Riguardo i problemi/disturbi della mente, chi fa le diagnosi? La diagnosi dev'essere rivelata al pa
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Riguardo i problemi/disturbi della mente, chi fa le diagnosi?
La diagnosi dev'essere rivelata al paziente o no?
Se no, il paziente come capisce a chi deve rivolgersi se non sa dare un nome al suo problema?
La diagnosi dev'essere rivelata al paziente o no?
Se no, il paziente come capisce a chi deve rivolgersi se non sa dare un nome al suo problema?
Gentile Utente,
la diagnosi può essere effettuata sia dallo psicologo/psicoterapeuta che dallo psichiatra. Il primo può poi eventualmente intervenire secondo l'approccio teorico che segue (psicoanalisi, terapia cognitivo-comportamentale, sistemica ecc.), mentre l'altro è l'unico che può prescrivere una terapia farmacologica. La rivelazione della diagnosi è questione spinosa: è bene comunicare l'etichetta diagnostica laddove la conoscenza del problema non apra ad una demonizzazione da parte del paziente. Comunicare una diagnosi di depressione o disturbo di panico è differente da quella di un Disturbo di personalità, quindi è bene dosare il tecnicismo. Non per nascondere, ma per non innescare una patologizzazione secondaria, e per questo almeno io tendo a privilegiare il funzionamento (parlare di sensibilità nelle relazioni è diverso da dire "lei è ha un disturbo paranoide"), piuttosto che la diagnosi nuda e cruda che poco aggiunge alla comprensione del problema. In entrambi i casi, è cura dello specialista indirizzare i passi successivi del paziente in termini di intervento. Un caro saluto
la diagnosi può essere effettuata sia dallo psicologo/psicoterapeuta che dallo psichiatra. Il primo può poi eventualmente intervenire secondo l'approccio teorico che segue (psicoanalisi, terapia cognitivo-comportamentale, sistemica ecc.), mentre l'altro è l'unico che può prescrivere una terapia farmacologica. La rivelazione della diagnosi è questione spinosa: è bene comunicare l'etichetta diagnostica laddove la conoscenza del problema non apra ad una demonizzazione da parte del paziente. Comunicare una diagnosi di depressione o disturbo di panico è differente da quella di un Disturbo di personalità, quindi è bene dosare il tecnicismo. Non per nascondere, ma per non innescare una patologizzazione secondaria, e per questo almeno io tendo a privilegiare il funzionamento (parlare di sensibilità nelle relazioni è diverso da dire "lei è ha un disturbo paranoide"), piuttosto che la diagnosi nuda e cruda che poco aggiunge alla comprensione del problema. In entrambi i casi, è cura dello specialista indirizzare i passi successivi del paziente in termini di intervento. Un caro saluto
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Buongiorno. La diagnosi psicologica viene effettuata dallo psicologo ed egli si rifà sia ai manuali internazionali utilizzati anche dai neurologi e psichiatri. Tuttavia la lettura del funzionamento psichico è altra cosa dalla diagnosi medica, in quanto offre alla persona la consapevolezza delle dimensioni sane e meno sane, dei suoi meccanismi di difesa e delle prove o test utilizzati per affrontare la realtà è le relazioni. Questo secondo modello è competenza di un professionista esperto in valutazione psicologica che può utilizzare anche dei test per accelerare il processo di conoscenza, detto appunto diagnosi!
Buongiorno, le diagnosi posso essere fatte da uno psichiatra o da uno psicologo/psicoterapeuta: ciò può dipendere dal tipo di disagio che si sta vivendo oppure da una scelta individuale. Per quanto riguarda il comunicare la diagnosi al paziente i diversi approcci si muovono secondo proprie linee guida, dunque differentemente.
Personalmente ritengo poco utile tale comunicazione, che serve al clinico per tracciare nella propria mente le linee guida del trattamento considerandola comunque una diagnosi in progress, mentre nel comunicarla alla persona che si ha di fronte si potrebbero creare degli effetti boomerang che, più di tutto, la definirebbero attraverso dei sintomi e meno in tutta la sua complessità e unicità di persona. Un cordiale saluto Dottsa Elisa Galantini
Personalmente ritengo poco utile tale comunicazione, che serve al clinico per tracciare nella propria mente le linee guida del trattamento considerandola comunque una diagnosi in progress, mentre nel comunicarla alla persona che si ha di fronte si potrebbero creare degli effetti boomerang che, più di tutto, la definirebbero attraverso dei sintomi e meno in tutta la sua complessità e unicità di persona. Un cordiale saluto Dottsa Elisa Galantini
Buongiorno,
per le problematiche legate al benessere psicologico può rivolgersi allo psicologo, psicoterapeuta.
Ci si rivolge al professionista e si parla della propria problematica, disagio ad esempio delle difficoltà quotidiane o pregresse che si vivono o si sono vissute, che possono essere di ordine sociale, lavorativo, familiare, di coppia, scolastico, interpersonale.
Le questioni possono essere svariate come le domande che ci vengono poste, alcune possono essere anche delle paure rivolte verso il futuro, alla difficoltà di assumersi responsabilità, ci si può trovare davanti alla paura della paura oppure difficoltà a smaltire esperienze traumatiche ect.
Le sofferenze, le situazioni che vengono portare presso lo studio del terapeuta sono molteplici.
Successivamente alla richiesta del paziente il terapeuta valuta il tipo di problematica, analizza la domanda, la richiesta di aiuto, eventualmente si può consigliare di escludere problematiche organiche se c'è un dubbio, poi si stabilisce un progetto terapeutico e, dopo qualche incontro, si restituisce un feedback al paziente sul suo stato psicologico. Si può valutare anche di utilizzare dei test oppure si può consigliare di rivolgersi ad altri professionisti. Non si può sapere a priori con certezza quale sarà il percorso perché ogni persona porta un mondo univoco e irripetibile. Così si può dare il nome al proprio 'problema'e la diagnosi deve essere rivelata al paziente, in psicoterapia vige la lealtà e l'alleanza che nasce dove c'è verità e fiducia.
Buona giornata
Dott.ssa Vincenza R.
per le problematiche legate al benessere psicologico può rivolgersi allo psicologo, psicoterapeuta.
Ci si rivolge al professionista e si parla della propria problematica, disagio ad esempio delle difficoltà quotidiane o pregresse che si vivono o si sono vissute, che possono essere di ordine sociale, lavorativo, familiare, di coppia, scolastico, interpersonale.
Le questioni possono essere svariate come le domande che ci vengono poste, alcune possono essere anche delle paure rivolte verso il futuro, alla difficoltà di assumersi responsabilità, ci si può trovare davanti alla paura della paura oppure difficoltà a smaltire esperienze traumatiche ect.
Le sofferenze, le situazioni che vengono portare presso lo studio del terapeuta sono molteplici.
Successivamente alla richiesta del paziente il terapeuta valuta il tipo di problematica, analizza la domanda, la richiesta di aiuto, eventualmente si può consigliare di escludere problematiche organiche se c'è un dubbio, poi si stabilisce un progetto terapeutico e, dopo qualche incontro, si restituisce un feedback al paziente sul suo stato psicologico. Si può valutare anche di utilizzare dei test oppure si può consigliare di rivolgersi ad altri professionisti. Non si può sapere a priori con certezza quale sarà il percorso perché ogni persona porta un mondo univoco e irripetibile. Così si può dare il nome al proprio 'problema'e la diagnosi deve essere rivelata al paziente, in psicoterapia vige la lealtà e l'alleanza che nasce dove c'è verità e fiducia.
Buona giornata
Dott.ssa Vincenza R.
Buongiorno, lo psicoterapeuta e lo psichiatra formulano diagnosi che possono essere rivelate al paziente, ma ciò non deve essere vissuto come una classificazione ancor più patologizzante.
Quando ci si identifica in una diagnosi a volte non si crede di poter uscire da una temporanea difficoltà.
Saluti Dottor Gianpietro Rossi
Quando ci si identifica in una diagnosi a volte non si crede di poter uscire da una temporanea difficoltà.
Saluti Dottor Gianpietro Rossi
Salve come già detto la diagnosi la possono fare sia gli psicoterapeuti che gli psichiatri, solo questi ultimi possono prescrivere gli psicofarmaci. Una volta fatta la diagnosi è molto importante cercare di trovare una soluzione che può essere o la sola psicoterapia o l'associazione con psicofarmaci.
Dott.ssa Milvia VERGINELLI
Dott.ssa Milvia VERGINELLI
Buonasera, la diagnosi può essere fatta da uno psicologo, da uno psicoterapeuta o da uno psichiatra. Comunque, personalmente penso che sia più importante occuparsi della persona che della diagnosi e che per il paziente sia più importante risolvere i propri problemi che conoscere una diagnosi che non offre la risoluzione. Spero di averle risposto nonostante questa sia una mia opinione. Un saluto, Dott. Alessandro D'Agostini
Gentile utente, la sua domanda è molto interessante. In primo luogo, la diagnosi può essere eseguita da uno psicologo, da uno psicoterapeuta o da un medico psichiatra. L'utilità della diagnosi è principalmente quella di permettere al clinico di orientarsi rispetto alle difficoltà del paziente e di selezionare una terapia appropriata alle caratteristiche della persona. Tale terapia subisce comunque variazioni e modifiche legate al singolo paziente, al di là della diagnosi che può essere fatta. Per questo, la comunicazione della diagnosi al paziente può avvenire o meno, a seconda che questo venga ritenuto utile per il trattamento oppure controproducente. La scelta del professionista a cui rivolgersi è inoltre determinata solo in parte dalla diagnosi e tiene conto di numerosi fattori: cronicità del disturbo, intensità dei sintomi, predisposizione del soggetto a un lavoro in termini psicologici oppure motivazione verso la sola remissione sintomatologica. Se ha dubbi rispetto a chi rivolgersi per le sue difficoltà, non esiti a contattare un professionista che, al di là della sua formazione psicologica o psichiatrica, saprà orientarla verso le scelte per lei più adatte. Cordialmente, Dott.ssa Salustri
Salve, la diagnosi può essere effettuata sia dallo psicoterapeuta che dallo psichiatra. Eviterei a prescindere di cercare informazioni su internet, ci sono molte informazioni errate e fuorvianti.
Più che concentrarsi sulla diagnosi, mi soffermerei sulla soluzione. Individuato il problema c'è sempre una soluzione.
Conosce qualcuno che può indirizzarla da un professionista?
Buona giornata.
Dott. Fiori
Più che concentrarsi sulla diagnosi, mi soffermerei sulla soluzione. Individuato il problema c'è sempre una soluzione.
Conosce qualcuno che può indirizzarla da un professionista?
Buona giornata.
Dott. Fiori
Buonasera, in Italia, i professionisti che fanno diagnosi sono il Medico e lo Psicologo, quindi per i disturbi della mente sia lo Psicologo/Psicoterapeuta che il Medico specializzato in Psichiatria ma nel caso di minorenni anche Neuropsichiatria infantile (comunque un medico) possono fare diagnosi. La diagnosi è un'etichetta, cioè, ad una serie di sintomi si da un nome, che è un nome deciso dalla Comunità Internazionale e che in Occidente è catalogato nel DSM V, (ma ci sono altri sistemi di classificazione), il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali.
Avendo a che fare con le persone e quindi con un sistema complesso, a parità di diagnosi si possono intraprendere diverse azioni che certamente medico o psicologo devono concordare con la persona, che quindi, si, deve avere una restituzione della diagnosi da parte del professionista. Spero di esserle stata di aiuto. Per ulteriori chiarimenti sono a disposizione! Un saluto caro. Dott.ssa Sara Strufaldi
Avendo a che fare con le persone e quindi con un sistema complesso, a parità di diagnosi si possono intraprendere diverse azioni che certamente medico o psicologo devono concordare con la persona, che quindi, si, deve avere una restituzione della diagnosi da parte del professionista. Spero di esserle stata di aiuto. Per ulteriori chiarimenti sono a disposizione! Un saluto caro. Dott.ssa Sara Strufaldi
Buongiorno,
le diagnosi possono essere fatte da uno psicologo o da uno psichiatra. La prescrizione di farmaci invece è una prerogativa del solo psichiatra, che è un medico
le diagnosi possono essere fatte da uno psicologo o da uno psichiatra. La prescrizione di farmaci invece è una prerogativa del solo psichiatra, che è un medico
Buonasera, la diagnosi può essere fatta da uno psicologo, da uno psicoterapeuta o da uno psichiatra Penso che sia più importante occuparsi del disagio dell'individuo piuttosto che sapere qual è la diagnosi. Anche perché la persona può rimanere incastrata in quella diagnosi comunicata ed avere difficoltà a liberarsene. In alcuni casi è importante comunicare la diagnosi se la persona necessita di psicofarmaci al fine di sensibilizzarla ad assumerli. Sinceramente, nella mia esperienza di psicoterapia, non mi è mai capitato che un paziente abbia avuto interesse a sapere la diagnosi, l'obiettivo è stato sempre quello di migliorare la qualità della sua vita. Resto a sua disposizione. Dottoressa Barbara Gizzi
Gentile utente, una diagnosi sullo stato mentale può essere fatta da uno psicoterapeuta o da uno psichiatra. Quest'ultimo può prescrivere, a differenza del primo, un trattamento farmacologico. A volte entrambe le figure possono lavorare in collaborazione perché una psicoterapia può giovare dell'uso contemporaneo di farmaci (a seconda della valutazione fatta). Per quanto riguarda la comunicazione al paziente, è preferibile non dare delle etichette diagnostiche che a poco servono; quanto piuttosto riferire all'interessato quale sia il suo funzionamento o le aree problematiche da affrontare e che impatto possano avere sulla sua vita quotidiana.
Spero di essere stata chiara. Rimango a sua disposizione per eventuali dubbi o chiarimenti ulteriori.
Dott.ssa Valeria Randisi
Spero di essere stata chiara. Rimango a sua disposizione per eventuali dubbi o chiarimenti ulteriori.
Dott.ssa Valeria Randisi
Buongiorno,
La diagnosi e un modo di dare un nome alla differenza che lei vive, cercando di identificarne le caratteristiche e le possibili origini. Certamente va comunicato al paziente ciò he si comprende alla fine dei colloqui diagnostici, ma più dell'etichetta e importante condividere con il paziente le implicazioni che questa diagnosi comporta per la comprensione della patologia e per la sua cura
La diagnosi e un modo di dare un nome alla differenza che lei vive, cercando di identificarne le caratteristiche e le possibili origini. Certamente va comunicato al paziente ciò he si comprende alla fine dei colloqui diagnostici, ma più dell'etichetta e importante condividere con il paziente le implicazioni che questa diagnosi comporta per la comprensione della patologia e per la sua cura
Buongiorno,
la diagnosi psicologica può essere fatta sia da uno psicologo psicoterapeuta che da un medico psichiatra ed è sicuramente un momento importante della presa in carico di un paziente ma è altrettanto delicata per diversi motivi. Innanzitutto essa varia a seconda dello sguardo del professionista ovvero in base all'approccio teorico di riferimento. Vi sono dei manuali diagnostici di riferimento "mondiale" o "europeo" quali il DSM o l'ICD10, ma non tutti i costrutti teorici si basano fedelmente su questi prendendone talvolta solo spunto.
Una questione importante riguarda il fatto che spesso i "funzionamenti" di una persona possono ascriversi a più disturbi contemporaneamente e sarà la sensibilità e la professionalità del terapeuta a propendere per uno o per l'altro. Rispetto alla condivisione della diagnosi con il cliente è questione altrettanto delicata non perchè ci sia l'intento di nasconderla ma perchè non è sempre utile informare il paziente: potrebbe causare eccessiva preoccupazione, stigmatizzazione o banalmente suscitare la curiosità di andare a cercare sul web di cosa si tratti ed esponendo così la persona e la sua fragilità ad una montagna di informazioni che possono essere lette ed interpretate secondo una chiave soggettiva di significati e creare così ulteriore danno.
Il primo intento che mi porrei in una situazione di questo tipo sarebbe domandarmi perchè per quel paziente è così importante venire inserito in una categoria diagnostica, considerando che siamo esseri umani e per questo, e per fortuna, non fa parte della nostra natura rientrare in parametri e paletti...
Infine, rispetto al quesito se la diagnosi sia fondamentale per sapere a chi rivolgersi, la risposta è "dipende" nel senso che è compito del professionista valutare se si è formati per affrontare quel disagio psicologico o se meglio inviarlo a un altro professionista più esperto o specializzato in quel campo. Qui il tema centrale è la possibilità da parte del cliente di affidarsi all'altro, quindi di averne fiducia e poter lasciare il controllo a mani esperte. Tema affatto banale nè scontato. Talvolta il punto centrale di un intero percorso terapeutico.
Spero di esserle stata di aiuto,
Dott.ssa Vescovo
la diagnosi psicologica può essere fatta sia da uno psicologo psicoterapeuta che da un medico psichiatra ed è sicuramente un momento importante della presa in carico di un paziente ma è altrettanto delicata per diversi motivi. Innanzitutto essa varia a seconda dello sguardo del professionista ovvero in base all'approccio teorico di riferimento. Vi sono dei manuali diagnostici di riferimento "mondiale" o "europeo" quali il DSM o l'ICD10, ma non tutti i costrutti teorici si basano fedelmente su questi prendendone talvolta solo spunto.
Una questione importante riguarda il fatto che spesso i "funzionamenti" di una persona possono ascriversi a più disturbi contemporaneamente e sarà la sensibilità e la professionalità del terapeuta a propendere per uno o per l'altro. Rispetto alla condivisione della diagnosi con il cliente è questione altrettanto delicata non perchè ci sia l'intento di nasconderla ma perchè non è sempre utile informare il paziente: potrebbe causare eccessiva preoccupazione, stigmatizzazione o banalmente suscitare la curiosità di andare a cercare sul web di cosa si tratti ed esponendo così la persona e la sua fragilità ad una montagna di informazioni che possono essere lette ed interpretate secondo una chiave soggettiva di significati e creare così ulteriore danno.
Il primo intento che mi porrei in una situazione di questo tipo sarebbe domandarmi perchè per quel paziente è così importante venire inserito in una categoria diagnostica, considerando che siamo esseri umani e per questo, e per fortuna, non fa parte della nostra natura rientrare in parametri e paletti...
Infine, rispetto al quesito se la diagnosi sia fondamentale per sapere a chi rivolgersi, la risposta è "dipende" nel senso che è compito del professionista valutare se si è formati per affrontare quel disagio psicologico o se meglio inviarlo a un altro professionista più esperto o specializzato in quel campo. Qui il tema centrale è la possibilità da parte del cliente di affidarsi all'altro, quindi di averne fiducia e poter lasciare il controllo a mani esperte. Tema affatto banale nè scontato. Talvolta il punto centrale di un intero percorso terapeutico.
Spero di esserle stata di aiuto,
Dott.ssa Vescovo
Salve! Le diagnosi può farle sia uno psicologo/paicoterapeuta (talvolta avvalendosi di test specifici) che da uno psichiatra. La diagnosi non va necessariamente comunicata, a meno che non ci siano ragioni specifiche (ad es. una causa legale in corso) . Per semplificare in poche righe "come fare a capire di quale professionista ha bisogno?": solitamente uno psicologo si occupa di disturbi piú leggeri (nevrosi) e non somministra farmaci, mentre lo psichiatra anche di quelli più gravi (psicosi) e somministra farmaci. É l'esperto a definire l'entità del disturbo, la diagnosi al paziente solitamente serve poco, se non a capire se si tratti di una problematica più o meno grave (da questo di penderà il tipo di professionista che prenderà in carico la persona). Se la persona si rivolgerà ad un esperto di fiducia, sarà quest'ultimo ad indirizzarla. Solitamente una persona che fa una domanda come la sua, immagina di avere qualcosa di più grave di quanto non sia in realtà, dunque se la richiesta fosse per lei la inviterei a fare ad un colloquio psicologico, in caso contrario, sia libero di non considerare quest'ultima frase. Arrivederla.
Buongiorno, la diagnosi può essere fatta da uno psicoterapeuta, da uno psichiatra e da uno psicodiagnosta. Le spiegherò solo cosa fa quest'ultimo, visto che i miei colleghi sono stati molto precisi nella spiegazione dei primi due. Lo psicodiagnosta è uno psicologo e psicoterapeuta, di solito, che attraverso l'uso di test può fare una diagnosi molto accurata, dà una fotografia della persona. È importante non soffermarsi mai su una diagnosi, per noi professionisti è un'informazione necessaria ma per i pazienti può diventare un'ossessione o un problema maggiore. Lei chiede: "Il paziente come capisce a chi deve rivolgersi se non sa dare un nome al suo problema?" La mente non è come il nostro corpo e la psicologia non è come la medicina....il nome serve a poco. Il paziente si rivolge ad un professionista della salute mentale per un motivo e dovrà affidarsi, il miglior percorso per il suo benessere lo sceglierà lo psicoterapeuta, con cui potrà continuamente rapportarsi e confrontarsi. Se ha bisogno non esiti a contattarmi.
Dott.ssa Federica Leonardi
Dott.ssa Federica Leonardi
Salve,
sul chi può farla i miei colleghi le hanno opportunamente risposto.
Sull'utilità mi permetto di dirle che bisognerebbe evitare un etichettamento,
perché definire, è come una gabbia da cui poi è molto difficile uscire.
La diagnosi è fondamentale come punto di partenza.
Un saluto,
MMM
sul chi può farla i miei colleghi le hanno opportunamente risposto.
Sull'utilità mi permetto di dirle che bisognerebbe evitare un etichettamento,
perché definire, è come una gabbia da cui poi è molto difficile uscire.
La diagnosi è fondamentale come punto di partenza.
Un saluto,
MMM
Buongiorno. La diagnosi può essere fatta sia dallo psicologo o psicoterapeuta, sia dallo psichiatra. In genere si discute con il paziente la diagnosi, e gli si spiega quali sono le caratteristiche del disturbo e quali possono essere i successivi passi da fare per gestire al meglio il problema. Di solito poi si discute insieme se può essere utile contattare altri professionisti in modo da rendere più efficace il percorso. La diagnosi comunque è solo un punto di partenza, e può non essere sempre stabile ed immutabile; non deve essere considerata come il punto di arrivo del percorso terapeutico e come la soluzione del disagio.
Buona giornata!
Buona giornata!
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