Salve, dal mese di aprile 2019 soffro dei sintomi di quella che mi è stata recentemente confermata e
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Salve, dal mese di aprile 2019 soffro dei sintomi di quella che mi è stata recentemente confermata essere (dal mio attuale urologo) una prostatite cronica abatterica a giudicare dagli esami ematici + urine (manca solo la spermiocoltura + il PSA previsto un po' più in là). I sintomi, altalenanti e fastidiosi, dopo una prima fase più acuta (nei primi due mesi) appaiono cronicizzati a oggi sul mal di schiena zona lombare che fa la staffetta ora con fastidi alla base del pene ora con bruciore all'ano e zona interna del retto per l'appunto altezza prostata e dintorni mi vien da dire. Tra luglio e agosto ho sperimentato fastidi allo scroto e nello specifico dolori di riflesso ai testicoli (ho capito dopo provenire dalla zona retrostante ossia dal punto in cui risiede la prostata per l'appunto). Il tutto all'insegna della persistenza e della ritornanza, fastidi non acuti ma alla lunga...
Da recenti ecografie (prostata e reni) non risulta nulla di preoccupante: qualche microcalcificazione e un po' di renella. Sono sotto terapia con antidolorifici tra cui Repeurex + norme alimentari. Unico precedente: 14 anni fa una prostatite cronica minimamente batterica (giustificò antibiotico monouril per un paio di mesi oltre al resto delle cure sfiammanti) che durò 6 mesi circa poi più niente come sintomi/fastidi fino allo scorso aprile.
Mi chiedevo: siamo sicuri che una terapia antibiotica della durata di almeno un mese vada esclusa a priori in assenza di rilevazione batteri dai relativi esami? Oppure è un qualcosa di opinabile a seconda delle strategie terapeutiche che ci si trova a seguire?
Ho la massima fiducia nel mio urologo ed al più presto porrò questa domanda anche a lui... ma nel frattempo avrei piacere a sentire un vostro parere in merito.
Infine: ho notato nell'ultimo mese una diminuzione/assenza dei sintomi nella zona anteriore del bacino rispetto ai mesi scorsi... in pratica ultimamente me la sto vedendo più col mal di schiena e col bruciore all'ano (subito dopo essere andato di corpo) e... cosa curiosa... mai con più sintomi insieme... sempre uno alla volta... effetto staffetta. Si potrebbe azzardare l'ipotesi di una specie di miglioramento o è prematuro? Ammetto poi che la resistenza psicologica con fattori ansiogeno/depressivi sta producendo ulteriori problemi nel quadro generale.
Grazie per l'attenzione.
Da recenti ecografie (prostata e reni) non risulta nulla di preoccupante: qualche microcalcificazione e un po' di renella. Sono sotto terapia con antidolorifici tra cui Repeurex + norme alimentari. Unico precedente: 14 anni fa una prostatite cronica minimamente batterica (giustificò antibiotico monouril per un paio di mesi oltre al resto delle cure sfiammanti) che durò 6 mesi circa poi più niente come sintomi/fastidi fino allo scorso aprile.
Mi chiedevo: siamo sicuri che una terapia antibiotica della durata di almeno un mese vada esclusa a priori in assenza di rilevazione batteri dai relativi esami? Oppure è un qualcosa di opinabile a seconda delle strategie terapeutiche che ci si trova a seguire?
Ho la massima fiducia nel mio urologo ed al più presto porrò questa domanda anche a lui... ma nel frattempo avrei piacere a sentire un vostro parere in merito.
Infine: ho notato nell'ultimo mese una diminuzione/assenza dei sintomi nella zona anteriore del bacino rispetto ai mesi scorsi... in pratica ultimamente me la sto vedendo più col mal di schiena e col bruciore all'ano (subito dopo essere andato di corpo) e... cosa curiosa... mai con più sintomi insieme... sempre uno alla volta... effetto staffetta. Si potrebbe azzardare l'ipotesi di una specie di miglioramento o è prematuro? Ammetto poi che la resistenza psicologica con fattori ansiogeno/depressivi sta producendo ulteriori problemi nel quadro generale.
Grazie per l'attenzione.
Il trattamento delle congestioni infiammatorie pelvico-prostatiche, con o senza batteri (ovviamente determinati sul secreto prostatico estratto al meato urinario... altre colture non sono significative nel merito) può avere diversi percorsi ma mai può prescindere dal riequilibrio delle condizioni fisiche generali (tono muscolare, massa adiposa addominale, stato nutrizionale, ecc.) e certamente una terapia antibiotica ha senso solo in presenza di discrete cariche batteriche determinate come detto sopra e analogamente una terapia antinfiammatoria. Quanto riferisce depone per il persistere di tale congestione infiammatoria, probabilmente mai risolta nonostante l'assenza di sintomi specifici degli anni passati e quanto rilevato dalle ecografie citate è sicuramente insufficiente a definire il quadro. Credo che sia opportuno riprendere per bene in mano la situazione, svolgere le necessarie valutazioni sia sul fronte genitale che generale e poi così poter decidere nel merito terpaeutico che non potrà essere solo sintomatologico.
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Salve, persiste sicuramente uno stato infiammatorio prostatico condizionato talvolta anche dello stato di salute della pelvi. Utile affrontare il problema da un punto di vista urologico, gastroenterologo, osteopatico per quanto riguarda la stabilità del pavimento pelvico
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