Puoi aiutarmi! Racconto la mia storia, primo episodio nel 2015 un tunnel buio, decisi di curarmi

37 risposte
Puoi aiutarmi!

Racconto la mia storia, primo episodio nel 2015 un tunnel buio, decisi di curarmi con daparox nel giro di due mesi, mi sono rimesso in sesto, nello stesso anno (autunno) ho avuto una ricaduta, riprendo il farmaco è sotto Natale sparito tutto, per poi arrivare nel 2017 ricaduta curata sempre nel giro di un paio di mesi, primavera 2019 stessa cosa, riprendo la cura dopo un peggioramento dovuto al farmaco come giusto che sia, rivedo la luce, durante questo periodo ho avuto un lutto a settembre mia mamma, un male in due mesi L'ha portata via, pensavo di esserne uscito definitivamente, invece ora sono un paio di giorni che è tornato il pensiero/paura nel momento in cui penso al futuro, sarà dovuto anche a questo periodo di clausura, da premettere che riesco a fare tutto e ci sono momenti in cui non penso e sono sereno, vorrei superarlo una volta per tutti cerco un disperato aiuto grazie
Carissimo, purtroppo il farmaco ha la possibilità di agire fino ad un certo punto perché lavora sui sintomi superficiali e non sulle cause più profonde che alimentano e mantengono il malessere e sofferenza. Ci sono molti aspetti che potrebbe esplorare attraverso un percorso psicologico, se lo desidera, può contattarmi privatamente (è disponibile la modalità di incontro Online). Un caro saluto

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Gentile utente, sicuramente la sua storia racconta una sofferenza che ha prima di tutto ha bisogno di essere ascoltata e compresa, attraverso un supporto che vada oltre l'azione farmacologica. Il farmaco ci sta, però la sofferenza psicologica è fatta di significati che non sono interamente riconducibili all’azione neurotrasmettitoriale, poiché quest'ultima non può chiaramente render conto con precisone delle sfumature che caratterizzano i problemi di ogni singolo essere umano. In questo senso, iniziare un percorso con uno psicologo può consentire di agire su questi significati, integrando o sostituendo il farmaco. Tuttavia, non le nascondo che affinché possa esserle d'aiuto un supporto di questo tipo richiede impegno, occorre mettersi in gioco...
Questo periodo storico di "reclusione" rappresenta poi per tutti un momento di estrema difficoltà, connotato da un profondo senso di incertezza per ciò che verrà, per cui non mi sembra affatto strano che ora più che mai possa sentirsi in difficoltà. Per questo consiglio quanto prima di effettuare un consulto, anche attraverso modalità online, per valutare l'inizio di un percorso. Resto a disposizione, dott.ssa A. Carpaneto
Gentilissimo, da quanto racconta non comprendo cosa intenda per tunnel buio, né se è stato seguito da uno psichiatra. Trovo positivo che sperimenti periodi in cui riesce a fare tutto ed è sereno, è una risorsa importante. Visto però che di tanto in tanto si ripresentano momenti negativi, sicuramente un percorso di psicoterapia sarebbe importante per aiutarla a dare un senso a questo malessere, esplorare i propri vissuti e trovare modalità funzionali per gestire i periodi bui. Il farmaco tampona momentaneamente ma da solo non è risolutivo. È necessario mettersi in gioco e guardarsi dentro con l'aiuto di un terapeuta. Le consiglio, se le è possibile, di rivolgersi ad un terapeuta che lavori con l'EMDR. In questo periodo molti terapeuti danno disponibilità per sedute on-line.
Cordiali saluti.
Buonasera. È possibile che il lutto, associato alla situazione attuale abbia risvegliato vecchi temi su cui magari Il tempo aveva messo una coperta, ma non erano stati risolti a pieno. Questa situazione potrebbe richiederle di soffermarsi e ascoltarsi con la mediazione di un orecchio e una mente in sintonia con la.sua
Salve,
visto le continue "ricadute" credo che sia il caso che inizi anche un percorso psicoterapeutico, da associare a quello farmacologico, in quanto la sola cura farmacologica se non è accompagnata da un percorso psicoterapeutico non è efficace.
Saluti.
Gentile utente dalle sue parole emerge una gran voglia di superare il dolore le ricadute che si sono presentate negli anni. Per farlo bisogna scavare per andare alle origini profonde che si nascondo dietro ai sintomi. Per poterlo fare è necessario rivolgersi ad uno psicoterapeuta con cui iniziare un percorso. Un caro saluto
Buongiorno. Il suo racconto, necessariamente sintetico, ricalca la "storia del sintomo" che è un buon punto di partenza per un esame più accurato dell'intera storia. Il sintomo come dice la parola è un simbolo quindi dobbiamo andare alla ricerca dei significati.
Il farmaco va assunto secondo le indicazioni dello specialista evitando il fai da te; è uno stampella su cui ci si può appoggiare, l'altra è la psicoterapia. Un po' di tempo insieme e poi potrà abbandonarle entrambe.
Buona passeggiata terapeutica!
Anna Mallocci
Buongiorno,
Da ciò che racconta comprendo una lunga storia di sofferenza.
Da quanto comprendo però non ha mai intrapreso un percorso psicoterapeutico, ecco mi faccia speigare la differenza tra il trattamento farmacologico e un percorso psicoterapeutico in modo semplice: se alla mia macchina scende il livello dell' olio la prima cosa che faccio è aggiungerne e questa è la farmacoterapia che velocemente va ad agire sulla sintomatologia (calo dell'olio) ma se non vado a vedere in chr punto della coppa dell'olio perde e non trovo come saldare la perdita il mio sintomo si presenterà ancora.
Vista la ricorrenza di ciò che racconta la situazione tende a ripresentarsi quindi il mio consiglio è quello di considerare di iniziare un percorso psicoterapeutico.
Le auguro il meglio
Dottoressa Ciacci Maria Noemi.
Buongiorno da quello che lei racconta nella sua vita ci sono stati dei momenti tranquilli e altri no. Certo questo non permette una stabilità della persona e il raggiungimento dei propri obiettivi. Oltre ad eventuali farmaci sarebbe utile approfondire l'origine di questo andamento attraverso un percorso psicologico che le permetta di conoscere veramente se stesso direzionare la sua vita verso ciò che lei desidera. Resto a sua disposizione un saluto
Carissimo, la sua sofferenza arriva in modo forte e chiaro, come già accennato dai miei colleghi, l'azione farmacologica è importante ma non può bastare, in particolar modo in questo momento difficile per tutti. Sarebbe sicuramente necessario seguire un percorso di supporto psicologico mirato ad affrontare la situazione di difficoltà che sta vivendo in solitudine.
Buongiorno carissimo, innanzitutto è opportuno chiarire da che cosa sono caratterizzati i suoi momenti di buio; in secondo luogo i farmaci agiscono solo sui sintomi e non sulla causa del malessere. Le sue continue ricadute possono essere dovute al fatto che forse non ha mai lavorato sulle cause del suo disturbo. Le consiglio un percorso psicoterapeutico per andare ad agire proprio su di esse. I miei migliori auguri, Dott. Buffa
Gentile utente,
i farmaci in certi momenti sono di grande aiuto, hanno la capacità di abbassare il sintomo e far star meglio la persona, però non eliminano la causa. Probabilmente lo stato di ansia e il calo dell'umore si sono accentuati con il lutto che purtroppo l' ha colpita, in più lo stato di isolamento che ha coinvolto tutto il paese non è stato di aiuto. Le consiglio di far riferimento ad uno psicologo in modo che possa, attraverso un percorso di psicoterapia affrontare le sue problematiche alla radice, le può essere di grande aiuto anche per elaborare il lutto.
Un grande in bocca al lupo.
Dott.ssa Alessandra Contiero
Buongiorno. Ho letto la sua richiesta di aiuto e mi pare, pur non conoscendola e non avendo pertanto elementi sufficienti per una valutazione adeguata, che uno dei problemi centrali sia proprio la possibilità per lei di riprendere a pensare a un possibile futuro. Credo abbia bisogno di un percorso psicoterapeutico, certo, ma orientato verso la speranza e verso la costruzione.
Carissimo il farmaco permette il sollievo dal sintomo, la sofferenza profonda merita di essere elaborata nello spazio di terapia così che lei possa guarire quelle ferite che talvolta si riaprono e tornano a fare male.
In bocca al lupo!
Dott.ssa Maria Zulian
Gentile,
il suo racconto sembra parlare di un andamento ciclico del suo tono dell'umore e nella descrizione di ciò che le accade, fa riferimento ad un tunnel buio e al ritorno di pensieri/paure per il futuro, come se questi fossero già conosciuti; sicuramente il momento attuale di grande incertezza è di poco aiuto, ma dalle sue parole, questa condizione di paura l'attraversa periodicamente, e se ho capito bene, ciò accade di frequente in primavera. Il farmaco, come ben esposto dalle mie colleghe, è un'utile stampella, soprattutto nei momenti dove la sofferenza sovrasta la capacità di contattare e ascoltare sé e gli altri al di fuori del rigido circolo di pensieri che nutrono la paura.
Oltre a ciò, noto che non fa riferimento a nessuna figura professionale che l'abbia accompagnata nel suo uso discontinuo del farmaco, e ci tengo a sottolineare come in realtà sia molto importante evitare l'auto-somministrazione senza condividere il percorso con uno psichiatra che, insieme a lei, può monitorare l'andamento della cura e anche modificarla in corso, in base ai cambiamenti; non so se questo sia il suo caso, ma colgo l'occasione per parlarne.
Perché poi la cura farmacologica possa essere il più efficace possibile è necessario iniziare un percorso psicoterapeutico, per potersi prendere cura della propria mente e della propria anima sofferente, per accedere e consolidare le risorse interne e agire il cambiamento verso il benessere. Noi siamo esseri in relazione, attraverso la relazione possiamo sviluppare sofferenze, attraverso la relazione possiamo guarire.
Gentile utente, è inevitabile che questo periodo di quarantena così difficile per tutti faccia riemergere pensieri e dolori che sembravano sopiti dal tram tram quotidiano. Perché non coglie questo momento per iniziare un percorso terapeutico che possa aiutarla a far fronte alle emozioni che prova e ai pensieri di cui parla? Il farmaco da solo purtroppo non basta se non è accompagnato da un lavoro di tipo psicologico. Molti di noi utilizzano in questa fase di quarantena le consulenze online, potrebbe iniziare così per poi andare di persona. Rimango a disposizione per qualsiasi richiesta o chiarimento. Un saluto D.ssa gemma bosco
Buongiorno, dal suo racconto sembra emergere qualcosa che continua a farla stare male nel tempo e che sarebbe bene sondare con una psicoterapia a cadenza settimanale, associata ad una terapia farmacologica costante da non interrompere ai primi sintomi di miglioramento. Cordiali saluti dott.ssa filippa
Buongiorno, mi colpisce il modo in cui inizia il racconto di sè:
’Puoi aiutarmi!’ È come se in questo inizio di richiesta di aiuto ci fosse già la sua risposta: si sta rivolgendo a psicologi ed è uno di questi che può aiutarla. Per essere più precisi è lei le può aiutarsi a ‘uscirne del tutto’ intraprendendo un percorso di conoscenza del proprio mondo interno , con l’aiuto di un terapeuta. Ha deciso più volte di affrontare il tunnel attraverso i farmaci e certamente le hanno più volte consentito di riprendersi. Tuttavia ora vuole uscirne del tutto e qualcosa le sta dicendo che potrà farlo con l’aiuto di chi può accompagnarlo nella comprensione più profonda di se stesso. Dunque nella sua domanda c’è già la risposta.. insegua la volontà di uscirne del tutto contattando un professionista con cui ripercorrere più nel dettaglio i suoi vissuti profondi e trovare in se stesso la consapevolezza necessaria a fare l’ultimo passaggio per raggiungere il suo obiettivo. Sono a disposizione se desidera comprendere se posso essere quel professionista che può aiutarla in questa fase del suo percorso. La saluto cordialmente. Dott.ssa Daniela La Porta
Ciao, capisco perfettamente la tua sofferenza, accentuata dal tuo lutto. Innanzitutto sarebbe utile se tu potessi spiegare in maniera più chiara e diretta quel'è il "tunnel buio" nel quale ti sei trovato e tempi di tornare, in modo da poter essere più chiaro anche per me poterti comprendere e aiutare in qualche modo. Inoltre vorrei sapere se i farmaci che hai assunto sono stati prescritti da un medico oppure è stata una tua iniziativa.
Ad ogni modo, se vuoi provare a risolvere i tuoi problemi una volta per tutte, ti consiglio di contattare uno psicologo che possa aiutarti e orientarti anche verso la cura più adatta a te e poterti seguire cosi nel tuo percorso.
Ti auguro il meglio
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Buonasera! Ha mai provato ad associare al farmaco un percorso psicoterapeutico?
I farmaci agiscono, generalmente, sui sintomi...non sulle cause scatenanti..un saluto!
Buonasera, mi spiace molto per la sua sofferenza, dalle sue parole traspare la forza di uscire da questo "tunnel buio". Sicuramente i farmaci possono averle dato sollievo, e per alcuni tipi di disagio e malessere sono utili, ma come le hanno consigliato altri colleghi, per poter riuscire veramente ad aiutarsi, dovrebbe rivolgersi ad uno Psicologo e affiancare alla terapia farmacologica anche una terapia psicologica in cui possa sentirsi al sicuro per esplorare i suoi vissuti e quello che le sta succedendo. Un saluto caro e un abbraccio. Dott.ssa Sara Strufaldi
Buon pomeriggio, percepisco - nelle sue parole - un senso di frustrazione per la difficoltà a individuare una "soluzione" definitiva alla sua sofferenza emotiva. Ha usato il termine "cura", ma soffermandomi sul significato di questo termine, mi chiedo se ha avuto effettivamente la possibilità di prestare attenzione alla sua sintomatologie e, quindi, di esplorare i vissuti emotivi che ne sono alla base. La invito a riflettere su quanto ho scritto poiché, spesso, per ottenere risultati duraturi nel tempo è necessario comprendere più approfonditamente le proprie difficoltà. Sono disponibile per ulteriori chiarimenti. Un saluto. Dott.ssa Alessandra D'Antonio
Gentile utente, il farmaco sicuramente è un palliativo, non riesce ad arrivare nei meandri della mente umana. E’necessario affrontare sul serio il problema che sta alla base del suo buio nel tunnel per potere uscire alla luce del sole! Per questo è importante chiedere l’aiuto ad un terapeuta ed iniziare un percorso significativo che gli permetta di affrontare la situazione in modo definitivo! Si indirizzi verso un terapeuta che gli dà più fiducia e in bocca al lupo!
Buonasera! I farmaci sono un validissimo aiuto in molti casi, ma non risolvono le cause più profonde. Il suo malessere continua in qualche modo a venire fuori, anche se intervallato da momenti di silenziosa assenza. Le suggerirei di pensare ad affrontare tutto all'interno di un percorso di psicoterapia.
Saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Buonasera, sarebbe bene sapere la sua età, cmq lei ha avuto delle riprese e poi delle ricadute molto frequenti. Io penso, come l'ho scritto sempre nelle domande a cui rispondo, non bisogna puntare tutto sullo psicofarmaco. Nel momento in cui c'è un malessere che noi non possiamo sopportare è giusto aiutarci con i medicimali, ma dovremmo fare una terapia psicologica in parallelo con il farmaco. Perchè come lei descrive nella sua domanda, innumerevole volte lei ha preso il farmaco è stato meglio, poi ha sospeso e di nuovo è ricomparso il sintomo. Vuol dire che se lei non elabora xchè gli rincopare il sintomo e cosa c'è dietro, cosa nasconde? Quindi esegua una buona analisi a lungo su di sè e vedrà che forse non avrà più bisogno di psicofarmaci, cordiali saluti, dott. Eugenia Cardilli.
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Gentile utente, la sofferenza per i suoi sintomi arriva forte e si comprende come si sia protratta nel tempo. Purtroppo i farmaci hanno la funzione di intervenire in modo temporaneo e soppressivo sul sintomo, che è una spia, ma non sulla causa. Per spiegare meglio: il farmaco interviene come se in presenza di una spia di guasto al motore noi spegnessimo il quadrante ma continuassimo a far camminare la macchina. Questa finirebbe per rompersi comunque. Cercare di silenziare la spia ( il sintomo) non sarà risolutivo rispetto al guasto sottostante. Qualora voglia può contattarmi, sono previste anche consulenze on line.
Buongiorno,
Gli alti e bassi dei sintomi che si ripresentano ormai cronicamente nel tempo, sono dovuti certamente al fatto che il farmaco funge solo da metodo "palliativo" e non Risolutivo del problema. Ovvero, il farmaco apparentemente e nel primo momento sembra attenuare il sintomo ma non agisce sul Motivo e sofferenza che c'è dietro al Sintomo. Pertanto il sintomo appena finito l'effetto del farmaco, Si ripresenta più o meno forte.
Ad ogni percorso farmacologico va associato un percorso psicologico e/o psicoterapico in modo da lavorare bene sulle Cause che sono dietro al Sintomo.

Le offro la mia disponibilità per una consulenza psicologica. Ovviamente è prevista la modalità di consulenza online.
Saluti
Dott.ssa Claudia Strazzulla
Buongiorno,
quello che descrive è un caso in cui il farmaco aiuta nella fase critica ma senza risolvere il problema che invece presuppone un presa di consapevolezza. Consapevolezza che è personale e che permette di affrontare le "fatiche" della vita in prima persona. Spesso per fare questo è necessario l'aiuto di un professionista che possa aiutare e sostenere in questo percorso.
Gentilissimo, attraverso il suo messaggio colgo molta sofferenza ed altrettanta preoccupazione. Quando lei scrive di un tunnel buio, immagino si tratti di depressione. La depressione è un fenomeno bio-psico-sociale e perciò approcciarla esclusivamente in modo farmacologico può essere riduttivo e le esperienze cliniche testimoniano che di solito può portare alle ricadute. Per risolvere il suo malessere occorre agire non soltanto sugli aspetti bio-chimici, ma anche contemporaneamente sui significati, pensieri e credenze che supportano e mantengono la depressione nel tempo. In questo momento particolare e molto difficile per tutti, laddove esiste già una certa fragilità, si possono slatentizzare diverse sofferenze e diventa ancora più faticoso. Sarebbe ottimale intraprendere un percorso di psicoterapia fin da ora anche in modalità online. Questo integrerebbe gli effetti benefici della cura farmacologica, li rinforzerebbe e aiuterebbe a prevenire eventuali ricadute.
Cordiali saluti. Dott.ssa Jarmila Chylova
Buonasera, sono felice che finalmente si sia rivolto per un aiuto più concreto, nel senso che i farmaci curano i sintomi, non la causa. Per questi motivi ogni arco di tempo le sue paure si ripresentano. È importante lavorare sui suoi pensieri, insicurezze, paure, per comprendere come superarle e trovare in lei le risorse giuste per affrontare il suo malessere. La sua perdita, così importante, certamente genera maggiore sofferenza e questa situazione di reclusione non aiuta a ritrovare la strada giusta. Contatti uno psicologo per condividere le sue emozioni e le sue paure. Resto a disposizione qualora ne avesse bisogno, dott.ssa Paola De Martino
Salve,
le suggerisco di trovare uno psicoterapeuta che la aiuti a integrare il lavoro del farmaco che da solo, non può bastare, a maggior ragione dopo il suo importante lutto. Un farmaco cura i sintomi, ma le cause restano e se vengono ignorate tornano più amplificate di prima.
Un saluto
Dott.ssa Silvia Polizzi Andreeff
Gentile utente, dalla sua storia emerge in modo chiaro un malessere ciclico che sopraggiunge nella sua vita, alternato a momenti in cui riferisce di stare meglio grazie all’aiuto della cura farmacologica. Quest’ultima può costituire un valido supporto come lei stesso ha avuto modo di sperimentare, ma non la soluzione definitiva di sintomatologie che nascondono vissuti che necessiterebbero di una valida elaborazione. In un momento di fragilità dovuto a un lutto di una persona cara che avviene tra l’altro in un periodo di isolamento sociale come quello che stiamo vivendo, è possibile che riaffiorino paure che probabilmente non sono state mai affrontate adeguatamente. Una psicoterapia a cadenza settimanale associata alla cura farmacologica prescritta da un professionista potrebbe aiutarla a risolvere definitivamente il suo problema come lei desidera.
I migliori auguri! Rosaria Campisi
Buonasera caro utente e grazie per aver posto la sua domanda, a volte i farmaci non sono sufficienti per risolvere un profondo disagio che probabilmente merita di essere ascoltato, compreso e accolto da un professionista psicologo/a che possa facilitarla in un percorso di consapevolezza di sé. Probabilmente il lutto e il lungo periodo di fermo che abbiamo vissuto hanno acuito ciò che il tempo aveva messo da parte. Ma il disagio interiore merita sempre una giusta visione e rielaborazione, un vero lavoro di presa di coscienza che porta alla serenità.
Rimango a disposizione,
un caro saluto,
Dottoressa Monica Pesenti
Salve, il ripetersi delle ricadute meriterebbe un approfondimento più mirato ed in caso un colloquio con un professionista di diverso indirizzo. La invito a cercare le cause del suo malessere in maniera mirata insieme al suo sostegno.
MMM
Buonasera, penso che al momento attuale, rivolgersi ad uno psicologo potrebbe esserle di aiuto. Un saluto, Dott. Alessandro D'Agostini
Mi dispiace sentire che stai affrontando queste ricadute e che ti senti così angosciato riguardo al futuro.

La tua storia suggerisce che hai avuto episodi di ansia ricorrenti nel corso degli anni, con periodi di miglioramento grazie all'assunzione di farmaci. Tuttavia, è anche possibile che i fattori esterni come il lutto e il periodo di clausura abbiano contribuito alla tua ansia attuale.

Per superare questa situazione e affrontare l'ansia in modo più duraturo, ti consiglierei di cercare il supporto di un professionista. Uno psicologo o uno psicoterapeuta possono aiutarti ad esplorare le tue preoccupazioni, gestire l'ansia e sviluppare strategie di coping a lungo termine.

Inoltre, potrebbe essere utile considerare l'approccio terapeutico chiamato terapia cognitivo-comportamentale (CBT). Questo tipo di terapia si concentra sulle modalità di pensiero e sui comportamenti che possono influenzare l'ansia, aiutandoti a identificare e affrontare i modelli di pensiero negativi.

È importante anche prenderti cura di te stesso in modo generale. Mantenere uno stile di vita sano, che comprenda una dieta equilibrata, l'esercizio fisico regolare e un buon riposo, può contribuire al tuo benessere mentale.

Ricorda che ogni persona è unica e ciò che funziona per una persona potrebbe non funzionare per un'altra. È importante trovare un approccio personalizzato che funzioni meglio per te. Non esitare a cercare il supporto di un professionista che possa fornirti un aiuto mirato e individuale.

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Salve,la sua valutazione sull’utilizzo del farmaco è inesatta.
Il farmaco agisce sul sintomo ma non lavora sulle cause, ogni volta ricadrà dentro le stesse dinamiche sé assieme al trattamento non unisce un percorso di psicoterapia.saluti, dott.ssa Sandra Petralli

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