qualche tempo fa vi ho scritto per avere un vondiglio du mio nipote che attualmente ha 18 anni. All’

19 risposte
qualche tempo fa vi ho scritto per avere un vondiglio du mio nipote che attualmente ha 18 anni. All’eta’ di 9anni la zia paterna , il giorno della prima comunione gli ha raccontato la storia di un bambino disabile che secondo le
Iei era il demonio che gli avrebbe causato un incidente con la macchina. Si raccomandava di non fdre nulla anche genitori altrimenti fi notte il demonio lo avrebbe portato via. Quando tutti glielo invitati sono andati via mio nipote ha comunciato a piangere disperatamente ed a tremare, dopo ore ed ore e’ tiuscito a raccontarci ma convinto diceva che siccome ce lo aveva detto , sarebbe stato portato via dal demonio all’eta’ di 16 anni improvvisamente ha cominciato ad andare controvoglia a scuola, a non uscire con i compagni a rispindere con violenza ai genitori che gli intimavano di andare a scuola anche con qualche ceffone. Du consiglio del servizio psichiatrico della Asl ha subito due ricoveri perche’ non voleva prendere ne’ farmaci ne’ fare psicoterapia, l’ultimo ricovero e’ durato circa un mese ed e’ stato dimesso con risperdal e depakin e questa diagnosi: psicosi nas discontrollo degli impulsi
La terapia ha sicuramente frenato gli impulsi talora violenti verso i genitori, ma non qualcosa che avverte nella sua testa tanto da sbatterla al muro e lamentarsi continuamente
E’ tornato a scuola ma sempre con fatica, ha superato il quarto liceo scientifico in un istituto paritario
Da circa un mese ha voluto sospendere la terapia , ora crede di essere un diavolo e che i genitori non accettano e vogliono cambiare la sua natura
Puo’ essere legato all’episodio della prima comunione?
Grazie
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo quanto possa essere difficile convivere con questa situazione riportata. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi e disfunzionali che mantengono in atto la sofferenza impedendole il benessere desiderato.
Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale connesso con la genesi della sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

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Salve Sig.ra,
bisognerebbe approfondire un attimo per cercare di capire se questo suo comportamento sia legato alla prima comunione oppure se sia legato ad altro.
In genere, quando si manifestano dei comportamenti autolesionistici possono esser agiti o per placare una pena oppure per piacere. Quindi ci sarebbe da indagare meglio.
Rimango a disposizione per ulteriori chiarimenti. Dott.ssa Francesca Gottofredi
Buongiorno, grazie per aver condiviso la sua situazione. Capisco il suo dubbio, le posso dire che le problematiche sono il frutto di più variabili, non sarebbe verosimile ritenere come unica causa l’episodio della prima comunione da lei riportato, per arrivare anni dopo alla situazione che si è creata. La terapia farmacologica in questi casi è fondamentale ed è importante che tutti motiviate il ragazzo a continuarla.
Inoltre consiglio fortemente di far intraprendere al ragazzo un percorso psicoterapeutico oltre che farmacologico.
Cordialmente, Dott.ssa Manzini.
Gentile utente, è impossibile determinare se e in che mi misura quell'episodio possa aver contribuito alla patologia di suo nipote. La cosa più importante ad oggi probabilmente è aiutare il ragazzo ad accettare il suo disturbo e le terapie necessarie per mantenere un buon equilibrio. Potrebbe altresi essere utile avere uno spazio proprio di supporto per gestire al meglio le emozioni che si provano in una situazione così complessa.
Resto a disposizione, Dott.ssa Ramona Borla
Buongiorno, mi spiace molto per la condizione che sta vivendo e ha vissuto negli anni suo nipote. Ciò che posso dirle è che vi sia la necessità di una èquipe di sostegno, composta non solo dallo psichiatra, ma anche da uno psicoterapeuta, in maniera tale da poter accompagnarlo a identificare ed elaborare con più consapevolezza il grande disagio che sta affrontando e in modo tale da aiutarlo a gestire i suoi impulsi emotivi ed esplosioni comportamentali. La "causa" specifica della sua condizione attuale potrebbe essere un accumulo di eventi critici durante l'arco dell'infanzia e adolescenza e non solamente l'episodio singolo che lei ha raccontato.
Un caro saluto,
Dott.ssa Chiara Lo Re
Psicologa Psicoterapeuta
Torino e Asti
Consulenze online
Gentile utente, mi dispiace suo nipote stia attraversando un periodo così complicato e comprendo le preoccupazioni e le difficoltà legate al caso.
Penso sia importante che continui a prendere i farmaci prescritti e soprattutto che non interrompa la terapia di sua iniziativa, senza il consulto di uno specialista. Spesso gli elementi che lei descrive non sono sempre giustificati da una causa unica ma da diverse sfaccettature della vita della persona. Cercate di sostenerlo e di aiutarlo nel suo percorso e di tenerlo monitorato attraverso visite regolari con gli specialisti. Spero possa esservi stato d'aiuto. Cordiali saluti, dott. Luca Demuro
Buongiorno e grazie per aver condiviso nuovamente le sue preoccupazioni rispetto alla situazione vissuta da suo nipote e dall’intero gruppo famigliare.
L'episodio accaduto durante la prima comunione potrebbe aver avuto un impatto traumatico, soprattutto su un bambino di 9 anni, ma i sintomi da lei descritti, come la psicosi e il discontrollo degli impulsi, indicano una condizione psicologica più complessa. La sospensione della terapia farmacologica può aggravare i sintomi, quindi è fondamentale che continui a essere seguito da un equipe di professionisti, sia per il supporto psicoterapeutico sia per la gestione dei farmaci. Potrebbe essere utile anche un percorso di terapia famigliare per aiutare e sostenere i genitori in questa situazione così complessa e dolorosa.
Le porgo i miei saluti.
Dottoressa Rumi Agne.
Gentile utente, mi dispiace per la situazione dolorosa che state vivendo tutti voi.
Non si può mai dire con esattezza quale sia la causa delle difficoltà emotive sperimentate da una persona. Anche per suo nipote è così.
Comprendo il bisogno di ricercare le cause, ma questa è una strada senza successo. Mi sento di suggerire di farvi supportare da una equipe di professionisti che prenda in carico il nucleo familiare al fine di trovare le risorse che sicuramente avete per affrontare al meglio le difficoltà che descrive.

Un caro saluto,
Dott.ssa Genoveffa Del Giudice
Gentilissima, capisco che la situazione è drammatica per lui e per tutti voi. L'episodio avuto a 9 anni potrebbe anche avere un effetto , ma la psicosi che si è scatenata poi con i sintomi descritti ha una portata maggiore. Il ragazzo dovrebbe riprendere i farmaci, perchè possono un poco aiutarlo. Mi sento di proporvi una terapia familiare per sostegno psicologico. Rimango a disposizione, cordiali saluti dott.ssa Silvia Ragni
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Buonasera gentile Utente, la situazione che descrive è molto delicata e merita sicuramente un'attenzione approfondita e multidisciplinare. L'episodio che ha coinvolto suo nipote durante la prima comunione, in cui gli è stata raccontata una storia particolarmente inquietante, può aver avuto un impatto emotivo profondo, soprattutto considerando la giovane età in cui è avvenuto e il contenuto altamente spaventoso e minaccioso legato al "demonio". Tuttavia, per rispondere alla sua domanda se tutto questo possa essere legato all'episodio della comunione, dobbiamo considerare diversi fattori.

1) È possibile che il racconto della zia abbia scatenato in suo nipote una reazione di ansia o paura che si è radicata nel tempo, soprattutto perché questo tipo di messaggi, legati a temi soprannaturali e minacciosi, possono risultare particolarmente destabilizzanti per un bambino di quell'età. Un episodio del genere potrebbe aver generato in lui delle convinzioni profonde e irrazionali, che hanno alimentato paure persistenti nel corso degli anni. Il pianto disperato e il terrore manifestato subito dopo il racconto suggeriscono che l'evento abbia avuto un forte impatto psicologico.

2) Tuttavia, ciò che descrive va oltre una semplice reazione a un trauma o a un'esperienza particolarmente spaventosa. I sintomi che suo nipote ha sviluppato nel tempo, come l'isolamento sociale, la difficoltà scolastica, l'aggressività, le allucinazioni o deliri legati al "diavolo", suggeriscono la presenza di un disturbo psicotico. La diagnosi che è stata fatta – "psicosi NAS con discontrollo degli impulsi" – conferma che ci troviamo di fronte a un quadro complesso, in cui il confine tra realtà e fantasia sembra essersi alterato, rendendo difficile per lui distinguere le sue percezioni distorte dalla realtà.

3) È possibile che l'evento iniziale legato alla comunione abbia rappresentato una sorta di "innesco" per un malessere più profondo che probabilmente era già presente, ma non ancora evidente. I disturbi psicotici, infatti, possono emergere durante l'adolescenza, e spesso fattori di stress o esperienze traumatiche possono precipitare la comparsa dei sintomi. La storia del demonio potrebbe aver contribuito a formare le convinzioni deliranti di suo nipote, ma è probabile che ci siano anche fattori biologici, genetici o ambientali che stanno contribuendo allo sviluppo del suo disturbo.

4) La sospensione dei farmaci, come il Risperdal e il Depakin, potrebbe aver peggiorato i sintomi psicotici. Questi farmaci sono prescritti per gestire sia i sintomi psicotici che quelli impulsivi, e la loro interruzione potrebbe spiegare il peggioramento delle convinzioni deliranti, come il credere di essere un diavolo. È importante che suo nipote riceva un supporto continuo, sia farmacologico che psicoterapeutico, per evitare che i sintomi diventino sempre più difficili da gestire.

5) È fondamentale che suo nipote continui a ricevere cure specialistiche, con un team che includa psichiatri e psicoterapeuti. La terapia farmacologica è essenziale per controllare i sintomi psicotici e gli impulsi violenti, ma è altrettanto importante un percorso psicoterapeutico per aiutarlo a elaborare le sue convinzioni deliranti e lavorare sulle esperienze traumatiche. La terapia cognitivo-comportamentale, ad esempio, potrebbe essere utile per aiutarlo a distinguere le sue credenze distorte dalla realtà e per affrontare eventuali paure o traumi legati all'episodio della prima comunione.

In conclusione, è possibile che l'episodio della comunione abbia avuto un ruolo nell'origine del malessere di suo nipote, ma è anche probabile che vi siano altri fattori in gioco. La cosa più importante ora è garantire che riceva un supporto specialistico adeguato, sia dal punto di vista farmacologico che psicoterapeutico, per aiutarlo a riprendere il controllo della sua vita e a gestire le sue paure e convinzioni distorte.

Se dovesse avere bisogno di ulteriori consigli o di intraprendere una consulenza resto a disposizione. Augurandole di superare al più presto questo momento di difficoltà le porgo cordiali saluti.
Dott. Luca Vocino
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Salve, mi dispiace per la sua situazione e per la sofferenza che prova questo ragazzo. Purtroppo temo che l'episodio della prima comunione possa solo aver fatto emergere delle vulnerabilità psicologiche pre esistenti. Per tanto potrebbe essere necessario per l'incolumità della persona interessata non sospendere il trattamento farmacologico e psicoterapeutico senza prima averlo valutato con l'equipe che lo sta seguendo. in bocca al lupo
Buongiorno, grazie per aver condiviso la situazione complessa che riguarda suo nipote. Da ciò che racconta, emergono molteplici aspetti legati al trauma, alla salute mentale e alla gestione di episodi di natura psicotica, e cercherò di fornirle una risposta che integri tutti questi fattori. L'episodio che suo nipote ha vissuto all'età di 9 anni, in cui una figura di riferimento gli ha raccontato una storia particolarmente spaventosa, potrebbe aver avuto un impatto significativo sul suo sviluppo psicologico. A quell'età, i bambini sono particolarmente vulnerabili agli stimoli esterni e possono avere difficoltà a distinguere tra ciò che è reale e ciò che è simbolico o immaginario. La paura del "demonio" che gli è stata instillata in quel momento ha probabilmente attivato in lui un'intensa ansia, che potrebbe aver continuato a influenzarlo anche negli anni successivi. Quando parliamo di traumi vissuti durante l'infanzia, è possibile che queste esperienze portino a sviluppare pensieri ossessivi o credenze distorte, come quelle legate al concetto di demonio o possessione, che a lungo andare possono alterare la percezione della realtà. Questo trauma non elaborato potrebbe aver contribuito a scatenare o a esacerbare una predisposizione verso disturbi psicotici, come sembra emergere dalla diagnosi ricevuta: psicosi non altrimenti specificata e discontrollo degli impulsi. Sebbene l'evento traumatico della prima comunione possa aver giocato un ruolo nell'origine dei sintomi, le difficoltà che suo nipote sta vivendo ora sembrano più profonde e complesse. I sintomi di psicosi includono spesso distorsioni nella percezione della realtà, convinzioni fortemente radicate ma non aderenti alla realtà (come l'idea di essere un diavolo), e difficoltà a regolare emozioni e comportamenti. La psicosi è una condizione che richiede un trattamento specialistico e, come nel caso di suo nipote, spesso comporta una terapia farmacologica combinata con supporto psicoterapeutico. Il fatto che suo nipote stia rifiutando la terapia e che ora si senta convinto di essere un diavolo potrebbe essere indicativo di una ricaduta o di un peggioramento della sua condizione. Il pensiero di essere rifiutato dai genitori a causa della sua "natura" è un segnale che le sue convinzioni distorte stanno influenzando significativamente la sua vita e le sue relazioni. Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, sarebbe importante lavorare su più fronti: l’episodio della prima comunione potrebbe essere stato interiorizzato come un evento che ha definito una parte significativa delle sue paure e credenze. L'obiettivo sarebbe aiutare suo nipote a rielaborare quella memoria, distinguendo tra ciò che è reale e ciò che è il frutto di un trauma o di una credenza distorta. Ancora, le convinzioni attuali di suo nipote, come quella di essere un diavolo, sono probabilmente sostenute da un sistema di pensieri distorti che richiedono un intervento specifico. La terapia cognitivo-comportamentale (CBT) potrebbe essere utile per aiutarlo a sfidare queste credenze e a sostituirle con pensieri più realistici e funzionali. Infine, il fatto che abbia voluto sospendere la terapia farmacologica è un segnale preoccupante, poiché i farmaci come il Risperdal e il Depakin sono fondamentali per stabilizzare i sintomi psicotici e controllare gli impulsi. Sarebbe utile coinvolgere un professionista per aiutarlo a comprendere l'importanza della continuità del trattamento. È importante che suo nipote non venga lasciato solo nella gestione di questi sintomi. Il rifiuto della terapia e le convinzioni attuali richiedono un supporto continuo, sia a livello psicologico che medico. La psicosi è una condizione seria, e anche se il trauma infantile può aver giocato un ruolo importante nel suo sviluppo, ora è necessario affrontare la situazione complessiva con un approccio integrato, che includa sia la componente farmacologica che quella psicoterapeutica. Non sottovaluterei il peso del supporto familiare. La famiglia può giocare un ruolo cruciale nel fornirgli un ambiente sicuro e rassicurante, ma allo stesso tempo è essenziale che i suoi genitori siano supportati nel gestire le difficoltà relazionali e i comportamenti complessi di suo nipote. Le consiglio di continuare a lavorare con i professionisti della salute mentale e di considerare la possibilità di una terapia familiare per affrontare le dinamiche emotive in corso. Non esiti a cercare un consulto più approfondito per esplorare altre opzioni terapeutiche che potrebbero essere di aiuto a lungo termine. Vi auguro il meglio. Dott. Andrea Boggero
Gentile utente, non conscendo il caso nel dettaglio non è possibile darle una risposta precisa. Tuttavia non si può definire se quel singolo episodio sia stato la causa primaria dei sintomi di suo nipote. Probabilmente una sintomatologia complessa ed una sofferenza così acuta in suo nipote potrebbe essere multifattoriale. Cordialmente Dott.ssa Alessia D'Angelo
Gentile utente, oggi il modello più accreditato è quello bio-psico-sociale, dove la componente biologica, quella psicologica e quella sociale interagiscono in maniera disfunzionale e si innesta una psicosi. L'età di insorgenza è indicativamente quella scritta da lei. Non esistono episodi scatenanti o che possano essere la causa diretta di questa patologia.
E' molto importante, se non fondamentale, che il ragazzo non sospenda la terapia e neanche la modifichi, se non in accordo con lo psichiatra curante. Se dovessero continuare le crisi e non accettasse di recarsi dal proprio psichiatra, vi consiglio di portarlo di Pronto Soccorso. Tutto questo è segno di una grande sofferenza. In bocca al lupo.
Cordialmente
dott.ssa Floriana Ricciardi
Gentile Utente,
La situazione che descrive è estremamente complessa e dolorosa, e sembra indicare una combinazione di traumi, convinzioni distorte e problemi di salute mentale. L'episodio che suo nipote ha vissuto durante la prima comunione, in cui gli è stata raccontata una storia profondamente inquietante e spaventosa, potrebbe aver avuto un impatto significativo sul suo sviluppo emotivo e psicologico, soprattutto considerando che era molto giovane e vulnerabile all'epoca.

È possibile che l'episodio con la zia paterna abbia agito come un trauma psicologico che ha contribuito allo sviluppo di credenze irrazionali e paure profonde, influenzando successivamente la sua percezione della realtà. In età infantile, le paure e le credenze possono radicarsi molto facilmente, specialmente se legate a figure autoritarie o emotivamente significative come parenti stretti. L'idea di essere "portato via dal demonio" potrebbe aver creato un senso di minaccia costante che ha disturbato la sua capacità di vivere serenamente, portando alla progressiva perdita di interesse per la scuola, difficoltà sociali e comportamenti impulsivi o violenti.

Nel corso del tempo, questo trauma può aver contribuito allo sviluppo di una forma di psicosi o disturbo psicotico, come indicato dalla diagnosi di "psicosi nas con discontrollo degli impulsi". La psicosi si manifesta attraverso una perdita del contatto con la realtà, spesso caratterizzata da deliri o allucinazioni, e può essere scatenata o aggravata da eventi traumatici o stressanti. Il fatto che ora si percepisca come un "diavolo" potrebbe rappresentare un'estensione di quelle prime paure irrazionali e non affrontate, che sono tornate a manifestarsi in modo distorto.

Sospendere la terapia farmacologica, come ha fatto suo nipote, potrebbe aver peggiorato i sintomi. Il Risperdal (un antipsicotico) e il Depakin (utilizzato per il controllo dell'umore e gli impulsi) erano probabilmente parte di un trattamento per stabilizzare la sua condizione e ridurre i sintomi psicotici e comportamentali. Interrompere questi farmaci senza supervisione medica è pericoloso e può portare a una ricomparsa dei sintomi, come sembra stia accadendo in questo caso.

Il legame con l'episodio della prima comunione potrebbe essere presente, ma va visto nel contesto di un problema più ampio che coinvolge fattori psicologici, biologici e ambientali. La psicosi è una condizione complessa che può essere influenzata da diversi fattori, inclusi traumi, predisposizioni genetiche e stress ambientale.

Cosa fare in questa situazione?

Consultare immediatamente i professionisti: È essenziale che suo nipote torni sotto la supervisione di un medico psichiatra. La sospensione dei farmaci deve essere gestita in modo sicuro e sotto controllo medico, soprattutto se i sintomi stanno peggiorando.

Psicoterapia mirata al trauma: È possibile che, oltre alla terapia farmacologica, un percorso di psicoterapia specifica per il trattamento del trauma (come la Terapia Cognitivo Comportamentale o la EMDR) possa aiutarlo ad affrontare l'episodio traumatico vissuto e a ristrutturare le sue credenze distorte.

Coinvolgere la famiglia: La famiglia ha un ruolo cruciale nel processo di recupero. Potrebbe essere utile coinvolgere un terapeuta familiare per aiutare tutti a comprendere meglio la situazione e trovare strategie per supportare suo nipote senza alimentare la sua confusione o paura.

Non sottovalutare i sintomi: Le credenze attuali di suo nipote sul "diavolo" e l'idea che i suoi genitori vogliano cambiare la sua "natura" sono segnali che la psicosi potrebbe essere attiva e richiede attenzione urgente.

La situazione è seria e necessita di intervento tempestivo e coordinato tra i professionisti della salute mentale. È importante che suo nipote riceva il supporto necessario per affrontare sia il trauma passato che la sua condizione attuale, con l'obiettivo di migliorare la qualità della sua vita e il suo benessere psicologico.
Spero di esserle stata d'aiuto,
un caro saluto.
Dott.ssa Lidia Milazzo
Quanto racconta evidenzia un'esperienza particolarmente delicata e complessa per suo nipote, che sembra aver segnato in modo profondo il suo percorso di crescita. Episodi di questo tipo, vissuti in età giovane, possono lasciare tracce importanti nel tempo, ma è essenziale evitare conclusioni affrettate. Il supporto di uno specialista è fondamentale per comprendere meglio la situazione e offrire un aiuto mirato.
Gentile utente, io credo che l'episodio della prima comunione potrebbe avere attivato un disturbo che probabilmente si sarebbe manifestato comunque. Credo che sia importante in questo momento che il ragazzo prosegua la terapia. Resto a disposizione Dott.ssa Roberta Maccarone
Mi dispiace sapere delle difficoltà che suo nipote e la sua famiglia stanno affrontando e che lei condivide nella preoccupazione e cura.
Immagino quanto possa essere stato difficile per lui l'episodio che ha descritto, soprattutto considerando che è avvenuto durante un momento simbolicamente significativo come la prima comunione.
Non si può certo escludere che il racconto della zia possa aver creato paure profonde in un'età così delicata, e che queste paure possano aver avuto un impatto importante.
Così pure come è da tener presente che la situazione da Lei descritta è verosimile che abbia origini più profonde in una situazione più antica e complessa e che l’episodio della comunione abbia contribuito nello scatenamento senza tuttavia causarlo ex novo.
I sintomi successivi di suo nipote, come il rifiuto scolastico, il comportamento violento e la convinzione di essere un diavolo, potrebbero essere interpretati come una risposta a queste paure radicate.
Sono questi, sintomi, possono rappresentare tentativi di difesa o modi di controllare emozioni profonde che si sono sviluppate su un terreno emotivo vulnerabile.
Penso sia importante che il ragazzo continui a prendere i farmaci prescritti e soprattutto che non interrompa la terapia di sua iniziativa, senza il consulto di uno specialista, così come ritengo importante che suo nipote possa esplorare questa esperienza in un ambiente sicuro e accogliente, con l'aiuto di un professionista esperto.
Un terapeuta del quale si fidi e con il quale poter liberamente esprimere e comprendere meglio i propri vissuti, dando un senso a queste esperienze, non tanto nella ricerca della causa primaria quanto nel darsi l’opportunità di individuare nuove modalità per affrontare il disagio e renderlo sopportabile per migliorare sensibilmente la qualità della sua vita e il suo benessere.
Anche coinvolgere la famiglia nel percorso terapeutico potrebbe dimostrarsi utile per creare un ambiente di supporto e comprensione.
Rimango a disposizione e per qualsiasi approfondimento, mi contatti pure.
Cordialmente dott.ssa Laura Lanocita

Gentile utente,

comprendo profondamente la delicatezza della situazione che sta vivendo suo nipote. È fondamentale prestare la massima attenzione a tutto ciò che si racconta ai bambini, poiché le parole possono avere un'importanza enorme nella formazione della loro percezione del mondo e di se stessi.

L'episodio accaduto durante la prima comunione potrebbe aver avuto un impatto significativo e duraturo sulla psiche di suo nipote. L'idea che gli sia stata comunicata, associando la disabilità a una sorta di maledizione o demonio, può aver contribuito a crearli delle convinzioni distorte e una paura ingiustificata. I bambini sono in fase di sviluppo e il loro modo di comprendere la realtà è estremamente influenzato dalle esperienze e dai messaggi che ricevono.

Da quanto descrive, sarebbe opportuno considerare un supporto psicoterapeutico per aiutare suo nipote a esplorare e comprendere ciò che sta vivendo, nonché psichiatrico per monitorare la terapia farmacologica. La terapia può fornire uno spazio sicuro in cui il ragazzo può esprimere le sue paure e affrontare le sue insicurezze con l'accompagnamento di un professionista. È importante che lui possa sentirsi compreso e sostenuto in questo momento così difficile, senza sentirsi giudicato per le sue convinzioni attuali.
Soprattutto in situazioni così complesse, la comunicazione aperta e il supporto emotivo da parte della famiglia sono essenziali. Spero sinceramente che possa trovare la strada giusta per supportarlo e accompagnarlo verso una maggiore serenità.
Resto a disposizione per ulteriori chiarimenti o per discutere di altri aspetti. Auguro di cuore al ragazzo di trovare serenità, un caro saluto

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