Salve, come si chiama quella "fobia" o "patologia", che quando si riceve anche solo una carezza, si
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Salve, come si chiama quella "fobia" o "patologia", che quando si riceve anche solo una carezza, si tende a chiudere gli occhi per paura come riflesso condizionato? Esiste qualche modo per guarirne nel caso? Grazie e arrivederci
Salve,
non credo che il nome specifico della "patologia" in questo momento la possa aiutare a capire cosa stia accadendo, da tempo ormai. Dovremmo andare a capire come mai un semplice contatto la fa sentire in "pericolo".
In un valido rapporto di terapia lo potrebbe capire e trasformare, così da poter vivere appieno gli affetti della sua vita.
Un caro saluto
Lavinia
non credo che il nome specifico della "patologia" in questo momento la possa aiutare a capire cosa stia accadendo, da tempo ormai. Dovremmo andare a capire come mai un semplice contatto la fa sentire in "pericolo".
In un valido rapporto di terapia lo potrebbe capire e trasformare, così da poter vivere appieno gli affetti della sua vita.
Un caro saluto
Lavinia
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Salve, quello che descrive potrebbe essere interpretato come una reazione di ipersensibilità o un riflesso condizionato legato a esperienze personali o a una risposta involontaria del corpo. Dal punto di vista psicologico, non esiste un nome univoco o una "fobia" specifica per questa situazione, ma potrebbe trattarsi di un'associazione appresa nel tempo. Il fatto che lei chiuda gli occhi per paura, anche con una carezza, suggerisce che questa reazione abbia un significato legato alla protezione o a un senso di vulnerabilità percepita. Questa risposta automatica potrebbe derivare da esperienze passate, come situazioni di disagio, eventi spiacevoli o legati al contatto fisico che hanno portato il suo corpo e la sua mente a sviluppare questa sorta di "riflesso". Il nostro cervello, infatti, tende ad associare esperienze e sensazioni, creando risposte automatiche quando percepisce qualcosa di simile. Dal punto di vista della terapia cognitivo-comportamentale, è possibile lavorare su questa reazione. Il percorso potrebbe prevedere l'identificazione delle situazioni in cui si manifesta questo riflesso, la comprensione dei pensieri e delle emozioni che lo accompagnano e l'apprendimento di tecniche di desensibilizzazione o rilassamento per ridurre gradualmente la risposta automatica di chiusura e paura. Ad esempio, tecniche di esposizione graduale al contatto fisico, in un ambiente sicuro e controllato, possono aiutare a far sì che il suo corpo "impari" una nuova associazione, più serena e priva di ansia. Può essere molto utile anche lavorare sulla consapevolezza delle proprie emozioni, comprendendo cosa scatena questa reazione e quale significato ha per lei il contatto fisico. Un professionista potrebbe guidarla con esercizi mirati per sviluppare un senso di sicurezza maggiore. La buona notizia è che queste reazioni apprese possono essere modificate: con il giusto approccio, è possibile ridurre la risposta di paura e ritrovare un equilibrio più sereno. Se si sente pronta, le consiglierei di considerare un breve percorso con uno psicoterapeuta, che potrà aiutarla a esplorare l'origine di questo riflesso e a sviluppare strumenti pratici per affrontarlo. Non esiti a chiedere aiuto, perché la consapevolezza e il lavoro graduale possono davvero fare la differenza. Un caro saluto. Dott. Andrea Boggero
Buongiorno, la ringrazio per la condivisione. Ci sono pochi elementi per poter pensare a una definizione di patologia. Si potrebbero esplorare queste sue paure all'interno di un percorso psicologico, in un contesto di fiducia e supporto. Questo potrà aiutarla a comprendere meglio il suo sentire e trovare il Suo modo per affrontarlo. Rimango a disposizione. Un saluto, Dott.ssa Elisabetta Angelo
Buongiorno, la sua domanda meriterebbe di una spiegazione più approfondita poichè potrebbe essere una risposta automatizzata conseguente ad uno stimolo o altro, ma bisognerebbe approfondire per darle una spiegazione.
Saluti e le auguro una buona settimana.
Saluti e le auguro una buona settimana.
Gentile utente, quella che descrive, almeno per come la descrive, non è una patologia ma, appunto come lei stesso affemra, solo un riflesso. Cordiali saluti, Marco Casella.
Ciao! La reazione che descrivi potrebbe essere legata a un disturbo da stress post-traumatico (PTSD) o a una risposta ansiosa appresa. Non esiste un nome preciso per questa fobia, ma è una reazione che può essere trattata con terapie come la Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT) o la desensibilizzazione sistematica. Un professionista può aiutarti a lavorare su questa risposta e a ridurre la paura associata al contatto fisico.
Gentile utente, non mi sento di parlare ne di fobia ne di patologia, ma più di un riflesso nato e alimentato da qualche vissuto della sua vita. Darla una risposta con cosi pochi dati non è possibile. Tuttavia se tale dinamica è per lei fonte di malessere potrebbe valutare di ritagliarsi uno spazio ove possa esplorare tali vissuti. Rimango a sua disposizione Dott.ssa Alessia D'Angelo
Gentilissima,
più che una patologia o fobia, quanto riportato sembra una paura derivante da vissuti traumatici correlati a una violenza fisica. Spesso in queste situazioni L'EMDR può essere utile e anzi indicato quanto meno in una prima fase di presa in carico. cordialmente Dott.ssa Scagnetto
più che una patologia o fobia, quanto riportato sembra una paura derivante da vissuti traumatici correlati a una violenza fisica. Spesso in queste situazioni L'EMDR può essere utile e anzi indicato quanto meno in una prima fase di presa in carico. cordialmente Dott.ssa Scagnetto
La condizione che descrivi sembra rientrare nella afefobia o aptofobia, che è la paura irrazionale di essere toccati o di toccare gli altri. Questa fobia può causare una reazione emotiva sproporzionata, come chiudere gli occhi per paura, anche di fronte a gesti apparentemente innocui come una carezza. Certo che esistono delle tecniche psicologiche per indagare meglio innanzi tutto da cosa hanno origine e trovare assieme al professionista il modo di affrontarle e risolverle. Quindi il mio consiglio è sicuramente quello di affidarsi ad un collega.
Buonasera gentile utente, il comportamento che descrive potrebbe essere legato a una forma di ipersensibilità o ansia associata al contatto fisico, ma sarebbe necessario un approfondimento per capire meglio la causa e la natura del disagio. Le fobie e i riflessi condizionati possono essere trattati attraverso percorsi psicologici mirati. Le consiglio di rivolgersi a uno psicologo per una valutazione più approfondita e per esplorare eventuali soluzioni. Grazie e saluti. Rimango a disposizione. Dott.ssa Veronica Savio
La reazione che descrive potrebbe essere legata a ipersensibilità al contatto o a esperienze traumatiche (come PTSD o difficoltà sensoriali). Non è una "fobia" specifica, ma può essere affrontata con terapia psicologica. Una tecnica utile è la ristrutturazione delle ancore emotive, che permette di associare il contatto fisico a sensazioni di sicurezza e benessere, eliminando l'automatismo negativo. Per informazioni, non esiti a contattarmi. Dott.ssa Paola Massafra.
Buongiorno gentile Utente, quella che descrive non è necessariamente una fobia o una patologia specifica, ma sembra una reazione riflessa che potrebbe avere diverse origini. Spesso, questo tipo di comportamento può essere legato a esperienze passate, ipersensibilità fisica o emotiva, oppure a una naturale risposta di difesa del corpo. In alcuni casi, può riflettere una difficoltà più ampia nell’elaborare il contatto fisico, magari legata all’ansia, a esperienze traumatiche o a una percezione di vulnerabilità.
Non esiste un termine unico che definisca esattamente questa reazione. Tuttavia, potrebbe essere associata a concetti come l’avversione al contatto fisico, che può presentarsi in persone particolarmente sensibili, o a reazioni più specifiche legate a condizioni come il disturbo da stress post-traumatico, qualora vi siano stati eventi significativi nel passato che hanno influenzato il rapporto con il contatto fisico. In altri casi, questa sensibilità potrebbe essere semplicemente una caratteristica personale o una risposta abituale appresa nel tempo.
Affrontare questo problema inizia con il comprendere la sua origine. È utile riflettere su eventuali esperienze che potrebbero aver contribuito a questa risposta condizionata. Con il supporto di uno psicologo o terapeuta, si può approfondire questo aspetto, lavorando per modificare gradualmente la reazione attraverso tecniche specifiche. Per esempio, alcune persone trovano utile una desensibilizzazione progressiva, ovvero un'esposizione graduale e controllata al contatto fisico in un ambiente sicuro e rispettoso, sempre sotto la guida di un professionista.
Anche tecniche di rilassamento, come la respirazione profonda o la mindfulness, possono essere un supporto prezioso per ridurre l’ansia associata a queste situazioni. Nel caso in cui la difficoltà sia legata a eventi traumatici, terapie mirate possono aiutare a rielaborare il trauma e a modificare le risposte automatiche del corpo.
In ogni caso, è importante sapere che esistono modi per affrontare e migliorare questa situazione. Parlare con un professionista è un passo fondamentale per comprendere meglio la natura di questa reazione e trovare un percorso adatto a lei. Con il tempo e il giusto supporto, è possibile ridurre il disagio e vivere con maggiore serenità.
Dott. Luca Vocino
Non esiste un termine unico che definisca esattamente questa reazione. Tuttavia, potrebbe essere associata a concetti come l’avversione al contatto fisico, che può presentarsi in persone particolarmente sensibili, o a reazioni più specifiche legate a condizioni come il disturbo da stress post-traumatico, qualora vi siano stati eventi significativi nel passato che hanno influenzato il rapporto con il contatto fisico. In altri casi, questa sensibilità potrebbe essere semplicemente una caratteristica personale o una risposta abituale appresa nel tempo.
Affrontare questo problema inizia con il comprendere la sua origine. È utile riflettere su eventuali esperienze che potrebbero aver contribuito a questa risposta condizionata. Con il supporto di uno psicologo o terapeuta, si può approfondire questo aspetto, lavorando per modificare gradualmente la reazione attraverso tecniche specifiche. Per esempio, alcune persone trovano utile una desensibilizzazione progressiva, ovvero un'esposizione graduale e controllata al contatto fisico in un ambiente sicuro e rispettoso, sempre sotto la guida di un professionista.
Anche tecniche di rilassamento, come la respirazione profonda o la mindfulness, possono essere un supporto prezioso per ridurre l’ansia associata a queste situazioni. Nel caso in cui la difficoltà sia legata a eventi traumatici, terapie mirate possono aiutare a rielaborare il trauma e a modificare le risposte automatiche del corpo.
In ogni caso, è importante sapere che esistono modi per affrontare e migliorare questa situazione. Parlare con un professionista è un passo fondamentale per comprendere meglio la natura di questa reazione e trovare un percorso adatto a lei. Con il tempo e il giusto supporto, è possibile ridurre il disagio e vivere con maggiore serenità.
Dott. Luca Vocino
Cara utente, forse fai riferimento a quella che viene chiamata l'afeofobia, cioè la paura di essere toccati. Nel suo caso è sicuramente qualcosa che va affrontato nella terapia, si comincia comprendendo la natura del problema e l'origine di esso per poi lavorare sul piano emotivo e cognitivo. Essere toccati ha molti significati, dietro può nascondere elementi più inconsci come la paura di far entrare le persone nel proprio spazio vitale o per questo le potrebbe essere molto utile ritagliare uno spazio per se stessa e affidarsi ad uno specialista. Si merita di trovare la serenità e di poter vivere senza questa paura. Rimango a disposizione. Un caro saluto Dott.ssa Valentina Mestici
Buongiorno, dunque, la fobia di cui sta parlando si chiama afefobia, ma dalle parole che ha utilizzato per descrivere cosa le accade quando riceve una carezza sono più propenso a pensare che dietro il suo comportamento, o meglio come l’ha definito lei, un riflesso condizionato, ci sia un origine traumatica.
Sono molte le domande che vorrei farle per comprendere meglio la situazione, ma in questo contesto sono costretto a basarmi esclusivamente su quanto ha deciso di raccontare e sulle parole che ha consciamente o meno deciso di utilizzare per esprimere al meglio la sua sensazione.
Da quanto dice lei prova paura e chiude gli occhi, cosa che va molto oltre un fastidio, spesso di natura epidermica legato al contatto, qui molto probabilmente parliamo di emersione mnemoniche traumatiche che possono essere molto antiche o recenti.
Certamente si può arrivare a comprendere la causa scatenante queste sensazioni, e la strada per farlo è iniziare un percorso di terapia nel quale attraverso gli incontri col terapeuta si andrà progressivamente a far emergere i contenuti che non adeguatamente elaborati, e non solo, che hanno permesso l’emergere di questi agiti in risposta ad una carezza, o più in generale, immagino, ad un contatto che nelle intenzioni di chi lo agisce ha, di norma, un intento esclusivamente benevolo e conciliante.
Buonasera, il comportamento che descrive potrebbe essere legato a un riflesso di difesa automatica, magari dovuto a ipersensibilità o a esperienze passate che hanno condizionato questa reazione. Non è una fobia riconosciuta, ma più una risposta personale. Per affrontarla, potrebbe essere utile lavorare con un terapeuta su rilassamento e consapevolezza corporea o esplorare eventuali cause sottostanti. Se non le crea disagio eccessivo, potrebbe anche accettarlo come una sua caratteristica. Un saluto!
Gentile utente, la fobia che si riferisce è haphephobia, per poter capire le cause e il miglioramento può iniziare un percorso psicologico. Resto a sua disposizione Dott.ssa Valentina Pisciotta
Buonasera,
al di là del nome della fobia, mi chiederei se questa reazione sia dovuta a una paura del contatto fisico e se questa ha un effettivo impatto sulla mia vita quotidiana: in tal caso potrebbe essere utile una terapia basata su un'esposizione graduale (che consiste nell'abituarsi, a piccoli passi, alla presenza della situazione temuta con l'aiuto di un professionista). Allo stesso tempo, mi interrogherei su quali sono i pensieri che mi passano per la testa poco prima di ricevere contatto fisico e quali emozioni scaturiscono da questi, in modo da capire a cosa essi siano dovuti e imparare e gestire situazioni simili in futuro.
al di là del nome della fobia, mi chiederei se questa reazione sia dovuta a una paura del contatto fisico e se questa ha un effettivo impatto sulla mia vita quotidiana: in tal caso potrebbe essere utile una terapia basata su un'esposizione graduale (che consiste nell'abituarsi, a piccoli passi, alla presenza della situazione temuta con l'aiuto di un professionista). Allo stesso tempo, mi interrogherei su quali sono i pensieri che mi passano per la testa poco prima di ricevere contatto fisico e quali emozioni scaturiscono da questi, in modo da capire a cosa essi siano dovuti e imparare e gestire situazioni simili in futuro.
Buongiorno, a volte una carezza fa più paura di un attacco. Penso, a questo punto, che si possa esplorare la parola paura, così come lei la intende. Per la psicoanalisi, una volta scoperto il significato del sintomo, quest'ultimo può puntare a scomparire.
Le mando un saluto, L.R
Le mando un saluto, L.R
Buongiorno,
non esiste un nome specifico, probabilmente nel passato c'è stata un'esperienza traumatica per cui l'individuo ha appreso questa reazione di paura. Per uscire da questo apprendimento consiglio un percorso di psicoterapia in cui andare a lavorare sul trauma, possibilmente da un professionista che si occcupi anche di emdr, una tecnica perfetta per questa situazione.
Cordiali saluti
Dott.ssa Chiara Chessa
non esiste un nome specifico, probabilmente nel passato c'è stata un'esperienza traumatica per cui l'individuo ha appreso questa reazione di paura. Per uscire da questo apprendimento consiglio un percorso di psicoterapia in cui andare a lavorare sul trauma, possibilmente da un professionista che si occcupi anche di emdr, una tecnica perfetta per questa situazione.
Cordiali saluti
Dott.ssa Chiara Chessa
Buongiorno!
Domanda interessante! Quella che descrive non è una vera e propria "fobia" o "patologia", ma potrebbe essere una reazione di ipersensibilità tattile o un riflesso condizionato legato a esperienze passate, magari traumatiche o emotivamente intense. Questo tipo di risposta potrebbe essere associato a un disagio psicologico, come ansia, stress, o a una maggiore sensibilità al contatto fisico.
Per risolvere, sarebbe utile approfondire le cause. Terapie come l'ipnosi ericksoniana possono aiutare a lavorare sul subconscio per modificare il riflesso condizionato, mentre l'EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) potrebbe essere particolarmente utile se la reazione è legata a un evento traumatico. Anche interventi di rilassamento e gestione dello stress potrebbero rivelarsi utili.
Le consiglio di consultare un professionista per valutare meglio il tuo caso e ricevere un aiuto mirato.
Domanda interessante! Quella che descrive non è una vera e propria "fobia" o "patologia", ma potrebbe essere una reazione di ipersensibilità tattile o un riflesso condizionato legato a esperienze passate, magari traumatiche o emotivamente intense. Questo tipo di risposta potrebbe essere associato a un disagio psicologico, come ansia, stress, o a una maggiore sensibilità al contatto fisico.
Per risolvere, sarebbe utile approfondire le cause. Terapie come l'ipnosi ericksoniana possono aiutare a lavorare sul subconscio per modificare il riflesso condizionato, mentre l'EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) potrebbe essere particolarmente utile se la reazione è legata a un evento traumatico. Anche interventi di rilassamento e gestione dello stress potrebbero rivelarsi utili.
Le consiglio di consultare un professionista per valutare meglio il tuo caso e ricevere un aiuto mirato.
Senza avere informazioni precise a riguardo quello che mi fa venire in mente è che stia parlando di un aspetto traumatico. Un riflesso traumatico si riferisce a una risposta automatica, emotiva o comportamentale che si sviluppa in seguito a un evento traumatico. Questo tipo di risposta è caratterizzato da un'attivazione istintiva, spesso legata al sistema di sopravvivenza, e si manifesta quando una persona si trova in situazioni che ricordano, anche inconsciamente, l'evento traumatico originale:
- Risposta automatica: Non è volontaria, ma avviene come un riflesso condizionato che si è consolidato a causa dell'esperienza traumatica.
- Collegamento all'evento traumatico: Il riflesso può essere scatenato da stimoli che richiamano in modo esplicito o implicito il trauma, anche se la persona non ne è consapevole.
Sintomi associati:
- Reazioni di lotta, fuga o congelamento (fight, flight, freeze).
- Risposte emotive intense come paura, rabbia o panico.
- Manifestazioni somatiche come battito cardiaco accelerato, sudorazione, tensione muscolare.
Il trattamento dei feedback traumatici implica spesso tecniche psicoterapeutiche del mio campo cognitivo comportamentale, in particolare: Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT) che Aiuta a ristrutturare pensieri e risposte automatiche legate al trauma; Eye Movement Desensitization and Reprocessing (EMDR) Utilizzato per desensibilizzare le risposte emotive legate a ricordi traumatici; Mindfulness e tecniche di rilassamento per regolare la risposta emotiva e fisica.
- Risposta automatica: Non è volontaria, ma avviene come un riflesso condizionato che si è consolidato a causa dell'esperienza traumatica.
- Collegamento all'evento traumatico: Il riflesso può essere scatenato da stimoli che richiamano in modo esplicito o implicito il trauma, anche se la persona non ne è consapevole.
Sintomi associati:
- Reazioni di lotta, fuga o congelamento (fight, flight, freeze).
- Risposte emotive intense come paura, rabbia o panico.
- Manifestazioni somatiche come battito cardiaco accelerato, sudorazione, tensione muscolare.
Il trattamento dei feedback traumatici implica spesso tecniche psicoterapeutiche del mio campo cognitivo comportamentale, in particolare: Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT) che Aiuta a ristrutturare pensieri e risposte automatiche legate al trauma; Eye Movement Desensitization and Reprocessing (EMDR) Utilizzato per desensibilizzare le risposte emotive legate a ricordi traumatici; Mindfulness e tecniche di rilassamento per regolare la risposta emotiva e fisica.
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