Salve a tutti, sono una ragazza di 23 anni e ultimamente non riesco ad affrontare i vari impegni quo

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Salve a tutti, sono una ragazza di 23 anni e ultimamente non riesco ad affrontare i vari impegni quotidiani a causa di un pensiero fisso che mi occupa la mente e mi fa trascurare tutto il resto. Mi spiego meglio. Premetto di non essere mai stata fidanzata, né di aver avuto tante occasioni per esserlo, un po' per via delle mie abitudini riservate e un po', credo, per il mio aspetto fisico (è anche vero che non ho una grande autostima). Mesi fa conobbi un ragazzo in circostanze particolari per me, con ciò voglio dire che mi sembrava il classico incontro da romanzo dal quale può scattare qualcosa. Dopo qualche giorno gli inviai una richiesta di amicizia sui social, lui accettò e a breve con una scusa mi scrisse. Poi sparì senza mai rispondere al mio ultimo messaggio per un mese e di nuovo stessa storia fino al mio compleanno (circa quattro mesi dopo). Da quel momento ci siamo sentiti in chat tutti i giorni (ad oggi è più di un mese), poi ci siamo scambiati i numeri, ma ancora non ci siamo rivisti, anche a causa della distanza e dei nostri impegni. Nelle ultime conversazioni ci sono stati molti cuori e messaggi carini da parte di entrambi e forse proprio perché io sono alla costante ricerca di questi che sto sulle spine tutto il giorno in attesa di un suo messaggio. Il problema è che risponde sempre dopo ore, anche se magari è online su altri social. E io non so cosa pensare. Mi chiedo continuamente: cosa lo ha spinto a rifarsi vivo dopo tanto tempo? Mi considera solo un amica o, peggio, un passatempo? Mi sta prendendo in giro? Cosa fa quando non mi scrive? Io sono una persona ansiosa di mio e questo mi spinge a controllare i suoi ultimi accessi, i like che mette, i commenti che lascia sotto le foto di altre ragazze (anche se vecchi di anni) e il peggio è che mi immagino mille scenari per tentare di tenere sotto controllo anche quelle cose che non possono esserlo. Tutto questo, come potete immaginare, mi richiede tempo ed energie che dovrei impiegare in cose ben più importanti e che non posso permettermi di rimandare. Eppure la mia mente è fissa lì, anche se tento di tenerla impegnata. Ora io comprendo benissimo che il reale problema non è questo ragazzo (del quale non so nemmeno se sono innamorata), ma la mia costante ricerca di certezze, quotidianità e attenzioni al minimo segnale di un potenziale interesse, come se li pretendessi e non ne avessi mai abbastanza. Prima che si rifacesse vivo lui un altro ragazzo mi contattò in chat e dopo poco più di una settimana non si è fatto più sentire. Però, nonostante questo, ricordo bene che la paura di essere "abbandonata", di non essere più interessante, insomma, di non essere abbastanza c'era già da molto prima, forse da quando avevo 13-14 anni. Con l'inizio dell'università questo mio atteggiamento si è di molto amplificato; sin dal primo anno ho cercato attenzioni e apprezzamenti praticamente da qualsiasi ragazzo del corso, a costo di dipingermi come una persona diversa da quella che sono e annullarmi, anche se non provavo reale interesse per queste persone. E anche in quei casi controllavo ossessivamente tutte le loro mosse, le loro parole, ogni minima variazione del tono di voce che potesse farmi presagire un allontanamento. Prima non mi rendevo conto di quel che stavo facendo, ma adesso sento che tutto questo mi sta logorando nel vero senso della parola. Perché in fin dei conti tutta questa fatica, ingiustificata aggiungerei, la sto facendo io, quando inveve nessuno fino ad oggi ha mai corso così tanto per paura di perdere me. Per concludere vorrei aggiungere che con mio padre questo tipo di argomenti (ragazzi, fidanzamenti etc...) sono sempre stati un tabù; con mia madre questo "divieto" lo sento meno, ma comunque neanche con lei riesco ad esprimere al meglio il mio malessere. Forse questi ulteriori dettagli possono aiutare a inquadrare meglio la situazione. Spero davvero che voi possiate aiutare me a farlo, prima che diventi troppo tardi per intervenire. Vi ringrazio anticipatamente.
Cara Utente,

Ti leggo e sento la profondità delle tue parole. Esprimi una serie di emozioni e sentimenti molto intensi e, in un certo senso, universali. Siamo tutti, in un modo o nell'altro, in cerca di connessione, di riconoscimento e di amore. E spesso, le nostre insicurezze e paure possono amplificare le situazioni fino a renderle opprimenti.

È chiaro che porti con te una profonda sensibilità e una tendenza all'autoriflessione. La tua percezione di te stessa e la costante ricerca di attenzioni, combinata con l'ansia da relazione e la paura dell'abbandono, possono avere origini profonde. Questi sentimenti, a volte, possono essere legati alle nostre esperienze infantili e al tipo di legame che abbiamo stabilito con le figure parentali.

Hai accennato a un rapporto complesso con tuo padre riguardo a questi temi e al fatto che non ti senti completamente libera di esprimere il tuo malessere anche con tua madre. Queste dinamiche familiari possono influenzare la tua autostima e il modo in cui ti relazioni con gli altri.

Vorrei dirti che, sebbene le tue sensazioni siano profonde e reali, non sei definita da queste sole emozioni. La tua preoccupazione di "essere abbastanza" è comprensibile, ma tu sei unica e preziosa indipendentemente dalle relazioni o dalle attenzioni esterne.

Consiglio vivamente di considerare un supporto psicologico. Un professionista potrebbe aiutarti a navigare in queste acque tumultuose, offrendoti strumenti per gestire l'ansia, costruire la tua autostima e compiere passi concreti verso una visione di te più serena e autentica.

Sei consapevole dei tuoi sentimenti e delle tue emozioni, il che è il primo passo fondamentale verso il cambiamento. La strada verso la consapevolezza di sé e la crescita è un percorso, spesso tortuoso, ma ti assicuro che ne vale la pena. E' importante tu non ti senta sola in questo percorso.

Se vorrai, sarà un piacere per me poterti accompagnare.

Un caro saluto,
Dott.ssa Laura Sozio
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Cara utente, posso solo immaginare quanto faticoso possa essere tutto questo impegno che metti per tenere tutto sotto controllo, per monitorare ogni movimento altrui. La tua fatica è palpabile. Descrivi molto bene il come mai sei spinta a farlo "la paura di essere abbandonata", tuttavia ti chiedo tutta questa fatica ti sta realmente proteggendo da questo tuo tema doloroso? Se smettessi di controllare cosa temi accadrebbe? Come ti sentiresti? Sicuramente in un momento della tua vita hai imparato che controllare, e sforzarti fosse la cosa più utile per te, e probabilmente lo è stato per buona parte della tua vita; ora però inizia a esaurirsi a non essere più così utile come prima. Quado la nostra unica strategia non funziona più come vorremmo, non ci fa più stare bene arriva il malessere. Ciò che mi sento di dirle e di riflettere sulla possibilità di ritagliarsi uno spazio dove dare voce a tutti i suoi vissuti, così da comprenderne le radici profonde. Rimango a sua disposizione Dott.ssa Alessia D'Angelo
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Buonasera, la ringrazio per aver condiviso con noi questa sua esperienza. Le relazioni interpersonali sono molto complesse e non è affatto facile per noi poter esprimere un giudizio. Ciò che emerge è sicuramente una profonda sensibilità e una tendenza all'autoriflessione, che a volte, se portate all'estremo, possono diventare rimuginazioni e ansia eccessiva. Definire se un modo di agire sia giusto è sbagliato, lo si può determinare solo nel momento in cui si comprendono i significati che la persona attribuisce a quella scelta. Una terapia psicologica potrebbe permettergli di conoscersi meglio e di sviluppare delle strategie utili per poter vivere al meglio il presente, costruendo delle basi solide al fine di affrontare in maniera efficace un futuro che a tratti può sembrare angoscioso. Sarebbe uno spazio solo per lei alla scoperta di se stessi. In caso volesse, io sono a completa disposizione, in presenza ma anche Online. Dott. Matteo De Nicolò
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Gentilissima, dal suo racconto emerge tutta la sua fatica e la volontà di creare delle relazioni, cosa non sempre facile e scontata.
Mi sento di consigliarle di iniziare un percorso di psicoterapia per poter comprendere cosa c’è alla base di questa necessità che ha di essere vista a tutti i costi, arrivando fino a modificarsi.
Sicuramente c’è un motivo, del quale lei ora non è consapevole, ma grazie ad un percorso di psicoterapia potrebbe rivelarsi per permetterle di comprendere queste dinamiche che la affaticano così tanto.
Se le fa piacere sono disponibile a starle accanto in questo percorso, sia in presenza che on line.
Cordialmente,
Dott.ssa Emanuela Graziano
Buongiorno, lei esprime con molta chiarezza il suo disagio e la sofferenza. Emerge anche molta confusione a livello emotivo dovuta alla sua storia familiare. Le consiglio come hanno fatto i colleghi di intraprendere un percorso psicoterapeutico che la aiuti a fare chiarezza sui suoi sentimenti e sui suoi progetti di vita. Le faccio tanti auguri
Sembra avere maturato una adeguata consapevolezza in merito a numerosi aspetti che le creano difficoltà e dolore: la necessità estenuante di controllo, il bisogno di attenzioni da parte del prossimo ed il conseguente timore abbandonico. La sua consapevolezza è certamente una base favorevole per provare ad intraprendere un percorso psicoterapeutico.
Buongiorno,
sembrerebbe che di base ci sia una paura di perdere persone o cose importanti e perciò di essere lasciata sola. Forse c'è un trauma su questo tema nell'età dello sviluppo che potrebbe anche non essere ricordato, se avvenuto prima dell'insorgere della capacità di ricordare (si ritiene verso i 3 anni).
Se così fosse, occorrre anzitutto elaborare questo trauma con l'aiuto di una terapia psicologica.
Buongiorno! Lei trasmette molto bene la fatica e la sofferenza della situazione che sta vivendo (che forse vive da sempre). Mi è sembrato di capire che alcuni contatti per Lei significativi siano avvenuti attraverso "chat", quasi a garantire un minimo di distanza di sicurezza tra Lei e l'altro quando si tratta della sfera intima ed emotiva. Distanza che sembra riproporsi anche in contesti più familiari. E si parla qui (in chat) DI LEI e NON CON LEI. Adesso si accorge che è qualcosa che le appartiene da sempre ed emerge anche un pensiero più critico e introspettivo, colga questa preziosa occasione. Un percorso di psicoterapia ben strutturato Le sarà di grande aiuto. In bocca al lupo
Gentilissima, la sua mente razionale appare estremamente consapevole del suo funzionamento in ambito relazionale. Al contempo, la parte di lei dominata dai desideri e dalle emozioni è estremamente confusa, provata e affaticata dalla gestione delle conseguenze. Sfrutterei questa grande capacità riflessiva e autodescrittiva che dimostra per perseguire il suo obiettivo di “inquadrare meglio la situazione” e quindi comprendersi. È giovane, equipaggiata e, sopratutto, non è mai troppo tardi. Cordiali saluti MP
Gentile ragazza, colgo come punti forti la consapevolezza di ciò che le crea disagio e la sua capacità di spiegarlo. Mi sento però di esortarla a dare più valore alla sua persona in quanto tale, indipendentemente da ciò che gli altri siano disposti ad attribuirle. Per questo la invito ad usare la sua capacità riflessiva per mettere in luce quali siano i suoi reali bisogni ed eventualmente intraprendere un percorso terapeutico, in cui trovare le risposte che cerca e sentirsi rinvigorita dai suoi traguardi. Un caro saluto
Carissima, si faccia aiutare! E' naturale che, a 23 anni, il suo principale problema siano i ragazzi ed i rapporti sentimentali. Da quanto scrive lei presenta problemi di autostima, probabilmente collegabili alla sua crescita in una famiglia dove il padre parrebbe poco empatico e necessiterebbe guida e incoraggiamento a guadagnare fiducia nei suoi mezzi, anche di attrattiva fisica e sostegno per sviluppare e manifestare quel quantum di fascino femminile che anche lei possiede, come tutte le donne.
Converrebbe che imparasse a "leggere" i codici maschili di seduzione per comprendere in prima persona i comportamenti dei giovani con cui ha contatti diretti o sui social.
Questo per concedere il giusto tempo alla sua ricerca di un compagno e dedicare però anche la dovuta dose di energie a perseguire gli altri traguardi della vita, specie nei campi dell'istruzione superiore e della carriera professionale.
Perciò il miglior consiglio a lunga scadenza che posso darle è di cercarsi una psicoterapeuta che la prenda in carico e la segua in questo delicato periodo della sua vita. Per i consigli immediati e per confrontarsi sui casi specifici dei ragazzi di suo interesse, può, per il momento, rivolgersi ad una o più amiche. Auguri!

Dott.ssa Emanuela Carosso
psicologa - psicoterapeuta.
Gentile utente. Nella costruzione ed evoluzione della personalità esistono punti di snodo fondamentali. Vi è un punto di snodo nel momento in cui esistenzialmente si deve "scegliere" chi siamo; si deve individuare una o più persone di riferimento da cui trarre ispirazione per ESSERE.
Per ognuno è importante capire a chi si vuole somigliare, ed è chiaramente ineludibile il confronto con le personalità genitoriali. Parallelamente si gioca un'altra partita, ossia quella di capire da quale modello rifuggire, comprendere che ci sono qualità caratteriali che non vogliamo ereditare, né sviluppare, né prendere in prestito. Tutto questo processo di adesione e di scostamento da un modello ideale è un lavoro che dura tutta una vita; inizia implicitamente nell'infanzia e diventa man mano più preciso e raffinato con la crescita. Nell' adolescenza questo lavoro diventa vitale e urgente. Ma ora ho io una domanda io per lei. Quanto dura l'adolescenza? Si può mettere una data per determinare quando si è adulti?
A me sembra difficile tracciare un confine, e nella società che è reduce dal covid e dai 2/3 anni di "sospensione sociale" che abbiamo vissuto, ognuno ha subito un trauma più o meno evidente nel vivere la relazione con l'altro e nella costruzione delle identità personale e collettiva.
In definitiva l'individuazione di chi siamo è un processo complesso e affascinante che è intrinsecamente connesso con l'orientamento dei nostri desideri. Quando sappiamo "Chi siamo", capiamo con maggior chiarezza "Cosa" vogliamo e quindi anche "Chi" vogliamo accanto. In questa avventura esistenziale la tecnologia offerta dei social è piena zeppa di trappole che sembrano incredibili opportunità. In rischio di vivere nella virtualità è alto. Il rischio di non investire tempo ed energie nella realtà sociale, nella costruzione di reti sociali effettive è alto. Si rischia di dipendere da un "like" da una risposta sulla chat, da una emoticon. Non vorrei sembrarle retrogrado ma, pur riconoscendo le opportunità della comunicazione digitale, ( che di fatto ci permette di comunicare come stiamo facendo ora) credo che ci sia un grande bisogno di entrare in sintonia fra le persone, usando la mente e il corpo, la presenza fisica, l'emozione palpitante del rischiare il confronto mettendosi in gioco. Chiaramente la psicoterapia è un luogo d'elezione per vivere questo perché offre un contesto protetto, come training per la vita sociale, relazionale e affettiva.
Le auguro di trovare al più presto una strada da percorrere per scoprire ed amare se stessa, da cui scaturirà sicuramente la possibilità di un incontro significativo e soddisfacente.
Cordialmente
Dr Lorenzo Vecchi
Innanzitutto la ringrazio per questa condivisione. Non è facile parlare delle proprie sofferenze e di ciò che logora il proprio cuore.

Lei riporta una questione fondamentale che attraversa la condizione umana: il bisogno di riconoscimento e di essere desiderati dall'Altro.

Nella paura di essere "abbandonata" e di non essere più interessante si evince questo bisogno che pare essere insoddisfatto.
Un bisogno che ha radici lontane nella storia di ogni soggetto.

E' importante poter attraversare queste paure e questi bisogni per poi separarsene.

Amarsi per essere amati. Riconoscere la propria unicità e il modo singolare di "stare al mondo" permette la possibilità di un incontro con l'altro dell'amore che non sia contaminato da bisogni o paure di mancato riconoscimento.

Le auguro il meglio e che possa individuare nel luogo della psicoterapia un luogo dove poter fare esperienza di tutto ciò.

Un caro saluto,

Dr. Elia Cadente
Buongiorno,
lei porta tantissimi temi interessanti che meriterebbero uno spazio di ascolto e di riflessione più ampio che solo una psicoterapia potrebbe fornirle. Potrebbe aiutarla affidarsi ad uno specialista affinché possa essere accompagnata in un percorso di crescita e di consapevolezza attraverso cui poter dare un significato a tutto questo, aiutandola così a trovare gli strumenti per poter gestire con maggior serenità le sue relazioni sentimentali.
Cari saluti
Dott. Diego Ferrara
Gentilissima, immagino quanto sia estenuante questo costante stato di allerta, di controllo e quanto la possa deconcentrare. I colleghi che mi hanno preceduto hanno già detto cose che condivido a proposito di abbandono e affettività, per cui non mi ripeto. Vorrei solo aggiungere due riflessioni. Una riguarda l’utilizzo dei social per intrattenere una relazione che ad un certo punto perde di significato. Come lei dice giustamente, che cosa vorranno dire i cuoricini, le faccine ecc.? E poi con questa modalità di comunicazione si può sparire e ricomparire a piacimento, senza “metterci la faccia” lasciando l’altro nella più completa confusione e smarrimento. L’altra è l’uso dei social per controllare. Si passa la giornata a vedere se ha letto, si spia il profilo di un’altra per vedere se ha messo un like. Insomma un inferno. So bene che queste sono modalità molto diffuse tra i giovani, ma sarebbe importante che ognuno riflettesse su questo uso e lo contrastasse. Per la sanità dei rapporti. Lei è una ragazza molto profonda, introspettiva, analitica e consapevole. Doti non da poco che potrebbero farla sentire una persona di valore. Invece c’è la maledetta autostima…a questo punto non mi rimane che suggerirle un percorso psicologico in cui lavorare sulle tematiche che lei ha sottolineato. E’ un investimento per il suo futuro e le relazioni sentimentali che vorrà intrattenere. Rimango a disposizione e la saluto cordialmente, dott.ssa Silvia Ragni
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