Salve a tutti, vi scrivo per chiedervi un consiglio in merito ad un dubbio circa la psicoterapia in

16 risposte
Salve a tutti, vi scrivo per chiedervi un consiglio in merito ad un dubbio circa la psicoterapia in generale e un dubbio circa l'orientamento migliore che fa al caso mio.

Premessa, da pochi mesi si è interrotta una relazione per me importantissima durata 7 anni (interrotta via messaggio e senza alcun tipo di spiegazione).

Di conseguenza, ho iniziato dei percorsi di psicoterapia per risolvere dei problemi, ma senza alcun tipo di risultato (cognitivo-comportamentale e gestalt).

Illustro i problemi.
1) vorrei elaborare la fine della relazione.
Nonostante ormai mi sia abituato all'assenza di questa persona, non riesco ad andare avanti perché non capisco cosa è successo e perché sono stato trattato così. Mi piacerebbe ricostruire il tutto per capire sostanzialmente chi avevo accanto e perché è successo tutto questo, anche per capire come migliorarmi ed evitare di mettere in atto bisogni/pensieri/dinamiche disfunzionali in una prossima relazione... ciò in virtù del fatto che per me questa persona era troppo importante, e non capire perché c'è stato questo abbandono improvviso, mi distrugge (non mi permette di staccarmi definitivamente, soprattutto perché mi sento in colpa, e non capisco se ho commesso errori che giustificano questo trattamento o meno)
Vi illustro solo un paio di domande che mi assillano.
Es: ero troppo geloso oppure l'altra persona aveva modi esagerati che farebbero star male chiunque? È andata via per colpa dei miei errori fatti oppure lei voleva solo ricevere e nel momento del bisogno è scappata?

2) il secondo motivo che vorrei che la psicoterapia mi aiutasse a risolvere, è capire cosa posso aspettarmi dalle relazioni e dagli altri.
Ho notato come i miei bisogni e le mie idee di relazione (che tendono all'equilibrio) non sono riscontrabili nella realtà, in quanto mi portano ad allontanarmi da tutti, quindi vorrei capire tramite il terapeuta se (oggettivamente parlando) chiedo troppo in una relazione in tema di amore e rispetto.

In poche parole vorrei capire come ci si comporta in relazione (non ho più una visione chiara) e capire quali sono quei comportamenti/pensieri/idee che sono oggettivamente tossiche e da evitare...al fine di capire chi sono quelle persone buone per la mia vita e chi invece allontanare perché è tossico.
Oppure, semplicemente moderare le mie aspettative in amore e rispetto.
Il punto è che con questi 2 tipi di approcci, mi è stato detto che io da solo devo capire cosa per me non va bene (tramite le emozioni e il corpo) senza darmi un aiuto che mi renda consapevole di queste dinamiche.

Mi è stato detto che non c'è niente di giusto e sbagliato, e ciò mi ha reso più confuso..questo perché penso che un minimo di regole sociali esistono, e che ci sono comportamenti/idee/pensieri che in coppia non dovrebbero essere attuati perché (a prescindere dai propri bisogni) possono creare dinamiche disfunzionali come dominante/sottomesso, cioè poco equilibrate.

Questi 2 approcci mi hanno messo il dubbio che tutto è soggettivo, ed ognuno può cercare cosa vuole nelle relazioni, basta soltanto che ci sia un accordo tra le 2 parti..quindi come se non esistessero doveri morali in tema di amore e rispetto.

Secondo questa logica, potrei anche sentire il bisogno di avere una ragazza accanto che non frequenta alcun tipo di amico del sesso maschile, e ciò va bene se l'altra parte è d'accordo.
Per questo penso che questi 2 metodi non facciano al caso mio.. perché penso "la mia emozione può dirmi che sono geloso, e può anche dirmi di chiedere alla mia ragazza di non frequentare nessuno, ma ciò non toglie che questo valore è disfunzionale e per niente sano".
Tutte le emozioni vanno contestualizzate.
Se dovessi seguire solo la mia emozione (come dicono questi 2 psicoterapeuti) finirei per abusare dell'altra persona.
PS: il punto è che se seguo la mia idea (di cercare l'equilibrio) finisco che dimentico me stesso e i miei bisogni e inizio a vivere solo per le relazioni e l'altro.

Mi piacerebbe che la psicoterapia mi aiutasse a rispondere a queste domande, tramite un dialogo costruttivo..invece mi sento dire che devo capirlo da solo...ma allora perché sono in psicoterapia? Se riuscissi da solo non sarei di certo qui a chiedere aiuto xd

Per questo vi pongo 4 domande.
1) Voi credete che tutto è soggettivo o ci sono concetti oggettivi in termini di amore e rispetto, che se non presenti indicano la presenza di una persona tossica?
2) la psicoterapia può aiutarmi ad elaborare il lutto della separazione (permettendomi di capire cosa è successo e chi avevo accanto) & permettermi di capire se pretendo troppo nelle relazioni (romantiche e amichevoli), tramite dialogo e spiegazione dettagliate?
3) l'orientamento analitico transazionale forse fa al caso mio? Ho letto un po' su questo orientamento e sembra possa aiutarmi a risolvere i dubbi detti sopra, voi che ne pensate..Si occupa di ciò che chiedo, se sì nel particolare di cosa e come potrebbe aiutarmi?
Vi ringrazio per la lettura.

PS: ho già parlato col terapeuta di queste esigenze, ma più e più volte la risposta ricevuta è sempre la stessa "lo capirai da solo". Ma come può la mia emozione farmi capire che posso limitare ingiustamente la libertà altrui?
Ciò per me oltre ad essere logicamente impossibile, inoltre non ha avuto alcun risultato, perché dopo 2 percorsi e dopo varie sedute non ho risolto un bel niente
Salve, il Suo tentativo di capire ció che é successo con la sua compagna assomiglia a chi avendo perso un anello nel fondo del lago, continua a muovere l'acqua per cercare di vederlo, ma più muove l'acqua e più l'acqua si in torbida, e quindi diventa sempre più difficile trovare l'anello.
Fuo dii metafora, non sarà con la logica e la razionalità che verrà a capo di questioni sentimentali che appartengono invece a al campo dove la logica razionale non vale più.
Spesso basta smettere di agitare l'acqua per scorgere l'anello sul fondo
Un caro saluto.

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Gent. Le utente, comprendo la sua frustrazione e la sua volontà di capire e risolvere il lutto da separazione. Ricercare certezze ai propri dubbi è lecito ed è doveroso che vengano accolti e analizzati. Riguardo al l'orientamento, al di là degli aspetti legati alle tecniche evidenced-based per sintomi o disturbi specifici, possiamo dire che sia indifferente. La questione è il clima di fiducia che si crea perché il terapeuta non dovrebbe influenzare attraverso ideologie o valori morali, ma aiutare il paziente ad avere un metodo per trovare i propri. All'inizio ci può essere una frustrazione perchè si pensa che pagando l'onorario si debbano avere risposte. Ecco la psicoterapia inizia nel momento in cui si esce dalla dinamica della "pretesa" e si entra in quella della "fiducia". Quando c'è questa si può parlare apertamente con il terapeuta anche delle modalità con cui questi si relaziona con lo stesso paziente (si chiama metacomunicare). A volte (non parlo necessariamente nel suo caso) cercare l'orientamento perfetto o adatto a sé può anche essere un modo per procrastinare il momento del "lasciarsi andare" in terapia. Bion sosteneva che ogni seduta deve essere "senza memoria e senza desiderio". Con affetto. Dott. Samuele BELLAGAMBA
Le sue questioni sono legittime. Provo a rispondere nell'ordine. 1) Vi sono sicuramente atteggiamenti che rivelano delle fragilità, non riconosciute da chi ne è portatore e di cui fan le spese i partner, finendo per "intossicare", pur non volendolo, una relazione sentimentale. Sono atteggiamenti che è possibile identificare nel lavoro terapeutico. 2) A questo serve principalmente la psicoterapia, dunque la risposta è sì. 3) L'orientamento del terapeuta può non essere determinante, almeno non quanto la persona del terapeuta: è con questa che avrà a che fare, ed è con questa che si potrà sentire o meno al sicuro, percependo un aiuto effettivo.
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo quanto possa essere difficile convivere con questa situazione riportata. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi e disfunzionali che mantengono in atto la sofferenza impedendole il benessere desiderato.
Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale connesso con la genesi della sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Buongiorno, grazie per la sua condivisione. Le do una risposta molto semplice: il suo problema è di natura relazionale, perchè tutte queste domande scaturiscono dal bisogno di elaborare un lutto, la fine della sua relazione precedente. La premessa è che il 70% del lavoro nella psicoterapia, che è fondamentale per superare questo tipo di problematiche, lo fa la relazione terapeutica e non l'orientamento, quindi la specifica relazione tra lei e il terapeuta che ha davanti. Detto questo, siccome il suo problema è di natura relazionale, io le suggerirei una psicoterapia sistemica, che ha come focus proprio le relazioni della persona. Se avesse ulteriori dubbi e domande resto a disposizione, anche online. Un caro saluto, dott.ssa Elena Gianotti
Buongiorno, vista la complessità delle dinamiche emotive e relazionali di cui parla le suggerirei un approccio che vada in profondità e quindi mi orienterei su una terapia di tipo psicodinamico/psicoanalitico. Le consiglierei tuttavia di abbandonare questo approccio di ricerca di "regole" per le relazioni e sostanzialmente per la vita, dovrà imparare ad analizzare ogni situazione che le capita avendo come riferimento parametri diversi dal giusto/sbagliato perchè raramente le emozioni e le dinamiche interpersonali riescono ad essere incasellate in queste due semplici categorie.
Buonasera, le sue domande sono molto importanti, e il desiderio di ottenere maggiore chiarezza sul suo passato e sul suo modo di relazionarsi è legittimo. Cercherò di rispondere alle sue quattro domande in modo dettagliato, sperando di aiutarla a fare un po' di chiarezza.

Esistono concetti oggettivi in ​​amore e rispetto? Sì, ci sono principi oggettivi in ​​tema di amore e rispetto, come il rispetto reciproco, la fiducia, l'onestà e la comunicazione aperta. Allo stesso tempo, è vero che ogni relazione ha delle sue dinamiche specifiche e le esigenze possono variare. Ci sono comportamenti e dinamiche che possono essere considerate disfunzionali o tossiche, come il controllo eccessivo, la mancanza di rispetto per l'individualità dell'altro, o la manipolazione emotiva. Tuttavia, l'equilibrio tra i bisogni personali e quelli di coppia è delicato, e la terapia dovrebbe aiutarla a identificare quali sono le sue aspettative realistiche e quando una relazione non è sana.

La psicoterapia può aiutare a elaborare il lutto di una separazione e comprendere i propri bisogni? Assolutamente sì. La psicoterapia ha proprio questo obiettivo: aiutarla a elaborare le emozioni legate alla fine di una relazione importante ea capire cosa è successo. È comprensibile che voglia capire se ci sono stati errori da parte sua o dell'altra persona, e la terapia dovrebbe fornirle uno spazio sicuro per esplorare queste domande. Un dialogo costruttivo, che esplori insieme al terapeuta le sue dinamiche relazionali, è fondamentale per crescere e capire meglio se stesso e le sue relazioni.

L'Analisi Transazionale (AT) è adatta? L'Analisi Transazionale è un approccio che potrebbe essere molto utile per lei. Questo modello si focalizza sulla comprensione delle interazioni sociali e relazionali, aiutando le persone a riconoscere i "giochi" psicologici e copioni relazionali che potrebbero portare a relazioni disfunzionali. Potrebbe aiutarla a riconoscere i suoi bisogni, a identificare comportamenti disfunzionali ea sviluppare modelli relazionali più equilibrati e sani.

Perché il terapeuta dice che "lo capirà da solo"? Probabilmente il terapeuta vuole stimolare la sua capacità di auto-riflessione, ma se sente che non sta ricevendo un aiuto concreto o risposte pratiche, potrebbe essere il momento di cambiare approccio o terapeuta. La psicoterapia dovrebbe essere un processo collaborativo, dove lei si sente supportato e capace di ottenere chiarezza. Se non trova utile il metodo del terapeuta, può cercare un professionista che sia più orientato al dialogo e alla guida concreta.

In sintesi, non è necessario "capire da solo" tutto; la terapia dovrebbe essere uno spazio per esplorare insieme le sue emozioni, comprendere i suoi bisogni e costruire delle relazioni più sane e soddisfacenti.

Spero che queste indicazioni possano essere utili.
Cordiali saluti
Buongiorno e grazie per averci scritto. Il contatto con le emozioni è fondamentale, così come le nostre strategie di difesa che utilizziamo per sopravvivere e adattarci alle situazioni. Può accadere che lo squilibrio tra queste due parti sia troppo intenso: a volte, difendersi con una esagerata ruminazione o un eccessivo rimuginio può soffocare delle emozioni che, per quanto possano incutere timore o essere spiacevoli, magari avendo vissuto dolore nel passato, possono servire per comprendere meglio Sè stessi e la relazione con l'Altro. Penso che solo sperimentando il dolore e perturbando le difese, lasciandole più "tranquille", si possa innescare il cambiamento. I ricordi non possono essere cambiati, ma possono essere modificate le influenze che questi hanno nel nostro presente. Il percorso di terapia può aiutare a comprendere come elaborare e gestire la rappresentazione che ha di Sè, dell'Altro e del mondo; all'interno di un percorso psicoterapeutico, Lei è come fosse il miglior esperto di Sè, mentre il terapeuta l'esperto di clinica, che assieme condividono lo stesso argomento. Il cambiamento, la scissione del "giusto" dallo "sbagliato" può avvenire assieme, ma con la consapevolezza che le scelte finali da compiere saranno le Sue. Le posso consigliare in tale direzione una psicoterapia ad orientamento cognitivo-comportamentale integrato.
Se ha bisogno di ulteriori chiarimenti, resto a disposizione anche online.
un caro saluto,
Dott.ssa Chiara Lo Re
Torino e Asti
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Buongiorno gentile utente, la ringrazio per la sua condivisione. Come già altri colleghi hanno affermato è più importante la relazione terapeutica e la sintonia che si instaura col terapeuta, non tanto l'approccio seguito. Detto ciò, sì la psicoterapia può aiutarla a trovare risposte alle sue domande, aprendo tante altre domande insieme al terapeuta che sceglierà. Per quanto riguarda la questione relazionale, le domande che lei si sta ponendo sono importanti. Ogni persona che incontriamo in una relazione porta alla luce bisogni e ferite irrisolti, e le relazioni disfunzionali partono proprio dal fatto che i due partner stanno chiedendo inconsapevolmente all'altro di "guarire" quelle ferite e quei bisogni emotivi non soddisfatti dall'infanzia. Non è tanto importante chiedersi cosa sia giusto o sbagliato in una relazione (fatto salvo ovviamente il rispetto per l'integrità fisica ed emotiva dell'altro, che dev'essere garantito), quanto più quali sono le richieste inconsce che sto facendo al partner e quale mio bisogno sto cercando di colmare nella relazione con lui/lei. La consapevolezza di sé è la chiave di tutto. Rimango a disposizione per domande o chiarimenti. Cordialmente, dott.ssa Chiara Tumminello.
Salve a lei e grazie per aver condiviso la sua sofferenza. Circa il suo dubbio rispetto al tipo di orientamento che fa al caso suo è importante che lei sappia che più che l'orientamento, conta la qualità della relazione terapeutica che si riesce a creare nella stanza di terapia. Mi dispiace molto per la fine della sua relazione e per le modalità con cui si è conclusa, non deve essere stato facile per lei. E' comune in questa dinamica relazionale provare senso di colpa però la relazione di coppia è fatta da due persone e credo che entrambi i protagonisti concorrano alla riuscita della stessa. Comprendo il suo sentirsi DISTRUTTO dopo l'abbandono improvviso e mi dispiace molto che lei lo abbia vissuto. Un terapeuta non può dare indicazioni su come comportarsi, cosa provare o cosa pensare. Ognuno di noi è unico al mondo e non possiamo stabilire cosa è giusto o no per qualcuno altro. Forse è probabile che nel suo caso non condividevate gli stessi obiettivi relazionali. La gelosia viene spesso etichettata come emozione del tutto negativa, ma non sempre lo è, dipende dalla sua intensità. Per quanto riguarda le emozioni non possiamo decidere quale provare e quando, ma possiamo sicuramente arrivare a comprendere quando queste sono così intense da interferire con il nostro funzionamento generale. E' molto probabile che un terapeuta possa aiutarti ad elaborare la tua perdita, ma non sono convinta possa aiutarti a capire "chi avevi al tuo fianco". Il suo bisogno di essere accudito (e non abbandonato) è uno dei bisogni fondamentali dell'essere umano, quindi non so se pretende "troppo" da una relazione, ma sicuramente lei sa di cosa ha bisogno quando si trova in un rapporto di amore o amicizia con qualcuno. Spero che lei riesca ad alleviare e poi risolvere la sua sofferenza. Un cordiale saluto.
Buongiorno, immagino il difficile momento che stai vivendo e la difficoltà nel trovare un senso a una situazione del genere, soprattutto per la modalità della separazione con l'altra persona. Credo che gran parte della confusione e del dolore derivi anche da questo, ma quelle che stai portando sono delle riflessioni molto interessanti, perché innanzitutto denotano il fatto che l'elaborazione del lutto che stai vivendo è in realtà già iniziata e credo che tu la stia vivendo nel miglior modo possibile, ovvero mettendoti in discussione e ponendoti delle domande per poter vivere al meglio le future relazioni. E' importante in queste occasioni, non nasconderci dietro il dolore e vedere qual è la nostra parte di responsabilità, proprio come stai facendo. Da questo punto di vista, mi viene da risponderti alle domande come segue:
1) E' difficile trovare degli elementi oggettivi quando si parla di relazioni, proprio perché non ci si può rifare alle solite leggi o regole che utilizziamo in famiglia, in società, nei gruppi, nelle relazioni amicali ecc., proprio perché due persone quando scelgono di stare insieme creano delle regole tutte loro. Detto ciò, sarebbe più importante capire quali parti di ognuno di voi due sono diventati importanti nel vostro rapporto e qual è stata la tua/vostra necessità di mantenerle. Esistono tante coppie che mandano avanti la relazione, nonostante tradimenti litigi o altro, non è contravvenire alla regola che distrugge i rapporti. Piuttosto ognuno dei due dovrebbe chiedersi perché sopporta situazioni in cui non sta più bene o che contravvengono ai suoi valori. Perché la tua gelosia era così importante per te? Perché i suoi atteggiamenti ti creavano difficoltà? Aveva a che fare con la paura di perdere lei? Si trattava della paura che ci fosse qualcun altro meglio di te? Sono solo alcune delle domande che sarebbe utile porsi, proprio perché rimettono l'attenzione su di te e non su delle regole generali.
2) La terapia può assolutamente accompagnarti nel processo di elaborazione del lutto, proprio perché ti dà la possibilità di riflettere su quanto accaduto e provare a migliorare parti di te, ragionando insieme, cercando una visione più oggettiva, che tenga insieme ragionamento ed emozioni. Come ti ha già detto qualcuno, non ci si può solo far guidare dalla ragione, né solo dalle emozioni, in entrambi i casi si rischia di fare danni a sé e a gli altri.
3) Come altri hanno detto, se la relazione con il terapeuta funziona, il lavoro può essere soddisfacente, indipendentemente dall'orientamento. Detto ciò, anche per la mia specializzazione, ti dico che rispetto alle dinamiche relazionali, l'orientamento sistemico-relazionale e familiare tende molto a porre il focus non solo sulla persona, ma proprio su tutto il suo contesto relazionale, amicale, sentimentale, familiare ecc. per provare a trovare delle ragioni rispetto a certi modi di agire e alla capacità di strutturare delle relazioni che possano essere meno tossiche. Di solito si lavora anche su questioni familiari, i modelli di relazioni che ci circondano e ci influenzano, i ruoli che abbiamo assunto in famiglia e così via.
Spero di essere stato esaustivo e che tu possa trovare la persona che ti accompagnerà nel modo migliore. Non ti arrendere, stai facendo già un gran lavoro mettendoti in discussione, dopo questo dolore, c'è bisogno di una grande apertura per proseguire in questo percorso che volente o nolente ti porterà a una crescita. Ti auguro il meglio. Un caro saluto!

Dott. Federico Zaccaria
salve, la descrizione dei suoi dubbi è circostanziata e fa intendere l'inquietudine che sta vivendo. La psicoterapia non ha il compito di dare risposte "etiche" su cosa sia giusto o sbagliato ma favorisce nel paziente l'indagine dei propri vissuti e dei propri pensieri e delle proprie convinzioni per aumentare la consapevolezza del proprio agire. la consapevolezza di noi stessi ci permettere di operare le scelte di vita in modo responsabile.
l'essere umano non è solo emozione, pensiero e sensazioni corporee ma è un tutt'uno e sondare tutti questi aspetti dell'esperienza ci consente di avere una visione di non integrata e completa.
Piuttosto che aspettarsi Laverità dal terapeuta di qualsiasi approccio vorrà scegliere le consiglierei di cerare lei il senso delle tante domande che si pone con l'aiuto di uno specialista che la faccia sentire ascoltato, sostenuto e aiutato nel percorso condiviso di un psicoterapia.
se vuole approfondire insieme la tematica sono a sua disposizione.
cordialmente
Carlo Benedetti Michelangeli
Gentile utente di mio dottore,
la psicoterapia rende il paziente protagonista nelle scelte e soprattutto lo rende libero. Lo psicoterapeuta accompagna il soggetto in un processo di crescita personale e lo sostiene nei momenti di difficoltà in quanto spesso nella vita di una persona sono necessari dei cambiamenti. L ' aspetto più importante di una terapia è l' alleanza terapeutica, quel sentimento di fiducia che si struttura tra utente e terapista, che è alla base di ogni cambiamento. L orientamento di uno psicoterapeuta è un aspetto molto spesso irrilevante. L invito è quello ad affidarsi, solo così potrà trovare maggiore benessere interiore e guardare al futuro delle sue relazioni con maggiore fiducia.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
Gentile Utente, la sua ricerca di risposte a conclusione di una lunga relazione sentimentale interrotta - come sembra dalle sue parole - improvvisamente e senza un confronto, un dialogo sui motivi della scelta di separarsi è un bisogno doveroso ed etico. Capita tuttavia nella vita di non poter chiudere in coppia, insieme, la relazione sentimentale, ma di trovarci nella propria interiorità a risolvere enigmi, a unire puntini che sia nella nostra biografia, sia in rapporto con il partner rimangono inizialmente incomprensibili e slegati.
Lo spazio della psicoterapia e lo spazio relazionale con il proprio analista sono un campo di riflessione importantissimo in cui analizzare le dinamiche relazionali in tutti i chiaroscuri e se Lei ritiene di essere ancora insoddisfatto ha tutto il diritto di continuare la propria ricerca fino a che i puntini della Sua storia non si uniranno secondo un proprio filo logico (anche secondo la logica del cuore, non solo della mente).
Nella vita è ovvio che siamo tutti determinati dalla nostra prospettiva individuale, dalla nostra cultura di appartenenza, dalla cultura familiare, dalla nostra passata esperienza, ma questo non esclude che vi siano anche dei codici sociali, delle responsabilità etiche, delle responsabilità nei rapporti interpersonali in cui tutti come comunità sociale siamo inseriti. Non dare spiegazioni sulla decisione di interrompere una relazione di 7 anni e via messaggio (senza quindi lo scambio visivo, la complessità di un confronto in cui tutta la presenza sia coinvolta) è comprensibile che venga vissuto per esempio in maniera frustrante, deludente, umiliante, persecutoria, o molto altro ancora. Sicuramente Lei ha diritto a cercare di trovare le proprie risposte fino a che non sentirà di poter chiudere questo capitolo della propria vita e poter serenamente aprirsi al nuovo che avanza. Questa disposizione è - detta con altre parole - una completa e riuscita elaborazione del lutto di una relazione finita e finita in maniera scioccante, dall’oggi al domani senza discorso. Se qualche passaggio dell’elaborazione manca o è deficitario, non si riesce psicologicamente ad andare oltre e può accadere spesso che in futuro ci si ritrovi in situazioni simili, proprio perché non ben comprese (e per comprensione non mi riferisco naturalmente a un problema logico formale, razionale, ma soprattutto a una comprensione emotiva, dei propri sentimenti e della storia dei propri sentimenti).
Un orientamento analitico che preveda un’indagine delle dimensioni sia coscienti che inconsce, unitamente all’analisi dei sogni e una precisa indagine della sua biografia è quello che mi sentirei di consigliare. Vi sono molti orientamenti clinico-dinamici oltre quello junghiano di mia precisa competenza, penso all’orientamento fenomenologico, lacaniano, freudiano, e molto altro ancora. Ricordiamoci sempre che oltre l’orientamento è necessario che vi sia la chiara percezione individuale di stare bene con il proprio terapeuta: è prima di tutto un incontro tra due persone che devono stimarsi e sentirsi a proprio agio, per poter procedere nella navigazione interiore.
Dalle sue parole sembra che Lei si sia sentito solo nella relazione analitica e questo, effettivamente è un problema che dovrebbe essere preso molto seriamente.
Carissimo, capisco la frustrazione che prova nel rivolgersi a dei professionisti che non forniscono indicazioni precise ma lasciano ampia possibilità a tutto e rimandano a lei tutte le scelte.
Bisogna pensare alla psicoterapia come un’altra possibilità di relazione primaria, cerco di spiegarmi meglio. I bisogni che non abbiamo sentito soddisfatti nelle relazioni iniziali con i nostri genitori lasciano in noi delle mancanze che sentiremo e porteremo con noi per tutta la vita. Questi bisogni riguardano il sentirsi accuditi, protetti, capiti, amati, ascoltati…. Se il bambino soddisfa “correttamente” i suoi bisogni, può crescere sicuro di sé e questo gli consente di “allontanarsi” dalle proprie figure di riferimento per muoversi in modo autonomo nel mondo, senza eccessive preoccupazioni di non farcela, di sbagliare, di restare solo: porta dentro di sé quella sicurezza di potersela cavare, di riuscire ad affrontare le difficoltà e di non essere solo nella vita.
Nella relazione terapeutica il pz stabilisce una relazione in cui può sperimentare la sensazione di soddisfare di quei bisogni primari e ricevere, in questo modo, un’altra opportunità per imparare ad avere fiducia in se stesso e a sentirsi pronto a “viaggiare” da solo.
I terapeuti pensiamo che non ci sia una verità assoluta ma che bisogna imparare a fidarsi di se stessi, per questo ha notato eccessiva vaghezza nei miei colleghi.
Nella sua situazione sarebbe utile, da parte del terapeuta, fornire un contesto maggiormente direttivo, senza mai sostituirsi a lei nella presa di decisioni, ma fornendo maggiori “vincoli” o, per meglio dire, confini e delimitazioni.
L’approccio cognitivo-comportamentale mi sembra utile, cercherei però un terapeuta formato anche in “schema therapy”.
Spero di esserle stata utile,
Una buona vita
Antonella Zangari
Gentile utente, ho letto con attenzione le sue parole. Comprendo il suo bisogno di risposte e di spiegazioni, ma la psicoterapia è il luogo della conoscenza di sè attraverso una relazione di fiducia, al di là dell'indirizzo teorico di riferimento. Le risposte che cerca sono razionali, etiche, sociali. Che ognuno ha in base alla propria cultura e formazione educativa. La psicoterapia è la conoscenza del non conosciuto di sè, questa "scoperta" le permetterà di avere le sue risposte. Per qualsiasi chiarimento rimango a disposizione anche on line. Dott.ssa Lucia Giammattei

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