Salve dottori, Vi contatto per un problema di tipo psicologico: Negli ultimi anni ho fatto un gr

20 risposte
Salve dottori,
Vi contatto per un problema di tipo psicologico:

Negli ultimi anni ho fatto un gran lavoro su me stessa, riconoscendo vari "traumi" subiti in passato sia in famiglia che nelle relazioni d'amore.
Scottata dalle esperienze passate, mi sono riproposta di fare più attenzione alle persone da far entrare nella mia vita, cercando di fare attenzione e "captare" i primi segnali che possano farmi capire che mi sto interfacciando con una persona "tossica". Mi riferisco in particolare all'ambito relazioni d'amore.
Mi è capitato nell'ultimo periodo di uscire con 2 ragazzi ma in entrambi MI SEMBRA di aver riconosciuto alcuni "segnali" tipici delle persone "tossiche".

Il problema che mi pongo è il seguente (premesso che ho frequentato entrambi i ragazzi per un periodo di tempo molto breve (1 mese)):
Sono stata davvero in grado di riconoscere i segnali che indicano una persona tossica, le cosiddette "red flags" o sono talmente traumatizzata dalle esperienze passate da vedere ora segnali tossici dappertutto anche quando non ci sono?

Non sono sicura della mia percezione in questo frangente, non sono sicura di aver veramente sviluppato una capacità nel notare finalmente certi comportamenti e riconoscere che non vanno bene, oppure ho talmente paura di rivevere le stesse situazioni traumatizzanti del passato che per non correre rischi (forse inconsciamente?) interpreto qualsiasi comportamento come se fossero segnali negativi?

Cercando di ragionare "logicamente" sul comportamento di questi 2 ragazzi sono arrivata alla conclusione che il modo in cui si comportano potrebbe essere un segnale d'allarme come potrebbe non esserlo (non stiamo parlando di comportamenti gravi, ma di piccole cose, piccole parole che in fin dei conti, credo, ognuno potrebbe interpretare a modo suo).
Che si può fare? È normale? Mi potrebbe aiutare affrontare la questione in un percorso di psicoterapia? Mi rendo conto che può essere difficile da comprendere senza riportare degli esempi pratici ma lo spazio a disposizione qui non me lo permette :)

Grazie di cuore comunque a chiunque vorrà rispondermi.
Gentile Utente, quello che mi sento di poterle dire è che sicuramente è un insieme di variabili quello che oggi le fa drizzare le antenne su qualunque comportamento dell'altro. sicuramente un po l'esperienza negativa, poi c'è da unirci la paura di ricaderci e poi come diceva Popper "bisognerebbe cercare ciò che falsifica la nostra teoria, no quello che la conferma".
però a onor del vero credo che la consapevolezza, il saper individuare quali sono effettivamente dei comportamenti per noi tossici sia centrale. quindi le posso solo consigliare un percorso in cui affrontare serenamente gli aspetti suoi personali con cui fa fatica che sono poi quelli che la portano a scegliere certe persone rispetto ad altre.
se ha bisogno, mi trova qui.
Saluti

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Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Gentilissima buongiorno,
fa bene a domandarsi se la paura di soffrire non le faccia vedere segnali di pericolo ovunque, perché succede spesso così. La sofferenza ci rende vulnerabili, e il timore di essere feriti di nuovo ci porta a erigere mura per mantenere le distanze da chi potrebbe ferirci di nuovo. Non possiamo sapere se questi ragazzi fossero tossici o meno, ma il rischio che il timore di soffrire le precluda la possibilità di rimettersi in gioco pare reale. Un sostegno psicologico in questo momento di fragilità potrebbe aiutarla a diventare più consapevole dei suoi meccanismi di difesa e a gestirli in maniera efficace. Resto a disposizione se lo desidera e la saluto cordialmente, dott.ssa Manuela Leonessa
Buongiorno. Sicuramente le esperienze pregresse aiutano a comprendere meglio i propri bisogni all'interno di una relazione e si sviluppano delle parti di sè particolarmente sensibili a certi segnali, i quali richiamano memorie relazionali passate che hanno portato sofferenza. Pertanto, se si intercettano dei comportamenti nei successivi partner che in qualche modo richiamano quel dolore, è comprensibile farci caso e in alcuni casi mettere in atto strategie di fuga.
Quelle sentinelle le segnalano un "pericolo", a livello relazionale, perchè hanno imparato a proteggerla.
La stanza di terapia è il posto in cui si possono conoscere le proprie sentinelle e capire come gestirle in modo funzionale nelle relazioni successive. Ci sono quelle che scattano all'abbandono, al giudizio, alla violazione dei confini, a parole che richiamano eventi traumatici etc.
Cosa scatta in lei quando coglie certi segnali nell'altro? quali sono i suoi vissuti e cosa le stanno comunicando? cosa richiamano nella sua storia?
Queste sentinelle cercano spesso di tenerci al sicuro da ulteriori sofferenze, ma sono rimaste un pò indietro nell'aggiornamento. Richiamano delle parti di sè che si sono strutturate in un tempo passato e fanno fatica a contare sulle parti di se più adulte (le quali spesso devono essere tirate in causa in terapia al fine di sviluppare risorse e modalità relazionali più funzionali con sè e gli altri).
Questo lavoro in terapia aiuta a sviluppare una consapevolezza profonda e autentica di sè e dei propri bisogni, senza rimaner travolta dalle sensazioni di "pericolo".
E' importante ringraziare comunque quelle sentinelle perchè si sono fatte il mazzo per tanti anni, ma bisogna aiutarle a comprendere che il mondo non è più quello che hanno conosciuto e le relazioni neppure.
Loro scattano indipendentemente perchè è ciò che hanno imparato, ma alcune sensazioni non parlano necessariamente di ciò che sta succedendo nel mondo che ci circonda, ed esplorarle in terapia permette di cogliendone il significato.
La psicoterapia la potrebbe aiutare ad aver cura della sua storia e delle sue ferite senza che queste compromettano la sua vita presente. Infine, sarebbe molto importante condividere con il terapeuta il lavoro che lei ha fatto su stessa per elaborare i suoi nuclei di sofferenza e coglierne i processi mentali sottostanti.
Rimango a sua disposizione, anche online.
Un caro saluto, Dott.ssa Martina Orzi
Buongiorno,
grazie per la sua domanda.
Le esperienze passate, soprattutto se traumatiche, se non elaborate impattano notevolmente sul proprio senso di sicurezza, facendo percepire rischiose o pericolose situazioni simili a quelle passate. Può accadere anche che alcuni elementi facciano da attivatore dell'esperienza dolorosa che abbiamo vissuto e ciò può portare a costante allerta e timore per un'eventuale ripetizione dell'esperienza dolorosa.
Credo che un percorso psicoterapico le possa essere di beneficio per integrare il lavoro su sé stessa che già ha iniziato a fare insieme con uno sguardo più esterno alla situazione da parte di un/a specialista psicoterapeuta.
Un caro saluto,
Dott.ssa Giorgia Colombo
Carissima. Sicuramente un percorso terapeutico la potrebbe aiutare a diventare consapevole di quali sono i suoi bisogni e delle modalità con cui prendersi cura innanzitutto della sua persona, dei suoi diritti e delle modalità rispettose di relazione intima. Questa consapevolezza sarà la cartina al tornasole con cui interpreterà i comportamenti di coloro a cui permetterà una vicinanza emotiva. Buona fortuna
Salve gentile utente.
Senza dubbio il lavoro che ha svolto su se stessa è notevole e le sta consentendo di affrontare con consapevolezza ciò che le accade.
A mio avviso c'è un eccesso di analisi nel suo modo di approcciare alle nuove relazioni. Per evitare di cadere di nuovo in situazioni precedenti e traumatiche, tende a portare troppa attenzione agli aspetti razionali della relazione: il comportamento osservato, il linguaggio utilizzato, le esperienze vissute e le attività che scegliete di svolgere insieme. In questo modo, ogni volta sembra che il rapporto sia sotto esame, sotto una specie di lente di ingrandimento dell'attenzione che esalta ogni minimo dettaglio, evidenziando quelli che lei chiama segnali di allarme.
Ma le relazioni sociali e sentimentali sono ben altro. Noi essere umani sia fortunati nell'essere dotati di intelligenza emotiva, oltre che razionale. L'intelligenza emotiva ci consente di elaborare le emozioni per quello che sono, per le sensazioni che ci lasciano sulla pelle, con l'incredibile varietà con cui si manifestano. Soprattutto l'intelligenza emotiva è determinante per prendere le decisioni giuste! Esatto, sono le emozioni che ci consegnano le informazioni più salienti per decidere se bisogna temere una certa persona o situazione, oppure se è possibile fidarsi, se è possibile innamorarsi perdutamente.
La ragione subentra in un secondo momento quando decidiamo come gestire quelle emozioni, come modularle in modo conveniente dal punto di vista sociale e come è opportuno esprimerle.

Nel suo caso, mi pare evidente che il trauma delle situazioni precedenti non sia del tutto superato, sebbene lei ritiene di aver fatto un buon lavoro su sé stessa. Ma il buon lavoro non consiste nel tarpare le ali alle emozioni a vantaggio di una cinica analisi razionale dei comportamenti manifesti. Il buon lavoro sarebbe imparare a vivere a pieno ogni nuova relazione con tutto il panorama di sentimenti che essa comporta, valutando con equilibrio quanto essa sia fonte di benessere interiore o possibile fonte di disagio.

Le consiglio di affidarsi all'intervento di uno Psicologo Positivo, esperto in gestione emotiva e stress post-traumatico. Questa figura le consentirà di fare un percorso di crescita personale basato sulle sue potenzialità, sulla conoscenza e gestione emozionale, sulle relazioni positive e sulla consapevolezza.

Se vuole potrei darle ulteriori informazioni su questo tipo di approccio. Mi contatti pure per una consulenza online, sarò felice di rispondere alle sue curiosità in merito.
Un caro saluto, Dott. Antonio Cortese
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Buonasera, del suo racconto rimango colpita dalla velocità con cui si mette in dubbio: prima si riconosce la capacità di cogliere ciò che è buono per lei, poi dubita di esserne capace.
Dal mio punto di vista sarebbe prezioso lavorare prima su come può sostenersi nel tempo in quello che pensa e sente per poi, grazie a questo, mantenersi stabile nelle conclusioni tratte nelle esperienze he vive.
Un caro saluto
Gentilissima, da quanto racconta sembra che stia vivendo in una sorta di perenne allerta e questo è sicuramente uno strascico traumatico ed un bisogno di difendersi preventivamente da ulteriori sofferenze. Difendersi è legittimo. Il disagio che sente e che emerge dalle sue riflessioni è naturale (direi sano) e può darle l'opportunità di soffermarsi da una parte sulle ferite dall'altra sulla fatica (e riconquista) di affidarsi e di lasciarsi andare. Penso che stare sul proprio conflitto interiore con l'aiuto di un professionista possa aiutarla a contattare quella parte di lei che ha così tanto bisogno di difendersi e quelle emozioni di libertà che al momento sembrano chiuse in gabbia. Un caro saluto e a disposizione anche on line. Maria dr. Zaupa
Bisognerebbe capire cosa intendi per "relazioni tossiche" e hai ragione nel dire che qui non c'è modo di approfondire la questione. Ovviamente secondo me dovresti intraprendere un percorso psicologico che ti permetta come prima e più importante cosa di conoscere, capire e amare te stessa ma che ti permetta anche di capire le tue relazioni passate e, perchè no, imparare anche a riconoscere i famosi campanelli d'allarme e quindi vivere meglio le tue relazioni presenti e future. Se accetti il consiglio, cerca qualcuna esperta in relazioni tossiche, esperta di violenza, che ti possa aiutare a trovare le risposte che cerchi! Un saluto
Gentile utente,

La tua riflessione mette in luce una profonda consapevolezza e una volontà di comprensione di te stessa e delle tue reazioni. La capacità di riconoscere e riflettere su questi aspetti è già un passo significativo nel percorso di autoconoscenza.

È naturale che, avendo fatto un lavoro approfondito sulle tue esperienze passate, tu sia ora particolarmente attenta ai comportamenti altrui, soprattutto se questi potrebbero rivelarsi potenzialmente dannosi per te. Tuttavia, come hai correttamente identificato, c'è una sottile linea tra essere consapevoli e interpretare eccessivamente o erroneamente determinate situazioni.

Le esperienze passate, soprattutto quelle dolorose, possono influenzare la nostra percezione delle situazioni attuali e la modalità con cui interpretiamo le relazioni. Ciò che descrivi potrebbe essere una reazione di difesa, una modalità protettiva che ti permette di prevenire eventuali situazioni dolorose.

Un percorso di psicoterapia potrebbe effettivamente essere un'ottima scelta per esplorare e comprendere meglio questi meccanismi. Attraverso la terapia, potrai analizzare in modo più dettagliato le tue reazioni, i tuoi sentimenti e le tue paure, così da raggiungere una maggiore chiarezza e trovare un equilibrio tra la protezione di sé e l'apertura verso nuove relazioni.

Affrontare queste questioni con un professionista può aiutarti a riconoscere quando le tue preoccupazioni sono fondate e quando, invece, potrebbero essere il frutto di paure residue.

Ti auguro di trovare il supporto e la chiarezza che cerchi nel tuo percorso.

Cordiali saluti,
Ilaria.
Carissima utente buongiorno.
È OTTIMO non sottovalutare mai i propri campanelli di allarme.
Sicuramente le situazioni passate hanno fatto si che la sua “sensibilità” verso la sua salute mentale sia aumentata e soprattuto verso determinate situazioni messe in atto da persone.
È giusto essere precise con le persone che si vogliono far entrare nella propria vita, l’importante è che questa precisione non influisca nella creazione del rapporto stesso poiché altresì potrebbe risultare disfunzionale per lei.
Quello che le posso dire è che un consulto psicologico può essere sempre molto utile, le può aprire la mente su diversi aspetti che magari non ha preso in considerazione.
Mi permetto inoltre anche di dirle che un mese può essere un periodo lungo ma anche troppo corto per poter definire una determinata persona “tossica”. Magari si dia un altro paio di incontri con questi ragazzi e se i suoi campanelli di allarme continuano ad accendersi, beh in quel caso saprà sicuramente come agire.
Effettuo consulenze online
A sua disposizione
Dott.ssa Silvia Marcelletti
Gentilissima, lei stessa ha usato la parola trauma più volte e questo suggerisce che sicuramente un supporto psicologico può aiutarla a conoscere meglio sé stessa, a superare i suoi traumi ma soprattutto a riconoscere le red flags distinguendole da comportamenti normali.
Un caro saluto,
Dott.ssa Giorgia Ferrucci
Cara ti sei spiegata molto bene. Sicuramente quello che in questo momento governa il tuo Io è la paura: paura di vivere nuovamente la delusione. per questo probabilmente tendi a vedere sempre e comunque il problema anche dove forse non c'è. La perfezione non esiste e menomale8aggiungo io). Sono certa che un percorso di terapia ti potrebbe aiutare a comprendere te stessa profondamente. Solo così, conoscendo te, potrai capire senza alcuna difficoltà chi si trova difronte a te.
ti saluto.
Stefania Russo
Sembrerebbe dal suo modo di descrivere la situazione che lei per tutelarsi (o difendersi?) abbia cercato di individuare dei campanelli d'allarmi volti a non rientrare in una relazione tossica. Già questa premessa fa riflettere su come lei abbia indirizzato le sue energie e le sue risorse verso un obiettivo ammirevole che richiede coraggio, lavoro e fatica: avere una relazione sana. Purtroppo è difficile rispondere alla sua domanda senza sapere cosa è per lei una relazione sana e da "dove" ha preso quei critieri volti a valutare il comportamento dell'altro come red flags. Ammiro molto la sua scelta ma le suggerisco di farsi aiutare da un terapeuta nel perseguire il suo obiettivo al fine di avere la SUA relazione sana (e felice). Resto a disposizione.
Buongiorno, La ringrazio per la condivisione. Da quello che scrive si percepisce il forte disagio emotivo che sta vivendo, legato alla paura che esperienze negative del suo passato possano influenzare, con troppa rigidità, le esperienze del presente. Credo che un percorso psicologico potrebbe aiutarla a elaborare i suoi vissuti emotivi, ed autorizzarsi a dare una nuova lettura alle esperienze passate per raggiungere una migliore comprensione del proprio modo di entrare in relazione con l’altro. Questa consapevolezza di Sé potrà aiutarla a discernere, con maggiore sicurezza, fra i “campanelli d’allarme” di una possibile relazione disfunzionale, e le proprie insicurezze.
Resto a Sua disposizione, un caro saluto.
Dottoressa Stefania Sica.
Buongiorno, sicuramente nessuno vorrebbe rivivere i traumi passati e magari questo l'ha resa molto attenta a quelle che ha chiamato "Red flags". Detto questo non possiamo sapere se lei ci abbia visto bene o meno... È giusto però che lei costruisca le relazioni su delle basi che lei trova sicure.
Dott. Marco Cenci
Buongiorno e grazie per avere esposto la sua situazione.
Da quello che scrive sembra che stia cercando di trovare un equilibrio fra il desiderio di innamorarsi nuovamente e l'altrettanto desiderio di "proteggersi" da eventuali nuove delusioni o sofferenze. La domanda che sta ponendo a se stessa, ovvero, se i campanelli di allarme che vede siano reali oppure in parte influenzati da una sofferenza passata, evidenzia una sua buona consapevolezza che però meriterebbe di essere accolta da un professionista, in modo tale da poter essere aiutata nel dare gradualmente significato ai timori e i turbamenti che sta vivendo e cosi vivere la propria vita affettiva-relazionale con la maggiore serenità possibile.
Se lo desidera sono a disposizione.
Cordialmente
Dott.ssa Silvia Gonan
Gentile Utente ho letto con attenzione quanto da lei riportato. Dice di aver fatto un gran lavoro su di se stessa, di aver riconosciuto i suoi traumi, ma a volte uil solo fatto di ricnoscerli non significa che ci sia stata una reale e concreta elaborazione, mi permetto di suggerirle questa possibilità perchè lei nel continuare dice di aver drizzato le antenne rispetto a eventuali relazioni tossiche. Ciò che invece arriva a me nel leggerla è che lei ha semplicemente spostato i piani passando da un emotivo ad un cognitivo che la porta a razionalizzare. Se fossi in lei mi fermerei un momento e chiederei l'aiuto di un professionista perchè la accompagni nella elaborazione dei suoi vissuti. Rimango a disposizione per eventuali dubbi o consulti
Gentilissima, dal suo scritto emerge una grande propensione ad autointerrogarsi e una forte motivazione a comprendersi meglio. Questi due elementi di per sé rappresentano un ottimo punto di partenza per intraprendere un percorso psicologico, spesso faticoso per certi aspetti, ma sempre utile. Mi sento di rassicurarla in merito al suo timore che la tendenza ad iper-interpretare gli atteggiamenti altrui non sia "normale". Lo è assolutamente se si ha una storia di traumi relazionali. Interpretare il mondo serve a scongiurare la possibilità che quanto avvenuto possa ripresentarsi. Inoltre, volersi proteggere è un bisogno più che legittimo, oltre che la base per la costruzione di relazioni affettive mature e positive. È tuttavia necessario, come ha riconosciuto da sola, che questa tendenza non risulti eccessiva, pena il rischio di perdere reali occasioni in cui potersi mettere in gioco. Sicuramente un percorso le permetterebbe di ritagliarsi uno spazio personale in cui poter approfondire le "red flags" cui si riferisce, non tanto per capire se effettivamente "ci ha visto giusto", ma più per comprendere come funziona lei, quali atteggiamenti interpreta e come, come la fanno sentire e perché. Riuscire ad avere più chiari questi aspetti di sé la potrà aiutare ad avere meno paura nelle relazioni. Nella speranza di esserle stata d'aiuto, resto a sua disposizione se volesse ulteriori chiarimenti. Un caro saluto. Dott.ssa E.B.

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