguono come specie. Ci sono persone, probabilmente come lei, che nell'immaginare riescono ad essere molto creative, e trovano giovamento e soddisfazione nel distacco dalla realtà.
Fin qui nulla di strano, dunque.
Ci pone, però, in parallelo, una vita reale con molte delusioni, frustrazione e sofferenza. Come se la fantasia fosse l'unico tipo di gratificazione che riesce a trovare la sua mente, troppo provata dal malessere quotidiano. Ma si è anche accorta che questa ricompensa è effimera, fragile di fronte ai problemi da risolvere, dalle necessità e dalle richieste del mondo esterno.
Io credo che lei debba riconciliarsi con la realtà che la circonda. Provi a indentificare nell'ambiente di vita quelle stesse fonti di benessere che riesce a creare con la sua mente: forse ci sono ambienti o contesti particolari, attività coinvolgenti, un certo tipo di persone o animali di cui vorrebbe circondarsi, delle emozioni che vorrebbe vivere a pieno. In fondo, la fantasia utilizza le risorse che abbiamo in memoria e modifica la realtà a nostra piacimento, ma le fonti sono proprio lì fuori, nel mondo vero.
Questo non vuol dire certo rinunciare a fantasticare: ma potrebbe farlo in modo più costruttivo e soddisfacente, per esempio scrivendo le sue storie, facendone dei racconti o un romanzo, tramutando quelle visioni e quelle emozioni in qualcosa di tangibile. Lei ha a portata di mano un'attività pienamente coinvolgente, reale e condivisibile con tutti. In questo modo, la sua fantasia sarà una gratificazione concreta e duratura.
Allo stesso tempo, le suggerisco di aprirsi all'idea che il mondo reale può essere affrontato con atteggiamento diverso, con positività e resilienza, che alla sofferenza e alla frustrazione c'è rimedio concreto e che si possono coltivare ottimismo e speranza attraverso le azioni quotidiane.
Valuti la possibilità di un supporto psicologico per riconnettersi con il presente e con la vita reale che merita tutta la sua attenzione consapevole. Anche la consapevolezza di poter la fantasia, quando lo desidera, ma in modo funzionale e strutturato e non per evadere dal "qui e ora". Un percorso di psicologia positiva e mindfulness potrebbe esserle molto utile, mi contatti pure per ricevere maggiori informazioni a riguardo.
Le auguro il meglio. Un caro saluto, Dott. Antonio Cortese
Non credo affatto che lei abbia qualche problema. Il suo racconto è lucido e molto consapevole. Saper utilizzare l'immaginazione è una delle più belle qualità che ha il cervello umano, una di quelle caratteristiche uniche che ci contraddistinguono come specie. Ci sono persone, probabilmente come lei, che nell'immaginare riescono ad essere molto creative, e trovano giovamento e soddisfazione nel distacco dalla realtà.
Fin qui nulla di strano, dunque.
Ci pone, però, in parallelo, una vita reale con molte delusioni, frustrazione e sofferenza. Come se la fantasia fosse l'unico tipo di gratificazione che riesce a trovare la sua mente, troppo provata dal malessere quotidiano. Ma si è anche accorta che questa ricompensa è effimera, fragile di fronte ai problemi da risolvere, dalle necessità e dalle richieste del mondo esterno.
Io credo che lei debba riconciliarsi con la realtà che la circonda. Provi a indentificare nell'ambiente di vita quelle stesse fonti di benessere che riesce a creare con la sua mente: forse ci sono ambienti o contesti particolari, attività coinvolgenti, un certo tipo di persone o animali di cui vorrebbe circondarsi, delle emozioni che vorrebbe vivere a pieno. In fondo, la fantasia utilizza le risorse che abbiamo in memoria e modifica la realtà a nostra piacimento, ma le fonti sono proprio lì fuori, nel mondo vero.
Questo non vuol dire certo rinunciare a fantasticare: ma potrebbe farlo in modo più costruttivo e soddisfacente, per esempio scrivendo le sue storie, facendone dei racconti o un romanzo, tramutando quelle visioni e quelle emozioni in qualcosa di tangibile. Lei ha a portata di mano un'attività pienamente coinvolgente, reale e condivisibile con tutti. In questo modo, la sua fantasia sarà una gratificazione concreta e duratura.
Allo stesso tempo, le suggerisco di aprirsi all'idea che il mondo reale può essere affrontato con atteggiamento diverso, con positività e resilienza, che alla sofferenza e alla frustrazione c'è rimedio concreto e che si possono coltivare ottimismo e speranza attraverso le azioni quotidiane.
Valuti la possibilità di un supporto psicologico per riconnettersi con il presente e con la vita reale che merita tutta la sua attenzione consapevole. Anche la consapevolezza di poter la fantasia, quando lo desidera, ma in modo funzionale e strutturato e non per evadere dal "qui e ora". Un percorso di psicologia positiva e mindfulness potrebbe esserle molto utile, mi contatti pure per ricevere maggiori informazioni a riguardo.
Le auguro il meglio. Un caro saluto, Dott. Antonio Cortese
La tua riflessione è molto profonda e mette in luce un tema che tocca molti aspetti della psiche umana. È possibile, e non raro, che alcune persone sviluppino un legame così forte con il proprio mondo interiore da preferirlo alla vita reale, specialmente quando quest'ultima è percepita come dolorosa o insoddisfacente. La tua capacità di creare e abitare storie ricche ed emozionanti è sicuramente un dono, ma può anche servire come meccanismo di difesa per affrontare la frustrazione e le delusioni della vita quotidiana.
Il concetto di rifugiarsi in un mondo fantastico, dove si possono sperimentare emozioni e relazioni che nella realtà non si possono avere, è una forma di escapismo. Può offrire un sollievo temporaneo ma, come hai giustamente notato, non risolve le difficoltà della vita reale. La distinzione che fai tra fantasia e realtà è importante e dimostra una consapevolezza della tua condizione. Tuttavia, il fatto che ti senti intrappolata in questo circolo vizioso può indicare una necessità di esplorare ulteriormente i sentimenti e le esperienze che ti portano a rifugiarti in questa realtà alternativa.
In terapia, spesso si lavora proprio su questi temi, cercando di comprendere le emozioni profonde che possono portare una persona a cercare scampo nella fantasia. Ti potrebbe essere utile esplorare il significato di queste storie e relazioni che costruisci, chiedendoti cosa soddisfano nella tua vita e cosa potrebbe mancare nella realtà che potrebbe essere fonte di gioia o soddisfazione. Parlarne con un professionista ti permetterebbe di mettere in luce ciò che desideri veramente e di cercare modi per integrare le tue passioni e la tua creatività nella vita di tutti i giorni, senza sentirti costretta a dover scegliere tra la fantasia e la realtà.
Infine, non è affatto sintomo di malattia essere dipendenti dalla fantasia; molti artisti e scrittori trovano proprio nella propria immaginazione una fonte di ispirazione. Ciò che conta è come questa dipendenza influisce sulla tua vita quotidiana e sui tuoi rapporti con gli altri. L'obiettivo potrebbe essere quello di trovare un equilibrio tra il tuo mondo interiore e la realtà, creando degli spazi per entrambe le esperienze.
Rimango a completa disposizione. Un caloroso saluto.
Dott. Michele Basigli
Il concetto di rifugiarsi in un mondo fantastico, dove si possono sperimentare emozioni e relazioni che nella realtà non si possono avere, è una forma di escapismo. Può offrire un sollievo temporaneo ma, come hai giustamente notato, non risolve le difficoltà della vita reale. La distinzione che fai tra fantasia e realtà è importante e dimostra una consapevolezza della tua condizione. Tuttavia, il fatto che ti senti intrappolata in questo circolo vizioso può indicare una necessità di esplorare ulteriormente i sentimenti e le esperienze che ti portano a rifugiarti in questa realtà alternativa.
In terapia, spesso si lavora proprio su questi temi, cercando di comprendere le emozioni profonde che possono portare una persona a cercare scampo nella fantasia. Ti potrebbe essere utile esplorare il significato di queste storie e relazioni che costruisci, chiedendoti cosa soddisfano nella tua vita e cosa potrebbe mancare nella realtà che potrebbe essere fonte di gioia o soddisfazione. Parlarne con un professionista ti permetterebbe di mettere in luce ciò che desideri veramente e di cercare modi per integrare le tue passioni e la tua creatività nella vita di tutti i giorni, senza sentirti costretta a dover scegliere tra la fantasia e la realtà.
Infine, non è affatto sintomo di malattia essere dipendenti dalla fantasia; molti artisti e scrittori trovano proprio nella propria immaginazione una fonte di ispirazione. Ciò che conta è come questa dipendenza influisce sulla tua vita quotidiana e sui tuoi rapporti con gli altri. L'obiettivo potrebbe essere quello di trovare un equilibrio tra il tuo mondo interiore e la realtà, creando degli spazi per entrambe le esperienze.
Rimango a completa disposizione. Un caloroso saluto.
Dott. Michele Basigli
Buonasera, il nostro mondo interiore e le fantasie che facciamo hanno un valore enorme e parlano di noi stessi e di come siamo fatti molto più profondamente di qualunque altra cosa.
Sono qualcosa di così unico, prezioso e personale che non possiamo e non dobbiamo privarcene. In alcuni casi, come anche lei sembra descrivere, hanno un'impoetanza vitale: aiutano a riempire una vita che ha subito nella realtà "troppi" fallimenti e delusioni, accompagnano nella quotidianità in modo piacevole.
Nella mia esperienza professionale mi è capitato di aiutare persone a riacquistare fiducia nel mondo esterno, nella loro possibilità di provare certe emozioni anche nella vita reale e di poter vivere se stesse anche fuori dalle loro fantasie. Questo non significa privarsene o smettere di fantasticare, ma semplicemente poter avere una valida opzione nel mondo reale da esperire e vivere. Le emozioni che nomina nella sua descrizione (amore, odio, ecc) sono emozioni che possono essere vissute anche nel mondo reale.
Può non rappresentare un suo bisogno attuale, ma è proprio attraverso l'analisi di quelle fantasie e di quel bisogno di averle con sé, di quei fallimenti e frustrazioni della vita reale che è possibile arrivare a vivere una vita piena e piacevole nel proprio mondo interiore e nel mondo esterno; facendoli comunicare e migliorare l'uno attraverso l'altro.
Ovviamente tutto questo va approfondito in termini di derealizzazione, depersonalizzazione, dissociazione, disturbo di personalità; ma esiste anche la possibilità di utilizzare in modo "sano" le proprie fantasie. Tuttavia, una dissociazione totale dal mondo reale o non è possibile o non è sana; ed è per questo che risulta più efficace lavorare con le fantasie e col mondo interiore per arrivare a un miglior benessere ed espressione di sé nel mondo reale.
Resto disponibile sull'argomento.
Dott.ssa Martina Paiolo
Sono qualcosa di così unico, prezioso e personale che non possiamo e non dobbiamo privarcene. In alcuni casi, come anche lei sembra descrivere, hanno un'impoetanza vitale: aiutano a riempire una vita che ha subito nella realtà "troppi" fallimenti e delusioni, accompagnano nella quotidianità in modo piacevole.
Nella mia esperienza professionale mi è capitato di aiutare persone a riacquistare fiducia nel mondo esterno, nella loro possibilità di provare certe emozioni anche nella vita reale e di poter vivere se stesse anche fuori dalle loro fantasie. Questo non significa privarsene o smettere di fantasticare, ma semplicemente poter avere una valida opzione nel mondo reale da esperire e vivere. Le emozioni che nomina nella sua descrizione (amore, odio, ecc) sono emozioni che possono essere vissute anche nel mondo reale.
Può non rappresentare un suo bisogno attuale, ma è proprio attraverso l'analisi di quelle fantasie e di quel bisogno di averle con sé, di quei fallimenti e frustrazioni della vita reale che è possibile arrivare a vivere una vita piena e piacevole nel proprio mondo interiore e nel mondo esterno; facendoli comunicare e migliorare l'uno attraverso l'altro.
Ovviamente tutto questo va approfondito in termini di derealizzazione, depersonalizzazione, dissociazione, disturbo di personalità; ma esiste anche la possibilità di utilizzare in modo "sano" le proprie fantasie. Tuttavia, una dissociazione totale dal mondo reale o non è possibile o non è sana; ed è per questo che risulta più efficace lavorare con le fantasie e col mondo interiore per arrivare a un miglior benessere ed espressione di sé nel mondo reale.
Resto disponibile sull'argomento.
Dott.ssa Martina Paiolo
Salve, la sua apertura nel condividere i suoi pensieri e la sua esperienza è molto significativa e dimostra una consapevolezza profonda delle sue emozioni. La tendenza a preferire un mondo interiore ricco e personale rispetto alla vita reale è qualcosa che molte persone possono sperimentare, soprattutto quando la realtà si presenta come opprimente o insoddisfacente. Creare un luogo sicuro e ricco di emozioni attraverso la fantasia può diventare un modo per affrontare il dolore e la frustrazione che accompagna la vita quotidiana. È chiaro che questa fuga nella fantasia le offre un senso di libertà e sicurezza che attualmente non riesce a trovare nel mondo reale. Tuttavia, è importante considerare che, sebbene la fantasia possa fornire sollievo temporaneo, può anche ostacolare la capacità di affrontare le sfide della vita reale e di costruire relazioni significative. La distinzione tra realtà e fantasia è fondamentale e la sua consapevolezza di questa differenza è un segno di lucidità. Molte persone utilizzano la fantasia come un meccanismo di difesa, ma il rischio è che questo possa portare a una dissociazione dalla vita quotidiana e al rinvio di esperienze genuine. Potrebbe essere utile esplorare come e perché queste fantasie prendono piede e cosa rappresentano per lei. Ci sono modi di integrare alcuni aspetti di questo mondo interiore nella sua vita reale, trasformando la sua creatività in qualcosa di tangibile.
Se desidera esplorare più a fondo questi temi e comprendere come trovare un equilibrio tra fantasia e realtà, non esiti a contattarmi.
Cordialmente, Dottoressa Laura Lanocita
Se desidera esplorare più a fondo questi temi e comprendere come trovare un equilibrio tra fantasia e realtà, non esiti a contattarmi.
Cordialmente, Dottoressa Laura Lanocita
Salve, risponderò innanzitutto in maniera diretta alla sua domanda: sì, è una situazione meno rara di quanto forse lei possa aspettarsi. Chiaramente ciò che descrive non è di per sé psicopatologico, ma il fatto che lei sia impegnata in questa attività fino a 8/9 ore al giorno deve comunque farci riflettere.
Partiamo da una considerazione: l’attività della fantasia è tipica di ogni essere umano ed è un mezzo attraverso cui la psiche comunica alcuni suoi contenuti. Però scrive che questo per lei è un compromesso per riuscire a sopravvivere, che è un mondo in cui non si sente giudicata né derisa, che (cito) non può liberarsi delle sue fantasie perché altrimenti non avrebbe più un motivo per vivere.
Tutti questi sono elementi di una sofferenza profonda che trova nella fantasia una sorta di auto-cura; però se questa forma di sollievo dal dolore è l’unica risorsa di cui dispone e se ricopre tante ore della giornata, diventa – come scrive – un circolo vizioso di cui non sente di poter fare a meno.
In questo messaggio lei non ha chiesto un supporto, ma ha posto una domanda, a cui ho risposto. La invito comunque a chiedersi se sente di poter o voler trovare un altro modo per lavorare sulla sua sofferenza. Certo, non eliminando questa attività che ad oggi le risulta necessaria, ma dando anche un altro tipo di spazio e di elaborazione al dolore.
Cordialmente,
dott.ssa Onorato
Partiamo da una considerazione: l’attività della fantasia è tipica di ogni essere umano ed è un mezzo attraverso cui la psiche comunica alcuni suoi contenuti. Però scrive che questo per lei è un compromesso per riuscire a sopravvivere, che è un mondo in cui non si sente giudicata né derisa, che (cito) non può liberarsi delle sue fantasie perché altrimenti non avrebbe più un motivo per vivere.
Tutti questi sono elementi di una sofferenza profonda che trova nella fantasia una sorta di auto-cura; però se questa forma di sollievo dal dolore è l’unica risorsa di cui dispone e se ricopre tante ore della giornata, diventa – come scrive – un circolo vizioso di cui non sente di poter fare a meno.
In questo messaggio lei non ha chiesto un supporto, ma ha posto una domanda, a cui ho risposto. La invito comunque a chiedersi se sente di poter o voler trovare un altro modo per lavorare sulla sua sofferenza. Certo, non eliminando questa attività che ad oggi le risulta necessaria, ma dando anche un altro tipo di spazio e di elaborazione al dolore.
Cordialmente,
dott.ssa Onorato
Salve, diverse persone si rifugiano nel proprio mondo interiore, soprattutto quando la realtà diventa troppo dolorosa o frustrante. Ciò che vive potrebbe essere una forma di fantasia immersiva, un meccanismo che il suo cervello ha sviluppato per proteggerla dalla sofferenza e per offrirle una via di fuga dalla realtà.
Il fatto che lei sappia distinguere tra realtà e immaginazione è importante, ma non per questo il suo vissuto è meno significativo o meno complesso. La fantasia può diventare un rifugio sicuro, ma quando occupa una parte così consistente del tempo, può limitare il contatto con la vita reale, con le opportunità di costruire relazioni autentiche e di affrontare le sue emozioni più profonde.
Ho incontrato persone che utilizzavano strategie simili, creando mondi immaginari per compensare difficoltà o traumi nella realtà. Questi mondi, inizialmente protettivi, a volte diventano una gabbia, perché impediscono di elaborare ciò che fa male o di vivere esperienze che potrebbero dare un senso di soddisfazione nella vita reale.
Le consiglio di considerare un percorso terapeutico per esplorare il significato di questo mondo interiore, comprendere meglio le sue emozioni e trovare un equilibrio tra il piacere della fantasia e una vita reale che le offra un senso di appartenenza e di pienezza. La sua capacità immaginativa, se ben canalizzata, potrebbe diventare una risorsa straordinaria, ma prima è importante capire cosa la spinge a rifugiarsi così intensamente.
Se ha altre domande o ha bisogno di ulteriori chiarimenti, sono qui per ascoltarla.
Il fatto che lei sappia distinguere tra realtà e immaginazione è importante, ma non per questo il suo vissuto è meno significativo o meno complesso. La fantasia può diventare un rifugio sicuro, ma quando occupa una parte così consistente del tempo, può limitare il contatto con la vita reale, con le opportunità di costruire relazioni autentiche e di affrontare le sue emozioni più profonde.
Ho incontrato persone che utilizzavano strategie simili, creando mondi immaginari per compensare difficoltà o traumi nella realtà. Questi mondi, inizialmente protettivi, a volte diventano una gabbia, perché impediscono di elaborare ciò che fa male o di vivere esperienze che potrebbero dare un senso di soddisfazione nella vita reale.
Le consiglio di considerare un percorso terapeutico per esplorare il significato di questo mondo interiore, comprendere meglio le sue emozioni e trovare un equilibrio tra il piacere della fantasia e una vita reale che le offra un senso di appartenenza e di pienezza. La sua capacità immaginativa, se ben canalizzata, potrebbe diventare una risorsa straordinaria, ma prima è importante capire cosa la spinge a rifugiarsi così intensamente.
Se ha altre domande o ha bisogno di ulteriori chiarimenti, sono qui per ascoltarla.
Cara,
Quello che descrive è toccante e rivela una profondità di pensiero e un mondo interiore straordinariamente ricco. Preferire la propria immaginazione alla realtà, soprattutto quando la vita sembra deludente o dolorosa, non è raro. La sua capacità di creare un rifugio mentale così dettagliato può essere vista come una forma di resilienza, un modo che la sua mente ha trovato per darle sollievo e protezione.
Tuttavia, se sente che questa “doppia vita” limita le sue esperienze reali o le impedisce di costruire relazioni e affrontare le sfide, potrebbe essere utile esplorare queste emozioni con un professionista.
Non è "pazza", anzi, la sua fantasia è una risorsa preziosa. Forse, con il giusto supporto, potrebbe imparare a bilanciare il rifugio della sua immaginazione con piccoli passi verso una realtà che non deve per forza essere perfetta per regalarle momenti di gioia. Potrebbe conoscere le sue risorse, svilupparle in modo da costruire una realtà più soddisfacente.
Si conceda gentilezza e non tema di chiedere aiuto, se sente che ne ha bisogno: merita di vivere appieno nel mondo reale.
Un caro saluto,
Dott.ssa Alessandra Arena
Quello che descrive è toccante e rivela una profondità di pensiero e un mondo interiore straordinariamente ricco. Preferire la propria immaginazione alla realtà, soprattutto quando la vita sembra deludente o dolorosa, non è raro. La sua capacità di creare un rifugio mentale così dettagliato può essere vista come una forma di resilienza, un modo che la sua mente ha trovato per darle sollievo e protezione.
Tuttavia, se sente che questa “doppia vita” limita le sue esperienze reali o le impedisce di costruire relazioni e affrontare le sfide, potrebbe essere utile esplorare queste emozioni con un professionista.
Non è "pazza", anzi, la sua fantasia è una risorsa preziosa. Forse, con il giusto supporto, potrebbe imparare a bilanciare il rifugio della sua immaginazione con piccoli passi verso una realtà che non deve per forza essere perfetta per regalarle momenti di gioia. Potrebbe conoscere le sue risorse, svilupparle in modo da costruire una realtà più soddisfacente.
Si conceda gentilezza e non tema di chiedere aiuto, se sente che ne ha bisogno: merita di vivere appieno nel mondo reale.
Un caro saluto,
Dott.ssa Alessandra Arena
Salve, ciò che descrive in realtà è molto più comune di quanto si pensa. La dissociazione è un meccanismo di difesa e, per essersi formato, evidentemente serve a qualcosa. Questo però non toglie che la cronicizzazione può divenire un sintomo e causare problematiche in altre aree della vita. Le assicuro che è possibile sentirsi gratificati dalla vita reale e non dover ricorrere più all'illusione con una solida terapia che l'aiuterebbe a passare dalla vita illusoria a quella reale con il giusto paracadute. Questo ovviamente solo se lei è disponibile a farlo accadere, solo se lei stessa ci crede. Le suggerisco di intraprendere un percorso psicologico per prendersi cura di sé e della sua parte difensiva. Resto a disposizione, cordiali saluti. Dott.ssa Lucrezia Marletta
Salve,
Quello che descrive può essere interpretato come una modalità di coping, ovvero un meccanismo di difesa che la mente utilizza per affrontare la sofferenza emotiva, specialmente quando la realtà appare dolorosa o insoddisfacente. Costruire un mondo interiore ricco di emozioni intense può risultare un rifugio che offre sicurezza e una forma di controllo su ciò che nella realtà sembra sfuggente o fuori controllo.
Esistono persone che, come lei, trovano rifugio nella propria fantasia, talvolta al punto da preferirla alla vita reale. Questo comportamento non è necessariamente patologico, ma diventa problematico quando l’evasione dalla realtà impedisce di vivere appieno e di affrontare le sfide quotidiane. Le emozioni intense e il piacere che derivano da queste fantasie sono, infatti, effimeri, e ciò può generare un circolo vizioso di frustrazione e di ricerca di un rifugio che, purtroppo, non porta a una risoluzione definitiva del dolore.
Mi sento di suggerirle di esplorare il motivo profondo che la spinge a rifugiarsi in queste fantasie in modo così intenso e prolungato, e se dovesse sentirsi sopraffatta o intrappolata, un percorso terapeutico potrebbe aiutarla a sviluppare modalità di coping più efficaci e a integrare il suo mondo interiore con la realtà, trovando un equilibrio che le permetta di vivere in modo più soddisfacente. La psicoterapia, in particolare la terapia breve strategica, può essere utile per lavorare su questi meccanismi in modo rapido e concreto, aiutandola a fare luce sui suoi desideri e bisogni profondi.
Cordiali saluti,
Dott. Michele Scala
Quello che descrive può essere interpretato come una modalità di coping, ovvero un meccanismo di difesa che la mente utilizza per affrontare la sofferenza emotiva, specialmente quando la realtà appare dolorosa o insoddisfacente. Costruire un mondo interiore ricco di emozioni intense può risultare un rifugio che offre sicurezza e una forma di controllo su ciò che nella realtà sembra sfuggente o fuori controllo.
Esistono persone che, come lei, trovano rifugio nella propria fantasia, talvolta al punto da preferirla alla vita reale. Questo comportamento non è necessariamente patologico, ma diventa problematico quando l’evasione dalla realtà impedisce di vivere appieno e di affrontare le sfide quotidiane. Le emozioni intense e il piacere che derivano da queste fantasie sono, infatti, effimeri, e ciò può generare un circolo vizioso di frustrazione e di ricerca di un rifugio che, purtroppo, non porta a una risoluzione definitiva del dolore.
Mi sento di suggerirle di esplorare il motivo profondo che la spinge a rifugiarsi in queste fantasie in modo così intenso e prolungato, e se dovesse sentirsi sopraffatta o intrappolata, un percorso terapeutico potrebbe aiutarla a sviluppare modalità di coping più efficaci e a integrare il suo mondo interiore con la realtà, trovando un equilibrio che le permetta di vivere in modo più soddisfacente. La psicoterapia, in particolare la terapia breve strategica, può essere utile per lavorare su questi meccanismi in modo rapido e concreto, aiutandola a fare luce sui suoi desideri e bisogni profondi.
Cordiali saluti,
Dott. Michele Scala
Buongiorno, penso che avere un'immaginazione ricca e produttiva come la sua sia un dono inestimabile che lei deve custodire e onorare. Mi viene da chiederle perchè di questo dono non pensa di produrne fumetti o una storia che può decidere lei se pubblicare o tenere per lei? Per quanto riguarda la percezione della sua vita e per aiutarla ad elaborare e affrontare il suo malessere che la porta a chiudersi nel suo mondo parallelo, la invito a pensare di iniziare un percorso di supporto psicologico per ritrovare il benessere e l' equilibrio psicologico. In questo modo lei potrà andare nel suo mondo fantastico per svago e divertimento e non come compensazione della sua insoddisfazione nella vita reale.
Lavorando sulla sua realtà con consapevolezza, riuscirà a trovare buoni motivi per vivere la vita di ogni giorno serenamente, relazionandosi con soddisfazione e ottenendo riscontri positivi dagli altri.; scoprirà che la vita che ci è stata donata merita l'ennesima possibilità di essere vissuta a fondo e intensamente.
Spero di esserle stata di aiuto
Saluti
Lavorando sulla sua realtà con consapevolezza, riuscirà a trovare buoni motivi per vivere la vita di ogni giorno serenamente, relazionandosi con soddisfazione e ottenendo riscontri positivi dagli altri.; scoprirà che la vita che ci è stata donata merita l'ennesima possibilità di essere vissuta a fondo e intensamente.
Spero di esserle stata di aiuto
Saluti
Buongiorno gentile Utente, capisco che si senta intrappolata in questo circolo vizioso tra la realtà e la sua immaginazione, e che questa “vita parallela” stia assumendo sempre più spazio nella sua esistenza. Da quanto scrive, sembra che questa sua dimensione immaginativa abbia assunto un ruolo di “salvezza” dalla sofferenza e dalla frustrazione che proviene dalla vita quotidiana, ma anche un modo per dare un senso a un’esistenza che percepisce come difficile e deludente. È molto comprensibile voler fuggire dalla realtà, soprattutto quando la vita reale sembra non offrire soddisfazione o felicità. Tuttavia, la difficoltà sta nel fatto che l'effetto di questa fuga, seppur momentaneo, è effimero e lascia un senso di vuoto, come se non riuscisse mai a colmare veramente quel bisogno di benessere che sta cercando.
Questo tipo di comportamento non è raro, e molte persone si rifugiano nelle proprie fantasie, soprattutto quando si trovano di fronte a difficoltà o delusioni. La fantasia può diventare un meccanismo di difesa che aiuta a sopportare la frustrazione, il dolore o l'incapacità di affrontare la realtà in modo diretto. È importante però notare che, sebbene le sue capacità di distinguere la realtà dalla fantasia siano chiare, il rischio è che questa fuga nella fantasia possa impedire di affrontare la realtà stessa, peggiorando la solitudine o la frustrazione nel lungo periodo.
Molte persone che sviluppano un'auto-costruzione di mondi immaginari o di storie interne lo fanno proprio per ridurre il dolore emotivo, o per trovare un rifugio dove sentirsi amati, accettati e compresi, proprio come descrive con i suoi personaggi. Se da un lato questo le dà conforto, dall'altro le impedisce di realizzare pienamente il suo potenziale nella vita quotidiana e di trovare un senso autentico e soddisfacente in essa. La creazione di mondi immaginari può essere una forma di espressione e di riflessione, ma diventa problematica quando essa prende il sopravvento sulla vita reale, limitando la sua capacità di interagire con gli altri, di perseguire obiettivi concreti, o di sperimentare emozioni genuine con il mondo esterno.
Le suggerirei di considerare, se non l’ha già fatto, l’opportunità di affrontare queste dinamiche insieme a un professionista, come uno terapeuta, che possa aiutarla a esplorare queste esperienze in modo più profondo. Un percorso di questo tipo può aiutarla a comprendere meglio le radici di questa dipendenza dalla fantasia e a trovare un equilibrio tra la sua vita interiore e la realtà. Un buon terapeuta potrebbe anche aiutarla a sviluppare altre modalità per affrontare la frustrazione e il dolore, senza dover dipendere interamente dalle fantasie.
Non è “pazza” o “malata” come teme, ma è chiaro che sta cercando di adattarsi a una realtà che la delude. Capire questo meccanismo e affrontarlo in modo sano potrebbe aiutarla a costruire una vita più equilibrata, in cui fantasia e realtà non siano in conflitto, ma possano integrarsi in modo positivo. La sua intensità emotiva e la sua immaginazione sono sicuramente dei doni, ma è essenziale imparare a usarli in modo che non la intrappolino.
Dott. Luca Vocino
Questo tipo di comportamento non è raro, e molte persone si rifugiano nelle proprie fantasie, soprattutto quando si trovano di fronte a difficoltà o delusioni. La fantasia può diventare un meccanismo di difesa che aiuta a sopportare la frustrazione, il dolore o l'incapacità di affrontare la realtà in modo diretto. È importante però notare che, sebbene le sue capacità di distinguere la realtà dalla fantasia siano chiare, il rischio è che questa fuga nella fantasia possa impedire di affrontare la realtà stessa, peggiorando la solitudine o la frustrazione nel lungo periodo.
Molte persone che sviluppano un'auto-costruzione di mondi immaginari o di storie interne lo fanno proprio per ridurre il dolore emotivo, o per trovare un rifugio dove sentirsi amati, accettati e compresi, proprio come descrive con i suoi personaggi. Se da un lato questo le dà conforto, dall'altro le impedisce di realizzare pienamente il suo potenziale nella vita quotidiana e di trovare un senso autentico e soddisfacente in essa. La creazione di mondi immaginari può essere una forma di espressione e di riflessione, ma diventa problematica quando essa prende il sopravvento sulla vita reale, limitando la sua capacità di interagire con gli altri, di perseguire obiettivi concreti, o di sperimentare emozioni genuine con il mondo esterno.
Le suggerirei di considerare, se non l’ha già fatto, l’opportunità di affrontare queste dinamiche insieme a un professionista, come uno terapeuta, che possa aiutarla a esplorare queste esperienze in modo più profondo. Un percorso di questo tipo può aiutarla a comprendere meglio le radici di questa dipendenza dalla fantasia e a trovare un equilibrio tra la sua vita interiore e la realtà. Un buon terapeuta potrebbe anche aiutarla a sviluppare altre modalità per affrontare la frustrazione e il dolore, senza dover dipendere interamente dalle fantasie.
Non è “pazza” o “malata” come teme, ma è chiaro che sta cercando di adattarsi a una realtà che la delude. Capire questo meccanismo e affrontarlo in modo sano potrebbe aiutarla a costruire una vita più equilibrata, in cui fantasia e realtà non siano in conflitto, ma possano integrarsi in modo positivo. La sua intensità emotiva e la sua immaginazione sono sicuramente dei doni, ma è essenziale imparare a usarli in modo che non la intrappolino.
Dott. Luca Vocino
Penso che questo suo lato può essere trasformato in un dono, magari scrivendo le storie che lei crea nella fantasia. Ma se lei lascia che queste rimangano lì solo nella sua mente si autogiudicherà e non avrà la possibilità di scoprire il suo potenziale.
Se vuole approfondire l'argomento può prenotare con me un incontro on-line.
Cordialmente,
Dottoressa Bellini
Se vuole approfondire l'argomento può prenotare con me un incontro on-line.
Cordialmente,
Dottoressa Bellini
Gentile Utente, come lei stessa evidenzia, la fantasia può diventare un rifugio, un modo per affrontare emozioni difficili o situazioni dolorose. Nel suo caso, la fantasia sembra aver assunto un ruolo centrale nella sua vita, offrendole un mondo sicuro e gratificante in cui trovare sollievo dalla tristezza e dalla frustrazione. Nella mia esperienza lavorativa, ho incontrato diverse persone che, come lei, si rifugiavano nel mondo della fantasia per far fronte a difficoltà emotive o a esperienze traumatiche. In alcuni casi, la dipendenza dalla fantasia era tale da compromettere la loro vita sociale, lavorativa e affettiva.
Le consiglio di rivolgersi a un professionista della salute mentale, come uno psicologo o uno psichiatra, per approfondire la sua situazione e valutare un percorso di supporto.
Un percorso terapeutico può aiutarla a:Comprendere le origini e le funzioni della sua fantasia, sviluppare strategie per gestire le emozioni difficili e affrontare le situazioni stressanti, costruire gradualmente una vita più appagante e soddisfacente nella realtà, ridurre il tempo dedicato alla fantasia e aumentare il suo coinvolgimento nella vita reale.
Dott.ssa Angela Pistilli
Le consiglio di rivolgersi a un professionista della salute mentale, come uno psicologo o uno psichiatra, per approfondire la sua situazione e valutare un percorso di supporto.
Un percorso terapeutico può aiutarla a:Comprendere le origini e le funzioni della sua fantasia, sviluppare strategie per gestire le emozioni difficili e affrontare le situazioni stressanti, costruire gradualmente una vita più appagante e soddisfacente nella realtà, ridurre il tempo dedicato alla fantasia e aumentare il suo coinvolgimento nella vita reale.
Dott.ssa Angela Pistilli
Grazie per aver condiviso qualcosa di così profondo e personale. Voglio rassicurarla subito su una cosa: non credo affatto che lei sia "pazza" o "malata". Al contrario, ciò che descrive sembra una strategia complessa e creativa che ha sviluppato per far fronte alle difficoltà e alla sofferenza che ha incontrato nella sua vita. La capacità di immaginare, di costruire mondi e di vivere emozioni intense attraverso la fantasia è una caratteristica unica e preziosa, anche se in questo momento sembra diventata un rifugio dal dolore piuttosto che una fonte di arricchimento. Quello che lei racconta non è insolito. In molte persone, la fantasia e il mondo interiore diventano una via di fuga quando la realtà appare insopportabile o troppo dura da affrontare. È una risposta naturale, quasi protettiva, soprattutto per chi ha una mente così creativa e sensibile come la sua. Tuttavia, capisco che questa situazione le stia creando un conflitto interiore. Da un lato, il suo mondo immaginario le dà sicurezza, gioia e libertà; dall’altro, sente che questa dipendenza potrebbe tenerla lontana dalla realtà e dagli altri, alimentando un circolo vizioso che non riesce a spezzare. È importante comprendere che il suo mondo interiore non è qualcosa di sbagliato o da eliminare. Al contrario, può diventare una risorsa incredibile se integrato in modo sano con la realtà. La sua capacità di immaginare, di creare storie e di provare emozioni così intense potrebbe essere canalizzata verso qualcosa che le dia significato e connessione nel mondo reale. Ad esempio, molte persone con un’immaginazione così ricca trovano grande soddisfazione in attività creative come la scrittura, l’arte o altre forme di espressione. Questo le permetterebbe di portare parte di quel mondo fantastico nella realtà, condividendolo con gli altri e rendendolo un ponte, invece che una barriera. Un altro punto su cui potremmo lavorare insieme è quello di esplorare con gentilezza cosa rende la realtà così dolorosa o insoddisfacente per lei. Le delusioni e i fallimenti di cui parla hanno lasciato delle ferite che meritano attenzione e cura. Affrontarle, anche gradualmente, potrebbe aiutarla a scoprire che esistono aspetti della vita reale che possono offrirle emozioni autentiche, magari diverse da quelle del suo mondo immaginario, ma non per questo meno preziose. Non deve abbandonare di colpo il suo mondo interiore, né sarebbe utile forzarsi a farlo. Invece, potrebbe provare a creare un equilibrio: lasciare spazio sia per la fantasia, che la fa sentire viva e al sicuro, sia per piccoli passi verso la realtà, dove potrebbero esserci sorprese che non si aspetta. Se dovesse decidere di intraprendere un percorso di supporto psicologico, potremmo lavorare insieme per capire come affrontare la frustrazione e la sofferenza che la spingono verso la fantasia, senza mai giudicarla o svalutare quello che sente. Infine, voglio dirle che la sua consapevolezza è una grande forza. Lei è lucida, riflessiva e capace di esplorare il proprio mondo interiore con profondità. Questo è un dono e potrebbe diventare il punto di partenza per costruire una vita che includa sia il suo straordinario universo immaginario che relazioni ed esperienze significative nel mondo reale. Cari saluti. Dott. Andrea Boggero
Gentile utente,
comprendo molto bene il suo conflitto interiore. Da quanto descrive è possibile che stia vivendo una continua lotta tra il bisogno di fuggire in un mondo di fantasia per trovare sollievo e la consapevolezza di essere intrappolata in un circolo vizioso che non le consente di evolvere. La fantasia può diventare un rifugio sicuro ma, come ha scritto, può anche diventare una sorta di trappola, che di fatto non offre una soluzione duratura. Sarebbe interessante comprendere le motivazioni alla base di questo suo rifugiarsi in mondi immaginari; mi chiedo se non sia un modo che ha trovato per affrontare il dolore e la delusione della vita reale. Il primo passo potrebbe essere cercare di trovare un equilibrio tra la ricchezza della sua fantasia e il confronto con la realtà, in modo da non rinunciare del tutto alla possibilità di un cambiamento. Valutare l’inizio di un percorso di supporto psicologico, se ritiene che possa esserle d’aiuto, potrebbe essere un buon modo per iniziare. Rimango a disposizione, un saluto - dottoressa Paola Grasso
comprendo molto bene il suo conflitto interiore. Da quanto descrive è possibile che stia vivendo una continua lotta tra il bisogno di fuggire in un mondo di fantasia per trovare sollievo e la consapevolezza di essere intrappolata in un circolo vizioso che non le consente di evolvere. La fantasia può diventare un rifugio sicuro ma, come ha scritto, può anche diventare una sorta di trappola, che di fatto non offre una soluzione duratura. Sarebbe interessante comprendere le motivazioni alla base di questo suo rifugiarsi in mondi immaginari; mi chiedo se non sia un modo che ha trovato per affrontare il dolore e la delusione della vita reale. Il primo passo potrebbe essere cercare di trovare un equilibrio tra la ricchezza della sua fantasia e il confronto con la realtà, in modo da non rinunciare del tutto alla possibilità di un cambiamento. Valutare l’inizio di un percorso di supporto psicologico, se ritiene che possa esserle d’aiuto, potrebbe essere un buon modo per iniziare. Rimango a disposizione, un saluto - dottoressa Paola Grasso
Gentile utente,
La sua descrizione del mondo interiore è molto dettagliata e trasmette l'intensità delle emozioni e delle esperienze che vive. È possibile che, in risposta a una vita che percepisce come triste o insoddisfacente, abbia sviluppato un mondo interiore ricco e complesso dove può trovare sicurezza, gioia e senso di controllo. È importante riconoscere che, sebbene questa capacità di fantastica possa offrirle conforto, allo stesso tempo può creare un distacco dalla realtà che, come ha descritto, può diventare frustrante.
Nel mio lavoro come psicologa, ho incontrato persone che usano la loro immaginazione in modo simile per far fronte a situazioni difficili o dolorose. Questa tendenza non è necessariamente un segno di malattia mentale, ma può indicare un bisogno profondo di evasione e di creazione di un ambiente in cui si sente al sicuro e accettata. La differenza tra realtà e fantasia è chiara per lei, il che è un aspetto positivo, ma il desiderio di rifugiarsi costantemente nel mondo immaginario può essere sintomo di una difficoltà nel trovare soddisfazione e sicurezza nella vita reale.
Esplorare le radici di questa necessità di rifugiarsi nel mondo interiore può essere un passo importante per comprendere meglio se stessa e le sue esigenze. Continuare a confrontarsi con un professionista può aiutarla a trovare un equilibrio tra il suo ricco mondo interiore e la realtà quotidiana, permettendole di vivere esperienze reali in modo più soddisfacente e meno doloroso.
Resto a disposizione, Dott.ssa Gloria Giacomin.
La sua descrizione del mondo interiore è molto dettagliata e trasmette l'intensità delle emozioni e delle esperienze che vive. È possibile che, in risposta a una vita che percepisce come triste o insoddisfacente, abbia sviluppato un mondo interiore ricco e complesso dove può trovare sicurezza, gioia e senso di controllo. È importante riconoscere che, sebbene questa capacità di fantastica possa offrirle conforto, allo stesso tempo può creare un distacco dalla realtà che, come ha descritto, può diventare frustrante.
Nel mio lavoro come psicologa, ho incontrato persone che usano la loro immaginazione in modo simile per far fronte a situazioni difficili o dolorose. Questa tendenza non è necessariamente un segno di malattia mentale, ma può indicare un bisogno profondo di evasione e di creazione di un ambiente in cui si sente al sicuro e accettata. La differenza tra realtà e fantasia è chiara per lei, il che è un aspetto positivo, ma il desiderio di rifugiarsi costantemente nel mondo immaginario può essere sintomo di una difficoltà nel trovare soddisfazione e sicurezza nella vita reale.
Esplorare le radici di questa necessità di rifugiarsi nel mondo interiore può essere un passo importante per comprendere meglio se stessa e le sue esigenze. Continuare a confrontarsi con un professionista può aiutarla a trovare un equilibrio tra il suo ricco mondo interiore e la realtà quotidiana, permettendole di vivere esperienze reali in modo più soddisfacente e meno doloroso.
Resto a disposizione, Dott.ssa Gloria Giacomin.
Gentile utente, quello che lei così bene descrive sembra essere il "Maladaptive daydreaming", altrimenti detto "Disturbo da fantasia compulsiva". La invito ad approfondire questa modalità di funzionamento e nel caso contattare un professionista.
Cordialmente.
Dott.ssa Floriana Ricciardi
Cordialmente.
Dott.ssa Floriana Ricciardi
Gentile utente,
Capisco quanto possa essere rassicurante vivere in un mondo di propria costruzione su cui abbiamo pieno controllo e quanto questo possa sembrare preferibile alla realtà.
Ciò che descrive sembrerebbe richiamare il fenomeno clinico del daydreaming o sognare ad occhi aperti. Benché sia un funzionamento comune, legato spesso ad attività di fantasia, può talvolta sfociare nel Maladaptive daydreaming, e diventare quindi un meccanismo di tipo disadattivo quando intralci la quotidianità, le relazioni e il lavoro o lo studio, o quando generi angoscia e sensi di colpa.
In questi casi una consultazione psicologica potrebbe aiutare a comprendere le ragioni dietro alla strutturazione di questa modalità e gli elementi di realtà che in questo modo evita.
Spero di averle potuto fornire delle indicazioni utili.
Rimango a sua disposizione. Un caro saluto, Dott.ssa Aprea
Capisco quanto possa essere rassicurante vivere in un mondo di propria costruzione su cui abbiamo pieno controllo e quanto questo possa sembrare preferibile alla realtà.
Ciò che descrive sembrerebbe richiamare il fenomeno clinico del daydreaming o sognare ad occhi aperti. Benché sia un funzionamento comune, legato spesso ad attività di fantasia, può talvolta sfociare nel Maladaptive daydreaming, e diventare quindi un meccanismo di tipo disadattivo quando intralci la quotidianità, le relazioni e il lavoro o lo studio, o quando generi angoscia e sensi di colpa.
In questi casi una consultazione psicologica potrebbe aiutare a comprendere le ragioni dietro alla strutturazione di questa modalità e gli elementi di realtà che in questo modo evita.
Spero di averle potuto fornire delle indicazioni utili.
Rimango a sua disposizione. Un caro saluto, Dott.ssa Aprea
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