Salve a tutti. Sono un ragazzo di 35 anni, a cui è stata diagnosticato un varicocele di 2° grado sx
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Salve a tutti.
Sono un ragazzo di 35 anni, a cui è stata diagnosticato un varicocele di 2° grado sx e 1° grado a dx (visibili anche senza manovra di Valsalva). Ho effettuato, dopo svariati anni (forse 12 se non di più), la fatidica visita urologica che tanto "temevo" (per vergogna). A seguito di piccoli fastidi (peggiorati una settimana dopo aver contratto il covid-19), mi sono convinto ad andare a visita, dove per l'appunto, mi è stata diagnosticata varicocele, piccola infiammazione della prostata e cisti alla coda dell'epididimo sx. L'urologo mi ha prescritto una cura con durata di 3 mesi, in cui devo assumere supposte per 10gg al mese per 3 mesi, e un integratore per la prostata per 90gg. L'urologo, durante la visita, non è stato di molte parole, anzi, appena terminata, mi aspettavo dicesse qualcosa in più oltre alla terapia da fare e di quel che ha diagnosticato. Questo mi ha molto infastidito, terribilmente infastidito, ma comunque per rispetto sono stato in silenzio. Il mio dubbio è, non si sarà esposto più di tanto per via delle poche informazioni essendo una prima visita? Siccome a distanza di 5 mesi dovrei tornarci per la seconda visita, magari si esprimerà di più avendo un quadro clinico con maggiori informazioni, comunicandomi eventuali esami approfonditi o addirittura operazione da effettuare?
Premetto che, non ho alcun interesse ad avere figli, ed essendo ahimè, assolutamente contrario alle metodologie per la raccolta del liquido, temo che arriveremo al punto di stallo, ovvero che l'urologo avrà bisogno del referto dello spermiogramma che non avrà mai (ho letto che nei pazienti affetti da varicocele spesso viene richiesto, addirittura più di una volta).
Per cui, prevedendo la situazione di stallo, volevo un Vostro gentile parere su come affrontare questo punto con il mio urologo, o meglio, come farglielo capire nel migliore dei modi possibili che non lo effettuerò. Sono al corrente che lo spermiogramma è un esame assolutamente normale, e che la raccolta può avvenire anche nella propria dimora, ma ripeto, sono assolutamente contrario.
Spero che non passerò per un mezzo psicopatico a cui serva una visita dallo psicologo, ma ho le mie ragioni (tutt'altro che paura) sull'essere contrario a sottopormi ad un esame del genere.
Vi ringrazio anticipatamente per tutte le risposte/consigli che ne seguiranno.
Un caro saluto.
Sono un ragazzo di 35 anni, a cui è stata diagnosticato un varicocele di 2° grado sx e 1° grado a dx (visibili anche senza manovra di Valsalva). Ho effettuato, dopo svariati anni (forse 12 se non di più), la fatidica visita urologica che tanto "temevo" (per vergogna). A seguito di piccoli fastidi (peggiorati una settimana dopo aver contratto il covid-19), mi sono convinto ad andare a visita, dove per l'appunto, mi è stata diagnosticata varicocele, piccola infiammazione della prostata e cisti alla coda dell'epididimo sx. L'urologo mi ha prescritto una cura con durata di 3 mesi, in cui devo assumere supposte per 10gg al mese per 3 mesi, e un integratore per la prostata per 90gg. L'urologo, durante la visita, non è stato di molte parole, anzi, appena terminata, mi aspettavo dicesse qualcosa in più oltre alla terapia da fare e di quel che ha diagnosticato. Questo mi ha molto infastidito, terribilmente infastidito, ma comunque per rispetto sono stato in silenzio. Il mio dubbio è, non si sarà esposto più di tanto per via delle poche informazioni essendo una prima visita? Siccome a distanza di 5 mesi dovrei tornarci per la seconda visita, magari si esprimerà di più avendo un quadro clinico con maggiori informazioni, comunicandomi eventuali esami approfonditi o addirittura operazione da effettuare?
Premetto che, non ho alcun interesse ad avere figli, ed essendo ahimè, assolutamente contrario alle metodologie per la raccolta del liquido, temo che arriveremo al punto di stallo, ovvero che l'urologo avrà bisogno del referto dello spermiogramma che non avrà mai (ho letto che nei pazienti affetti da varicocele spesso viene richiesto, addirittura più di una volta).
Per cui, prevedendo la situazione di stallo, volevo un Vostro gentile parere su come affrontare questo punto con il mio urologo, o meglio, come farglielo capire nel migliore dei modi possibili che non lo effettuerò. Sono al corrente che lo spermiogramma è un esame assolutamente normale, e che la raccolta può avvenire anche nella propria dimora, ma ripeto, sono assolutamente contrario.
Spero che non passerò per un mezzo psicopatico a cui serva una visita dallo psicologo, ma ho le mie ragioni (tutt'altro che paura) sull'essere contrario a sottopormi ad un esame del genere.
Vi ringrazio anticipatamente per tutte le risposte/consigli che ne seguiranno.
Un caro saluto.
Magari un uomo di 35 anni che deve sapersi assumere delle responsabilità anche in tema di salute. Lei ha sprecato anni a tenersi un varicocele che andava risolto molto tempo fa e che va risolto ora e con rapidità perché sostiene sia la congestione infiammatoria pelvico-prostatica che la disfunzione testicolare e non è solo questione di volere o non volere figli... è questione di stato di salute complessivo, compreso quello cardio-vascolare. Sono da eseguire gli esami genitali (ecografia doppler pelvico-prostatica e testicolare, analisi base dello sperma, coltura del secreto prostatico estratto, test di Stamey) e generali (stato epato-metabolico-ossidativo, nutrizionale, ormonale, immunitario, cardio-coronarico-vascolare, fisico e stressogeno) per definire il quadro e male ha fatto l'urologo a darle una terapia non utile senza averli fatti. Lei è ovviamente libero anche di non fare nulla ma non si lamenti poi dei problemi.
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