Salve dottori. Inizio con il dire che una psicologa l'anno scorso mi aveva diagnosticato una tenden

24 risposte
Salve dottori.
Inizio con il dire che una psicologa l'anno scorso mi aveva diagnosticato una tendenza alla rimuginazione e alla depressione. Da qualche tempo a questa parte, soffro di pensieri ossessivi/ricorrenti circa la morte di persone care a me e per scacciarli faccio delle azioni ripetitive. Da qualche settimana sto andando dallo psicologo e le ho anche parlato di alcuni aspetti di questi pensieri.
Da qualche giorno invece [alla mia psicologa ancora non l'ho detto] sto avendo dei pensieri opposti, come se pensassi: "vabbè, muori' anche riguardo persone care e questo mi provoca molto dolore perché non voglio pensare a certe cose. Mi chiedo.. perché sto avendo questi tipi di pensieri? Forse perché da qualche giorni sto attuando meno le azioni ripetitive contro i pensieri intrusivi?
Vi ringrazio per la risposta
Salve, andando dalla sua terapeuta é possibile che il lavoro svolto possa produrre anche di questi effetti.
Le suggerisco però di parlarne in sede di incontro con la collega.
Quello che le potrebbe essere detto ora magari andrebbe ad interferire con un lavoro svolto.
Saluti dott.ssa Sandra Petralli

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Gentile utente, grazie per aver condiviso questa parte di sé. E' davvero molto pesante e spaventoso convivere con pensieri ossessivi circa la morte di persone care, così come lo è cercare di "scongiurare" tali esiti nefasti mettendo in atto comportamenti rituali. Si mette addosso una responsabilità enorme, impiegando moltissime energie, fisiche e mentali. Forse questo "vabbè, muori" è un primo segnale della sua mente nella direzione del preservare queste energie. Che questo "muori" sia indirizzato più ai suoi pensieri ossessivi che non alle persone a lei care? Interessante che lei riporti di star attuando meno comportamenti ripetitivi. La invito a condividere con la sua psicologa questi suoi "pensieri opposti" così da poter comprenderne al meglio il significato. Rimango a sua disposizione. Un caro saluto! Dott.ssa Federica Bertucci
Salve,

capisco quanto possa essere difficile e doloroso affrontare questi pensieri intrusivi riguardo alle persone a lei care. È comune che, quando cerchiamo di controllare o sopprimere certi pensieri, questi possano emergere in modi diversi o intensificarsi. È positivo che abbia iniziato un percorso con una psicologa; condividere con lei anche questi nuovi pensieri potrebbe aiutarla a comprenderne meglio l'origine e a trovare strategie efficaci per gestirli.

Non esiti a parlare apertamente con la sua terapeuta di ciò che sta vivendo. Ricordi che è lì per supportarla e aiutarla a superare queste difficoltà.

Un caro saluto.
Gentile utente, le azioni ripetitive che agisce contribuiscono a dare ancora più salienza ai pensieri intrusivi. Seppur in un primo momento sembrano darle sollievo, in realtà sono esattamente ciò che fa permanere quel senso di urgenza dimetterle in atto ogni qualvolta si presenti un pensiero intrusivo. Ad ogni modo, ne parli con la sua psicologa che la guiderà in questo percorso. Saluti Dr.ssa Oliveri
Buon pomeriggio,
le posso dire che capisco molto bene il meccanismo di funzionamento di questo tipo di problematica. Ho lavorato con varie persone con lo stesso meccanismo di funzionamento, la quale terapia si è risolta positivamente.
Rimango a disposizione, se interessata mi contatti. Dott.ssa Francesca Gottofredi
Gentile utente, grazie per la sua condivisione.
Immagino il peso che sente su di sè nel vivere con pensieri di morte che riguardano le persone a cui tiene.
Le suggerisco di parlarle con la sua terapeuta.

Un caro saluto,
Dott.ssa Genoveffa Del Giudice
La sua apertura nel condividere ciò che sta vivendo è molto importante e può essere un passo fondamentale verso la comprensione e la gestione delle sue emozioni. I pensieri ossessivi e le azioni ripetitive che descrive sono spesso segnali di un conflitto interno e di ansia, e il fatto che stia affrontando questi temi con la sua psicologa è un passo positivo. La transizione da pensieri di preoccupazione verso pensieri opposti, come quelli che menziona riguardo alla morte di persone care, possono manifestarsi come parte di un meccanismo difensivo del cervello, che cerca di affrontare l’ansia e la paura associata alla perdita. In effetti, quando ci si allontana dalle azioni ripetitive che usava per gestire i pensieri intrusivi, è possibile che la mente inizi a esplorare nuove direzioni, anche quelle che possono sembrare inquietanti o contraddittorie. È importante riconoscere che i pensieri non definiscono chi siamo e non devono necessariamente tradursi in azioni. I pensieri intrusivi spesso si manifestano in modo involontario e possono essere influenzati da vari fattori, come lo stress, l’ansia o le esperienze recenti. Inoltre, la lotta contro di essi può talvolta intensificare il loro impatto, creando un ciclo di rimuginazione che può essere difficile da gestire. Condividere questi nuovi pensieri con la sua psicologa potrebbe rivelarsi molto utile. Lavorare insieme su questi temi può aiutarla a trovare strategie per affrontarli senza esserne sopraffatti. Potrebbe anche essere utile esplorare le emozioni sottostanti a questi pensieri e comprendere meglio il loro significato. Cordiali saluti
Gent.le Utente, la ringrazio per la condivisione. Il cambiamento dei suoi pensieri potrebbe essere un segnale che qualcosa in lei sta cambiando, tuttavia non ho abbastanza informazioni per poterle dire qualcosa di più attendibile. Le consiglio di parlarne col suo attuale psicologo.
Cordiali saluti, Dott.ssa Helena Afflitto
Buonasera, gentile utente, grazie per questa sua condivisione.
Secondo lei il cambiamento dei suoi pensieri può essere dato da qualcosa che sta trattando nel suo percorso individuale? Personalmente ritengo importante che lei ne parli con la collega dalla quale è seguita e che insieme ne esploriate il significato.
Resto a disposizione
Cordiali saluti
Gentile, la ringrazio per aver condiviso la sua storia. Comprendo che possa essere molto difficoltoso avere pensieri legati all'incolumità dei propri cari e che la tendenza più forte sia quella di contrastarli in qualsiasi modo. Tuttavia, la messa in atto di rituali che scaccino tali pensieri intrusivi, in realtà non costituisce altro che un circolo vizioso tipico dei comportamenti ossessivo compulsivi. In un primo momento la messa in atto del rituale potrà sollevarla, ma poi tornerà impellente il bisogno di ripeterli per poter scongiurare nuovi pensieri negativi. Lei ha fatto bene a rivolgersi ad un professionista per poter interrompere questa catena di eventi, ma è anche importante che esprima al 100% quelli che sono i suoi pensieri, in modo da poter intervenire tempestivamente.
A volte se le modalità di pensiero si modificano può essere sintomo di un cambiamento dovuto all'inizio della terapia, ma anche ad uno spostamento del sintomo su altre modalità di funzionamento patologiche. Pertanto è necessario tenere monitorati, in questa fase, qualsiasi campanello d'allarme e riferirlo al suo terapeuta.
Sono a sua disposizione, dott.ssa Desirèe Pesce.
Salve e grazie per aver condiviso il tuo vissuto.
È comprensibile sentirsi confusi e turbati da questi pensieri, soprattutto quando si tratta di persone care.
I pensieri intrusivi, soprattutto quelli legati alla morte o alla perdita, possono essere un'esperienza molto dolorosa.
È importante sapere che non sei solo in questo e che molte persone affrontano situazioni simili.
La rimuginazione e i pensieri ossessivi spesso si alimentano a vicenda. Quando si cerca di evitare o scacciare certi pensieri, come nel tuo caso quelli sulla morte, è possibile che nasca un ulteriore disagio che porta a sviluppare pensieri opposti.
Questo può sembrare strano o ingiusto, ma può essere un modo in cui la mente cerca di affrontare l'ansia legata alla perdita. In effetti, ridurre le azioni ripetitive che prima ti servivano come “compensazione” per alleviare l'ansia potrebbe aver fatto emergere pensieri più intensi o opposti.
I pensieri ossessivi sono, in sostanza, tentativi della mente di elaborare e affrontare la paura e l'ansia, e a volte possono manifestarsi in modi che non riflettono realmente i tuoi desideri o sentimenti. È fondamentale ricordare che avere questi pensieri non significa che tu voglia o che desideri che accadano, ma possono essere piuttosto una manifestazione di angoscia o di paura della perdita.
Ti invito a continuare a parlare di questi pensieri con la tua psicologa, poiché avere un sostegno professionale è cruciale per affrontare emozioni così complesse. La terapia può fornirti strategie per gestire questi pensieri intrusivi e per lavorare su come ti senti riguardo al controllo e al significato di questi pensieri.
Prenditi cura di te stesso e datti tempo e spazio per affrontare questi sentimenti e pensieri. È un processo delicato, ma con supporto e comprensione, puoi trovare maggiore serenità.
Resto a completa disposizione. Un caloroso saluto.
Dott. Michele Basigli
Buonasera e grazie per aver condiviso una parte così delicata della sua esperienza. Posso immaginare quanto possa essere doloroso e angosciante avere a che fare con pensieri che sembrano fuori controllo, soprattutto quando riguardano persone care. Vorrei prima di tutto rassicurarla: ciò che sta vivendo è più comune di quanto possa sembrare, e non significa affatto che lei desideri davvero ciò che questi pensieri suggeriscono. I pensieri intrusivi, come quelli che descrive, sono pensieri che entrano nella mente in modo involontario e spesso provocano disagio o ansia. Questi pensieri non riflettono i suoi desideri o le sue intenzioni reali, ma possono essere fonte di grande stress proprio perché sembrano andare contro i suoi valori e i suoi affetti più profondi. Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, i pensieri ossessivi intrusivi si legano spesso a meccanismi di controllo mentale: più cerchiamo di scacciarli o di evitarli, più sembrano tornare con forza. Questo fenomeno è noto come effetto rimbalzo: quando si cerca di sopprimere un pensiero, paradossalmente esso diventa più presente e insistente. È come cercare di non pensare a un orso polare: più ci si prova, più l’immagine si fissa nella mente (ci provi: si imponga di non pensare a un orso polare per 2 minuti, e segni su un foglio tutte le volte che l'orso compare tra i suoi pensieri nonostante la sua volontà di non volerlo pensare). Lei ha fatto un’osservazione interessante riguardo al fatto che recentemente ha ridotto le azioni ripetitive (probabilmente rituali per contrastare l'ansia). Effettivamente, può esserci una connessione: quando si cerca di limitare comportamenti compulsivi, inizialmente, può aumentare l'ansia e l'intensità dei pensieri intrusivi. È una reazione temporanea, perché sta interrompendo un ciclo di pensiero e comportamento che, per un certo tempo, ha funzionato come una sorta di "falso controllo" sull'ansia. Il cervello sta cercando di adattarsi al cambiamento. Per quanto riguarda i pensieri opposti, come il "vabbè, muori", capisco quanto possano farla soffrire. Anche questi pensieri sono tipici delle persone che lottano con ossessioni. Il fatto che le provochino tanto dolore è segno chiaro che non rispecchiano minimamente ciò che lei sente davvero. Spesso, il cervello amplifica proprio ciò che ci spaventa di più, generando un paradosso emotivo. È importante ricordare che i pensieri intrusivi non riflettono la sua volontà o moralità. Sono sintomi di ansia e stress, e la loro intensità può essere temporanea, soprattutto se sta riducendo i comportamenti compulsivi. Un approccio utile, che potrebbe discutere con la sua psicologa, è lavorare sulla sua relazione con questi pensieri, accettandoli senza combatterli attivamente. Una tecnica comune è l’esposizione con prevenzione della risposta, che insegna a tollerare la presenza dei pensieri intrusivi senza ricorrere a comportamenti di controllo. In questo modo, il cervello si abitua alla loro presenza senza attivare una risposta ansiosa. Parlarne con la sua psicologa sarà fondamentale, così da sviluppare strategie personalizzate per gestire questi pensieri e ridurre il loro impatto emotivo. Ricordi che affrontare i pensieri intrusivi è un processo che richiede tempo e pazienza. Con il giusto supporto, potrà trovare strategie efficaci per gestirli. Le auguro il meglio. Dott. Andrea Boggero
Salve, dato che lei è in terapia e probabilmente alcune cose "si stanno muovendo" è preferibile non ampliare il discorso. Riporti quanto ci ha detto alla sua psicologa. Ci lavorerete insieme . Cordiali saluti SR
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo quanto possa essere difficile convivere con questa situazione riportata. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi e disfunzionali che mantengono in atto la sofferenza impedendole il benessere desiderato.
Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale connesso con la genesi della sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Buongiorno, essendo in terapia dalla sua terapeuta é possibile che il lavoro svolto insieme possa produrre anche questi effetti. Le consiglio di parlarne in sede di incontro con la collega. Resto a disposizione. Una buona giornata. Dr.ssa Debora Versari.
Salve, grazie per aver condiviso la tua esperienza. I pensieri intrusivi, specialmente quelli legati alla morte di persone care, possono essere estremamente angoscianti e influenzare profondamente il tuo stato emotivo. È positivo che tu stia già seguendo un percorso con uno psicologo, perché questo è un passo fondamentale per affrontare ciò che stai vivendo. Cerchiamo di analizzare la tua situazione:

1. Pensieri Ossessivi e Rimuginazione
La tua diagnosi di tendenza alla rimuginazione e depressione indica che potresti avere una predisposizione a pensare in modo ripetitivo a eventi stressanti o angoscianti. I pensieri ossessivi riguardo alla morte possono manifestarsi in vari modi e possono essere collegati alla paura di perdere persone care o all'inevitabilità della morte stessa.

2. Cambiamenti nel Comportamento
Hai notato che, da qualche tempo, stai attuando meno le azioni ripetitive che normalmente utilizzi per affrontare i pensieri intrusivi. Questo è un aspetto importante da considerare. Le azioni ripetitive, come compulsioni, possono temporaneamente alleviare l'ansia causata dai pensieri ossessivi. Se stai iniziando a ridurre queste azioni, potresti sentirti più vulnerabile agli intrusi, causando un aumento dell’ansia e dei pensieri negativi.

3. Pensieri Opposti
I pensieri opposti, come quelli che hai descritto ("vabbè, muori' anche riguardo persone care"), possono derivare da diversi fattori:

Meccanismo di Difesa: Talvolta, quando ci si sente sopraffatti da emozioni intense, la mente può rispondere con pensieri che sembrano opposti come un modo per proteggersi dal dolore. Questi pensieri non riflettono necessariamente il tuo vero desiderio o intenzione, ma possono essere un modo per ridurre l'ansia.

Reazione all’Ansia: Quando i pensieri intrusivi diventano troppo intensi o angoscianti, la mente può rispondere con un atteggiamento di distacco per cercare di affrontare l’ansia, anche se questo non è il tuo vero sentimento.

Conflitto Interno: Potresti anche sperimentare un conflitto interno tra il desiderio di proteggere e amare le persone care e il desiderio di allontanare l’ansia associata alla loro perdita. Questo può portare a pensieri apparentemente contraddittori.

4. Importanza della Comunicazione
È fondamentale che tu comunichi con il tuo psicologo riguardo a questi pensieri e cambiamenti. Discutere apertamente di ciò che stai vivendo è cruciale per ricevere il supporto adeguato e per sviluppare strategie efficaci di gestione dell’ansia e dei pensieri intrusivi.

5. Strategie di Affrontamento
Pratica della Mindfulness: Tecniche di mindfulness possono aiutarti a osservare i tuoi pensieri senza giudicarli o reagire in modo impulsivo. Questo può ridurre il potere dei pensieri intrusivi.

Scrittura Emotiva: Tenere un diario in cui annoti i tuoi pensieri e sentimenti può essere utile per elaborare le tue emozioni e comprendere meglio i tuoi stati d’animo.

Ritrovare le Azioni Positive: Se le azioni ripetitive ti davano un senso di controllo, valuta di reintegrarle in modo sano, ma cerca di non cadere in comportamenti compulsivi.


Ciò che stai vivendo è complesso, ma è importante ricordare che non sei solo e che ci sono modi per affrontare questi pensieri. Il percorso terapeutico richiede tempo e impegno, ma comunicare apertamente con il tuo psicologo ti permetterà di lavorare su questi temi in modo costruttivo. Sii gentile con te stesso mentre affronti queste sfide e ricorda che il cambiamento è possibile.
le consiglio di scegliere innanzitutto un unico psicologo perché così rischia che il differente modus operandi dei professionisti possa incrementare questo momento in cui appare sentirsi un po' confuso. In secondo luogo perché per poterla aiutare realmente è necessario permettere al professionista di avere un quadro completo della sua sofferenza e lavorare con lei sugli strumenti più adeguati. Per quanto riguarda i comportamenti ripetitivi, ci sono diversi dati in letteratura che sembrano indicare che vengono messi in atto per gestire i pensieri intrusivi (a volte alcuni "riti" riescono a calmare, altre volte magari servono a "portare fortuna" per quindi scongiurare uno scenario catastrofico)
Gentile utente, premetto che bisognerebbe indagare meglio i suoi sintomi e la sua storia per poter formulare una diagnosi accurata. Il Doc (disturbo ossessivo compulsivo) può insorgere a seguito di diversi fattori, sia correlati ad eventi traumatici o stressanti che a fattori ereditari. In generale possiamo definire il doc come una risposta disfunzionale. Nel doc si effettuano dei rituali (compulsioni) per agire sulle ossessioni (pensieri ricorrenti, intrusivi e invalidanti) e metterle per così dire "a tacere". La vita non è anticipabile, comanda, è più forte di noi, non abbiamo potere. Il potere che abbiamo è solo nelle nostre risorse, per far fronte a ciò che ci succede. Dal mio punto di vista per trattare il doc è importante lavorare sull’impotenza, sul limite che ha la nostra responsabilità. Non possiamo evitare ma dobbiamo imparare a fronteggiare.
Dobbiamo distinguere tra cose su cui abbiamo potere e cose su cui non ho potere. La mia responsabilità ha un limite.
Bisogna imparare a sentire che possiamo reggere anche le cose che non vanno bene, sentire che non è la fine del mondo. Una volta che le cose accadono ti senti in grado di stare con il dolore e la fatica di quello che succede? Sappiamo stare nel dolore? Nella frustrazione? Quanto senti di poter tollerare qualcosa che può accadere? L’idea che possa capitare qualcosa che non reggi ti agita al punto da fare i rituali per calmare l'ansia. Il fatto di fare meno rituali magari ti porta a sminuire la paura (vabè muori) come meccanismo di difesa. E invece è importante imparare a sentire che possiamo reggere le avversità della vita. Il dolore non è una dimensione evitabile, va accettato, è un’esperienza che fa parte della vita, può essere anche utile, mi fa crescere, mi rende profondo, sensibile. Buddha dice "dal fango nasce il fiore di loto". Dalle cose negative si impara, si apprende.
Accettiamo anziché fuggire. Stai con quello che c’è, cerca di capire cosa ti sta dando. Poi passerà, passa tutto nella vita, tutto ha un inizio una fine, anche il dolore, è qualcosa di momentaneo. Le auguro il meglio e resto a disposizione. Dott.ssa Arianna Savastio
Buongiorno,
Le risposte più esasutive non gliele può dare un professionista esterno ma la collega che la sta seguendo e che conosce la situazione in maniera più approfondita.
Dott. Marco Cenci
Buonasera, capisco quanto possa essere faticoso e spaventoso per lei confrontarsi con questi pensieri, ma la costruzione dei significati sulla loro funzione e/o sui cambiamenti che può notare, non possono prescindere dalla relazione terapeutica in corso. Portare lì le sue osservazioni, le sue domande ma anche e soprattutto, il bisogno che l'ha spinta a rivolgersi a questa comunità di professionisti, potrebbe essere prezioso per la crescita della vostra relazione terapeutica e per scoprire qualcosa di nuovo su di sé. Cordiali Saluti. Dott.ssa Rosalia Sutera
Mi dispiace molto per la sofferenza che stai vivendo, e vorrei rassicurarti che i tuoi pensieri e le tue esperienze non sono rari, soprattutto in contesti di ansia e disturbi ossessivi.

1. Pensieri ossessivi e rituali
I pensieri ossessivi riguardanti la morte o la perdita di persone care sono spesso legati a disturbi d'ansia o disturbi ossessivo-compulsivi (DOC). Quando cerchi di "scacciare" questi pensieri attraverso azioni ripetitive (compulsioni), il meccanismo che si attiva è quello della riduzione temporanea dell'ansia, ma a lungo andare, il ciclo continua e persino peggiora. Questo meccanismo di rinforzo si chiama ciclo ossessivo-compulsivo.

2. Perché i pensieri sembrano peggiorare?
È comune che, quando si inizia a ridurre le compulsioni (azioni ripetitive) come risultato della terapia, i pensieri ossessivi sembrino intensificarsi. Questo accade perché, nel breve termine, il cervello non riceve più il "sollievo" che solitamente ottiene dalle azioni ripetitive. Quindi, i pensieri possono diventare più forti o assumere forme diverse, come quelli che descrivi, per cercare di riattivare il ciclo di compulsioni.

3. Pensieri opposti e ambivalenti
I pensieri come "vabbè, muori" potrebbero essere un riflesso di una forma di pensiero intrusivo paradossale. Quando ci sforziamo di non pensare a qualcosa o di allontanare un certo pensiero (ad esempio la paura della morte), il nostro cervello tende a fare il contrario, portando quel pensiero ancora più in evidenza. Questo fenomeno è noto come effetto di rimbalzo.

Potresti anche vivere una sorta di conflitto emotivo: da un lato, temi la perdita, dall’altro, nel tentativo di allontanare quel dolore, il cervello propone un pensiero opposto per gestire l'ansia in modo distorto.

4. La riduzione delle compulsioni
È possibile che la diminuzione delle azioni ripetitive stia contribuendo a questa nuova ondata di pensieri intrusivi. Senza il "sollievo temporaneo" delle compulsioni, l'ansia può aumentare momentaneamente. Ma questo non significa che tu stia peggiorando: è un passo normale nel processo di terapia, specialmente quando si lavora sulla riduzione delle compulsioni, che alla lunga è un obiettivo importante per spezzare il ciclo del DOC.
Gentile utente, comprendo quanto possa essere spiacevole esperire dei pensieri intrusivi riguardanti la morte di persone a lei care. Certamente il fatto che lei abbia questo tipo di pensieri non significa in alcun modo che questi riflettano i suoi reali desideri. È comprensibile che la loro presenza generi in lei ansia e disagio e che sente l’impulso di scacciarli e controllarli attuando delle azioni ripetitive neutralizzanti. Purtroppo però è proprio questo tentativo di controllo che genera un circolo vizioso che porta non solo al loro continuo ripresentarsi, ma anche all’intensificazione di quelle emozioni di ansia che vorrebbe invece sedare. Più tentiamo di scacciare i pensieri intrusivi, più loro torneranno con forza ad affacciarsi nella nostra mente e più sentiremo l’urgenza di mettere in atto delle azioni neutralizzanti e così via in una escalation che andrà ad impattare sul nostro benessere e sulla nostra qualità di vita. Infatti seppur momentaneamente le azioni ripetitive siano capaci di placare nel breve termine il nostro vissuto di disagio, nel lungo termine la loro messa in atto può arrivare ad occupare gran parte della nostra giornata e ad esaurire le nostre energie, risultando comunque come non risolutive nel placare il manifestarsi dei pensieri intrusivi. Parte fondamentale del trattamento consiste nell’imparare a tollerare questi pensieri, che, seppur spiacevoli, non hanno alcun potere di influenzare la realtà. I pensieri sono solo pensieri. Fanno paura perché sono legati a valori e significati per noi profondi, ma rappresentano solo ed unicamente dei fenomeni mentali su cui abbiamo scarso controllo. La invito infatti a riflettere insieme a me…quanti pensieri si affacciano nella sua mente in un giorno? Centinaia. E come mai solamente questi la preoccupano? Cosa succede ai pensieri che invece lascia andare e che non cerca di controllare? Se ne vanno. Ecco, pensare “qualcuno che amo morirà” o “oggi devo fare la lavatrice” sono solo due pensieri, nulla più. Perché uno tentiamo di controllarlo, mentre l’altro lo lasciamo andare?
Queste sono solo delle domande volte a stimolare in lei una riflessione, ma certamente la invito a parlare direttamente con la sua psicologa, così da ricevere un supporto personalizzato per imparare ad avere un rapporto differente con i suoi pensieri e ridurre l’impatto emotivo che le evocano. Un caro saluto, dott.ssa Ambra Marzoli
Cara utente, dev'essere molto doloroso e delle volte irrespirabile il groviglio di pensieri rimuginanti sulla morte di persone a lei care.
E' un bene che abbia ricercato e trovato aiuto presso una collega che saprà contenerla e supportarla nella comprensione di questi pensieri, percorrendo insieme le traiettorie della sua storia che sottostanno a questa costellazione di sintomi.
Il mio consiglio è quello di parlare di questo cambiamento dei contenuti dei suoi pensieri con la sua terapeuta affinché possiate guardare insieme cosa sta succedendo; proprio perché è in atto un nuovo movimento che sicuramente è attribuibile all'inizio del vostro lavoro psicologico. Non demorda e con coraggio prosegua.
Buongiorno, grazie per la domanda. Le chiederei: quante volte si manifestano detti pensieri? Sono presenti da un periodo più lungo di sei mesi o, come mi pare di apprendere, sono recenti? Può ricollegare l’insorgenza di questi pensieri ad un fatto, un evento, un ricordo, un incontro, insomma c’è qualcosa a cui li associa o a cui potrebbe associarli? E inoltre: incidono sulle sue prestazioni in ambito lavorativo? Comportano un rallentamento delle sue quotidiane attività (per esempio fare la spesa, cucinare, lavorare, etc.?)
Credo che debba approfondire queste questioni con la psicologa che la segue, ma in ogni caso la vorrei rassicurare su un punto: il fatto che lei riconosca questi pensieri come non naturali né giustificati e che anzi tenti di liberarsene, il fatto che si senta a disagio costituiscono già elementi che possono - almeno in prima battuta - tranquillizzarla.
Ritengo infine estremamente positivo che lei si stia affidando ad uno specialista. Eviterei - se posso permettermi - azioni ripetitive contro i pensieri intrusivi: se hanno efficacia, questa è di breve durata, non incidono sul profondo e potrebbero anche produrre, nel lungo periodo, un riemergere persino aggravato dei sintomi.
Sono certa che troverà le risposte che cerca. Ma lei tenga duro.
Le auguro una piacevole serata.
Dott.ssa Maria Greco

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