Salve, avevo scritto qui un mesetto fa e ora sono di nuovo a scrivere per cercare di capirne un po’
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Salve, avevo scritto qui un mesetto fa e ora sono di nuovo a scrivere per cercare di capirne un po’ di più.. premetto, sono seguita da uno psicologo e stiamo affrontando il mio problema, in più prendo anche zoloft prescritto dallo psichiatra (nessuno di loro ha ritenuto la mia situazione grave, io però non trovo ancora pace). Ho iniziato a gennaio nel non stare bene, avevo momenti di tristezza e piangevo, avevo pensato alla tiroide ma i valori erano tutti nella norma, ho sospeso la pillola anticoncezionale pensando potesse essere quella, ma niente. Mi ricordo un episodio in cui tornavo da un centro commerciale, nel passare davanti ad una chiesa in cui si stava celebrando un funerale, vidi il carro funebre e pensai “chi muore non soffre più”, subito dopo questo pensiero sono stata malissimo, il giorno dopo lo raccontai a mia mamma piangendo per aver fatto appunto questo pensiero che mi aveva spaventato, mi ricordo di averlo raccontanto anche a mia cugina tramite messaggio e sempre nei messaggi scrivevo “so che è solo un pensiero, ovviamente non penso quelle cose, amo la mia vita e le persone che mi sono accanto.” Nel frattempo, ero in una relazione tossica con un ragazzo che aveva scatti d’ira, quando si arrabbiava urlava con un tono di voce molto alto, mi ha preso per il colletto un paio di volte, si scusava con dei regali dicendomi quando urlava che era il suo modo per esprimere la rabbia, che era normale. Ricordo che quando sentivo al telegiornale di ragazzi che uccidevano la propria ragazza pensavo “e se dovesse succedere a me?”. Era geloso, una volta mi ha fatto una scenata sotto lo psicologo, ha citofonato allo studio cercandomi e una volta scesa mi ha urlato contro perché non lo avevo avvisato che stessi facendo ritardo, mettendo in dubbio ciò che stessi facendo con il mio psicologo. Sempre quella sera, mentre eravamo per strada, continuava ad essere fuori di testa, ha sputato sulla porta di una chiesa e tirato un pugno al bidone affianco. In tutto ciò, io ho iniziato a piangere aspettando che arrivasse mia madre a prenderci, una volta entrati in auto per fortuna lei ha visto questa sua reazione, lui continuava a dire anche davanti a mia mamma che dovevo avvisarlo del mio ritardo, continuava ad insultare lo psicologo e bestemmiava anche. Dico per fortuna perché a volte penso di inventarmi tutto ed essere pazza. Prima di lasciarlo, ricordo di aver avuto un pensiero intrusivo sul balcone, un altro pensiero che mi aveva terrorizzato ma che dopo è andato via. (È ritornato ma ne parlo a breve). A maggio decido di lasciarlo, capendo con l’aiuto di mia sorella che molto probabilmente non provavo più nulla per questa persona, lo decido di fare nella settimana in cui lui era tornato per qualche giorno a casa sua (io sono del sud, lui del nord), perché probabilmente non ho mai avuto il coraggio di farlo prima, forse perché avevo paura di una sua reazione. Dopo tre giorni, lui è sceso e tornato a casa mia per riprendersi le sue cose, ammetto che ero molto spaventata e ansiosa nel doverlo incontrare. Il giorno in cui lo dovevo incontrare ero super in ansia, ricordo di essere andata a prendere delle goccine perché pensavo che il cuore mi dovesse uscire dal petto. In quella stessa giornata, qualche ora prima di incontrarlo, mi han detto di una persona del mio paese che la sera prima si era tolta la vita.. quando l’ho incontrato, lui ha iniziato a dirmi tante cose, che non si sarebbe mai aspettato questa mia scelta, che era a pezzi.. quando io gli ho parlato dei suoi atteggiamenti che mi spaventavano, lui mi ha anche detto che avrebbe potuto denunciarmi per diffamazione, poi si è scusato e mi ha detto che non mi avrebbe mai fatto del male, che quel gesto del colletto non era chissà cosa. Mi ha anche detto che qui al sud non avrei concluso nulla, che sarei stata con mamma, papà e mia sorella, che dovevo staccarmi da loro e lui invece su avrebbe iniziato un lavoro con uno stipendio alto, avrebbe ripreso a giocare a calcio e fatto altre cose, in quel momento ricordo di aver pensato “e se io dovessi fare la fine di quella ragazza?”.. ho iniziato a stare male, ho iniziato ad avere un ossessione nei confronti di questa ragazza, mi veniva sempre in mente e mi immaginavo il suo volto molte volte durante la giornata. Un giorno mi ricordo che nel bar in cui lavoravo un ragazzo che conosceva bene la ragazza che si è tolta la vita, scherzando mi ha detto che potevo avere qualche disturbo come lei, solo perché avevo visto un signore prendere la cassa della musica in pieno e continuavo a ridere.(Sin da bambina son sempre stata così, ad esempio se vedevo davanti a me una persona inciampare mi veniva da ridere). Questa frase su un mio ipotetico disturbo mi ha fatto stare malissimo, perché nella mia testa se avessi avuto qualche disturbo, sarei morta, insomma avrei fatto la sua stessa fine.. (Recentemente ho saputo che la ragazza faceva uso di sostanze). Sempre nel bar in cui lavoravo, pensavo quando vedevo i clienti “chissà cosa penseranno quando non ci sarò più” o “la persona che aveva problemi era lei non lui”. Ho iniziato ad avere altri pensieri intrusivi, quando ero/sono in macchina ho il pensiero dello sportello, di buttarmi sotto un treno, del balcone, dei ponti e di qualsiasi cosa. Ho avuto/ho pensieri intrusivi sul fare del male a qualcuno e a me stessa. Ho passato un’estate di inferno, la mattina mi alzavo terrorizzata, ricordo un episodio in cui mi sono alzata e ho iniziato a piangere dicendo a mia mamma “non voglio morire”. Ho iniziato a non voler stare più da sola in casa per il balcone, e in giro per strada per il pensiero intrusivo che avevo avuto “e se adesso mi giro e scappo?”. Quando andavo nei locali o in casa di altre persone, incastravo i piedi alle gambe delle sedie per timore che potessi perdere il controllo e scappare. Ho avuto pensieri intrusivi che potessi sbattermi la testa al muro, ogni cosa è un pericolo, ogni cosa come una notizia del telegiornale mi provoca paura, terrore e genera altri pensieri intrusivi. Ho sognato anche un paio di volte che il mio ex si era tolto la vita, e nel sogno mi ricordo che dicevo che sarei morta anche io perché era colpa mia. Da questa estate
Io ogni mattina mi alzo col pensiero “voglio vivere?” “Morirò?” ed è estremamente estenuante, perché è come se da questa estate in poi io non stessi vivendo più.. ogni giorno ho questo pensiero costante tutto il giorno che non mi lascia in pace.. non sto lavorando e le mie giornate sono sempre le stesse.. questo pensiero mi toglie la voglia di fare le cose, mi sento diversa in mezzo alla gente perché so di avere questo pensiero bruttissimo, non mi sento più una persona normale, ho avuto attacchi di panico e ho ancora tanta ma tanta ansia che si manifesta con questi pensieri di morte.. premetto che nonostante io abbia passato un’estate da incubo, io non mi sono mai fatta del male e mai provato a fare niente, sono qui, sono viva nonostante tutto.. perché nonostante io abbia allontanato il mio malessere, non riesco a stare bene? perché penso alla morte? io ricordo di aver sempre avuto paura sin da bambina, non volevo neanche andare al cimitero perché mi rattristiva tanto.. non ho mai avuto pensieri del genere in vita mia se non prima di iniziare a soffrire d’ansia sempre quando stavo con lui..
Dimenticavo che ho scoperto tra l’altro qualche settimana fa che mentre era con me, scriveva ad altre ragazze, ho pianto perché non me l’aspettavo assolutamente visto che mi diceva che non l’avrebbe mai fatto, ma ad oggi mi chiedo con che persona sono stata.. ammetto però, che nonostante io sin dall’inizio non fossi convinta di iniziare una relazione con lui, nonostante li atteggiamenti che ha avuto, io ci sono stata tre anni, ho subito tutto ciò e mi ci sono stata.. probabilmente si parla di una dipendenza affettiva? Sono cresciuta con un papà che si sentiva con un’altra donna per più di 20 anni, con un papà assente a livello affettivo e umano.. non abbiamo mai avuto chissà quale rapporto padre-figlia, anzi ricordo la mia infanzia con tanta tristezza e sofferenza, ho subito bullismo per il mio fisico, probabilmente per me il cibo era anche uno sfogo per la situazione che vivevo a casa, liti su liti, pianti su pianti, paure su paure.. sono cresciuta, detto da mia sorella, in un bolla perché troppo sensibile.. non ho mai saputo cosa fare in futuro, mai avuto aspirazioni, mai avuto forti passioni, forse perché in tutta la mia infanzia e la mia adolescenza ero occupata a preoccuparmi di altro.. sempre così timida, con il pensiero di non essere abbastanza, neanche di essere all’altezza di un’università..
aperta e chiusa questa parentesi, vorrei davvero cercare di capire qual è il mio problema, perché non riesco a stare bene? perché vivo le mie giornate con il pensiero “vivrò? voglio vivere o morire?” aggiungo che ho tanti alti e bassi.. riesco a stare meglio quando non do tanto retta ai pensieri e capisco che in realtà non voglio morire ma che è una mia grandissima paura, ma poi ritorno comunque a stare male sempre per gli stessi pensieri.. è un loop che mi sta facendo stare malissimo, non mi sta facendo vivere!!!
Io ogni mattina mi alzo col pensiero “voglio vivere?” “Morirò?” ed è estremamente estenuante, perché è come se da questa estate in poi io non stessi vivendo più.. ogni giorno ho questo pensiero costante tutto il giorno che non mi lascia in pace.. non sto lavorando e le mie giornate sono sempre le stesse.. questo pensiero mi toglie la voglia di fare le cose, mi sento diversa in mezzo alla gente perché so di avere questo pensiero bruttissimo, non mi sento più una persona normale, ho avuto attacchi di panico e ho ancora tanta ma tanta ansia che si manifesta con questi pensieri di morte.. premetto che nonostante io abbia passato un’estate da incubo, io non mi sono mai fatta del male e mai provato a fare niente, sono qui, sono viva nonostante tutto.. perché nonostante io abbia allontanato il mio malessere, non riesco a stare bene? perché penso alla morte? io ricordo di aver sempre avuto paura sin da bambina, non volevo neanche andare al cimitero perché mi rattristiva tanto.. non ho mai avuto pensieri del genere in vita mia se non prima di iniziare a soffrire d’ansia sempre quando stavo con lui..
Dimenticavo che ho scoperto tra l’altro qualche settimana fa che mentre era con me, scriveva ad altre ragazze, ho pianto perché non me l’aspettavo assolutamente visto che mi diceva che non l’avrebbe mai fatto, ma ad oggi mi chiedo con che persona sono stata.. ammetto però, che nonostante io sin dall’inizio non fossi convinta di iniziare una relazione con lui, nonostante li atteggiamenti che ha avuto, io ci sono stata tre anni, ho subito tutto ciò e mi ci sono stata.. probabilmente si parla di una dipendenza affettiva? Sono cresciuta con un papà che si sentiva con un’altra donna per più di 20 anni, con un papà assente a livello affettivo e umano.. non abbiamo mai avuto chissà quale rapporto padre-figlia, anzi ricordo la mia infanzia con tanta tristezza e sofferenza, ho subito bullismo per il mio fisico, probabilmente per me il cibo era anche uno sfogo per la situazione che vivevo a casa, liti su liti, pianti su pianti, paure su paure.. sono cresciuta, detto da mia sorella, in un bolla perché troppo sensibile.. non ho mai saputo cosa fare in futuro, mai avuto aspirazioni, mai avuto forti passioni, forse perché in tutta la mia infanzia e la mia adolescenza ero occupata a preoccuparmi di altro.. sempre così timida, con il pensiero di non essere abbastanza, neanche di essere all’altezza di un’università..
aperta e chiusa questa parentesi, vorrei davvero cercare di capire qual è il mio problema, perché non riesco a stare bene? perché vivo le mie giornate con il pensiero “vivrò? voglio vivere o morire?” aggiungo che ho tanti alti e bassi.. riesco a stare meglio quando non do tanto retta ai pensieri e capisco che in realtà non voglio morire ma che è una mia grandissima paura, ma poi ritorno comunque a stare male sempre per gli stessi pensieri.. è un loop che mi sta facendo stare malissimo, non mi sta facendo vivere!!!
Salve,
Più che entrare nei contenuti dei suoi pensieri mi concentrerei sul fatto che rimugina davvero troppo. Può farsi aiutare dagli specialisti che la seguono a trovare sollievo rispetto a questo modo faticoso di stare nelle cose della sua vita, immagino lo stiate già provando a fare, si dia tempo.
Una buona giornata
Più che entrare nei contenuti dei suoi pensieri mi concentrerei sul fatto che rimugina davvero troppo. Può farsi aiutare dagli specialisti che la seguono a trovare sollievo rispetto a questo modo faticoso di stare nelle cose della sua vita, immagino lo stiate già provando a fare, si dia tempo.
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Sono tanti gli spunti di riflessione che il suo scritto, che è una testimonianza sofferta e dettagliata, propone e che spero possano aiutarla.
Anche se non è grave, come sostengono i suoi due terapeuti, e probabilmente si riferiscono ad una condizione psicopatologica non paragonabile a quelle dell' area delle malattie psicotiche, è innegabile che lei,da qualche tempo, sia pervasa da un malessere profondo che non le dà tregua e che non andrebbe sottovalutato.
Convivere più o meno quotidianamente con il pensiero della morte è già di per sé sintomo di grave sofferenza.
Nella valutazione di gravità di un "problema" psichico sono solito utilizzare non solo il criterio diagnostico,ma anche il grado di sofferenza che esso comporta nella persona che ne è affetto.E spesso, come nel suo caso, anche un disturbo che non è annoverato tra le categorie diagnostiche gravi (area psicosi), può comportare una sofferenza altrettanto importante ed invalidante.
Per entrare nel merito, tecnicamente lei soffre di un quadro psicopatologico riferibile a Disturbo Ossessivo Compulsivo, non nella sua forma classica, caratterizzata dai tipici rituali e comportamenti ossessivi,ma nella forma in cui è prevalente l' intrusione, come lei stessa correttamente definisce, del pensiero percepito come estraneo, distante da sé e fortemente disturbante.In effetti, questa condizione clinica è portatrice di grave sofferenza soggettiva ed è attualmente l' espressione più acuta ed urgente del suo malessere.
In realtà, sotto forme diverse e in maniera più lieve, questo malessere l' accompagna da sempre; già nell' infanzia si sentiva triste e sofferente.
Tutti i quesiti che legittimamente si pone,sul perché, quando e come sia cominciato tutto questo, vanno affrontati all' interno di un paziente percorso psicoterapico, finalizzato ad un processo di ricostruzione capace di fornire, un po' alla volta, delle risposte.
Il cambiamento e con esso il miglioramento soggettivo, in ambito psicoterapico, passa attraverso una graduale comprensione.
Per quanto riguarda i pensieri intrusivi che al momento rappresentano per lei il motivo di maggiore disagio e che necessitano di intervento urgente,essi trovano rimedio dalla terapia farmacologica,i cui effetti terapeutici sono più rapidi rispetto ad un trattamento psicoterapico.
Una terapia farmacologica che sia efficace e che vada ad incidere sui pensieri ossessivi ed intrusivi,non solo sull'umore.
Da come riferisce di continuare a stare, sembra chiaro che i farmaci che sta assumendo non sono del tutto efficaci.
Anche se non è grave, come sostengono i suoi due terapeuti, e probabilmente si riferiscono ad una condizione psicopatologica non paragonabile a quelle dell' area delle malattie psicotiche, è innegabile che lei,da qualche tempo, sia pervasa da un malessere profondo che non le dà tregua e che non andrebbe sottovalutato.
Convivere più o meno quotidianamente con il pensiero della morte è già di per sé sintomo di grave sofferenza.
Nella valutazione di gravità di un "problema" psichico sono solito utilizzare non solo il criterio diagnostico,ma anche il grado di sofferenza che esso comporta nella persona che ne è affetto.E spesso, come nel suo caso, anche un disturbo che non è annoverato tra le categorie diagnostiche gravi (area psicosi), può comportare una sofferenza altrettanto importante ed invalidante.
Per entrare nel merito, tecnicamente lei soffre di un quadro psicopatologico riferibile a Disturbo Ossessivo Compulsivo, non nella sua forma classica, caratterizzata dai tipici rituali e comportamenti ossessivi,ma nella forma in cui è prevalente l' intrusione, come lei stessa correttamente definisce, del pensiero percepito come estraneo, distante da sé e fortemente disturbante.In effetti, questa condizione clinica è portatrice di grave sofferenza soggettiva ed è attualmente l' espressione più acuta ed urgente del suo malessere.
In realtà, sotto forme diverse e in maniera più lieve, questo malessere l' accompagna da sempre; già nell' infanzia si sentiva triste e sofferente.
Tutti i quesiti che legittimamente si pone,sul perché, quando e come sia cominciato tutto questo, vanno affrontati all' interno di un paziente percorso psicoterapico, finalizzato ad un processo di ricostruzione capace di fornire, un po' alla volta, delle risposte.
Il cambiamento e con esso il miglioramento soggettivo, in ambito psicoterapico, passa attraverso una graduale comprensione.
Per quanto riguarda i pensieri intrusivi che al momento rappresentano per lei il motivo di maggiore disagio e che necessitano di intervento urgente,essi trovano rimedio dalla terapia farmacologica,i cui effetti terapeutici sono più rapidi rispetto ad un trattamento psicoterapico.
Una terapia farmacologica che sia efficace e che vada ad incidere sui pensieri ossessivi ed intrusivi,non solo sull'umore.
Da come riferisce di continuare a stare, sembra chiaro che i farmaci che sta assumendo non sono del tutto efficaci.
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